Portgas D. Rouge era sempre stata una donna con una volontà
inscalfibile, e lo avrebbe dimostrato fino alla morte.
Nascondere il loro bambino alla Marina per dei mesi – in modo che
nessuno potesse capire che era il figlio di Gol D. Roger – era
un’impresa ambiziosa. E chi meglio di lei, che portava la lettera D nel
proprio nome, avrebbe potuto riuscirci?
Rouge, innamorandosi di un pirata, era andata contro la legge, ma
ciò che provava per Roger non avrebbe mai potuto pregiudicare la vita
di un esserino innocente che desiderava solo nascere: sarebbe morta
lei, se fosse servito a salvarlo dalle colpe che macchiavano i suoi
genitori.
Appena Rouge seppe che la gravidanza avrebbe attirato la Marina,
decise di costruire attorno al feto una corazza che lo proteggesse: il
proprio corpo.
L’Ambizione dell’armatura.
L’avrebbe usata per altri undici lunghissimi mesi, per un totale di
venti. Sarebbe stato un
record, qualcosa che nessuno avrebbe mai sopportato. Lei, però, non lo
faceva per sé stessa, ma per il loro bambino, e ciò la rese
inarrestabile nella propria determinazione.
Solo quando il bimbo non poté più essere associato a Gol D. Roger,
allora Rouge si tolse i pezzi della propria armatura di Ambizione e, finalmente, lasciò che le si
aprissero le acque.
Il dolore del parto non fu nulla in confronto a quelli che aveva
patito per averlo tenuto in grembo per seicentodieci giorni.
Il neonato era bellissimo e sano, ma soprattutto enorme. Aveva i
capelli e gli occhi neri del padre, e le lentiggini della madre. Come a
voler rendere ancora più tangibile il fatto che fosse nato – contro
qualsiasi legge della natura umana – salutò il mondo con dei forti
pianti, che fecero sorridere la madre, sempre più stanca. Le forze
venivano a mancarle di secondo in secondo, tanto che anche tenere gli
occhi aperti stava diventando difficile, ma non poteva ancora mollare,
non dopo tutta la fatica che aveva fatto.
Appena l’ostetrica ebbe finito di prendersi cura del neonato –
recidendogli il cordone ombelicale e lavandolo dal sangue che ancora
impregnava le lenzuola –, lo riavvicinò alla madre, adagiandoglielo al
petto. Tutto sotto lo sguardo di Garp, che era lì per richiesta di
Roger.
La vicenda era stata così surreale che il Marine riusciva a crederci
a stento.
Quella donna ce l’aveva fatta.
Il suo bambino era lì con lei.
Una lacrima solcò il viso di Rouge, pregna della triste
consapevolezza di essere stata madre solo per qualche misero attimo, ma
la morte la portò via con sé lasciandole un sorriso sulle labbra,
nell’eterna rassicurazione di aver assolto fino alla fine il proprio
compito di genitore.
C’era, però, un’altra cosa che la morte non le aveva portato via: la
Volontà della D. Essa avrebbe continuato a vivere, trasmettendosi a
quel
bambino che Rouge teneva ancora tra le braccia fredde.
Suo figlio Ace.
Colui che amava più della sua stessa vita.