La Dinastia Cremisi - la figlia dei Draghi

di Jinevra
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Prima parte. Il tempo di morire.


Patrona premeva con forza sulle scapole del fratello.
« Non andare, non lasciarmi, hai promesso... »
Il sangue  denso colava e immergeva le delicate mani di lei, quel colore fulvo la spaventava sempre più.
La neve soffice e precisa cadeva sui corpi senza vita delle molteplici persone attorno a loro, il sangue la macchiava ardente come fuoco.
Le lacrime di Patrona picchiettavano leggere sul suolo candido.
« Perché mi fai questo, ti ho detto che non puoi!» le sue mani schiacciarono maggiormente sulla ferita, facendo sussultare il ragazzo disteso.
« Pat... » lui tentò di comunicare ma rivoli di sangue gli impedirono di andare oltre, con non poca fatica alzò il braccio ed accarezzò il volto della sorella.
Fin dall'inizio sapeva che sarebbe andata in quel modo.
Si accorse che la sua vista si stava annebbiando, era quasi giunta la sua ora; vedeva già i suoi cari posati accanto a lui, aspettavano solo che fosse pronto per andare.
La sua mano si adagiò su quelle di lei, le sorrise; era giusto così, non c'era più nulla da fare.
« Sei impazzito! Se pensi che io ti abbandoni qui sei uno stolto!» il viso di lei era ricolmo di rabbia, confusione, rammarico.
« Non ne ho il coraggio... non posso abbandonarti. » I suoi singhiozzi si unirono al fruscio degli alberi e al tintinnio delle campanelle di soccorso sparse per il campo.
« Tu d-devi. » Bofonchiò lui con le poche forze in corpo rimaste, deglutì la saliva mista a sangue, respirava a stento.
« Va tutto bene, starai bene. »
« Come potrei stare bene senza di te?! » Gli rispose fra i singhiozzi che si facevano più forti.
« Fallo per me ti prego, sopravvivi. » Il fratello le sorrise nuovamente, un sorriso colmo d'affetto e sincero amore.
Patrona non riusciva a controllarsi, si accasciò in lacrime accanto al fratello, stringendo con tutta se stessa quelle mani dolci che l'avevano protetta e tenuta al sicuro fino a quel momento.
Era ora, lui lo sentiva; il suo respiro si fece calmo, il viso sereno, girò il volto per poter guardare negli occhi la sorella distesa al suo fianco. Ancora piagnucolava ma si stava calmando.
Ecco, sentiva delle voci chiamarlo, guardò in cielo; mamma, papà, che bello rivederli.
Allungò una mano verso di loro, poi una luce, ardente, gli scaldò il corpo, l'anima.
Non si era mai sentito così in vita sua, era una sensazione meravigliosa, si sentiva coccolato ed amato dal quel calore.
Era questo morire? Se l'era sempre immaginato diverso, aveva sofferto molto ma ora provava qualcosa di unico.

Poi le voci dei suoi genitori si fecero più forti e vivide e quella di Pat sempre più distante.

 

Addio sorellina, prometto che quando sarò giunto ai cieli celesti, il mio sguardo sarà sempre rivoltò verso di te, non sarai mai sola. Lo giuro.
Oh ma cosa? Sono già quassù.
Io... io ti vedo sorella cara.
Ti prego non rammaricarti per me, sapevi anche tu che questo sarebbe accaduto ma va bene, è stato una mia scelta.

La migliore di tutte.





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