Per Sofia,
insegui i tuoi sogni come Naruto insegue Sasuke
(tanto loro non ti denunciano per stalking)
1.
Sguardo
Gli piaceva guardare Naruto
mentre si spogliava. Non era magro come si poteva sospettare anzi, aveva pure
qualche chilo di troppo a causa dell’alimentazione a base di ramen precotto.
Però a Sasuke piaceva. Aveva delle belle spalle, una schiena dritta e, a
dispetto di qualche rotolino situato in prossimità della pancia, era
generalmente sodo. Ogni volta che erano nello spogliatoio maschile
dell’Accademia, Sasuke si incantava a guardarlo. Gli piaceva il colorito roseo
della sua pelle e si chiedeva come sarebbe stato visivamente il contrasto tra
le loro epidermidi se si fossero toccate. Se quella di Naruto fosse ruvida,
costellata da tutte le imperfezioni dell’adolescenza, o se era liscia, quasi
serica, come quella di una ragazza.
Nella sua ingenuità Sasuke
immaginava di accarezzargli la schiena, passare le dita sul torace acerbo e
sentire se le sue ipotesi sarebbero state confermate o smentite. Era ancora in
quell’età in cui la curiosità è lecita e non ci si rende conto delle
implicazioni dei propri pensieri, e nonostante Sasuke non fosse più bambino da
tempo, quell’innocenza e quel candore infantile riguardo certe questioni
nessuno ancora gliel’aveva tolti.
Naruto osservava spesso Sasuke
mentre si spogliava, naturalmente senza che Uchiha se ne accorgesse o così
almeno credeva. In realtà Sasuke era ben consapevole delle occhiate di Naruto
ma, colpevole di alcuni sguardi nascosti, lasciava che il compagno di squadra ricambiasse
quell’invadenza con altrettanta insistenza.
Naruto d’altro canto era
incuriosito dal corpo di Sasuke. Aveva l’ossatura più esile rispetto alla
propria ed era magro, assai più magro di lui, tanto che Naruto ogni tanto
riusciva a scorgere la linea delle costole sotto l’epidermide chiara. Questo lo
preoccupava e si riprometteva di portarlo a mangiare molto ramen, così da
fargli mettere su qualche chilo. Poi osservava meglio e si rendeva conto che la
magrezza di Sasuke era di un tipo sano: i muscoli guizzavano sotto la pelle e
sulla pancia infantile compariva un accenno di addominali. Aveva le spalle
dritte, strette; un bambino esattamente come lui, ma Naruto vedeva in Sasuke il
principio dell’uomo che sarebbe stato.
Avrebbe voluto toccare quel corpo
e i piccoli muscoli che delineavano la sua schiena, sentire se le braccia e il
torace erano davvero sodi, se la sua pelle era davvero liscia e sottile come
sembrava e se ricopriva davvero le linee bluastre delle vene dei suoi polsi.
Guidato da questi pensieri, allungava improvvisamente la mano per sfiorarlo, ma
poi la ritraeva imbarazzato e voltava il viso dall’altra parte, vergognandosi
di quell’istinto che lo portava a desiderare di toccare Sasuke, invece che una
ragazza.
2.
Capelli
Sasuke si concentrava spesso sul
colore dei capelli di Naruto. Era un colore insolito il biondo. Certo, non era
strano come il rosa di Sakura, ma era… curioso. Forse perché nella sua
famiglia avevano tutti i capelli neri, ma anche Ino Yamanaka aveva i capelli
biondi. Tuttavia a Sasuke il biondo di Ino non piaceva. Era troppo chiaro,
troppo smorto. Naruto invece aveva i capelli di un bel biondo brillante,
luminoso, vivo. E li portava in quella pettinatura disordinata che controluce formava
un’aureola attorno alla sua testa. A Sasuke veniva sempre voglia di
accarezzarli per arruffarli meglio e renderli ancora più simili ai raggi del
sole. Era una testa luminosa quella di Naruto, vuota certo, ma Sasuke – a cui
il calore del sole era sempre piaciuto ma che si scottava ad un’esposizione
appena più prolungata – era felice di poter godere di quell’astro in miniatura
senza ustionarsi. Ogni tanto aveva l’istinto di allungare la mano e toccare
quei raggi fittizi, chiedendosi se si sarebbe scottato o se il sole si sarebbe
fatto sfiorare da lui. Poi si rendeva conto che stava parlando solo di una
testa – una stupida testa, oltretutto. La testa di un idiota. – e la mano
rimaneva immobile, il viso imbronciato e lo sguardo che rivolgeva a Naruto era
carico di rabbia e rancore per averlo illuso di aver vicino il sole, mentre
invece erano solo capelli.
Naruto si chiedeva spesso perché
Sasuke portasse un taglio di capelli così ridicolo. Analizzandolo senza la sua
testa sotto sembrava davvero di avere davanti una papera nera dai riflessi
bluastri a cui avevano troncato la testa. C’era il culo, c’erano perfino le
alucce, ma la testa no. Allora Naruto ridacchiava e si divertiva a disegnare
papere con la faccia di Sasuke. Man mano, però, si rese conto che quella
pettinatura su Sasuke non sembrava ridicola. Anzi, erano i suoi capelli
e solo lui avrebbe potuto portarli in quel modo senza sembrare uno stupido.
Erano neri, lisci e ordinati. Eppure Sasuke non sembrava curarsene più di
quanto si curava del resto del mondo. Oltretutto non sembrava usare nulla per
tenere su quell’insana pettinatura, che una persona normale e sana di mente non
avrebbe mai adottato.
Alle volte Naruto aveva voglia di
allungare la mano per sentire se i capelli di Sasuke erano davvero morbidi come
decantavano le ragazze. Quando azzardò a stringere con forza i ciuffi più corti
tra le dita, scoppiò la rissa, ma a Naruto non importò di vincere o perdere.
Era rimasto deluso perché i capelli di Sasuke non erano morbidi, né pieni di
gel: erano secchi, quasi stoppacciosi ed era per quello che sfidavano la forza
di gravità tanto facilmente. Con quella consapevolezza, sorrise pensando che
Sasuke, dopotutto, non era così perfetto come sembrava.
3.
Occhi
Erano i suoi occhi a costringerlo
a guardare Naruto un po’ troppo spesso di quanto volesse la buona educazione.
Avevano un colore così bello che Sasuke riusciva difficilmente a distogliere lo
sguardo. Gli piaceva sapere che lo guardavano – perché per qualche strano
motivo erano perennemente fissi su di lui – e allo stesso tempo si sentiva
infastidito da quello sguardo costante. Allora si girava per ricambiarlo e
vedeva quel bellissimo cielo mattutino specchiarsi nel suo sguardo. Sasuke
amava e odiava gli occhi di Naruto: li amava perché erano del colore del cielo
di giorno, li odiava perché in quegli occhi vedeva riflessa la sua stessa
solitudine e il suo stesso disagio. Era un cielo nuvoloso e Sasuke, che amava
il sole, la luce e l’azzurro, non poteva sopportare di vedere lo stesso temporale
e la stessa oscurità che v’era nei propri. Allora osservava Naruto con ancora
più insistenza, certo che tanto sarebbe stato Uzumaki il primo a distogliere lo
sguardo o avrebbero finito col fare a botte. In ogni caso avrebbe avuto la
scusa per non doverlo guardare negli occhi.
Naruto era attratto e
terrorizzato dagli occhi di Sasuke. Si sentiva preso in trappola ogni volta che
Uchiha lo fissava dritto in viso e il suo istinto da animale braccato lo
portava a cercare di evitare quello sguardo penetrante. Allo stesso tempo
spasimava per averli fissi su di sé. In essi c’era il suo stesso dolore, la
stessa sofferenza e la stessa oscurità che Naruto vedeva riflessa nei propri.
C’era la notte, e Naruto amava la notte perché era quieta, calma e misteriosa.
Accendeva la sua curiosità e lo faceva sentire al sicuro perché le sue ombre
catturavano le proprie e le nascondevano, almeno fino allo spuntare del giorno.
E Sasuke aveva la notte negli occhi, la frescura della sera e quell’oscurità
che Naruto bramava e agognava in maniera morbosa e spasmodica. Però Sasuke
schivava le sue occhiate, era furtivo, disattento, con lo sguardo sempre
rivolto altrove e questo Naruto non poteva accettarlo. La notte era sua. Doveva
essere soltanto sua. Così lo provocava, lo prendeva in giro e cercava, con
tutti i modi possibili ed immaginabili, a far sì che quello sguardo fosse fisso
sempre su di sé.
4.
Bacio
Sapeva di miso. E a Sasuke il
miso non piaceva. Per questo non aveva mai perdonato a Naruto l’avergli rubato
il primo bacio. Non che gli importasse che fosse il primo, il terzo o chissà
quale. Il miso non gli piaceva e la bocca di Naruto aveva quel sapore, tutto
qui.
A sua detta Naruto aveva la bocca
troppo larga a furia del tanto parlare, ma le labbra erano carnose, di una
bella forma e morbide, anche se un po’ screpolate. Sasuke aveva sentito tutti
quei particolari con le sue. Aveva avuto l’istinto di morderle e succhiarle,
tanto per sapere come sarebbero state sotto i denti e nella sua bocca. Forse
era per quello che ci aveva messo la lingua, prima di iniziare a tossire per lo
sgradevole sapore di miso. Non sarebbe stato male se Naruto avesse avuto un
sapore più accettabile, tipo di pomodoro. Ma no, sapeva di miso. Se tutti i
baci erano al sapore di miso, Sasuke si ripromise di non darne mai più a nessun
altro. Per il resto, non riusciva a capire la reazione sconvolta di chiunque lo
circondasse. Era stato solo un bacio in fondo, no?
Si erano baciati, questo Naruto
non riusciva ad accettarlo. Si erano baciati mentre il suo primo bacio (e anche
il secondo, il terzo e il quarto…) avrebbe dovuto essere di Sakura-chan. E quel
bastardo ci aveva anche messo la lingua! Fece una smorfia al pensiero della
lingua di Sasuke nella sua bocca. L’idea non gli piaceva per niente. La lingua
era una cosa che usavano gli adulti per baciarsi e loro adulti non erano.
Magari quando fossero cresciuti, se fosse ricapitato avrebbe anche potuto
accettare la cosa, ma loro erano due bambini e i bambini non usano la lingua
quando si baciano! Storse il naso a ricordare quella presenza invadente. Sembrava
quasi che Sasuke lo avesse sfidato in una lotta dentro la sua bocca e lui, come
uno stupido, non aveva accettato. La prossima volta ce l’avrebbe messa lui,
così non sarebbe partito svantaggiato! Avrebbe violato lui le labbra di Sasuke
– che poi erano tanto sottili le sue labbra, ma morbide. Erano morbide e
sottili e Naruto questo non l’avrebbe mai immaginato – e gliel’avrebbe fatta
vedere a quel bastardo! Nessuno poteva battere il futuro Hokage, neanche in uno
scontro tra lingue.
5.
Squadra
Non era felice della presenza di
Naruto in squadra. Ci sarebbe stato troppo caos, troppe possibilità di
distrazione che lo avrebbero distolto dal suo obiettivo: la vendetta. E poi
Naruto rideva troppo, decisamente troppo. No. Naruto in squadra non ce lo
voleva per niente. Però non sopportava l’idea di vederlo legato ad un palo con
lo stomaco che brontolava, anche se era solo una palla al piede non poteva
lasciarlo così. In fondo quel jonin mezzo matto aveva detto che il trucco per
prendere i campanelli era la collaborazione no? E se proprio doveva usare quei
due stramboidi che gli avevano assegnato come compagni di squadra, forse era
meglio averli in forze. Oltretutto il suo stomaco era davvero troppo rumoroso.
Era felicissimo di essere in
squadra con Sakura, ma decisamente la presenza di Sasuke rovinava tutto. Per
questo aveva deciso di mostrare subito al maestro Kakashi cosa era in grado di
fare. Il suo piano era semplice: lui avrebbe preso i campanelli, ne avrebbe
dato uno a Sakura, sarebbe stato il suo eroe e Sasuke sarebbe stato rispedito
in Accademia. Nulla poteva andare storto, ma ci doveva essere stato un intoppo,
perché era legato al palo e gli era stato proibito di mangiare. Senza cibo non
sarebbe mai riuscito a prendere quei dannati campanelli, ma non voleva
abbassarsi a chiedere a nessuno dei due compagni di dargli qualcosa. L’orgoglio
di non darla vinta a Sasuke, il quale sosteneva che lui fosse solo una palla al
piede, lo tratteneva da qualsiasi richiesta. Certo, se Sakura-chan si fosse
offerta di dividere il pranzo con lui…
Invece fu proprio Sasuke a
porgergli parte del proprio cibo, mentre Sakura tentava di dissuaderlo. In quel
momento Naruto si trovò a pensare che forse Uchiha non era così male come
compagno di squadra. Ma solo un poco, eh!
6.
Nemici-amici
Non riusciva a considerarli suoi
amici, piuttosto erano due persone che si trovavano sulla sua strada e con cui
doveva collaborare finché non fosse stato abbastanza forte da liberarsene. Di
sicuro, però, non era interessato ad intrattenere con loro alcun tipo di
rapporto al di fuori di quello lavorativo. Suo malgrado, però, con Naruto si
era sviluppata una sorta di rivalità che non riusciva a sopire. Certo, lui
riusciva subito in ogni cosa che faceva, ma Naruto riusciva sempre e comunque a
raggiungerlo. E il fatto che l’idiota del villaggio riuscisse a tallonarlo
indisponeva l’orgoglio Uchiha di Sasuke. Tanto era preso dalla rabbia nei
confronti di Naruto, che non si rendeva neanche conto di aver cominciato a
considerarlo un rivale a tutti gli effetti.
Naruto aveva deciso da anni che
Sasuke sarebbe stato il suo rivale per eccellenza e che non sarebbero mai – ma
proprio mai! – potuti essere amici. Oltretutto, lui non poteva diventare Hokage
se non fosse riuscito a battere quella mezza calzetta di Uchiha, no? Per questo
si allenava duramente e confrontava ogni giorno i propri progressi con quelli
di Sasuke. Quando vedeva che si avvicinava al suo livello, era felice, ma poi
Sasuke migliorava di nuovo e Naruto doveva ricominciare tutto da capo per stare
al suo passo. Non si rendeva conto – esattamente come non lo faceva Sasuke –
che così facendo si spingevano a migliorarsi a vicenda e che cominciavano a
preoccuparsi di ogni graffio presente sul corpo del rivale, timorosi che il
giorno dopo avrebbe potuto non essere in forze per ricominciare la sfida
quotidiana.
7.
Famiglia
Quello Sasuke proprio non se lo
spiegava. Era stupido trovarsi lì, con tanti spiedi piantati sul corpo, a
morire tra le braccia di un idiota. Aveva sacrificato tutto… e perché? Per
salvare la vita a uno scemo! Si sentiva davvero stupido, più stupido di Naruto,
ma allo stesso tempo non riusciva a non essere anche un po’ sereno. Stavolta
non era stato inutile, come cinque anni prima. Stavolta aveva fatto qualcosa.
Qualcosa di stupido, è vero, ma almeno… almeno quella famiglia l’aveva salvata,
giusto?
Sorrise amaramente. Stava davvero
morendo se cominciava a pensare certe sciocchezze sentimentali. Il Team Seven
non era la sua famiglia, non lo sarebbe mai stata, ma lo aveva salvato. Almeno
quello, qualunque cosa fosse.
Naruto vide Sasuke comparirgli
davanti e prendersi i colpi destinati a lui. Ebbe la sensazione sgradevole che,
se quegli spiedi avessero trapassato la sua carne, sarebbe morto e i suoi sogni
con lui. In un certo senso avrebbe dovuto sentirsi sollevato: non era lui
quello ferito a morte; non era lui quello che giaceva a terra col respiro corto
e i battiti del cuore che rallentavano sempre di più.
Però di fronte a Sasuke esamine
tra le sue braccia tutti i suoi sogni e le sue speranze sembravano offuscarsi
dietro ad una nebbia rossa fatta di dolore e rabbia. Quel bastardo non poteva
morire! Non così! Non in maniera così stupida! Non riusciva a spiegarsi perché
vederlo così inerme gli faceva così male, ma in quel momento Naruto sentiva
solo che la sua famiglia – quella che non aveva mai avuto e quella che aveva
sempre desiderato – gli stava morendo tra le braccia. E quello proprio non
riusciva a sopportarlo.
8.
Riconoscimento
«Non riuscirai a farmi nemmeno un
graffio sul coprifronte» aveva detto a Naruto. Eppure lo stemma di Konoha
giaceva nel fango, con una linea trasversale al centro. Quella battaglia,
sebbene vinta, aveva un po’ troppo il sapore di sconfitta.
«Non riuscirai a farmi nemmeno un
graffio sul coprifronte» gli aveva detto Sasuke. Per questo il rasengan aveva
puntato al centro della placca in metallo con incisa la foglia di Konoha. E
nonostante il chidori che gli trapassava il petto, sapeva che quello scontro,
almeno in parte, l’aveva vinto lui.
9.
Lontani
Pensare che in quel momento
guardavano lo stesso cielo, rendeva più sopportabile l’essere distanti.
10. Ritornare
(non del tutto)
Konoha non era più la stessa. Questo
Sasuke lo vedeva chiaramente. Non era una questione di spazi, o di cantieri che
ristrutturavano gli edifici distrutti durante la guerra. No, erano gli occhi
delle persone a essere cambiati: più tristi, più cupi, più arrabbiati. E, se un
tempo, in quegli sguardi aveva colto pietà e commiserazione verso un bambino orfano,
sensazione che aveva sempre desiderato scacciare, ora vi scorgeva solo l’odio
cocente che trafiggeva il simbolo Uchiha sulla sua schiena. Forse era per
quello che non riusciva a restare a Konoha a lungo, che si rifiutava d’uscire,
che voleva andarsene non appena il braccio – o quello che ne restava – non
sarebbe stato più a rischio d’infezione…
Konoha gli stava stretta, e ancor
più stretto gli stava il sorriso di Naruto, felice – troppo – del suo ritorno,
e così carico di implicazioni che Sasuke non si sentiva di affrontare.
Konoha non era più la stessa.
Questo Naruto lo vedeva chiaramente. Era in ricostruzione, avamposto di un
nuovo mondo di pace che lui aveva, fieramente, contribuito a costruire. In più,
gli occhi delle persone erano cambiati: non lo guardavano più con disprezzo e
rabbia, ma con gioia, accoglienza e gratitudine. Questo lo faceva sentire
giusto, retto e accettato. Eppure, c’era un solo sguardo di cui gli importasse
davvero, ma Sasuke non sorrideva, se non quando lui e Sakura lo spingevano a
farlo. Durava un attimo, uno stiramento di labbra, poi gli occhi scuri si rabbuiavano
e con loro l’animo di Naruto. Sebbene fosse a Konoha, Sasuke non sembrava
essere tornato veramente e i suoi occhi andavano lontani, verso cammini che
Naruto non riusciva a seguire.
«Forse parto».
«Dove vai?»
«A fare un viaggio,
ne ho bisogno. Konoha…»
«Non vuoi restare».
«Non è questo».
«No, è questo: non
vuoi restare. Lo so, lo sai, lo sappiamo. Va bene così. Basta che torni».
«Non ho motivo».
«È casa tua».
«Non lo è da
tempo».
«Ci sono i tuoi
amici».
«Sono amici tuoi,
non miei».
«C’è Sakura…»
«Capirà».
«…»
«…»
«…»
«Che schifo!»
«Ehi! Non era così
male! Sono migliorato da…»
«Sì. Ma sai ancora
di miso».
N/A: sentite, l’ho sputata
fuori per un regalino a una persona che oggi ha fatto una cosa bella, ovvero un
piccolo passo verso i suoi sogni.
E siccome le brave bambine vanno
incentivate, ecco questa cosina.