Fandom: Operazione
U.N.C.L.E.
Personaggi: Napoleon
Solo, Illya Kuryakin
Coppia: Napoleon/Illya
Words: 885
Rating:
verde
Contesto: Post-Canon
Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono.
Note: Scritta
per il Drabble Event (22/04 - 26/04 2020)
del gruppo We are out for prompt con
il prompt : The Man from U.N.C.L.E.,
Napoleon/Illya -- "Quando mi hai messo dei giornaletti porno in
valigia?" / "Quando mi sono reso conto che non sarai mai in grado di
concludere nulla con Gaby."
And
in the end,
she
wasn't the one
«Cowboy?»
Non
è tanto una domanda la sua quanto un misto di
incredulità ed
esasperazione. Napoleon, che è piegato ancora sulla sua
valigia
mentre cerca il modo più adatto di sistemare una camicia
senza
spiegazzarla, sogghigna divertito.
Si
era quasi dimenticato di quel piccolo dettaglio.
«Sì,
Peril?» chiede, fingendo ignoranza.
Illya
sta ancora fissando sbigottito l'interno del suo bagaglio.
«Quando
mi hai messo dei giornaletti porno in valigia?»
«Quando
mi sono reso conto che non sarai mai in grado di concludere nulla con
Gaby» gli risponde.
Chiude
il bagaglio con uno scatto secco e si volta a guardarlo. Inarca le
sopracciglia, sfidandolo ad opporsi alla perfetta logica di quella
sua constatazione. Illya si volta verso di lui, distoglie poi lo
sguardo altrettanto velocemente. Potrebbe essere solo un effetto
della luce, ma Napoleon giurerebbe di vederlo arrossire.
«Chi
ha detto che non ho concluso nulla?» mormora invece, a voce
così
bassa che deve chiedersi se in realtà non abbia capito male:
non si
era aspettato una risposta del genere, né tanto meno la
strana
sensazione di un sasso a caduta libera nel proprio stomaco o
l'impulso improvviso di voltarsi e riaprire la valigia per
controllare di averci messo tutto. Sa di averlo fatto, ma l'impulso
resta comunque, come una via di fuga dall'inspiegabile sensazione di
paralisi che sembra averlo colpito, la sensazione di essere bloccato
in una gabbia di carne e ossa, l'unica forse dalla quale non
riuscirebbe mai a fuggire.
«Oh
be', congratulazioni» si sistema la manica destra della
giacca, lo
sguardo che si abbassa su pieghe assenti nel tessuto «Allora
ti
porgo le mie scuse, Peril. Non hai avuto bisogno del mio intervento a
quanto pare.»
Contempla
l'idea di versarsi da bere - è sempre stato un ottimo modo
per
tenersi occupato – ma poi Illya gli afferra la mano che ha
iniziato
a giocare con uno dei gemelli e Napoleon alza la testa di scatto,
sorpreso: non lo ha sentito avvicinarsi, il che è alquanto
strano,
pericoloso anche.
Stai
perdendo colpi, Solo.
«Mi
ha baciato lei» continua Illya, poi esita e gli occhi
vacillano,
come se volessero sfuggire ma lui li costringesse a restare fermi,
puntati nei suoi «Non ho risposto a suo bacio.»
“Sei
un idiota” è
quello che pensa
subito Napoleon, ma non dice nulla; Illya, dopotutto, è
troppo
vicino: potrebbe spezzargli il polso della mano che ancora non ha
lasciato andare. I suoi pensieri, però, devono esserglisi
stampati
sul volto come l'annuncio a caratteri cubitali di uno sconto al
supermercato, perché l'altro si acciglia infastidito.
«Ho
fatto errore» sbotta «ho lasciato credere Gaby che
era quello che
volevo.»
«E
non lo era?» non può fare a meno di chiedergli,
sempre più
confuso.
Illya
scuote il capo, con un movimento piccolo, quasi impercettibile, non
abbastanza da distogliere lo sguardo.
«Pensavo
sì, ma poi reso conto che mi stava baciando persona
sbagliata.»
E
prima che Napoleon possa anche solo cercare di elaborare
quell'affermazione, Illya china il capo e poggia le labbra sulle sue,
mentre stringe la presa che ha ancora sulla sua mano, ora
immobilizzata tra i loro petti dall'improvviso accostamento
dell'altro.
Napoleon
si sbagliava prima, perché è in quel momento che
resta davvero
paralizzato, senza più le capacità di riuscire a
muovere anche solo
un singolo muscolo del suo corpo.
Illya
ha le labbra morbide pensa,
in
modo sconnesso, mentre attraverso le mani congiunte sente il battito
dell'altro accelerare irrequieto.
Il
contatto dura solo una manciata di secondi, ma alla fine sembrano
passare ore quando Illya inizia a scostarsi da lui. È la
prima volta
da quando gli si è avvicinato che non riesce a guardarlo.
«Non
hai risposto» constata, la voce troppo secca per celarne
davvero la
delusione.
Gli
lascia la mano e inizia ad allontanarsi.
«Ho
fatto altro errore. Perdonami.»
Forse
è il modo in cui si muove o il dolore che cerca di
nascondere in
occhi troppo luminosi; o forse ancora l'improvviso senso di perdita
che Napoleon sente accrescere dentro di sé che riesce
finalmente a
sbloccarlo dal torpore in cui è caduto. Gli afferra il polso
d'istinto, con quella stessa mano che Illya ha tenuto con sé
solo un
momento prima.
«Aspetta»
si lecca le labbra, ne ingoia il sapore fantasma che vi si è
appoggiato sopra e le ha lasciate troppo secche, troppo esposte, come
se all'improvviso si fossero ritrovate nell'aver il disperato bisogno
di qualcosa che solo poco prima non sapevano nemmeno fosse possibile.
Illya
alza di nuovo lo sguardo su di lui, un punto interrogativo negli
occhi che brucia sotto una leggera e titubante fiammella di speranza.
«Mi
hai preso alla sprovvista» è tutto ciò
che gli viene in mente,
l'unica frase di senso compiuto con cui la sua mente in subbuglio
è
riuscita a venire a capo.
Le
labbra di Illya hanno un piccolo spasmo di incredulità, poi
si
arricciano in un sorriso, a quanto pare divertito dalla sua apparente
e illogica perdita di controllo.
«Quindi,
con piccolo avviso, ti trovo preparato?» gli chiede,
sfacciato, più
di quanto si sarebbe mai aspettato da parte sua. E questa volta,
stizzito dal fatto che gli è stata rubata la scena da
protagonista,
è Napoleon ad alzare il capo e a catturargli le labbra in un
bacio.
Ed è un bacio che, giura a se stesso, Illya non
sarà mai più in
grado di dimenticare.
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