BURNING BRIDGES
Capitolo primo
Do you remember? (Yes I do)
You and me against the world
Do you remember?
(Yes I do, yes I do)
It seems like forever
We held on to each other like
We held on to life…
(“Burning bridges” – Delain)
Gli Avengers
sopravvissuti all’ultimo attacco di Thanos erano riuniti nel laboratorio di
Banner, poiché il quartier generale era stato distrutto dall’astronave del
Titano pazzo quando era giunto nel presente dal 2014 ed essi avevano bisogno di
ritrovarsi ancora una volta insieme prima di decidere cosa fare del loro
futuro.
Non era affatto
facile dopo la perdita di due carissimi amici come Tony Stark e Natasha
Romanoff.
Proprio per questo
era stato Stephen Strange a insistere affinché quella riunione avvenisse il
prima possibile. Erano trascorsi solo pochi giorni dal funerale di Tony e il
Dottor Strange cominciava a pensare che i sopravvissuti avessero necessità di
ascoltare ciò che doveva dire loro. Era questo il motivo per cui li aveva fatto
convocare tutti lì nel laboratorio, un luogo per essi familiare, da Nick Fury e
Maria Hill.
“Questo è un momento
molto triste per tutti noi” esordì Strange, guardando uno per uno gli eroi, che
adesso sembravano solo un gruppo di persone comuni, smarriti e stravolti come
se fossero appena scampati per miracolo a un cataclisma… e molto probabilmente
era proprio così. “Abbiamo vinto la guerra contro Thanos e salvato il mondo, ma
ad un prezzo altissimo, la vita di due persone a noi molto care.”
“Cosa ne sa lei?”
sbottò Peter, dimenticando del tutto le consuete buone maniere e l’atteggiamento
docile e insicuro. “Lei non conosceva bene nessuno dei due. Non ha il diritto
di parlare di quello che possiamo provare noi! Lei non li conosceva e forse… e
forse sapeva perfino quello che sarebbe successo. Una sola possibilità su
quattordici milioni e seicentocinquemila! Sapeva già tutto, non è vero?”
Banner posò una
manona verde sulla spalla del ragazzo con una delicatezza che sarebbe sembrata
impossibile per un omone di quella stazza.
“Peter, ascoltiamo
quello che il Dottore ha da dirci. Poi, se non saremo d’accordo, avremo tutto
il tempo di dire la nostra” mormorò in tono pacato. Quello che aveva detto
Peter non era poi così lontano da ciò che lui stesso pensava: Strange non
poteva affermare di capire il dolore di chi, come loro, aveva vissuto per anni
accanto a Tony e Natasha e li considerava parte della propria vita. Ma non era
il momento di fare polemiche, dovevano trovare un modo per andare avanti e
forse Strange poteva aiutarli in qualche modo.
“Grazie, dottor
Banner, ma devo ammetterlo: il ragazzo ha ragione, io sapevo cosa sarebbe
accaduto” ammise Strange. “E’ proprio così, quella era l’unica possibilità sui
quattordici milioni e seicentocinquemila scenari che avevo previsto. E non lo
sapevo solo io, anche Stark l’aveva capito e l’ha accettato per un semplice
motivo.”
Il Dottor Strange si
fermò e il suo sguardo penetrante si posò ancora una volta su ognuno dei
presenti, indugiando a lungo soprattutto su Peter, Banner e Steve.
“Qualsiasi altro
scenario avrebbe significato la vittoria di Thanos e, quindi, la distruzione di
tutta la Terra” dichiarò poi, facendo risuonare le sue parole in un silenzio
spaventoso. “Purtroppo non c’era scelta, non esistevano alternative. Se ce ne
fosse stata anche solo una, io stesso sarei intervenuto. Ma non c’era."
Peter cominciò a
piangere silenziosamente e Banner lo strinse a sé, a capo chino. Forse nessuno
poteva capire il dolore del ragazzo più di lui, che aveva perduto allo stesso
tempo la donna che amava da anni e il suo migliore amico, quasi un fratello.
“Proprio per questo
oggi siamo qui, perché c’è ancora una cosa che posso fare: impedire a chiunque
di voi di rendere vano il sacrificio dei nostri amici” riprese lo stregone.
“Di che accidenti stai
parlando? Thanos è morto, no?” reagì Clint.
“Come ho già detto,
la battaglia è stata vinta e Thanos è stato sconfitto. Tuttavia esiste ancora
un pericolo rappresentato dalle Gemme dell’Universo che sono ancora qui” spiegò
Strange. “Lo scenario in cui Thanos era distrutto per sempre prevedeva anche la
distruzione delle Gemme nel nostro presente. Esse non possono rimanere qui,
rappresentano un pericolo troppo grande.”
“Perché, qualche
altro pazzoide potrebbe pensare che sulla Terra c’è troppa gente e quindi
decidere di usarlo?” domandò Quill che, con gli altri Guardiani della Galassia,
era rimasto ancora qualche giorno con gli amici prima di ripartire.
“Forse. Ma quello che
mi preoccupa di più è ciò che qualcuno di voi potrebbe pensare delle Gemme” replicò
a sorpresa l’uomo.
“Non pensiamo niente
delle Gemme” lo interruppe bruscamente Steve, con un tono insolito per lui ma,
del resto, quelli erano stati giorni pesanti per tutti. “Io stesso mi
incaricherò di riportarle esattamente dove sono state prese, dopo di che
nessuno avrà più a che fare con le Gemme dell’Universo.”
“Sarebbe bene che ciò
avvenisse il prima possibile, Capitano” disse Strange.
“Ma insomma, che cosa
stai insinuando? Che qualcuno di noi non ci stia tutto con la testa e che
voglia usarle per far scomparire qualcun altro?” intervenne nuovamente Peter
Quill, spazientito.
“No, al contrario.
Conosco la disperazione, ci sono passato e so che, in certi casi, essa può
spingere una persona a compiere atti inammissibili in condizioni normali. Non
credo affatto che qualcuno di voi potrebbe voler distruggere delle persone,
quanto piuttosto usare le Gemme per tentare di cambiare le cose e riportare indietro chi non c’è più. Ecco,
questo è ciò che non dovete nemmeno pensare di fare, per quanto addolorati
possiate sentirvi. Anche se in buona fede, i danni che provochereste sarebbero
devastanti” spiegò il Dottore.
Di nuovo un silenzio
spaventoso calò nel laboratorio. Un silenzio più eloquente di mille parole,
perché dimostrava esattamente ciò che Strange aveva temuto: più di uno, tra gli
Avengers, aveva pensato di fare un tentativo disperato.
“Va bene” ammise
Banner, spezzando quel silenzio. “Quando ho usato io il Guanto dell’Universo,
ho pensato intensamente anche a Natasha, sperando di riportare indietro anche
lei insieme a Maria Hill, alla famiglia di Clint e a tutti gli altri scomparsi.
Ma non è servito a niente e quindi… beh, sono d’accordo con Strange: è meglio
che le Gemme tornino al più presto al loro posto.”
“Ma non potrebbe
essere proprio questa la soluzione?” chiese Steve, dopo aver riflettuto a
lungo. “Quando andrò a riportare indietro le Gemme, restituirò anche la Gemma
dell’Anima e, in quel caso, perché Natasha non potrebbe ritornare in vita? Si è
sacrificata per ottenere la Gemma e quindi…”
“No, Capitano,
purtroppo non è così semplice. La Gemma dell’Anima viene consegnata in cambio
di una vita e, una volta donata quella vita, non si può riavere indietro,
nemmeno restituendo la Gemma” rispose lo stregone.
“E allora perché
Gamora è tornata?” domandò Quill vivacemente. “Voglio dire, non che mi lamenti,
anzi, ma se Gamora è potuta ritornare indietro allora non capisco perché sia
impossibile per Natasha.”
Gamora, accanto a
lui, sorrise e gli prese la mano. Beh, il loro ritrovarsi dopo quasi due anni
era stato piuttosto tempestoso, almeno sulle prime, e del resto era anche
normale visto che la Gamora del 2014 non aveva idea di chi fosse Quill! Tuttavia
erano stati proprio quegli ultimi giorni di lutto e tristezza ad avvicinarli
nuovamente.
“Non è la stessa cosa”
replicò Strange. “Tornando nel 2014, Natasha si è sacrificata al posto di
Gamora. Una vita per una vita.”
Un lampo passò negli
occhi dello stregone, che si affrettò a riprendere il discorso.
“Ma è proprio questo
ciò che volevo dire. Natasha ha compiuto un sacrificio necessario per avere la
Gemma, ma non dobbiamo vanificarlo. Che a nessuno venga in mente di usare la
Gemma del Tempo o le particelle Pym per tornare al 2014 e prendere il suo
posto!” esclamò, in un tono veramente convincente. “Chiunque facesse una simile
idiozia cancellerebbe l’unico scenario possibile che ha permesso di sconfiggere
Thanos. Perché ciò avvenisse, tutti voi dovevate essere presenti. Sono stato
abbastanza chiaro?”
Un altro lungo
silenzio e qualche sguardo colpevole, tipo bambino
rimproverato dal preside, rispose alla domanda perentoria di Strange. Sì,
forse qualcuno ci aveva anche pensato, ma di sicuro non lo avrebbe fatto mai
più!
“Non preoccuparti,
Dottore” lo tranquillizzò Fury. “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Le
particelle Pym sono sotto la custodia dello S.H.I.E.L.D. e concederò solo al
Capitano di prenderne due, per riportare le Gemme al loro posto e poi tornare
indietro.”
A quelle parole,
Stephen Strange fissò a lungo Steve, quasi a volerlo trapassare con lo sguardo.
“E il Capitano userà
le particelle solo ed esclusivamente
per riportare le Gemme dell’Universo al loro posto e poi tornare indietro, non
è così?” disse poi, ma la sua era un’affermazione più che una domanda. “Non
tenterà di riportare indietro Natasha Romanoff, né di prendere il suo posto, né
di tornare in qualsiasi altro anno per, che so, salvare i genitori di Tony
Stark o liberare il suo amico Barnes dall’Hydra o chissà quale altra cosa. Non
farà niente di tutto questo, noi tutti ne siamo certi, vero?”
Steve parve a
disagio, esitò un istante di troppo e ciò consentì a Strange di riprendere il
discorso, con una veemenza ancora maggiore.
“Il Capitano è un
uomo affidabile e saggio e non farà assolutamente
niente che potrebbe cambiare il corso degli eventi, poiché sa benissimo che
qualsiasi cambiamento, anche a fin di bene, creerebbe un paradosso temporale
che porterebbe all’implosione dell’intero universo. E’ proprio per questo che
affidiamo a lui questo compito così importante, non è così, Capitano?”
Rogers aveva chinato
il capo, come se fosse stato colpito fisicamente dalle parole roventi di
Strange. Ma la sua esitazione fu di breve durata. Rialzò il capo e fissò lo
sguardo in quello dello stregone.
“So benissimo quali
sarebbero le conseguenze di un mio intervento sul passato. E’ vero che vorrei
con tutto il cuore poter salvare Natasha, Tony, la sua famiglia, liberare il
mondo dall’Hydra prima del tempo… ma so anche che sarebbe inutile” dichiarò. “L’universo
collasserebbe e invece di salvare i miei amici finirei per ucciderli tutti,
insieme a milioni di persone. Non farò nessuna stupidaggine, riporterò le Gemme
al loro posto e tornerò indietro. Questo è quanto.”
Strange annuì,
soddisfatto.
“Molto bene” disse
allora Fury, per dare una conclusione tutta sua personale a quell’incontro. “Il
Dottor Strange ci ha spiegato quanto sia importante che le Gemme tornino al più
presto dove stavano e noi lo accontenteremo. Rogers partirà domattina per
rimettere a posto le Gemme e ci toglieremo questo pensiero una volta per tutte.
In quanto alle particelle Pym, se a qualcuno dovesse venire qualche strana idea
in testa, sappia che sono ben custodite allo S.H.I.E.L.D. e che dovrebbe
passare sul mio cadavere per averne anche solo una fialetta!”
Le parole di Fury
erano state, come sempre, chiare ed essenziali e misero fine all’incontro.
Lentamente il
laboratorio di Banner iniziò a svuotarsi e gli Avengers, in piccoli gruppi o a
coppie, si diressero verso le loro attuali abitazioni. Ovviamente il quartier
generale distrutto sarebbe stato presto ricostruito ma, nel frattempo, ognuno
aveva dovuto trovare una sistemazione alternativa. Alcuni, come Wanda e
Visione, avevano preso una stanza in un albergo, altri erano tornati a vivere
nelle loro case, come Clint e la sua famiglia. Peter, ovviamente, era tornato
ad abitare nell’appartamento di zia May e in quel momento era uno dei
pochissimi rimasti insieme a Banner.
Bruce aveva chiamato
un taxi perché accompagnasse il ragazzo dalla zia e, nel frattempo, sperava di
riuscire a parlare con lui. Vedeva che la morte di Tony lo aveva devastato
completamente, che lo aveva trasformato, spento, e avrebbe voluto che si
confidasse con lui. Credeva di poterlo aiutare almeno un po’, poteva capire il
suo dolore, per lui Tony era come un fratello e la perdita di Natasha lo aveva
distrutto… ma Peter non parlava.
Steve e Bucky,
invece, già da qualche anno erano tornati ad abitare a Brooklyn, nel loro
vecchio quartiere, facendo ristrutturare proprio l’appartamento che era stato
di Steve tanti anni prima. Era lì che si stavano dirigendo e nessuno dei due
diceva una parola.
Steve era concentrato
su ciò che avrebbe dovuto fare il giorno seguente… e non poteva fare a meno di
pensare a tutto ciò che, invece, non avrebbe potuto fare, come gli era stato
chiaramente spiegato da Strange.
Bucky, dal canto suo,
aveva interpretato fin troppo bene le esitazioni di Steve e non faceva che
guardarlo con aria diffidente. Capiva che aveva in mente qualcosa, era
evidente, ma non voleva essere il primo a toccare l’argomento.
E se avesse veramente
cercato di sorprendere l’Hydra, tornando indietro nel passato, magari proprio
agli anni in cui Zola stava facendo gli esperimenti su di lui? No, non poteva
essere cretino fino a quel punto! Quei pazzi lo avrebbero ucciso e, anche se
fosse riuscito ad avere la meglio, ci sarebbero state comunque conseguenze
terribili nel presente, non aveva sentito il Dottor Strange?
Eppure…
Bucky non riusciva a
tranquillizzarsi, ma non aveva nemmeno la forza di parlarne con Steve.
Cosa sarebbe successo
il giorno seguente?
Fine primo capitolo