Gone
Forever
Si svegliò
improvvisamente, madido di sudore e con il respiro accelerato. Ormai
erano diverse notti che gli capitava: sempre lo stesso incubo nel buio
assoluto, un rumore terribile e a un certo punto un dolore lancinante
come se il cuore gli venisse strappato via dal petto; e ovviamente
sempre lo stesso terrore che gli attanagliava le viscere quando
sfuggiva a quel sogno.
Si mise a sedere e in silenzio guardò le katane come per
farsi coraggio e calmarsi; sapendo che non sarebbe riuscito a
riaddormentarsi, le prese e uscì sul ponte della nave. Si
sedette al chiaro di quella luna che, tranquilla, illuminava il cielo
in quella notte senza stelle mentre un leggero vento passava tra i
capelli dello spadaccino e rinfrescandogli il viso.
Quanto era passato? Una settimana o forse di più dal quello
che era diventato il giorno più brutto della sua vita, da
allora quell’incubo;eppure il dolore non era scomparso:
sempre vivido e presente come a ricordargli che forse era stata tutta
colpa sua. Non voleva ricordare.. forse così avrebbe
attenuato il dolore e sarebbe riuscito ad andare avanti; ma era
decisamente troppo presto per dimenticare.
Stavano
combattendo: normale routine per dei pirati, un’imboscata dei
marine in quella piccola città in cui si erano fermati a
fare rifornimento; anche lui, poco distante, faceva volare
quei suoi potentissimi calci capaci di far vibrare l’aria
intorno a loro. In un attimo gli fu vicino e iniziarono a combattere
schiena contro schiena.
–Ti
diverti senza di me testa verde?-
-Fuori
dalle scatole damerino da quattro soldi! Me la cavo anche senza di te.-
Rise.
Poco dopo si allontanò per prendere a calci un soldato
particolarmente grosso, quando ebbe finito e si girò e
l’espressione divertita si cancellò dalla sua
faccia mentre i suoi occhi guardavano qualcosa alle sue spalle.
-Oh
merda Zoro togliti subito di lì!-
I
suoi riflessi lo salvarono ancora una volta mentre esplodeva una bomba
micidiale dove era stato lui neanche un secondo fa; si
rialzò per incontrare lo sguardo del cuoco ancora
spaventato. E all’improvviso un suono diverso dagli altri, un
colpo di pistola e vide i suoi occhi dilatarsi pieni di sgomento,
rabbia e ingiustizia. Urlò il suo nome mentre cadeva a
terra. Non sentiva più niente, né i rumori della
battaglia né le urla dei suoi compagni; gli fu subito
accanto inginocchiandosi vicino a lui, mettendosi la sua testa in
grembo e prendendogli la mano. Dipinto sul suo volto un profondo senso
di ingiustizia, tristezza e rabbia.
-
Sanji- ripeté nuovamente questa volta
sussurrandolo, guardò di nuovo quei suoi bellissimi occhi
che lentamente stavano scivolando via in un luogo dove lui non avrebbe
potuto seguirli
-Mi
dispiace. Vivi anche per me.-
E
poi, chiuse gli occhi; a fianco a lui la sigaretta bruciò un
ultima volta per poi spegnersi per sempre. Non sentiva niente
se non quel dolore lancinante mentre ancora stringeva il corpo senza
vita della persona che amava. Alzò la testa e si accorse di
avere il viso bagnato dalle lacrime; guardò i suoi compagni:
Nami piangeva, gli altri guardavano la scena esterrefatti come incapaci
di credere che un semplice colpo di pistola avesse posto fine alla vita
di uno dei membri più potenti della ciurma; Zoro
guardò negli occhi il suo capitano anche lui immobile
davanti alla morte di un suo nakama.
Improvvisamente
un altro sentimento lo pervase: un odio e una profonda voglia di
vendetta presero il posto, anche se solo temporaneamente, del dolore;
appoggiandolo a terra delicatamente e asciugandosi le
lacrime, si alzò e legandosi la bandana
in testa riversò tutta la sua rabbia verso quei marine,
anche gli altri lo seguirono forse con la speranza di trovare il
responsabile della morte del loro cuoco. Non ne lasciarono vivi molti.
Tornò al presente, riaprendo gli occhi e trovando il ponte
silenzioso, il dolore era rimasto accompagnato da un profondo senso di
vuoto dove prima c’era il cuore che aveva battuto il tempo
solo per lui. Non sarebbe riuscito a dimenticare tanto presto il
pensiero che non l’avrebbe mai più visto sorridere
o stare ai fornelli, non avrebbe più sentito il sapore dei
suoi baci e il profumo della sua sigaretta.
Il vento soffiava ancora, si alzò e si diresse in silenzio
verso la cucina; il suo piccolo regno rimasto senza un re. Prese una
bottiglia di sakè e uscendo nuovamente nella notte
andò nella piccola stanza costruita da Franky dove
l’avevano seppellito, c’erano diverse candele
accese; si sedette per terra e appoggiandosi al muro e bevendo un lungo
sorso di liquore.
-“vivi anche per me” hai detto. Lo farò,
troverò l’All blue. E allora brinderemo al nome di
Gamba Nera Sanji.-
Si alzò, tolse dalla tasca un pacchetto di sigarette che
appoggiò sulla tomba accanto alla bottiglia di
sakè mezza vuota; voltando le spalle alla tomba
uscì in silenzio.
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