Degna di te

di Mari Lace
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Degna Oscar

Coppia: Draco Malfoy/Luna Lovegood
Prompt: Amarla esigeva coraggio, ma lui è sempre stato un codardo.


Degna di te



“Che intenzioni hai, Lovegood?” domanda, lo sguardo ostentatamente fisso su istruzioni che finge solo di leggere.

“Non hai sentito?” replica lei, una nota strana  stupore?  nella voce. “Dobbiamo lavorare a coppie.”

Lo sta prendendo in giro – Draco indaga i suoi occhi ma vi legge solo sincerità.

No, è costretto ad ammettere tra sé – è seria.

 

Darebbe tutto per vederla accostarsi nuovamente a lui.

 

Da quel giorno Luna siede sempre al suo tavolo durante Pozioni. Spesso mentre preparano gli ingredienti fa commenti curiosi sulle varie creature di cui utilizzano artigli, ciuffi di pelo e zanne – gli si rivolge come se fossero amici.

Draco resta quasi sempre in silenzio, ogni tanto dà un cenno d’assenso.

 

Vorrebbe ascoltarla parlare di mooncalf che danzano e di nargilli nel vischio.

 

La tensione nella sala da pranzo è palpabile, ma né sua madre né suo padre esplicitano il loro disappunto nel sentire che lui e Pansy si sono lasciati.

“Sono certa che troverai un’altra ragazza degna di te, Draco” conclude sua madre dopo un silenzio di cui non saprebbe indicare la durata. “La maggiore dei Greengrass, Daphne…”

Draco smette di ascoltare, mantiene lo sguardo sul piatto. Sa quali requisiti hanno in mente: nemmeno la guerra li ha portati a rinnegare le loro convinzioni.

Per lui è diverso, ma gli manca il coraggio di dichiararlo.

 

Secondo Luna, Villa Malfoy è piena di gorgosprizzi. Forse ha ragione.

 

“Non mi inviterai alla festa di Lumacorno.”

Luna sorride triste – la sua non è una domanda.

“È solo una stupida cena, non ha importanza…”

Lei scuote la testa. “Non è un problema. Ma non mentire, attirerai i Jarvil.”

Non cerca di fermarla quando gli volta le spalle. Vigliacco.

 

La vede accanto al tavolo dei dolci, scherza con Scamander. Non guarda verso di lui.

 

“Astoria è carina.”

Lascia cadere l’alchemilla.

“Astoria Greengrass. Ha due anni meno di te.”

“Perché mi parli di Astoria?” chiede, ignorando l’occhiata dubbiosa rivoltagli dal professore.

“Non crede nella purezza del sangue, ma è di una famiglia importante. Ai tuoi genitori piacerebbe, probabilmente.”

Draco la fissa a bocca aperta, incapace di ribattere.

 

S’incrociano in mezzo alla sala. Luna gli sorride, lui si sente morire.

 

“Tieni.”

Abbassa lo sguardo: Luna gli sta porgendo un ciondolo. L’osserva, confuso. “Cos’è?”

“Un artiglio di Kneazle” risponde lei, sollevandolo per farglielo indossare. Draco non si oppone al gesto, ma tiene lo sguardo puntato su Luna e non sul dono.

L’anno è finito, a momenti saliranno sul treno – ognuno nel suo scompartimento, Astoria lo attende – e le loro vite prenderanno definitivamente svolte diverse.

“Addio, Draco” lo saluta lei, rivolgendogli il sorriso storto che ha imparato ad amare. Se l’aspettava: ha imparato a conoscere l’onestà disarmante di Luna, sapeva che non avrebbe finto che la loro relazione sarebbe continuata fuori da Hogwarts. Sa che non cercherà di forzarlo verso qualcosa di cui non è convinto – non gli chiederà di opporsi alla sua famiglia.

“Addio, Luna” riesce solo a mormorare, quando lei è già sul treno.

 

Amarla esigeva coraggio, ma lui è sempre stato un codardo.






NdA

Lo Kneazle è un piccolo felino con “l'inquietante abilità di riconoscere i tipi molesti o sospetti e si può contare sul fatto che guidi il suo padrone a casa se i due si smarriscono, infatti ha un eccezionale senso dell'orientamento”.

Tra le citazioni di Rosmary più di una mi gridava “Draco” oppure “Luna”, ma questa in particolare mi ha parlato subito di loro due. Draco è un vigliacco e su questo non ci piove – in genere scrivendo di loro vado per un lieto fine almeno sottinteso, mi è dispiaciuto doverli spezzare stavolta. È giusto così, però, soprattutto vista la citazione.
Trattandosi di una flash non ho potuto davvero mostrare perché Luna e Draco, a mio parere, funzionino: il punto fondamentale è che Luna non ha pregiudizi, lo accetta così com'è con tutte le sue paure.





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