Autore: Ofeliet
Fandom: Axis
Powers Hetalia
Personaggi: Germania,
Giappone, Italia Veneziano [menzionati] Belgio, Francia, Italia Romano,
Prussia, Spagna
Generi:
Commedia, Romantico
Prompt:
Dolci e dessert
Salotto di lettura: questa
storia è solo la dimostrazione che possono darmi anche tre
anni per fare qualcosa, mi ridurrò sempre all'ultimo.
Che dire di questa storia? Mi sono divertita, tipo troppo. Non nego che
sia liberamente ispirato a "Emma" (ovvero i gifset e quello che ricordo
della mia lettura del romanzo di... dieci anni fa ormai? è
passato un bel po' di tempo) (in fondo il titolo è una
citazione) e la storia sia sparsa di qualche citazione e omaggio
nascosto all'opera.
Mi sono divertita anche di scrivere di Feliciano sotto elio (qualcuno
coglierà questa battuta), e l'ambientarla durante la
quarantena ha almeno un po' aiutato a esorcizzare questo periodo di
isolamento sociale. Insomma se vi sentite soli pensare che potreste
avere un Feliciano che cerca di accoppiarvi col vostro coinquilino.
Non penso di avere altro da aggiungere se non un buona lettura ~
Feliciano Vargas si
considerava una persona romantica.
Questo era forse stato
rafforzato dalla storia d’amore tra i suoi genitori, oppure
dal suo indirizzo letterario all’università che lo
portava a leggere storie d’amore di ogni epoca e in ogni
salsa, ma a lui non importava. Feliciano Vargas era innamorato
dell’amore, e soprattutto adorava vedere le persone intorno a
lui innamorarsi.
Ed era un Cupido
proprio bravo!
Giusto
quell’estate era finalmente riuscito a mettere insieme
quell’eterno timido di suo fratello e niente di meno che
Manon Princen, probabilmente una delle studentesse più
popolari della facoltà di chimica frequentata da Lovino. E
ora uscivano insieme da mesi e Lovino sembrava persino meno corrucciato
del solito.
Feliciano, ovviamente,
ne era più che contento. Era sempre contento di quando
l’amore trionfava su qualsiasi cosa, cfu e carattere
ingestibile compresi.
Ora, però,
l’amore sembrava avere un terribile avversario, che aveva
preso la forma di un’epidemia che li stava tenendo tutti
chiusi in casa. E lui di certo non si sarebbe fatto scoraggiare
così facilmente da una cosa simile, non con due coinquilini
fantastici come i suoi.
Feliciano viveva
insieme a loro da quell’autunno, quando aveva trovato quella
stanza così vicina alla facoltà di lettere appena
fuori dal centro di Monaco. Kiku e Ludwig gli avevano fatto
un’ottima impressione fin dall’inizio, e sembrava
che anche lui avesse sortito lo stesso effetto su di loro. Sembravano
non aver cambiato idea su di lui nemmeno dopo aver avuto a che fare con
il suo atteggiamento espansivo. Ludwig forse faceva qualche lieve e
blanda protesta. Feliciano lo sapeva perché Ludwig
continuava a ripeterglielo. Feliciano quindi abbracciava Kiku, che
cercava continuamente di sfuggirgli, pubbliche o meno che fossero.
In effetti da tre
settimane ogni suo tentativo di abbracciarlo era stato severamente
vietato, ma almeno questa volta Feliciano non aveva potuto obiettare.
Ogni volta che rientrava dalla spesa veniva disinfettato come
probabilmente nemmeno un dottore dentro l’epicentro di una
malattia mortalmente contagiosa. Nuovamente, non poteva porre alcuna
protesta a riguardo.
Un po’ gli
dispiaceva non essere rientrato in Italia, ma suo fratello continuava a
ripetere che stavano tutti bene e che sicuro entro la fine del mese un
pacco glielo mandava. Feliciano aveva sorriso, contento a simile
affermazione, e avevano ripreso a chiacchierare.
Per tutta la
videochiamata aveva cercato di non indagare sull’origine di
quell’enorme succhiotto che spuntava dal colletto della
camicia, ma i tentativi imbarazzanti di Lovino nel coprirla sembravano
raccontarla molto lunga a riguardo. Ciò non faceva altro che
rafforzare la sua convinzione di essere un Cupido fin troppo efficace.
Ora, però,
era praticamente un Cupido in cassa integrazione.
Certo non poteva
aiutare nessuno a innamorarsi, e stava esaurendo la sua personale
scorta di romanzi d’amore da rileggere per la quinta volta.
Eppure quel mondo che lo circondava aveva bisogno di amore anche
durante quella bruttissima quarantena. Sembrava quasi una sfida, una
provocazione.
Rigirandosi sul letto
Feliciano sospira affranto. Di certo non violerà quella
reclusione, lui si voleva comportare bene. Aveva già la fama
di quello che riempiva di domande il professore a ogni lezione, ci
mancava solo che diventasse un fuggitivo rincarando chissà
quali pessimi stereotipi internazionali.
« Feliciano!
Vieni che è arrivato un pacco per te! » chiamato,
scatta in piedi, e si affaccia. Ludwig era all’entrata,
probabilmente era passato il postino e l’altro ragazzo, santo
quale era, lo aveva ritirato al posto suo. E in effetti ormai il
postino era rassegnato al suo pacco mensile piene di pasta e barattoli
“e ci ho messo quelle di zio Pietro che so buone”
aveva detto Lovino al telefono. Lovino metteva sempre la passata di zio
Pietro. Era il suo cocco in fondo.
« Ludwig sei
un tesoro! » dice, affacciandosi mentre inciampa a infilarsi
le pantofole. L’altro è ancora alla porta, tiene
il suo pacco in mano e con l’altra la borsa della spesa. Non
gli ha prestato attenzione però, sta parlando con Kiku.
Feliciano rimane ad
osservarli per un lungo istante.
Sembrano far parte di
un quadro, uno di quelli modernisti con figure improponibili e colori
contrastanti. Kiku in effetti sembra ancora più basso
accanto a Ludwig, e i capelli biondi di questo sembrano quasi bianchi
se li guarda vicini a quelli corvini di Kiku. C’è
un qualcosa di incredibile nel guardarli.
Poi, finalmente, la sua
pantofola male infilata cede, facendolo sbattere contro la cornice ed
emettere un verso di dolore. Entrambi sono presto vicino a lui a
controllare che non si sia fatto male. Feliciano ride, dice che non
è niente, che Lovino lo colpiva anche peggio quando si
picchiavano da bambini, offre loro una cena a base di cibo italiano per
scusarsi dello spavento.
Entrambi accettano.
Lo fa quasi sorridere
quanto fossero restii all’inizio, di come temessero che lui
giudicasse qualsiasi cosa cucinasse. “Quello è mio
fratello” aveva commentato ridendo mentre prendeva un wurstel
che aveva cucinato Ludwig. “Io sono decisamente meno
schizzinoso”
Da lì in poi
pranzi con passate di pomodoro fatte amorevolmente da zio Pietro erano
diventate un appuntamento settimanale.
« Sei sicuro
di stare bene? » gli chiede quindi Ludwig, aiutandolo a
sistemare gli oggetti sulle mensole più alte.
« Ma
sì, certo! Non sembra ma sono uno forte, io! »
Ludwig non commenta, e si siede accanto a Kiku, aiutandolo ad affettare
le erbe aromatiche. Feliciano li guarda accanto, e
l’illuminazione lo coglie. Lui poteva aiutare qualcuno anche
in una situazione come quella.
La quarantena voleva
impedirgli di portare amore, di far avverare le coppie, di impedire al
suo spirito romantico di mettersi al servizio del bene e ora aveva la
sua personale rivincita.
Era certo che entrambi
fossero single. Certo, non l’aveva mai chiesto direttamente,
ma ne era sicuro. In fondo l’avrebbe saputo, curioso come
era. Quindi parte del problema non sussisteva.
Feliciano sorride,
forse in maniera troppo entusiasta, abbastanza perché gli
altri due si voltino nella sua direzione.
« Feliciano,
va tutto bene? »
«
Magnificamente. » risponde lui, sorridendo felice.
Lui era Feliciano
Vargas, innamorato dell’amore, Cupido infallibile, messaggero
dell’amore, e avrebbe fatto mettere insieme i suoi due
coinquilini. Cascasse il cielo, gliel’avrebbe fatta vedere a
quell’epidemia di che pasta era fatto.
Se c’era
qualcosa di quella quarantena che Feliciano poteva dire di non
sopportare, era di certo l’orario scandito che aveva preso la
sua giornata. Certo preso come era da scadenze e progetti mangiava
negli orari più disparati, tanto che più di una
volta Ludwig era venuto in cucina per un bicchiere di acqua e lo aveva
trovato chino sulla pentola a cucinare una spaghettata delle due di
notte.
Ora, invece, cercava
sempre di mangiare insieme ai suoi due coinquilini.
Peccato che quei due
mangiassero allo stesso orario delle galline. Feliciano non se ne
capacitava, ma aveva deciso di ingoiare il rospo se quello fosse
servito per avvicinare quei due. Cavare qualcosa di bocca a Ludwig era
più difficile che farlo con Kiku, questi sembrava molto
più propenso a rispondergli quando iniziava una
chiacchierata ma ogni volta che passava la palla a Ludwig questo non la
coglieva, facendola cadere in una maniera tale che a Feliciano sembrava
di vederla letteralmente rimbalzare nel corridoio, come la
concretizzazione del suo ennesimo tentativo fallito. Inutile dire che
dopo una settimana il suo ripostiglio fosse pieno di palle del genere.
Ora, però,
era il momento di passare all’azione e di certo Feliciano non
aveva alcun momento da perdere in inutili preamboli. Doveva afferrare
quel toro per le corna, anche se Ludwig probabilmente era il toro
più riservato e a tratti docile con cui avesse mai avuto a
che fare.
« E insomma,
Lud, cosa ti piace di solito in una persona? »
Ludwig per poco non si
strozza con la saliva e Feliciano gli tocca con affetto la schiena,
picchiettando nella speranza che questo lo aiuti. Quando Ludwig
però torna del suo colorito normale, Feliciano non tarda di
incalzarlo a dovere.
« Quindi?
» Ludwig arrossisce, si agita visibilmente, ma probabilmente
il suo orgoglio gli impedisce di darsi a una fuga strategica nella
propria stanza. Feliciano segna mentalmente un punto per
l’amore.
« Io queste
cose di solito non te le chiedo. » Feliciano di risposta
sbuffa, ma la sua replica viene ben presto assordata dalla musica
sparata a tutto volume.
Certo, come se non
bastasse, quando preparava la cena, quelli del palazzo di fronte
sparavano a tutto volume la musica. E Feliciano adorava la musica,
ascoltava di tutto, non era schizzinoso, ma erano due settimane che
sentiva puntualmente, come un orologio svizzero, la Caramelldansen. E
non ne poteva più. Chiunque avesse detto che il mondo senza
musica era blando non aveva sicuramente sentito quella canzone.
Una volta si era
affacciato per osservare la fonte, mentre il ragù bolliva
pacificamente in pentola, di un simile rumore trapana orecchie e li
aveva visti. O meglio, lo aveva visto.
E lo conosceva anche.
Francis Bonnefoy era
all’ultimo anno dell’Accademia d’arte di
Monaco, era considerato un genio artistico, e ora lo vedeva nudo
– o quasi – sopra uno speaker a ballare quella che
forse era la cosa più oscena moralmente e coreograficamente
parlando. E non poteva nemmeno scaricare il barile sulla psicosi
dell’isolamento sociale, perché aveva un ragazzo
che amava tanto e soprattutto perché lo faceva dal giorno
uno. Come dire, nei geni la follia è un fattore altamente
relativo.
Anche quel tardo
pomeriggio Feliciano sente i primi rintocchi.
Il vicinato non si
lamentava probabilmente solo perché Francis ogni giorno
metteva addosso un costume nuovo, facendo sembrare
quell’appuntamento quasi una sfilata di moda, oppure era la
remota speranza che il suo ragazzo si spogliasse e lo raggiungesse nel
ballare. Conoscendo Antonio era una speranza fioca, ma questo il
vicinato non lo poteva sapere. Probabilmente
quell’aspettativa era la parte più succosa di
tutta quella baracconata.
Ludwig è
seduto al tavolo della cucina, sembra non reagire. Sta studiando e
nonostante le proteste di Feliciano su come ben presto sul lato della
cucina si sarebbe scatenato il putiferio non se n’era andato.
Non sembrava essere minimamente toccato da una cosa simile. Feliciano
sospira, temporaneamente rassegnato, e riprende la preparazione mentre
sorride sollevato, tornando a mescolare la pastella in cui friggere i
fiori di zucca, almeno finché non sente dei passi
avvicinarsi alla cucina. Non si affaccia nemmeno, pronto a incontrare
qualsiasi richiesta Kiku potesse avere riguardo alla cena, ma una volta
dentro l’altro sbatte sul tavolo uno scatolone.
« Basta! Non
ce la faccio più! » esclama, cogliendo entrambi di
sorpresa.
« Kiku?
» chiede Feliciano, incredulo, mentre lo guarda rovistare
nella scatola ed estrarre due barre luminose. Per un’assurda
associazione gli torna in mente il progetto natalizio a cui aveva
partecipato coi colori al neon, e di come Gilbert si fosse dipinto la
faccia con quelli, apparendogli una sorta di selvaggio tribale
futuristico. Si ricorda di aver riso tanto nel vederlo agitarsi tra i
barattoli, e di come questi se lo fosse caricato in spalla
proclamandolo sposa della montagna o qualcosa che si era sicuramente
sul momento.
Forse poi gli avrebbe
mandato un messaggio, dopo cena. Non lo sentiva da un paio di giorni e
aveva bisogno di farsi qualche risata in sua compagnia. In fondo
Gilbert era carino, e soprattutto era un ottimo compagno di bevute.
Certamente non era Kiku che aveva ancora in mano queste barre in mano e
si stava precipitando verso il balcone.
Per un allucinatorio
istante Feliciano pensa che voglia lanciarle addosso a Francis e si
getta per frenare quell’omicidio di genio artistico, solo per
vederlo agitarle con entusiasmo, iniziando a cantare perfettamente il
testo quasi fosse un nativo svedese invece di venire
dall’altra parte del pianeta. Feliciano batte le ciglia,
confuso, non riesce a connettere, almeno non finché la
canzone termina e la foga che coglie Kiku sembra scemare.
Non ha idea di cosa
dire, per qualche breve istante sente solo l’odore della
pastella, ma poi la playlist riprende con ancora più foga.
Dall’esterno proviene una nuova musica, e un nuovo testo del
quale il suo amico scandisce ogni parola. Kiku non si gira nemmeno a
guardarlo, cosa che invece fa Feliciano in direzione di Ludwig.
« Ludwig, non
dovremmo, non lo so, fare qualcosa? » l’altro
ragazzo alza la testa, guarda la situazione ma è come se non
riuscisse veramente a vederla.
« No.
» replica, tornando ai suoi stampati pieni di numeri e noia.
Feliciano fa spallucce. Se Ludwig accettava anche quel lato del suo
futuro ragazzo, lui di certo non si sarebbe mai intromesso.
Con calma torna al
ripiano della cucina, iniziando ad inzuppare i fiori di zucca.
Il nonno aveva ragione,
quando si cucinavano quelli succedeva sempre qualcosa di strano.
Dopo
quell’assurda serata, era certamente tempo di volgere la sua
attenzione a Kiku.
« No.
» risponde questi, cogliendolo di sorpresa. Ludwig aveva
finito di mangiare e si era defilato a seguire una lezione online,
promettendo di lavare il suo piatto una volta finita, lasciandoli soli
al tavolo. Feliciano aveva nuovamente colto la palla al balzo,
perché certamente era il momento di lavorare su Kiku.
« Ma non ho
ancora detto niente! » protesta Feliciano. Kiku sorride, un
sorriso che Feliciano ha imparato essere di circostanza. Non riusciva a
capire come Kiku fosse perfettamente in grado di anticiparlo, e anzi,
sembrava a volte essere in grado di leggere chiaramente i suoi pensieri.
« Lo hai
pensato e ti prego di non importunarmi con simili quesiti. »
Feliciano si imbroncia, accigliandosi e cercando un modo migliore di
formulare la propria domanda.
« Va bene, lo
chiederò a Ludwig allora. » Kiku non sembra
stupirsi né della sua reazione, né di quello che
dice. « Perché mi vuole bene e risponde sempre
alle mie domande, anche quando non le capisce. »
« Sono
contento di sentirlo. »
« Non
rispondi mai alle domande. »
« Lo faccio
solo se necessario. »
«
E’ necessario! » sbotta Feliciano. « Per
me! »
Kiku lo guarda per un
lungo momento. Sembra valutare la situazione. «
Perché non puoi accontentarmi almeno una volta? »
era una tattica sleale, lo sapeva, ma funzionava. Feliciano ha perso il
conto di quante volte l’ha usata col nonno, con i professori,
persino con Lovino aveva una riuscita di successo piuttosto alta. Se
non funzionava con Kiku, gli sarebbe toccato questionare tutto
ciò che concerneva la sua vita.
« Va bene.
» asserisce Kiku. « Ma solo stavolta. »
Feliciano gli sorride
contento, e resiste dall’afferrarlo, conscio di quanto poco
tollerasse il contatto fisico.
« Allora,
qual è il tuo genere di persona? »
Kiku rimane in silenzio
per un po’.
« Sicuro deve
essere di gruppo sanguigno A. »
« Kiku sii
serio. »
« Lo sono.
» Kiku fa una pausa. « Poi sicuro deve essere
responsabile, serio, ma anche avere un lato gentile. E devono piacergli
gli animali, certo! »
Feliciano imprime nella
sua memoria ogni parola, e cerca di resistere alla tentazione di
strillare dalla gioia. Era la perfetta descrizione di Ludwig,
così accurata che nessun’altro sarebbe stato in
grado di accontentarla. Il suo viso si fa rosso
dall’eccitazione, e Feliciano desidera che loro due siano
già insieme, che coronino il loro sogno d’amore, e
gli siano grati dell’importante contributo che ha dato alla
causa.
« Tu
perché vuoi sapere una simile informazione? »
Feliciano viene bruscamente riportato alla realtà, e torna a
vedere Kiku davanti a sé.
« Ecco- io-
sto facendo una ricerca, sì! Voglio conoscere quale sia il
genere di persona ideale! » fa una pausa. « Per
caso non sai che tipo piace a Ludwig? »
Kiku si acciglia un
poco, ma Feliciano si sente troppo sulle nuvole per indagare.
« Ti prego! Se lo sai dimmelo, lui non me lo dirà
mai! »
Feliciano è
consapevole che avvicinare quei due era più difficile che
tenere insieme i continenti, ma ormai si sentiva troppo investito dalla
sua missione per rinunciare.
« Non ne ho
idea. » dice Kiku. « Ma cerca di non vessarlo
particolarmente su questa faccenda. »
« Vessare?
Io? » dice Feliciano, puntandosi una mano sul petto in
maniera drammatica. « Non ho mai vessato nessuno! Voglio solo
aiuta- impegnarmi, ecco! »
Kiku alza un
sopracciglio, ma sorride debolmente.
« A volte
più ci impegniamo per gli altri, meno loro si prenderanno
cura di se stessi. » dice, e Feliciano annuisce.
« Certo. Ma
questo non mi fermerà dal farlo ugualmente.
»
Kiku non gli risponde,
finendo di mangiare in silenzio e poi lasciandolo solo in cucina.
Feliciano gioca un po’ con il cibo, senza realmente vederlo.
Nella sua mente vorticano mille idee su come proseguire. Era ovvio che
il tipo di Kiku fosse Ludwig, era chiaro come il sole.
Poi la realizzazione lo
colpisce.
Kiku era sicuramente
innamorato di Ludwig, ecco cosa era chiaro. Ma di certo la sua indole
riservata non gli permetteva di fare un tentativo, un primo passo, e
Ludwig era certo un pezzo di granito contro il quale i sentimenti
altrui andavano spesso a sbattere facendosi anche piuttosto male.
Feliciano si afferra il viso, sentendosi molto rosso davanti a una
simile rivelazione. Sentiva un profondo desiderio di abbracciare Kiku,
e rassicurarlo che lui lo avrebbe aiutato a conquistare Ludwig.
Anzi, no, ora che
sapeva ciò che Kiku provava doveva aiutarlo in silenzio,
come un’ombra. Non aveva alcuna intenzione di rubare la
scena, o la luce della ribalta, al suo amico. E Kiku meritava una
storia d’amore con i fiocchi!
Con ritrovata energia
Feliciano si alza da tavola, ripulendo i piatti e lavandoli tutti.
Poi prende il telefono,
ignorando la chat del corso e visualizzando il messaggio di Gilbert,
per poi sfogliare febbrilmente il ricettario che aveva salvato tra le
note del telefono.
Non aveva idea su quale
piatto sarebbe stato il più romantico da offrire ad una
cenetta che gli avrebbe organizzato. Un risotto? No, troppo banale. Un
secondo di pesce? Certo, così mentre cenavano la cucina
avrebbe avuto un delizioso aroma di porto.
Un dolce, doveva
puntare su un dolce.
Feliciano sfoglia il
ricettario, con mille idee diverse, e finalmente trova quella perfetta.
Sorride, ricopiandosi la lista, e poi un’altra idea lo coglie.
Il cibo univa le
persone, e cucinare insieme metteva fine a qualsiasi dissapore e
litigio, era un qualcosa che gli aveva insegnato suo nonno quando era
bambino. Preparare una cenetta a Ludwig e Kiku sarebbe stato poco, e di
certo non romantico come il suo cervello continuava a volergli
proporre. Invece cucinare insieme era un qualcosa di nuovo, di
inaspettato, di molto, molto, romantico.
Feliciano sorride
all’idea, rimirando la lista degli ingredienti e sentendosi
fortemente ispirato dalla sua stessa idea. Sì, poteva
funzionare. Non importava se quei due erano continenti, lui sarebbe
stato il terremoto che li avrebbe riuniti.
Gli ingredienti
c’erano già da entrambi i lati.
Da uno, mascarpone e
savoiardi, dall’altro che il tipo di Kiku fosse esattamente
Ludwig. Ed entrambi avevano solo bisogno di essere sistemati nella
maniera corretta per diventare qualcosa di delizioso che rendesse
felice gli altri.
« Lud, oddio,
no, no, no! » esclama, vedendo l’altro ragazzo
mettere gli ingredienti nell’ordine sbagliato. «
Fermati! »
Non c’era
stato verso di fermarlo. Ludwig ormai aveva fatto un disastro.
Feliciano guarda il pastrocchio che sta nella terrina, e si sente
davanti a un caso senza alcuna speranza. Sospira affranto.
« Mi
dispiace, pensavo- »
« Non ti
preoccupare, sono solo uova in fondo! »
Kiku guarda il bordo
del grembiule che ha insistito per mettergli. I grembiuli, in fondo,
sono così romantici. E poi avrebbe sicuramente aiutato con
la costituzione di Kiku, che era magro da far spavento. Non stava
partecipando attivamente come Feliciano aveva voluto, ma almeno
presenziava lì, e lui di certo si sarebbe impegnato a
sostituirlo nel ruolo finché non si sarebbe sentito pronto a
prenderlo.
In fondo lavorare a
fianco di un ragazzo che ti piace non era affatto facile, e Kiku in
fondo non era per niente intraprendente. Quindi toccava a lui.
Ludwig gli è
accanto e sta dividendo i tuorli dagli albumi, in una maniera piuttosto
impacciata che fa anche abbastanza tenerezza. Feliciano prende i gusci
vuoti, buttandoli, e dà un’occhiata a Kiku per
cercare di spronarlo ad agire.
« Lud, non
pensi che Kiku possa aiutarti? »
« No, faccio
da solo. » Feliciano sbuffa, Ludwig e la sua ostinazione
tutta tedesca nel voler fare le cose fino a renderle alla perfezione.
Non stava collaborando, e la cosa era piuttosto frustrante. Kiku, dal
canto suo, non reagiva minimamente.
Finalmente i tuorli
erano separati. « Kiku, puoi aiutarci con lo zucchero?
» gli chiede, facendosi quasi da parte perché
questi si avvicini all’altro ragazzo. Feliciano lo osserva, e
si sistema al fianco di Kiku, costringendolo a farsi più
vicino a Ludwig. Kiku lo guarda accigliandosi, ma Feliciano gli passa
lo sbattitore, incoraggiandoli ad aiutarsi a vicenda. « In
fondo siete voi che mi avete chiesto di insegnarvi a cucinare dolci.
» Si defila un poco dalla composizione, osservando
compiaciuto la perfetta scena che stava accadendo davanti ai suoi
occhi. Quei due stavano parlando quietamente tra di loro, e lui di
certo non si sarebbe messo ad origliare. Stavano cucinando insieme, e
questo era molto importante.
Ludwig, dal canto suo,
sembrava parecchio preso dalla faccenda. Kiku un po’ meno, ma
Feliciano aveva ancora mille modi per permettergli di farsi notare da
Ludwig. Il pomeriggio in fondo era appena iniziato.
La crema si fa
più omogenea, e anche gli altri due sembrano rilassarsi un
po’ di più. Feliciano dentro di sé
applaude e apre il mascarpone, assaggiandolo. Di certo Lovino non gli
mandava ingredienti di scarsa qualità, tanto che aveva
dovuto farsi forza per non divorarsi tutti i savoiardi e lasciarne una
giusta quantità per il tiramisù, cosa che gli era
riuscita solo pensando agli scopi più alti per cui si stava
trattenendo. Ormai era arrivato troppo in là per poter
rovinare tutto con la sua ingordigia, che nascondeva dietro alla sua
nostalgia di casa.
La crema aumenta di
volume, e Feliciano batte contento le mani, avvicinandosi e spingendo
ulteriormente Kiku verso Ludwig. Non si rende immediatamente della
cosa, tanto è preso dal voler assaggiare il composto.
« Basta,
Feliciano. » la voce di Kiku lo coglie di sorpresa, tanto che
Feliciano sobbalza dalla sorpresa. Kiku lo sta guardando, e si defila
dalla sua posizione. Feliciano si rende conto di averlo forse spinto un
po’ troppo, e la sua mente cerca una scusa per quel
comportamento.
« Ma-
»
« Non ti sei
reso conto di essere odi- » soffia Kiku, apparendogli
improvvisamente esausto. « No, niente. »
Se
c’è un qualcosa che lui capiva al volo era
certamente quando diventava davvero un fastidio, o che la sua presenza
non era decisamente gradita nell’ambiente in cui si trovava.
Era una sensazione sgradevole, ma mai sbagliata. Il suo labbro trema un
poco, ma cerca difficilmente di controllarsi e di non cedere a una
lamentela perché sa che rovinerebbe tutta la fatica.
Probabilmente però Ludwig nota la cosa.
« Felic-
» gli dice, infatti, cercando di attirare la sua attenzione.
Feliciano si allontana di qualche passo, cercando di controllarsi.
« Vado a
prendere delle uova nella dispensa. » replica lui mettendo su
un sorriso. « Torno subito! »
Di uova certo non
avevano più bisogno, ma improvvisamente Feliciano si sentiva
di troppo, o almeno di essere stato forse un po’ troppo
insistente. Sapeva bene che Kiku mal tollerava il contatto fisico
forzato, e lui in preda all’entusiasmo lo aveva spinto
più e più volte contro Ludwig. Per quella volta
aveva decisamente esagerato. Feliciano sospira, prendendo in mano
zucchero e il superstite pacchetto di biscotti. Doveva decisamente
darsi una calmata, in fondo non era nessuno per spingere a forza Kiku
tra le braccia di Ludwig. Lui era il messaggero dell’amore,
lui doveva aiutarli e non infastidirli.
E poi forse Kiku non
aveva bisogno del suo aiuto, forse aveva anche i suoi stessi piani per
tutta quella storia. Con orrore Feliciano si rende conto che non gli ha
palesato che lui sapeva, o che voleva aiutarlo.
Non era stato un buon
amico, certo, ma da quel momento in poi aveva deciso di essere uno, e
di buona qualità. Un po’ come gli ingredienti che
gli mandavano da casa.
Feliciano torna in
cucina con un umore rinnovato, e li vede.
Ludwig stava tenendo
Kiku tra le braccia. Questi sembrava aver ritrovato il buonumore, e
stava sorridendo. Si baciano davanti ai suoi stessi occhi, Feliciano
vede chiaramente tutto questo.
Si sente
improvvisamente tradito, pieno di rabbia.
In una presa improvvisa
di impeto, frustrato, lascia cadere gli ingredienti che aveva in mano,
facendo rumore ma non curandosi di attirare l’attenzione
degli altri due, e si volta, sbattendo la porta dietro di sé.
Si era rifiutato di
uscire dalla sua stanza fino alla mattina successiva, quando la fame
aveva prevalso sulla rabbia che provava per simile situazione.
Feliciano ciondola nelle sue pantofole, sentendosi frustrato e
arrabbiato col mondo intero. Non stava affatto tenendo fede al suo
nome, ma era troppo stanco persino per convincersi a tirarsi su in
qualche maniera. Un po’ rimpiange di aver abbandonato a
metà la preparazione del tiramisù, sarebbe stato
un’ottima colazione e almeno per un po’ avrebbe
placato il suo cattivissimo umore.
Invece non riusciva a
ricordare cosa avesse in dispensa, tanto quella faccenda lo aveva
scombussolato.
Feliciano ciondola fino
in cucina, apre il frigorifero e vede una teglia di tiramisù
sul suo ripiano. Si strofina gli occhi, confuso. Era sicuro di aver
abbandonato a metà la preparazione il giorno prima, e invece
la teglia era lì, perfetta. Sembrava quasi essersi
materializzata lì per suo desiderio.
« Lo abbiamo
finito noi. » dice una voce, facendogli chiudere di scatto lo
sportello del frigorifero. Ci sono Kiku e Ludwig all’uscio,
sembrano restii a varcare la soglia senza il suo permesso.
Però altre cose senza chiedergliele le facevano uguale.
Feliciano storce la
bocca, ma ritrova di fatto la calma che non ha avuto tutta la notte.
Per quanto potesse essere arrabbiato, non riusciva a esserlo davvero
avendoli entrambi di fronte a sé.
«
Già che siamo qui, tanto vale mangiarlo. Metto su il
caffè. »
Sapeva benissimo che
volevano parlare, Ludwig e Kiku erano persone che affrontavano i
problemi direttamente. Almeno Ludwig, Kiku di solito andava sempre in
supporto o la prendeva talmente alla larga come quando si voleva
lamentare di come lui cucinasse a notte inoltrata o dipingesse con
materiali non esattamente convenzionati dall’accademia o
dalla morale comune. Feliciano ricorda di come avesse mandato avanti
Ludwig per affrontare la faccenda, offrendogli poi assistenza quando si
era trovato in difficoltà. Forse era anche
quell’atteggiamento che palesava il genere del loro rapporto,
solo lui non ci aveva prestato attenzione.
Gli altri due ragazzi
si avvicinano, prendendo piatti e tazze, Ludwig prende il
tiramisù dal frigorifero, lo tiene con improvvisa cura.
Probabilmente lo aveva finito di cucinare da solo, oppure insieme a
Kiku. Un simile quesito stuzzicava la sua curiosità.
Feliciano rimane appoggiato al ripiano della cucina, li osserva. Sa che
devono dire qualcosa, ma non sembrano aver ancora trovato le parole
adatte per rivolgersi a lui.
« Feli, non
essere arrabbiato. » inizia Ludwig, non guardandolo
direttamente. Qualcosa in Feliciano scatta come una molla.
« Arrabbiato?
Arrabbiato? Voi due avete fatto tutto alle mie spalle! »
risponde quindi, puntando il dito contro di loro come per accusarli. In
verità non si sentiva realmente arrabbiato, non
più almeno, ma una parte di lui non resisteva
all’idea di fare una sceneggiata.
« Non sapevo
che ti piacesse- » inizia Kiku.
« Io avevo
preparato tutto perché vi metteste insieme. Settimane di
pianificazione. Altrettante di sforzi, solo per scoprire che stavate
già insieme! Io ho usato dei savoiardi per voi! Savoiardi!
»
Ludwig e Kiku aprono la
bocca, apparendo confusi.
« In che
senso? »
« Io volevo
che vi metteste insieme! Avevo pianificato cene, allusioni, serate in
compagnia, dopo le quali vi sareste messi insieme e mi avreste
ringraziato. Magari un giorno vi sareste sposati e avreste chiamato me
come testimone di nozze, anche se ancora non avevo deciso di chi lo
sarei stato! »
Cala un silenzio che
viene interrotto da Kiku, che scoppia a ridere. Kiku che rideva era un
qualcosa di molto raro, tanto che gli altri due lo osservano prima
confusi e poi sempre più interdetti da una simile reazione.
Dopo un po’ il ragazzo si calma, asciugandosi le lacrime che
gli erano venute agli angoli degli occhi.
« Scusate, la
situazione era così paradossale che non sono riuscito a
contenermi. »
Ludwig batte le ciglia,
evidentemente interdetto da quel susseguirsi di stranezze
nell’ultimo periodo. « Io pensavo fossi interessato
a me. » dice, rivolgendosi a Feliciano.
« Signore,
no! » esclama questi. « Certo hai dei muscoli
fantastici Lud ma non sei per niente il mio tipo! »
« E quale
sarebbe il tuo tipo? »
« Mi fa
domande personali? »
« Contando
che tu mi hai tormentato, penso di averne il diritto. »
Feliciano gonfia le guance, poi sorride.
« Non ti
preoccupare, penso conoscerai molto presto chi sia il mio tipo.
» bofonchia ridacchiando, lasciando gli altri due abbastanza
confusi ma ormai non più stupiti. « Vogliamo fare
colazione piuttosto? »
Gli altri due
annuiscono. Feliciano spegne la moka e versa il caffè a
sé e Kiku, li osserva armeggiare coi piatti e le fette di
tiramisù.
In fondo, ora che ci
pensava, il suo risultato lo aveva ottenuto. Aveva aiutato a Ludwig e
Kiku non a nascere come coppia, ma a palesarsi, quindi non era affatto
una sconfitta. In fondo, l’amore era un sentimento che lui
continuava ad amare con la stessa intensità e ora due delle
persone a cui teneva di più erano insieme.
Non poteva esserci un
risvolto migliore.
Feliciano poteva dirsi
contento, anche se ammetteva a se stesso che per almeno un paio di mesi
avrebbe appeso la sua missione di Cupido al chiodo. Voleva evitare di
cacciarsi in un disastro di simile portata, anche se dubitava che
poteva rendersi ridicolo ancora di più. Era pur sempre
meglio non tentare il fato, e questo lo aveva imparato fin troppo bene.
La tavola per la
colazione è ora imbandita, e Feliciano si siede insieme agli
altri due, sorridendo contento nel vedere il dolce nel proprio piatto.
Non faceva colazione in quel modo dall’ultimo Natale, ed era
passato un tempo indegnosamente lungo da allora.
Con un certo entusiasmo
Feliciano prende una generosa cucchiaiata di dolce, pentendosene
praticamente subito dopo. Questi rimane sulla sua lingua per un
po’, giusto il tempo di essere buttato giù con una
lunga sorsata di caffè bollente. Feliciano tossicchia,
guarda l’evidente colpevole di quell’attentato al
palato.
« Ludwig.
»
«
Sì? »
« Per favore
non fare mai più alcun tiramisù. Nemmeno se sono
terribilmente arrabbiato. »
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