Una vittoria degna di Nelson

di nattini1
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Stephen Maturin aveva preso parte alla sua buona dose di combattimenti e, anche se non ne andava orgoglioso, ad alcuni duelli, ma quella che stava per affrontare era forse la più difficile delle sfide: far sì che lo scintillio che lo scontro con i turchi aveva acceso negli occhi di Tom Pullings non si spegnesse. Aveva conosciuto il giovane uomo che giaceva sul suo tavolo operatorio fin da quando era allievo, l’aveva visto maturare da aiuto nocchiere e aveva imparato ad apprezzarlo da ufficiale. E, oltre alla stima reciproca, li legava un forte affetto. Un terribile fendente di una sciabola aveva portato via la maggior parte della fronte e del naso del poveretto e solo il provvidenziale intervento di Jack, che si era spinto con la sua forza colossale e una violenza estrema a proteggere il corpo di Pullings, aveva impedito che la lama terminasse la propria opera.

“Ha visto signore?” mormorò Pullings “Una vittoria degna di Nelson!”.

Stephen sorrise vedendo che il suo spirito non era stato abbattuto dalla ferita; gli uomini di mare erano sempre pronti a combattere con le spade, ma l’arma del dottore, seppure egualmente acuminata, era di dimensioni più ridotte. Prese l’ago e usò il suo tono più rassicurante: “Ora dovete stare fermo, devo ricucirvi la ferita. Impiegherò molto perché voglio darvi dei punti piccoli in modo che la cicatrice sia meno evidente”.

Il medico cominciò il suo lavoro con mano ferma e un occhio più attento ancora di quanto sarebbe stato normalmente: una parte di lui si rammaricava intimamente perché, anche con tutta la sua conoscenza medica e abilità, non avrebbe mai potuto restituire al giovane quell’espressione mite che gli aveva valso il soprannome di “verginella” datogli dai Kutalioti. Ma Stephen si consolò pensando che i suoi modi gentili avrebbero saputo affascinare qualche altra giovane da cui, come diceva l’ufficiale, saprebbe potuto andare a prendere una tazza di caffè, una tazza molto piccola.

Fu soddisfatto del lavoro, ma lo trattenne prudentemente in infermeria perché sapeva di aver vinto la prima battaglia, ma la guerra sarebbe potuta durare molto a lungo. Quella stessa notte la febbre assalì il suo paziente. Stephen non si allontanò un momento dal suo capezzale: trascorse la prima notte passando un panno bagnato sul suo corpo, strizzandolo in un catino più volte, in modo da abbassare la temperatura. La seconda notte temette di perderlo e controllò ossessivamente i suoi respiri, ravvicinati e brevi, umettandogli le labbra e scostando le ciocche di capelli umidi che si erano appiccicate a una guancia. La terza notte Jack costrinse Stephen a prendersi qualche ora di riposo; il dottore accettò controvoglia e si raccomandò vivamente con l’amico che non provasse a somministrare nulla al paziente e che lo mandasse a chiamare nel caso ci fossero stati dei cambiamenti. La quarta notte finalmente la febbre scese e Pullings guadagnò qualche momento di lucidità, durante cui riuscì a ricevere anche la visita di Mowett. Stephen tirò un grosso sospiro di sollievo e si concesse qualche altra ora di riposo.

La mattina seguente, Tom Pullings si svegliò pallido e debole, ma lucido. Si ricompose il più possibile e salì con passi incerti in coperta. Fu immediatamente apostrofato da Killick: “Meno male che il dottore non è qui, se no c'era da sentirlo! Capace di dire qualcosa di tremendo davvero sulla gente che vuole rischiare che saltino i punti!”.

Dall’altra parte del ponte Stephen lo osservò, ma era troppo felice di aver vinto la battaglia per rimproverarlo.

 

 

 

NdA

Ciao a tutti! Prima fic su questo fandom, ispirata da un prompt di Spoocky. Stephen deve ricucire il volto sfigurato di Tom Pullings, cercando di rimediare al modo terribile in cui era ridotto il giovane e combattendo contro la febbre che lo divora.

È stata scritta per la #4shipschallenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart.

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