Riaprii gli occhi, ma quando li avevo chiusi esattamente?
Mi domandai perché avevo richiamato alla mente un momento
simile, un momento che avevo tanto cercato di dimenticare inutilmente.
Forse ci stavo dando troppa importanza visto che Gokudera non
aveva mai più manifestato atteggiamenti simili nei miei
confronti.
Che cosa era poi un giorno in confronto alla vita intera?
Forse però era proprio non averne mai parlato ciò che
più mi pesava.
Mi ci volle qualche istante per tornare in me, per ricordarmi, chi
fossi, dove fossi e che stessi facendo e in un attimo riconobbi la
felpa di Gokudera abbandonata su una sedia, quello doveva
essere il suo posto.
Mi avvicinai particolarmente attratto da un'agendina rossa incustodita, probabilmente doveva appartenergli.
Non so come me la ritrovai tra le mani, ma l'aprii senza neanche elaborare l'azione e la richiusi subito dopo
rimproverandomi perché non avrei dovuto invadere la sua
privacy.
Poi però sentii una voce nella mia testa domandarmi che diritto
avesse lui invece e la stessa mi disse che era giusto punirlo ficcando il naso nei suoi
affari. Le mie mani si mossero da sole accarezzando le pagine.
La mia intuizione stava parlando forte e chiaro e infatti era proprio
il suo diario, interamente scritto in italiano. Sfortunatamente per lui
l'italiano era diventata la mia seconda lingua dal momento che a Palermo ci vivevo ormai da quasi quattro anni.
Mi interrogai più volte su se dovessi o meno procedere, ma
alla fine cedetti.
Io e te siamo come fuochi d'artificio e sinfonie che esplodono
nell'universo
Il mio cuore aveva saltato un battito davanti a quella
nostra foto insieme scattata molti anni prima durante la notte di
Tanabata.
Le prime pagine erano interamente dedicate a cosa io fossi per lui,
erano scritte come se stesse parlando con me.
Con te mi sento vivo, è come se i frammenti del mio cuore
finalmente ritrovassero il loro posto
A pensarci bene sapevo molte cose di Gokudera, ma sentivo come se non
mi avesse mai aperto il suo cuore veramente e tramite quel gesto io mi
ci stessi violentemente intrufolando, forzando la chiave che avevo rubato in una
serratura che non era pronta ad aprirsi, per dare uno sguardo
approfondito all'interno nonostante non mi fosse concesso.
Forse avrei dovuto smettere, ma avevo perso il controllo delle mie mani
che scorrevano e si soffermavano accarezzando ogni ti amo impresso
sulla carta.
Gokudera parlava di me e in quelle parole per la prima volta ci rividi
me stesso, senza limature. Gokudera davvero conosceva tutti i miei
difetti, non era cieco, vedeva ogni sbavatura.
Forse dopotutto il dio che venerava tanto era più terreno di
quanto me lo ero figurato.
Quanto sei bello nella tua fragilità con le tue
imperfezioni. Senza non saresti lo stesso, non saresti speciale
C'era una sezione interamente dedicata al nostro potenziale primo
bacio.
Tutti gli scenari lo vedevano fare il primo passo, preoccuparsi in
maniera eccessiva del suo alito, dell'angolazione tra le nostre teste,
perché il mio Hayato era un perfezionista, lo era stato dal
primo istante.
Avvampai, non potevo credere a come lo avessi chiamato.
Forse avrei dovuto essere preoccupato e spaventato dal fatto che sapeva
letteralmente di me ogni cosa, anche ciò che non gli avevo
mai detto, invece mi trovai addolcito.
Improvvisamente fui colpito da una consapevolezza che avevo
ignorato davvero per troppo tempo. Lo avevo letto in quelle pagine e
lui stesso me lo aveva detto e io? Io stavo realizzando in quel momento
che era tutto vero, che Gokudera era innamorato di me, come se la cosa
non mi avesse mai sfiorato prima.
Le pagine continuavano a scorrermi tra le dita e quando iniziai a
leggere alcune parole a sfondo sessuale chiusi di colpo l'agendina
e decisi che dovevo restituirgliela.
Scesi le scale della facoltà e realizzai che Gokudera
poteva essere solo in cortile a fumare, ero uno stupido per non
averci pensato prima.
E infatti era lì, la sigaretta tra le labbra e lo sguardo perso
all'orizzonte.
Avanzai a passo spedito verso di lui e senza riflettere gli tolsi la
sigaretta da bocca facendola cadere a terra e schiacciandola
prontamente con un piede.
Le mie dita sfiorarono nel processo le sue labbra morbide e in un
attimo ci ritrovai le mie.
Non era la prima volta che baciavo qualcuno, ma era la prima volta che
baciavo Gokudera.
Santo cielo, la sua bocca sapeva di fumo e caffè un sapore
così forte che mi dava alla testa e mi disgustava, ma al
contempo quel bacio forse lo avevo sognato troppo per dare
rilevanza alla cosa.
Avevo distrutto tutti i suoi piani, questo pensai quando guardai il suo
viso spaesato e arrossato.
Poi invece mi resi conto che avevo un attimo baciato il mio braccio
destro davanti a quelli che forse sarebbero stati i miei futuri alleati
o forse no e che avrei fatto bene ad acquisire l'abilità di
diventare invisibile nei prossimi secondi.
"Ti ho detto un milione di volte che non voglio perderti, smettila di
fumare!"
Non sapevo nemmeno io che stessi dicendo, perché gli avessi
puntato quegli occhi pieni di emozioni contrastanti addosso.
"E-Era...per farmi... smettere???" domandò lui confuso.
Scossi la testa noncurante delle voci che stavano sorgendo intorno a
noi.
"Questa ti appartiene, non dovresti lasciare le tue in giro,
Gokudera-kun" gli dissi porgendogli l'agendina.
"Non ditemi che... l'avete..."
"Sì, ti chiedo scusa... non avrei dovuto, ma ti
fai problemi a invadere la mia privacy e non sono riuscito a
resistere..." gli risposi.
Ero così confuso, dal mio comportamento, dal suo.
"Ho usato parole così indegne per parlare di voi,
Juudaime..." mormorò abbassando o guardo, gli occhi puntati
sul pavimento.
La cosa più indegna a mio avviso era tutto quell'inchiostro
sprecato per scrivere che non lo avrei mai ricambiato, che non aveva
possibilità con me.
Hayato era la mia tempesta irascibile che si trasformava in una dolce
brezza estiva, ma solo per me.
Aveva colto quanto fossi speciale o almeno mi ci aveva fatto sempre
sentire laddove tutti avevano fallito.
La mia testa era in fermento, c'era una tale confusione, non sapevo con
quale parte del mio essere stavo facendo più a botte,
probabilmente con l'intero.
Hayato era tante cose, ma solo io conoscevo quel lato
tanto tenero di lui e di questo non solo ero orgoglioso, ma anche molto
geloso.
Non capivo, che mi stavo dicendo, stavo forse dicendo di ricambiarlo?
Lo baciai di nuovo, al diavolo il resto di presenti, tanto comunque un
giorno mi avrebbero dovuto portare rispetto.
Era la conferma che stavo aspettando? Era questo che desideravo provare
quando Gokudera prese coraggio e mi strinse a se facendosi cadere di
mano l'agendina?
L'espressione sul viso che aveva era indescrivibile, incommensurabile.
Un misto di felicità, confusione e quel rossore che dava il
colore giusto a completare il quadro.
Io ero senza fiato e la mia bocca bramava ancora la sua. Avevo trovato
la mia risposta, la mia conferma e il coraggio per guardarla in faccia,
quello di cui avevo bisogno.
"Gokudera-kun, è giunto il momento che tu capisca che siamo
due persone diverse. Non so quanto di questo discorso ti
entrerà in testa in questo stato attuale, ma ho bisogno che
tu mi conceda e che tu rispetti il mio spazio. Non voglio vederti o
sentirti ogni istante della mia vita né condividere tutto
con te e questo non riduce o cambia in alcun modo quello che provo per
te. È solo sano, è sano che possiamo essere al
contempo due cose diverse, ma sempre unite e connesse e quando vogliamo
invece anche una cosa sola."
Gokudera ascoltò ogni parola e questo a punto notai i nostri numerosi
spettatori che stavano seguendo con attenzione.
"Ho capito e lo so..." rispose facendo difficoltà ad
articolare la frase.
"È solo che vivere in simbiosi era per me un modo per
illudermi e uccidere quel malessere che provavo ogni volta che mi
rendevo conto di non avere il ruolo che voglio realmente nella tua
vita."
Ascoltai il suo discorso e rimasi colpito
perché mai avrei pensato che ci fosse questo dietro a quel comportamento
eppure adesso che me lo aveva detto sembrava così ovvio.
"Ora questo ruolo puoi averlo, probabilmente lo avresti avuto molto
prima se mi avessi lasciato un attimo da solo per pensarci" gli dissi
senza battere ciglio.
Il suo viso si illuminò ed ero piuttosto sicuro di aver
rotto qualcosa in lui, che avesse smesso di funzionare come una pagina
internet che mostra l'errore 404.
Quello che non mi aspettavo era di vederlo cadere ai miei piedi
afferrandomi le mani baciandole entrambe e ancora meno l'applauso
che scoppiò intorno a noi.
Hayato era felice e lo ero anche io.
Ora avevo capito che quel senitmento che io avevo chiamato a lungo
ossessione non era altro che amore.
Bonus:
"Ma hai letto proprio tutte tutte le pagine?"
Gokudera mi pose quella domanda almeno una decina di volte al giorno in
quelle che furono le settimane a seguire e io mi convinsi che c'erano
cose che era meglio non sapere. Non avrei mai più curiosato
nel suo diario, specie dal momento che finalmente aveva imparato a
rispettare il mio spazio.
Lo avevo rassicurato un miliardo di volte, ma quando alla mia risposta
seguiva il suo "menomale" dovevo ammettere che la curiosità
mi mangiava vivo, così un giorno cambiai la risposta.
"Perché non me lo racconti? Potresti anche leggerlo se ti
va."
Forse dovevo imparare a soppesare le mie parole con Gokudera.
"Oppure potrei mostrartelo."
|