Le lezioni terminarono in anticipo in quanto alcuni professori erano assenti per malattia e per motivi familiari, così Empyrean decise di passeggiare per conto suo e respirare l’aria autunnale. Eppure i suoi pensieri si spostavano dal dipinto visto a lezione che alla chiesa sconsacrata vista in mattinata. Strane immagini, simboli e voci iniziarono ad affliggerlo e il Sole gli sembrò divenire una sfera scarlatta per una manciata di seconda finché delle urla provenienti da un vicolo non lo destarono da quegli incubi ad occhi aperti.
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Aiuto!’’- ripeteva continuamente una voce che veniva sovrastata successivamente da altre più rozze e cupe. Il ragazzo accorse alla richiesta di soccorso, evitando delle scatole sparse sull’asfalto ed una volta nel vicolo non vide nessuno. Udiva ancora la voce che proveniva da lontano e si sentiva disorientato, incapace di reagire. L’aria autunnale divenne gelida e le mura di quel vicolo si ricoprirono di venature nere e rosse, pulsavano ritmicamente. Un soffio ed Empyrean si ritrovò immobilizzato sul cemento: tre figure spettrali gli serravano gli arti e la gola, sibilando e parlando in una lunga a lui incompresa. La loro presa risvegliò il dolore alle sue mani, amplificando il mal di testa che lo stava affliggendo e le visioni sempre più cupe e violente:
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Urgonpegraphdonungisagraphtalgon!’’- esclamò iracondo Empyrean così rapidamente da restare senza fiato. Dalle ombre comparve una quarta entità non spettrale, bensì alta e snella e di elegante prestanza. I suoi occhi ambrati si spostarono dai tre spettri al ragazzo.
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Aamon. Pruslas. Barbatos. Lasciate andare il figlio del Signore Infernale!’’- asserì l’uomo con un gesto della mano, invitando i tre spettri ad allontanarsi dal ragazzo, che assunsero i loro veri aspetti una volta fatto.
‘’Che sta succedendo? Se è uno scherzo non è affatto divertente. E cos’ho detto prima? Cosa erano quelle parole? E tu chi sei?’’- domandò confuso e iracondo il giovane Empyrean, osservando i volti divertiti degli altri strani figuri in eleganti abiti di seta nera. L’uomo dai lunghi ricci biondo cenere e gli occhi color ardesia sorrise e si presentò con eleganza disarmante:
‘’Fai
troppe domande, ragazzo ma ad ogni modo, soddisferò la tua curiosità. Io sono Astaroth, uno dei principi dell’Inferno. Loro sono i miei assistenti, i loro nomi li conosci già.’’
E tre demoni si inchinarono, con un freddo sorriso che inquietò il giovane. Nello stesso istante le mani di Empyrean presero a tremare e a bruciare provocandogli atroce dolore, come se qualcuno avesse legato carboni ardenti sui palmi e sui polsi. Astaroth fulmineo gli prese le mani osservandone i segni: piccoli ghirigori bianchi sulla destra che brillavano come stelle, mentre sulla sinistra vi erano lunghi serpenti oscuri che si muovevano in circolo.
‘’L’ora è giunta. Seguimi, principe dell’Inferno. E non fare altre domande, per favore.’’- disse l’uomo schioccando le dite. Una vampata ed un portale bianco si aprì al centro del vicolo, scaraventando scatole di cartone e buste di plastica ovunque dovute alla sua irruenza. I tre assistenti di Astaroth balzarono al suo interno scomparendo in un batter d’occhio e il principe attese una mossa del giovane:
‘’Che significa tutto questo?’’- tentò nuovamente Empyrean, questa volta meno iracondo ma più confuso di prima. L’uomo si massaggiò il viso, imitando di rimuovere dai suoi una finta stanchezza. Seccato dalla curiosità del ragazzo rispose:
‘’Ti avevo detto di non fare domande o sbaglio? Voi mezzosangue quando non comprendete la vostra
natura diventate delle pecore. Tu, Empyrean, sei figlio del Signore degli Inferi Lucifero e la Serafina Ophaniel. Vuoi che la tua curiosità sia soddisfatta appieno? Bene, varca questo portale!’’- e Astaroth afferrò le spalle del giovane, scagliandolo all’interno del portale. Prima di sparire, il principe disse tra sé e sé:
‘’Non mi pagano abbastanza per fare questo lavoro.’’
Il giovane Empyrean cadde sul freddo pavimento di quel che sembrava essere una struttura abbandonata da anni, con panche capovolte e marcite, ragnatele che pendevano dalle colonne ammuffite e quadri danneggiati dalle intemperie. L’improvvisa nausea, successivamente divenuta vomito, distolse l’attenzione del ragazzo da possibili dettagli per ricordare il luogo.
‘’Una volta fuori da qui, la polizia non crederà mai alle mie parole.’’
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Questo perché l’uomo tende a credere solo ciò che vede, non quello che sente.’’- la voce di uno degli assistenti echeggiò in quel luogo abbandonato da tutto e tutti. Il demone, seduto su una delle statue come un corvo, restava lì a studiare il ragazzo umiliato da sé stesso prima di puntare il dito verso quel che sembrava essere un altare, nonostante le piante avessero divorato parte della pietra. Solo allora Empyrean riconobbe il luogo:
‘’Questa è la Cattedrale e Chiesa di Cristo. La chiesa sconsacrata a causa dei crimini commessi dal prete precedente.’’
Il demone seduto sulla statua rise di puro gusto, dissolvendosi e comparendo poco dopo al fianco del ragazzo alzandolo per il colletto della felpa come se fosse un sacchetto di plastica. Standogli vicino Empyrean poté notare che il viso dai lineamenti duri del demone, occhi simili a pozze d’inchiostro e capelli corvini che gli ricadevano sulle spalle. Il suo respiro equivaleva ai fumi di carne marcita tanto da disgustare il ragazzo che si coprì il naso con una mano.
‘’Sconsacrata per dei banali crimini? No, bamboccio. Questa chiesa è stata sconsacrata perché fungeva da passaggio ultraterreno. Usavamo questo luogo per spostarci dal nostro mondo al vostro, confondendoci per semplici cittadini. Ma poi quel maledetto uccellino che serve il barbuto in cielo discese qui e distrusse tutto per ‘estirpare il male.’ Ugh, schifoso pezzente.’’
‘’Chiudi il becco e vai ad aiutare Barbatos!’’- tuonò Astaroth comparendo subito dopo con una frusta tra le dita che fece schioccare subito dopo con violenza contro una delle panche; la frusta era infuocata e il colpo tagliò in due il legno marcio per poi incenerirlo. Barbatos rise per poi lasciare con poca gentilezza il giovane Empyrean che, una volta alzatosi si volse verso Astaroth e chiese:
‘’Quella frase che ho detto prima nel vicolo, che lingua era?’’
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Enochiano. Anche se voi umani la definite
La Lingua degli Angeli, comunemente parlando. Ed è la stessa che servirà per il rituale. Siediti.’’- disse Astaroth facendo svanire la frusta e avanzando all’altare. Empyrean mosse un piede e stava per protestare, quando da una delle panche posta dietro di lui comparvero diverse catene che lo paralizzarono sulla panca e ricevette un ceffone dal demone:
‘’La mia non era una richiesta, ma un ordine! Sarai anche il figlio del mio Signore ma nulla mi impedisce di far valere la mia superiorità. E taci.’’
Il Principe tornò all’altare dove gli altri tre demoni attendevano su un pentacolo nero, eccetto che al suo interno non vi era alcuna stella capovolta bensì il Sigillo di Lucifero. Calò un silenzio innaturale nella Chiesa, interrotto dal breve crepitare delle fiamme provenienti dalle catene che tenevano prigioniero il ragazzo e poi i quattro intonarono una cantilena che divenne sempre più assordante:
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’Torezodu nor-quasahi od fe caosaga!’’- ripetevano di continuo fin quando le loro voci non sembrarono unirsi in un unico suono indistinto e grottesco. La cattedrale tremò, le statue caddero rompendosi con gran fracasso, la croce sull’altare si spaccò in due fino a liquefarsi e proprio sull’altare il sigillo prese vita: un rosso brillante come un sole avvolse l’intera navata, che sembrò inchinarsi a quella forza invisibile e anche Empyrean ebbe un gemito causato da una improvvisa fitta al polso sinistro, ove vi era il suo marchio. La luce rossa lasciò posto ad una colonna di fuoco che lentamente divenne blu scura fino a dissolversi emanando odore di zolfo e morte. In piedi, avvolto da un mantello e dalla prestanza antica, vi era un uomo dai capelli corti e ricci color cenere che osservava i quattro demoni con perplessità per poi volgersi ad Astaroth:
‘’Parla. Qual è il motivo di questa invocazione?’’- e Astaroth si volse, consentendo al suo signore oscuro di posare lo sguardo su Empyrean ancora incatenato. Con un balzo l’uomo raggiunse Empyrean senza emettere alcun suono e sorrise:
‘’Hai preso tutto da tua madre, eccetto per questo.’’- asserì lui, afferrandogli il polso sinistro e mostrando il marchio che bruciava la pelle del ragazzo. Empyrean strattonò via il polso e domandò irritato:
‘’Chi diavolo sei tu?’’- ma prima che la sua domanda avesse risposta, l’entrata della cattedrale venne spalancata con grande forza tanto da far cadere una delle porte di legno marcio:
‘’Polizia! Fermi dove siete! Levanta los manos y girar verso l’altare! Sei ferito ragazzo?’’- domandò Orazio, che per fortuna o per volontà divina aveva ricevuta una chiamata di violazione di domicilio e disturbo della quiete proveniente dalla chiesa. Il giovane scosse il capo e ordinò di essere liberato da quelle catene. Giunsero altri poliziotti ed orinarono ai rapitori di non muoversi, ma l’oscuro signore dai capelli cinerei si volse e sorrise diabolicamente.
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Orazio Carena da Silva. Hai scelto la via del bene piuttosto che seguire le orme di tuo nonno. Sono sorpreso, ma pregare non ti servirà a nulla. Voi umani siete fragili, emotivamente e spiritualmente.’’- e lentamente mosse i suoi passi verso i poliziotti che puntavano le loro armi contro l’uomo in mantello. Orazio gli intimò di fermarsi ma nulla sembrò convincere il rapitore ad arrestarsi e all’ennesimo passo, venne aperto il fuoco. I caricatori vennero scaricati ma con orrore i poliziotti notarono le pallottole fluttuare a mezz’aria:
‘’Bel tentativo!’’- esclamò l’uomo per poi aprire la mano artigliata e far balzare verso il tetto l’intera squadra, chi urlava e implorava di essere risparmiato dal potenziale omicida mentre altri cercarono di ricaricare le loro pistole che vennero distrutte dalla frusta di Astaroth.
‘’Credo tu abbia ormai compreso, Empyrean. Ma, per educazione, risponderò al tuo quesito: io sono il Signore degli Inferi, Lucifero. Tuo padre.’’- disse, e quel nero mantello posto sul suo corpo a proteggerlo si rivelarono essere le sue ali, ossute e con una membrana grigio cenere, rivelando il suo vero corpo scolpito come quello di una vera divinità avvolto da abiti di seta borgogna. Il marchio sul polso sinistro di Empyrean vibrò prima di essere avvolto dalle fiamme e lo stesso fece il polso destro, provocandogli dolori strazianti che lo fecero gemere. Tutte le strane visioni, fin dalla sua nascita, ebbero senso in quell’istante:
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’Padre nuestro, que estás en el cielo, santificado sea tu Nombre. Venga tu reino, hágase tu voluntad en la tierra como en el cielo, da nos hoy nuestro pan de cada día…’’- Orazio bisbigliò una preghiera per chiedere la protezione di Dio, ma il Signore degli Inferi lo fece discendere mentre gli altri poliziotti erano svenuti a causa dello shock subito:
‘’Recitare il
Padre Nostro è inutile, Orazio. Dio non ha mai ascoltato le vostre preghiere. Non ha mai avuto amore nei vostri confronti. Il suo unico obiettivo era eliminare qualsiasi altra religione per consentire alla religione cristiana di essere l’unica ed indissolubile in tutto il mondo!’’- esclamò Lucifero, divertito dall’imbarazzo e il terrore di Orazio mentre Empyrean cercava di riprendersi dai suoi supplizi; le catene che lo avevano paralizzato scomparvero e il ragazzo poté avanzare barcollando verso colui che si rivelò essere suo padre. Orazio estrasse dal taschino una croce d’argento e ordinò a Lucifero di abbandonare quel luogo. Astaroth, Barbatos, Aamon e Pruslas risero sguaiatamente a quel mero tentativo di scacciare un potente demone:
‘’Lascialo andare!’’- esclamò Empyrean mettendosi tra suo padre e il poliziotto ormai pallido per il terrore di morire in una chiesa sconsacrata. Lucifero fece spallucce e fece schioccare le dita che causò la caduta di tutti gli agenti ferendoli e alcuni persero conoscenza a causa dell’impatto. Empyrean si accertò che Orazio stesse bene per poi volgersi irato a Lucifero:
‘’Come posso credere che
tu sia realmente mio padre? Per venticinque anni mia madre mi ha sempre detto che il mio vero padre era dall’altro lato del mondo impegnato in chissà quale missione e scopro che in verità è il Signore degli Inferi? Sono in uno scherzo televisivo o…’’
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’Oppure è solo una menzogna usata per proteggerti.’’- esordì una voce femminile alla loro sinistra, suscitando la sorpresa anche negli altri demoni. Dall’ombra comparve una donna dai lunghi capelli mossi color dell’ebano, un viso quasi angelico dagli occhi chiari e dal portamento elegante come gli abiti che indossava.
‘’Mamma? Perché sei qui? Sei dietro tutta questa buffonata?’’- domandò Empyrean, confuso e adirato per quello che stava accadendo; una giornata tranquilla tramutatasi in uno scontro tra demoni e umani e chissà cos’altro; i demoni e compagni di Lucifero tormentarono, nel mentre, i restanti poliziotti rimasti immobilizzati a mezz’aria schiaffeggiandoli o umiliandoli denudandoli dei loro indumenti per poi colpirli sulle natiche con violenti calci, il tutto condito da risate di scherno.
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Ofelia. Il tempo è stato benevolo con te. Sei meravigliosa come allora.’’- si intromise Lucifero, con un sorriso mesto. Ofelia, truce, si avvicinò a lui e rispose di lasciarli in pace e tornare nel suo mondo. Empyrean ebbe un secondo gemito di dolore proveniente da entrambi i polsi che presero a sfrigolare come carne su brace. Vide con suo orrore, che i simboli ‘dipinti’ brillavano pallidamente ma la pelle attorno si era tinta di rosso e il sangue causato da quelle ustioni gocciolò sul pavimento:
‘’Empyr, figlio mio, dobbiamo andare! Ora!’’- ordinò Ofelia, prendendo sotto braccio il proprio figlio quasi a trascinarlo verso l’uscita.
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No! Ne ho abbastanza di segreti e domande lasciate prive di risposta. Voglio la verità da entrambi!’’- la redarguì scostandosi da quell’abbraccio. Una seconda ondata di luce, luminosa come l’oro fuso e calda come l’estate, invase quel luogo abbandonato e dall’alto piombò qualcuno ornato di splendide ali bianche, una tunica rossa ed una spada di fuoco saldamente stretta in mano. L’Angelo notò i gendarmi implorare pietà e scomparvero dopo uno schiocco di dita da parte della creatura alata:
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Lucifero. Ofelia. E voi altri vermi.’’- esordì l’uomo dai capelli biondi avanzando avvolto dalla sua aura divina. Lucifero assunse la sua vera forma demoniaca, il viso divenne più scheletrico simile alle sue ali, le unghie si allungarono e affilarono come rasoi e le sue gambe si tramutarono in zampe equine pelose con zoccoli di metallo.
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Michele!’’- rispose il Signore degli Inferi cavernosamente ponendosi tra l’angelo e la sua famiglia. L’Arcangelo non sembrò intimorito dalla presenza del Signore degli Inferi, bensì dalla presenza della Serafina e dell’umano che soffriva in silenzio finché non sgranò gli occhi riconoscendolo. La creatura angelica alzò la spada con ostilità nei confronti del terzetto ed asserì solenne:
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’Che il Padre Nostro sia testimone di questa giustizia divina! Che la Terra ove i vostri peccaminosi piedi camminano sia la vostra tomba eterna! Requiscat in Pace!’’- e l’Arcangelo balzò su di loro, ma la frusta di Astaroth colpì il viso perfetto della creatura destabilizzando il suo volo e consentì a Lucifero si scattare fulmineo e colpirlo al ventre con uno degli zoccoli. Dall’alto della cattedrale giunsero altri angeli in soccorso del loro fratello, armati di lance e spade che impedirono al Signore degli Inferi di avanzare oltre, venendo accerchiati anche da arcieri posti sulle colonne. Empyrean faticava a restare vigile dovuto all’eccessiva presenza degli Angeli e dei Demoni in quella cattedrale dimenticata, mentre la pelle dei suoi polsi venne ricoperta da piaghe, i suoi occhi si riempirono di lacrime per il forte dolore patito e la sua mente venne invasa da voci spettrali in una lingua che non comprendeva:
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Questa è la potenza e la grandezza del Nostro Signore Dio. Le cicatrici subite dalla mia spada e dal giudizio del Signore non sono abbastanza per te, Lucifero?’’- chiese l’Arcangelo con fare provocatorio, prima di alzare nuovamente la spada ordinando agli arcieri di incoccare le loro frecce dorate e prepararsi alla pioggia purificativa sui traditori del Paradiso.
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Potenza? Grandezza? Siete solo sicari! Nulla vi distingue dai demoni!’’- ruggì Empyrean sprigionando i suoi poteri con tale violenza da spostare le panche e far perdere i sensi agli angeli arcieri. Gli spadaccini e i lancieri angelici attaccarono il ragazzo, ma egli li paralizzò evocando catene spinate sfruttandole per mutilarli e carbonizzarli. Michele si ritrovò nuovamente da solo e sbottò:
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Schifoso demone!’’- prima di eseguire un affondo per poter uccidere Empyrean, e quest’ultimo afferrò con la sinistra la spada infuocata spezzandola. La mano destra del ragazzo divenne bianca come la neve, chiudendosi a pugno e piombando sul naso dell’angelo rompendoglielo con un disgustoso suono. Il giovane non era soddisfatto e per far soffrire di più l’implorante essere afferrò una delle sue ali che prese fuoco immediatamente al tocco:
‘’Questa è la potenza di Dio, hai detto? Tu sei solo un mero uccellino privato della sua ala!’’- ringhiò Empyrean che strappò senza alcuna pietà la candida ala piumata dell’Arcangelo Michele facendolo svenire per lo shock, e fu lo stesso stato emotivo degli altri angeli che si ritrovarono alla mercé di un mostro sotto mentite spoglie di un ragazzo. Il Signore degli Inferi afferrò il ragazzo alle spalle e lo trascinò con sé e gli altri attraverso un portale e il tutto scomparve, inghiottito da una imperscrutabile tenebra. Empyrean si risvegliò, trovandosi disteso su dei blocchi di ghiaccio rosso circondato da diversi demoni, creature orripilanti ed anime agonizzanti che lo osservavano incuriositi o disgustati; tra di loro anche il Signore degli Inferi era presente, con un sorriso soddisfatto in volto.
‘’Figliolo sei sveglio finalmente. Ci stavamo preoccupando. Il mio Signore Lucifero mi ha riferito che tu sia stato in grado ferire gravemente l’Arcangelo Michele spezzandogli e strappandogli l’ala. ’’- asserì un demone dall’aspetto di un volatile agghindato con un abito elegante che lo aiutò a rialzarsi
‘’Quindi questo sacco di carne ha strappato una delle ali di Michele? Questo sacco di carne è tuo figlio Lucifero?!’’- chiese un demone dai capelli rossi e fisico slanciato, incredulo per quella notizia.
‘’Sì, caro
Haborym. Lui è Empyrean, mio figlio.’’- rispose Lucifero, orgoglioso di aver assistito ad una piccola vendetta nei confronti di un subordinato dei Cieli, suscitando fischi ed esclamazioni di pura sorpresa da parte degli altri demoni. Due demoni ustionati, coperti di pece secca e armati di uncini si gettarono in picchiata su di lui ed osservarlo da vicino:
‘’Eppure sembri un semplice umano.’’- disse il primo demone con dei lunghi graffi sul viso dal naso adunco e gli occhi completamente giallo paglierino. L’altro demone gli punse l’ala redarguendolo:
‘’Rispetta il figlio del Signore degli Inferi, stupida gallina spelacchiata!’’
‘’A chi ha dato della gallina spelacchiata?!’’- sbraitò il secondo demone afferrandogli la coda prossimo a colpirgli il naso. Lucifero, già stanco di quel bisticcio infantile esclamò:
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Calcabrina! Alichino! Basta così stupidi demoni e tornate al vostro dovere!’’- e i due demoni si inchinarono tentennanti innanzi al terrificante aspetto del loro Signore per poi spiccare il volo verso le voragini di fiamme a fondo valle. Empyrean ebbe altri spasmi agonizzanti ai polsi, notando diverse screziature su entrambi che sembrarono animarsi come fiamme per poi cessare. La madre di Empyrean, tremante per il freddo si avvinghiò in un lungo abbraccio e fu contenta di rivedere il proprio figlio sano e salvo.
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’Perché mi hai mentito per tutto questo tempo, mamma?''
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Nota per i lettori: La frase detta da Empyrean nel vicolo significa ''Liberatemi.'' Non avendo trovato una guida sui verbi in lingua Enochiana (E dubito ci sia) mi sono affidato alle lettere dell'alfabeto per formare tale frase.