-
K-Kreacher… portami via da qui… portami da
Sirius…
La
gola gli bruciava come se gli stessero andando a fuoco i polmoni
dentro il suo petto. Annaspava sui gomiti verso l’elfo mentre
la
vista diveniva ogni minuto più appannata, mentre sentiva che
qualcuno stava tirando il sipario sulla sua breve vita. Aveva bevuto
fino all’ultima goccia di quella pozione maledetta e ora
bramava
soltanto due cose: una coppa d’acqua oppure la morte. Le
desiderava
con la stessa intensità per via dei dolori che lo scuotevano
da capo
a piedi. Gli sarebbe importato poco se gli fosse stata data una
piuttosto che l’altra.
-
Ma padrone… il Signore Oscuro così vi
troverà.
-
Kreacher! Ti prego, aiutami! - il mago afferrò il cencio con
cui era
solito abbigliarsi, quella vecchia federa consunta che per
l’elfo
era divenuta un vestito.
-
Sì, padron Regulus. - quelle tre parole erano intrise del
loro
rapporto, all’apparenza semplice ma che celava molto di
più di ciò
che si potesse vedere in superficie. L’uomo l’aveva
protetto e
ora stava a lui ricambiare al favore, anche se ciò voleva
dire
disubbidire ai suoi stessi ordini, anche se ciò voleva dire
tradire
Lord Voldemort.
La
smaterializzazione fu rapida ma per niente indolore. Una volta giunti
a Godric’s Hollow, di fronte alla dimora dei Potter, Regulus
Black
dovette chinarsi fino a toccare il suolo con la fronte. Il suo
stomaco, in quel momento, attivò il più antico
meccanismo di
auto-difesa, lasciando che rimettesse proprio in quel momento,
insozzandosi completamente la veste e il corpo.
Fu
Kreacher a bussare alla porta in cerca d’aiuto. Il mago non
riusciva neanche a muoversi e continuava a rotolare su sé
stesso,
peggiorando ogni volta le sue condizioni igieniche.
Per
questo motivo, Sirius Black stentò a riconoscere la figura
del
fratello spasimante in quella pozza di bile.
-
Padron Sirius, Kreacher vi ha portato Padron Regulus come da lui
richiesto, anche se Kreacher avrebbe preferito portarlo alla padrona
Walburga…
-
C-cosa diavolo gli è successo?
In
un attimo Sirius fu ai piedi del fratello e
l’aiutò a rimettersi
in piedi.
-
Santo cielo, Regulus, chi ti ha conciato così?
-
A-Acqua…
Boccheggiava
ormai per gli effetti della pozione; non sapeva cosa avrebbe causato
al suo corpo quando aveva cominciata a berla in quella vecchia
grotta.
-
LILY! JAMES! AIUTATEMI! - gridò per tutta risposta Sirius,
indirizzando le proprie urla verso la casa che era avvolta
nell’oscurità ormai già da diverse ore.
Quando
finalmente Regulus fu fatto accomodare in cucina, l’effetto
della
pozione era quasi completamente svanito. La sete no, però.
Vuotò
una coppa, colma d’acqua fino all’orlo, in un unico
lunghissimo
sorso. Sembrò star meglio all’istante.
-
Ora va meglio… vi ringrazio.
Solo
in quel momento s’accorse che le figure attorno a lui erano
aumentate e che lo stavano fissando tutte insieme con una spiccata
sfumatura di preoccupazione nelle loro espressioni.
-
Cos’è successo, Regulus? Che ci fai qui? -
sentì la voce di
Sirius che si riavvicinava, come se qualcuno stesse percorrendo un
lungo tunnel e nel frattempo si stesse rivolgendo direttamente a lui.
Anche la vista piano piano torno a schiarirsi, togliendo quelle ombre
che era sicuro ne stessero presagendo la morte. Fu allora che
notò
la bacchetta del fratello puntata direttamente alla gola.
-
Confessa, fratellino, ti ha mandato il Signore Oscuro? - lo
incalzò
vedendo il senno che tornava a riempire il suo sguardo.
-
No, Sirius. Datemi solo un attimo di tempo per darmi una sistemata e
vi spiegherò tutto.
Prese
la bacchetta e fece per muoverla così da potersi pulire per
bene
dagli eventi di quella notte ma sentì la punta di quella di
Sirius
puntellarsi più in profondità nel collo, tanto da
farlo trasalire.
-
Capisco. Ho bisogno di parlare con Silente, questo è
possibile?
-
Sputa il rospo, Regulus! Prima che io ti faccia saltare la testa dal
corpo! - sbraitò il fratello a sottolineare quel
temperamento
Grifondoro che tanto li avevi allontanati negli anni.
-
Sirius… calmati. - la mano di James afferrò
saldamente la spalla
di Sirius, per donare maggior empatia a quella frase –
Finirai per
spaventare Lily e io questo non posso permettertelo…
-
A dire il vero ci vuole tutt’altro per spaventarmi, caro.
Anzi,
sono d’accordo con Sirius. Questo non è forse il
fratello
Mangiamorte di cui ci hai parlato così spesso? -
ribatté la stessa
donna con un punto di stizza nella voce. Si percepiva che sapeva e
voleva difendersi da sola.
Una
scintilla d’orgoglio s’accese nel petto di Regulus.
Questo voleva
dire che, nonostante tutti quegli anni divisi, ancora si ricordava e
parlava di lui. Certo, con parole poco lusinghiere ma almeno non
aveva fatto come i loro genitori, cercando di cancellare ogni suo
passaggio in vita, arrivando addirittura a bruciare l’arazzo
di
famiglia proprio nel punto in cui avrebbe dovuto trovarsi Sirius.
Lasciò che quel moto d’orgoglio gli si spegnesse
dentro poi
proferì con tono calmo:
-
Sì, sono io. Senza dubbio voi dovete essere i Potter,
immagino.
Lasciate che mi presenti: Regulus Black, fratello minore di Sirius e
Mangiamorte rinnegato. Almeno da questa notte.
-
È uno stupido trucco, non ci credete! - esclamò
il fratello non
appena vide lo stupore per l’ultima frase affiorare sui volti
dei
suoi più cari amici – È anche da lui
che mi avete nascosto
finora! Proprio per colpa sua sono dovuto andar via da casa! Avanti,
dillo fratellino, sei venuto a ucciderci tutti per ordine di
Tu-Sai-Chi, non è così? Eh? Rispondi!
Il
tono della sua voce crebbe fino a diventare un ruggito nelle ultime
parole. La bacchetta di Sirius continuava ad affondare nella carne,
tanto che se fosse stata anche solo leggermente appuntita
l’avrebbe
potuto trafiggere senza difficoltà.
-
No, non sono qui per uccidervi. Anzi. Sono qui per chiedervi aiuto.
Il
silenzio calò improvvisamente nella stanza, l’aria
all’interno
era talmente tesa che nessuno di loro si azzardò a muovere
un
muscolo finché Regulus non riprese a parlare:
-
Stanotte ho toccato con mano cosa è disposto a fare Lord
Voldemort
per diventare il mago più potente di tutti i tempi
e… ne ho le
prove con me.
Tirò
fuori da una tasca della veste un vecchio medaglione, i cui riflessi
di smeraldo ballarono per un attimo sulle sue mani.
-
Non vi chiedo tutto questo senza sapere a cosa potreste andare
incontro. Ma sono sicuro di potervi offrire qualcosa che possa anche
solo minimamente ripagare il vostro aiuto: una parte
dell’anima del
Signore Oscuro.
Lasciò
che il medaglione danzasse ancora di fronte agli occhi dei presenti e
solo allora si rese conto di un dettaglio che fino a quel momento non
aveva colto. La ragazza che lo stava fissando con quei bellissimi
occhi azzurri, era in uno stato avanzato di gravidanza.
Deglutì
a fatica, sapendo quanto disturbo stava loro arrecando in quel
frangente. E a quanto pericolo li stava esponendo.
Sirius
approfittò di quel momento di distrazione per strappare il
medaglione dalle mani di Regulus.
Non
trovò molta resistenza sulla sua strada, probabilmente
perché il
fratello minore non vedeva l’ora di liberarsene. Difatti da
che
l’aveva raccolto dal bacile di pietra, percepiva
distintamente
l’atroce aura che sprigionava quell’oggetto e, al
solo lasciarlo
andare, gli parve di essersi liberato di un peso.
-
Sirius… manda un gufo a Silente, presto! Dobbiamo parlare
con lui
quanto prima. Lily, tu invece torna a stenderti. Scopriremo subito se
si tratta d’ un falso e se tuo fratello sta tentando di
ingannarci.
Intanto, Regulus, non me ne volere… Incarcifors! - un rapido
movimento della bacchetta di James e da essa cominciarono a sgorgare
catene che si avvilupparono attorno al corpo del Mangiamorte.
Dal
canto suo, Regulus non apparve minimamente turbato. Comprendeva
benissimo che tutto quello che gli stava succedendo in quella stanza
non era altro che il frutto degli anni spesi all’ombra della
veste
del Signore Oscuro. Non poteva di certo aspettarsi che gli avrebbero
creduto così, seduta stante, quando aveva detto loro che
aveva
rinnegato i valori di una vita in una sola notte. Gli sarebbe
piaciuto che potessero vederlo dentro, che l’avessero
sottoposto a
un interrogatorio con il Veritaserum. Ma per la prima volta in vita
sua si sentiva libero, un paradosso a pensarci bene, poiché
era
incatenato a terra. Quella notte gli aveva aperto gli occhi sulle
nefandezze di cui era stato complice e non avrebbe passato
un’ora
di più in quello stato correo.
-
Insomma, James. Dimostra un po’ di buone maniere. -
nuovamente la
voce di Lily ruppe il silenzio. Regulus si ritrovò a
ringraziarla
con gli occhi dopo ch’ella l’ebbe ripulito dal
sudiciume di cui
s’era cosparso da solo, con un semplice movimento della
bacchetta.
Sirius intanto era schizzato nella stanza confinante, troppo lontano
dagli occhi del fratello per vedere con quali scattosi movimenti egli
stava scrivendo la lettera per Silente. Si prese persino una beccata
dal gufo dei Potter poiché era stato troppo indelicato nel
consegnargli la lettera.
-
Tesoro, vai a stenderti. Sono preoccupato per la tua condizione in
questo momento. - James strinse a sé la moglie, pronunciando
quelle
parole con dolcezza mentre le carezzava le mani. Ella annuì
silenziosamente, e senza proferire ulteriori parole
s’allontanò
per ritirarsi al piano superiore. Non mancò di lanciare un
ultimo
sguardo al prigioniero nel loro soggiorno, un’occhiata che
racchiudeva in sé diffidenza e compassione. Un contrasto
così
nitido che quasi si riusciva a interpretare nei suoi occhi dove
terminasse uno e iniziasse l’altro.
Fu
allora che Regulus si ritrovò a doversi piegare
all’indietro
poiché James gli aveva afferrato i capelli dietro la nuca,
tirando
con forza in modo da fargli alzare il mento.
-
Ascoltami bene ora – gli sibilò a un palmo dal
viso – non so chi
tu sia se non per i racconti di Sirius, sappi però che
voglio
vederci chiaro in questa faccenda. Osa soltanto pensare di ingannarci
e ti giuro che quello che ti avrebbe fatto il Signore Oscuro
sarà
nulla in confronto a come ti ridurrò. Mi sono spiegato?
La
rabbia che fuoriuscì da quelle parole ebbe
l’effetto di un pugno
in faccia, un chiaro monito che, comunque, Regulus non poteva dirsi
ancora al sicuro neanche lì. Neanche dopo aver offerto loro
una
parte del suo Signore. Neanche ridotto a prigioniero dalle stesse
persone che stava cercando di aiutare.
Annuì,
cercando di richiamare a sé tutto il coraggio di cui
disponeva. Non
tremò neanche per un secondo e non distolse lo sguardo dagli
occhi
di James Potter neanche per un secondo.
Stava
vivendo moltissime sfumature di sentimenti che neanche sapeva di
poter provare e la paura era una di queste, eppure non ne provava per
quell’uomo che stava solo cercando di proteggere la sua
famiglia.
-
Fatto. - Sirius tornò nel soggiorno, giusto in tempo per
assistere a
tutta la scena. Sorrise al suo migliore amico e questi
lasciò
immediatamente la presa sul fratello.
-
Vado a vedere come sta Lily. Fintanto che Silente non si
farà vivo,
vi lascio soli. Sono sicuro che avrete più di qualcosa di
cui
parlare.
E
così fece, accompagnando quelle parole con un cenno
d’assenso
verso Sirius, prima di salire anche lui al piano di sopra.
Fu
solo in quel momento che Regulus si rese conto che erano rimasti
effettivamente in due nella stanza. Dov’era finito Kreacher?
Non
ebbe il tempo di pensarci oltre poiché si ritrovò
il fratello
maggiore seduto accanto a lui.
-
Non so cosa ti abbia fatto pensare che ti avremmo protetto. A dire il
vero, non capisco proprio cosa ci faccia tu qui… - furono le
prime
parole che gli rivolse dopo anni, senza contare le minacce di poco
prima, ovviamente.
-
Posso essere sincero, fratello? - gli costò parecchia fatica
riuscire a girarsi per poterlo guardare negli occhi, ogni movimento
in eccesso che produceva pareva che le catene
s’avviluppassero di
più intorno al suo corpo – Non lo so neanche io.
Siamo sempre
stati l’uno la nemesi dell’altro, pur essendo
cresciuti sotto lo
stesso tetto. Eppure sentivo che era la cosa giusta da fare. Che qui
avrei trovato un rifugio sicuro. Probabilmente è stata la
disperazione a farmelo pensare. Tuttavia, sento che finalmente
abbiamo qualcosa che c’accomuna dopo tutti questi anni.
-
Cosa?
-
Ora siamo entrambi reietti, Sirius. Sulle nostre teste pende la
stessa lama. È buffo pensarlo quando soltanto ieri ero io a
impugnare questa stessa lama, ma è così.
Comprendo perfettamente
che, ora come ora, ti risulti impossibile fidarti di me. Ma se
deciderai mai di farlo, sappi che mi troverai ad attenderti.
Fu
strano per Regulus parlare al fratello in quel modo, a cuore aperto,
dopo un’intera vita passata ad essere come cane e gatto. Ma
non gli
venne difficile, quelle parole gli caddero di bocca ancor prima che
potesse pensarle. Lo sentiva davvero, proprio perché le
gesta che
aveva compiuto quella notte l’avevano portato sullo stesso
piano di
Sirius. In un certo senso aveva firmato la sua condanna a morte
rubando quel medaglione. Ed era sicuro che questo il Signore Oscuro
lo sapesse. Lo sentiva. E non potendo più tornare indietro,
non
poteva far altro che cercare aiuto e conforto in quella figura
familiare così sconosciuta.
Ormai
erano anni che portava sulla pelle il Marchio Nero, ma sapeva che,
nonostante l’avesse rinnegato, per Sirius sarebbe rimasto
marchiato
a vita. E non sul braccio, in bella mostra. Dentro,
nell’anima.
Quello era un marchio che il fratello maggiore gli aveva impresso col
fuoco, sin da quando erano bambini.
Silenzio.
E poi:
-
Hai ragione, Reg. Non mi fido di te…
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