Una cartolina da Volpilandia

di annika0775
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1.

Nonostante le finestre siano chiuse da lastre di alabastro, sufficientemente sottili da lasciar passare la luce, ma inesorabilmente troppo grosse per essere trasparenti, riesco a immaginare il cielo terso di una mattina di primavera inoltrata. Sento il grido dei gabbiani sui tetti del villaggio e rimpiango di non essere uno di loro per poter sfuggire al mio destino. Da bambina avrei dato chissà che cosa per essere il Comandante della Guardia. Onestamente, sono molto onorata di occupare questa carica, ma non mi ero resa conto dell’aspetto ‘politico’ della questione. Non mi sono mai interessata di politica, avendo per giunta passato metà della mia vita a Canlandia, dove questa era corrotta e soggiogata alla criminalità, ne ho sviluppato una certa generale insofferenza.

-Comandante Mecson!- balzo sulla sedia e torno alla realtà. Non ho avuto molto tempo per veleggiare sopra i tetti di ardesia. Mi alzo in piedi, con un cenno di inchino. Il mio interlocutore è uno degli Anziani. Il Consiglio poteva procedere tranquillamente anche senza di me, ma il senatore Lynn ha una certa predilezione per mettermi in mezzo –Come stanno andando i preparativi per la Giostra di Mezzestate?- appunto: non c’è praticamente nulla da preparare. Dacché Volpilandia è di nuovo libera, la Giostra di quest’anno sarà la festa più grande che le volpi possano desiderare e tutti i cittadini, nessuno escluso, si stanno facendo in quattro per celebrare una ricorrenza antica che si riempie ora di un nuovo significato.

-Tutto si svolge regolarmente, Signore.- rispondo compunta. Ma lui non è soddisfatto, anziché continuare a litigare con i suoi colleghi, si dedica interamente a me, girandomi intorno in cerchio, come uno squalo

-Le guardie sono adeguatamente preparate a offrire un consono servizio d’ordine?

-Le guardie sono preparate, Signore.

-Ho sentito dire che voi passiate troppo poco tempo a Palazzo, per assicurarvene personalmente, invece preferiate cavalcare per la macchia.- adesso attacca con le cavalcate. La scorsa settimana qual era il problema? Ah, già, gli scudi non erano stati riverniciati! –E che non abbiate molta premura per l’ordine pubblico.- lancio un’occhiata al Podestà: non coglierò la provocazione di questo tizio. Cerco disperatamente qualcosa da dire che non possa sembrare offensivo. La dialettica non mi si addice e il Podestà lo sa benissimo, così interviene bonario:

-Senatore Lynn. Sappiamo tutti quanto il Comandante abbia fatto in questi mesi per riportare la Guardia all’antico splendore. Allenamenti tutti i giorni, che possiamo vedere con i nostri occhi affacciandoci alle balaustre. Il cortile del Palazzo non è mai stato così pieno di attività. Inoltre ho ben apprezzato l’apporto interculturale del Comandante riguardo le tecniche di lotta e le armi dei cani.

Si sistema sul suo scranno e rivolge uno sguardo severo a quell’attaccabrighe di Lynn, ma questi non demorde e attraversa la sala a grandi passi. Noto che ha cura di appoggiare i piedi solo sulle mattonelle nere. Che sia un alfiere degli scacchi in incognito?

-Eccelso Podestà. Sono stato informato di un fatto, alquanto grave, occorso qualche giorno fa.- ripetendo gli stessi movimenti, torna di fronte a me con l’indice alzato e gli occhi spiritati –Ebbene sono stato messo a parte di uno spiacevole diverbio degenerato in rissa all’osteria del porto, che ha comportato l’intervento di due guardie- capirai! All’osteria del porto farebbe più notizia che NON ci fosse stata una rissa –nella quale era coinvolto pure quel vostro… insomma…- voltandosi con gesti plateali rivolti agli Anziani, per enfatizzare la sua carenza lessicale -…aiutatemi voi, Comandante, perché non so proprio come definire il giovane Cryson. Il vostro…- Magari: pescatore? Oppure Hevelry Cryson e basta, essendo un individuo a sé stante, come me, il Podestà o tutti i membri del Consiglio? Eppure alcune menti contorte devono per forza sminuire le persone, accomunandole epiteticamente ad altre: ‘il figlio di’, ‘la moglie di’eccetera eccetera. Quando poi questo legame riguarda Helsa e me, ecco che alcuni membri del Consiglio diventano molto abbietti, senza lesinare critiche né commenti:

-Hevelry Cryson è il mio compagno, Signore.- anche se penso che di signorilità non ne abbia un briciolo

-Ecco! Compagno. Questi neologismi… queste discutibili usanze canilandesi. Ma tornando prontamente al vostro compagno, Comandante, in pratica come avete provveduto a riguardo?

-Hevelry è stato vittima di un’aggressione, Signore. Sentite le guardie intervenute e appurato che le versioni collimavano, non ho fatto nulla. Ricordo che liti come quella sono all’ordine del giorno all’osteria...- era esattamente ciò che voleva sentirmi dire. Lynn gongola voltandosi verso il Consiglio e, rivolto direttamente al Podestà, parte con la sua arringa:

-Ecco quello che intendevo, Eccelso! Come avete udito tutti chiaramente, secondo il Comandante Mecson i continui tafferugli che hanno luogo in paese sono all’ordine del giorno!- è così da secoli –Di conseguenza egli- si riferisce a me sempre al maschile: non capisco se ciò che lo irrita maggiormente sia il comandante femmina o ‘femmina’ in senso lato -non intende neppure evitarli. E con queste premesse, definisce ineccepibile l’addestramento della Guardia? Eccelso, Signori tutti, io mi guarderei da codesta tracotanza!

Nel consiglio esplode un brusio. Molti dei senatori sono d’accordo con Lynn, ma nessuno osa esprimersi apertamente, visto che la mia nomina a Comandante è stata un’idea del Podestà. E anche ora egli si alza a difendermi:

-Signori, calmatevi. Da quando in qua vi preoccupate delle risse all’osteria? Ricordo più d’uno di voi averne preso parte, in gioventù! Nulla è mai successo di grave, a parte un vigoroso diverbio finito a pugni. Siamo volpi, animi infiammabili! Che colpe addossereste al Comandante, quando in ogni modo le guardie si presentano prontamente in caso di necessità? Orsù, pensiamo invece alla festa imminente. Al fatto che Volpilandia è libera e il nostro popolo lieto ora come non lo è stato da nove anni a questa parte. Comandante Mecson, proseguite il vostro lavoro, così alacremente come finora avete fatto.

Mi inchino al Podestà e siedo al mio posto. Il brusio si è quietato, ma gli sguardi che i senatori più conservatori mi lanciano non sono benevoli e non smetteranno di attaccarmi fino a che non mi sarò arresa, tuttavia non mi conoscono ancora: non sanno quanto io sia avvezza a lottare e che non rinuncerò al mio ruolo tanto facilmente.





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