Maternità/Paternità
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi
appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e
della Toei Animation.
21 - Rei e
l'istinto materno (sette mesi)
Adam Foster era venuto alla luce da venti ore. Andando a trovarlo in
ospedale per la seconda volta, Rei scoprì che non era cambiato rispetto
al giorno prima: aveva ancora un naso enorme, il volto arrossato, gli
occhi gonfi e la pelle raggrinzita.
Ami lo teneva sulle ginocchia unite, parlandogli mentre giocava con le
sue mani minuscole, incapaci di stare ferme.
«Ti piace così?» mormorava. «Hai freddo? No, vero, è ancora estate. Fa
meno caldo adesso, si sta proprio benissimo. O forse stavi meglio dentro
la mia pancia? Ma stavi crescendo, avevi bisogno di uscire.» Posò un
bacio soffice sulla sua fronte, rimirandolo come se tutto in lui fosse
un miracolo.
Senza sapere perché, Rei toccò il proprio addome rigonfio. «Stai
meglio.»
Ami si voltò, accorgendosi della sua presenza. «Ciao!»
«Ciao. Hai riposato.»
«Sì. Adam è stato buono, gli ho appena dato da mangiare.»
Rei si avvicinò al letto. «Ho portato un tutina per lui.»
«Capita a proposito.» Ami allungò le mani. «Ha macchiato le altre, Alex
è andato a prenderne una nuova.»
«Lo abbiamo incontrato all'ingresso. Yu si è fermato a parlare con
lui.»
Annuendo Ami tornò a prestare attenzione al suo bambino, spostandosi
sul materasso come se stesse maneggiando un vaso di cristallo. «Okay»
mormorò rivolta a lui. «Ora ti appoggio sopra il letto e togliamo questa
tutina sporca, hm?»
Era madre da meno di un giorno, ma sembrava che lo fosse da tutta la
vita.
Rei si avvicinò con cautela, per imparare. Ami stava svestendo suo
figlio partendo dal basso. Gli sollevò la tuta fino all'inguine,
scoprendo due gambe arcuate simili a quelle di un ranocchio. Al posto
dell'ombelico il bambino aveva... Rei scostò lo sguardo per un secondo.
Ami notò il suo disagio. «È il moncone del cordone ombelicale. Cadrà
tra qualche giorno.»
«Sembra una ferita. Non gli farà male?»
«No, basta non toccarla troppo.»
Rei smise di commentare, lasciandola al suo lavoro. Adam aveva
aggrottato la fronte nel ritrovarsi nudo, coperto solo dal pannolino. Il
suo viso era deformato in un piccolo grugno che gli conferiva un aspetto
perennemente arrabbiato.
Rei tolse la nuova tuta dalla busta, passandola ad Ami. Lei adorò la
scritta che campeggiava sul petto. «The best boy.» Si illuminò e parlò
ad Adam come se lui potesse capirla. «È giusto, sei il best boy.
Il più intelligente! Stai già provando a capire cosa si prova a venire
vestiti, hm? Vediamo se questa tutina va bene o è troppo stretta.»
Troppo stretta? «L'ho presa di taglia zero.»
Ami distolse per un istante l'attenzione da suo figlio. «Non
preoccuparti, è lui che è grande. Per questo è uscito un po' prima. Ma
per fortuna sta bene, era solo ansioso di vedere il mondo.»
Rei si stupì nel rendersi conto che Ami era letteralmente...
innamorata. Aveva le guance rosate e le brillavano gli occhi. Il suo
universo roteava intorno all'esserino di tre chili e mezzo che si
agitava senza scopo sopra le lenzuola.
Cercò di sorridere quando la nuova madre le mostrò con fierezza bambino
e tuta.
«Grazie. È il regalo più utile.»
«Di niente.»
Restarono per un momento in silenzio, Ami di nuovo persa nella
contemplazione di suo figlio. Quando accennò a spostarsi all'indietro
sul letto, Rei la aiutò a sistemare i cuscini dietro la schiena. «Riesci
già a camminare?»
«Sì, da ieri. Poi se vuoi ti racconto tutto.»
Non era sicura di voler sapere.
Ami si divertì. La capì senza bisogno di parole. «Non è stato così
terribile. E ne è valsa la pena.»
Per lei senza dubbio, era evidente.
Ami accarezzò una guancia di suo figlio, facendogli aprire la bocca. Di
secondo in secondo lui dava vita a una smorfia nuova, come se stesse
testando il funzionamento dei muscoli facciali.
Ami amava ogni sua espressione. «Ha un faccino un po' strano, vero?»
Rei non glielo avrebbe confermato nemmeno sotto tortura.
Ma la sua amica non la stava guardando. «Stamattina è venuta Eve-san.
Ha detto che da piccolo Alexander era identico - tutto corrucciato,
proprio come Adam.»
Ah, allora c'era una spiegazione. Sapeva che i neonati cambiavano dopo
i primi giorni, ma non si era aspettata che da due persone avvenenti
come Ami e Alexander saltasse fuori qualcosa di così... poco carino, per
essere gentili. Quindi era genetico dal lato paterno.
Ami aveva interpretato i suoi pensieri, ma non se l'era presa. «Sai,
anche se rimanesse così... io lo troverei sempre bello. Hai visto come
cerca di toccare tutto con le mani? È perfetto, è proprio come lo avevo
immaginato.»
A Rei venne un groppo alla gola. «Sei una mamma splendida, Ami.»
«Lo sarai anche tu.»
Prima che potesse rispondere venne interrotta dall'arrivo di Alexander
e Yuichiro. Il nuovo padre la salutò velocemente e fece il giro del
letto, indaffarandosi a mostrare ad Ami i nuovi acquisti.
Yuichiro guardava da lontano, come se non volesse intromettersi. «Ehi,
quant'è cambiato!»
Alexander gli fece segno di avvicinarsi, estasiato. «È sempre meno un
piccolo Alien.»
«Dài» protestò Ami.
Alexander si era inginocchiato, tenendo a coppa la testa di suo figlio.
«Piano piano tornerà ad avere il faccino che abbiamo visto quand'era
nella pancia. E se somiglia veramente a me, diventerà il bambino più
bello che sia mai esistito nella specie umana.»
Yuichiro scoppiò a ridere e Alexander si bloccò dal prendere in braccio
suo figlio, per non toglierlo ad Ami. Ci fu un istante in cui
comunicarono con uno sguardo, poi lei gli cedette Adam volontariamente,
in apprensione all'idea di allontanarsi da lui. Alexander rimase nei
paraggi, mostrando con fierezza il suo tesoro. «Vedi? Questo è il mio
naso.»
Yuichiro si era avvicinato a guardare.
«Dovrebbe avere gli occhi di Ami, solo che ancora non si vede bene.
Però ci somiglia già come carattere, osserva tutto.»
«È veramente bello.»
Yuichiro era sincero nel complimento. Guardava il bambino dei loro
amici come se fosse una creatura rara che non vedeva l'ora di conoscere
da vicino. I suoi occhi brillavano appena un po' meno di quelli dei
nuovi genitori, solo perché Adam non era suo.
Rei non disse più niente e dieci minuti dopo lei e Yu lasciarono
l'ospedale, per lasciare ad Ami e Alexander un minimo di tranquillità
prima dell'arrivo degli altri.
L'ingombro della sua pancia non era mai stato tanto pesante in quei
sette mesi.
Cercò di non pensarci e continuò a camminare. Yu la teneva per mano
senza guardarla, perso nei suoi sogni a occhi aperti. Giunsero nello
spiazzo d'ingresso dell'ospedale, deviando verso un vialetto alberato.
Rei non resistette più e lo tirò piano, imponendogli di fermarsi.
Girandosi, lui la guardò in faccia. Non si sorprese di vederla con gli
occhi bagnati. Si allungò di tre passi e si sedette sulla panchina più
vicina. Allungò le braccia nella sua direzione. Rei lo strinse e poté
singhiozzare piano, senza drammi, con la faccia tra i suoi capelli.
Lasciò uscire il dolore, lentamente, e questo le permise di dargli un
nome. «È...» Si passò una mano sul naso. Yuichiro recuperò un
fazzoletto, porgendoglielo. Le uscì un ultimo sospiro di pena. «È un
galletto spelacchiato.»
Lui cercò di non ridere troppo forte, tenendole il viso tra le mani.
«Lo è» insistette lei.
«Sì» le concesse lui. «Per ora sì.»
«Ami lo ama da morire.»
Lui pensò di capire dove volesse arrivare, ma la lasciò finire.
«Se Iria sarà uguale, non so se riuscirò a essere come lei.»
«Non devi.»
«Ma è bello che Ami lo ami così tanto... E anche se io voglio bene a
Iria, ho l'istinto materno di un blocco di ghiaccio. Non dovrebbero già
piacermi i neonati?»
«Be'... non per forza.»
«A te piacciono.»
«Io immaginavo la nostra.»
Appunto. «Se Iria sarà come il figlio di Ami... forse non vorrò
abbracciarla tanto, Yu.»
«Andrà bene lo stesso.»
«Non sentirà che non la amo abbastanza?»
«A quell'età secondo me stanno ancora cercando di capire cosa sia la
fame.» Vedendo che lei soffriva ancora, la consolò premendo la bocca
contro la sua guancia. «La abbraccerò tanto io, finché non diventerà per
forza più carina. È figlia tua.» Si mangiò un sorriso. «Non ero io
quello che si preoccupava che non venisse fuori troppo bella, per via
dei miei geni?»
Non era quello il punto. «Tutte le foto di bambini di tre o quattro
mesi che ho visto mi fanno già più tenerezza. Sono belli così, quando
sono... paffuti. Non pensavo che alla nascita sembrassero così poco
umani.»
«Dei piccoli Alien» ripeté Yuichiro.
Nonostante tutto Rei rise piano.
«Hai visto quant'è vanitoso Alexander? Eppure ama lo stesso il suo
bambino. Tu sarai uguale e se non sentirai la stessa cosa... andrà bene
comunque. Stai già facendo tanto ogni giorno per Iria.»
Non sentiva più di sacrificarsi. Non così tanto. «Sto aspettando che da
un giorno all'altro si risvegli in me l'istinto materno.» Sperava tanto
di averlo, perché al momento vagava in alto mare. Aveva imparato ad
accettare e ad amare la presenza di Iria, ma le capitava ancora di
guardarsi allo specchio e di non riconoscersi nel suo nuovo aspetto - di
non vedersi né immaginarsi come una madre, né ora né nel prossimo
futuro.
Perlomeno non stava ingrassando tanto.
Yuichiro attirò la sua attenzione prendendole entrambe le mani. «Ho io
l'istinto materno. Non vedo l'ora di darle il latte, di cambiarle il
pannolino, di coccolarla... Invece tu non vedi l'ora di giocarci, vero?
Quando Iria riuscirà a capirti e a risponderti. Possiamo chiamarlo
istinto paterno. Da che mondo e mondo i bambini crescono benissimo con
questa combinazione nei genitori.»
Non suonava così astruso come ragionamento. Sospirò. «Speriamo.»
«È una certezza.» Yuichiro si batté una mano sul petto. «Farò andare
tutto bene.»
La cosa bella era che lei si fidava.
Le aveva fatto bene sfogarsi. «Questo è il pianto numero...?»
«Duecentonovantaquattro.»
Gli schioccò un dito sul naso per il numero gigante che si era
inventato. «Fortuna che non tieni il conto.»
«Ma li sto memorizzando tutti.»
Lei si era allontanata verso il centro del vialetto, ma Yuichiro la
riprese tra le braccia. «Mi piace come ti senti bene dopo. Ora non ti
sembra più una sconfitta farmi sapere come ti senti.»
No, non più. E forse, quando avesse sfornato la bambina e fosse tornata
se stessa, sarebbe diventata una persona più centrata ed equilibrata,
che non aveva più bisogno di frignare ogni due per tre. Ma per il
momento, adorava essere consolata e non sentirsi giudicata.
Inspirò aria, sentendo che era carica di umidità. «Sta per piovere.»
Gli ultimi temporali estivi. «Corriamo.»
Yuichiro posò una mano sulla sua pancia. «Non troppo, stai attenta.»
Rei roteò gli occhi al cielo. «Se non mi muovo divento una balena.» E
non avrebbe preso la cosa bene come Ami.
Iria doveva proprio farle il favore di toccare al massimo i tre chili o
lei si sarebbe rifiutata di partorirla.
«Non diventerai una balena.»
Su quel punto i complimenti non le interessavano, contava solo il
responso della bilancia. «Vedremo.»
«Basta che mangi quello che ti senti.»
Non si limitava certo con le cose nutrienti. «Basta che tu smetti di
portarmi torte.»
«Ma ti aiutano quando sei di cattivo umore...»
«Sarò ancora più di cattivo umore se prendo troppo peso. A quel punto
mi porterai altre torte, ingrasserò ancora di più e il circolo vizioso
non avrà fine!»
Yuichiro ormai rideva senza ritegno.
Rei voleva accopparlo. «Guarda che poi ti darò tutta la colpa!»
«È la mia parte in tutto questo. Sono qui per essere incolpato.»
«Me la prendevo io la colpa se tu ti prendevi la pancia.»
«Sai che lo avrei fatto.»
Non era nemmeno uno scherzo. Riflettendoci su, lo rese tale lei mentre
camminavano di buona lena. «Non sarei venuta a letto con te se fossi
stato incinto.»
Una smorfia gli deformò la faccia.
«Mi avresti fatto senso.»
Lui impiegò un attimo a decidere di sorridere. «Superficiale.»
«Non ho mai negato di esserlo. È chiaro che tu non puoi permetterti lo
stesso difetto.»
«Il mio problema non eri tu...»
Sì sì. Era stata la bambina. Per un periodo si era fatto desiderare
come se ce l'avesse d'oro. «Meglio che te lo ricordi nei prossimi due
mesi.»
«Ma ieri non avevi voglia.»
«Perché Iria si muoveva troppo.»
Questa volta la smorfia di lui fu più genuina. «Cerchiamo di non
parlare più di lei mentre parliamo di...»
Schizzinoso che non era altro. «Stabilisco qui e ora che dovrai essere
pronto a comando. Il tuo ruolo sarà quello di schiavo sessuale!»
Yuichiro le tappò la bocca. «Shh!»
Lei lo attirò a sé per le orecchie. «Capito?»
«Anche se non me lo ordini...»
Ora diceva così. «Non ci saranno scuse. Anche se diventerò disgustosa.»
Lui intuì la serietà dietro lo scherzo. «Non lo sarai mai.»
«Te lo farò ripetere. A partire da ora.»
«Ora?»
«Ah-ah. Muoviamoci, ho pianto e ora sono arrapata. Tra due ore ti
odierò con tutto il mio cuore e per le otto sarò crollata dal sonno.
Impara a cogliere le tue occasioni.»
Felice, lui ingranò la marcia con le gambe. «Allora corriamo.»
Finalmente.
21 - Rei e
l'istinto materno (sette mesi) - FINE
NdA: tre giorni fa sono diventata zia per la seconda volta, di
una bambina. Era inevitabile che fossi ispirata per un'altra storia di
questa raccolta. Ho scelto Rei perché volevo spoilerarvi un pochino
(come al solito) su come si era ripresa dopo i capitoli che sto
scrivendo in questo periodo in Di fiamme e quiete. La strada sarà lunga
e non priva di difficoltà, ma piano piano si appianerà, sia per lei che
per Yuichiro.
Elle
P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie
storie: Sailor
Moon,
Verso l'alba e oltre...