Una notte senza Luna

di Nexys
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        Sotto un cielo coperto da nubi minacciose, Nora si sentiva soffocare. Non c'erano stelle ad ascoltare le sue grida silenziose, o i suoi racconti pieni di malinconia.
Semplicemente, era costretta a stare da sola, in compagnia di sé stessa, in mezzo a una folla di persone che non era in grado di stare a sentirla. Se anche ci avessero provato - ne era certa - non sarebbe cambiato nulla.
Quando tutto il resto del mondo smetteva di fare rumore, con il favore della notte Nora apriva il suo cuore e si lasciava travolgere dalla nostalgia di ciò che sarebbe potuto essere e che avrebbe potuto vivere. Tutto ciò che le era stato portato via, o che si era semplicemente lasciata sfuggire via dalle mani senza poter fare nulla per impedirlo.
Seduta sul davanzale della finestra, la ragazza osservava il cielo. Quella sera avrebbe sicuramente piovuto, ed il temporale in lontananza non era altro che un fedele ed incrinato specchio del suo umore.
Nei suoi pensieri si mescolavano pensieri che non avevano più ragione di esistere, ma dei quali sapeva che non si sarebbe mai liberata. L'aperta campagna che si stagliava dormiente di fronte ai suoi occhi color smeraldo riluceva fioca sotto al bagliore incerto di quel cielo plumbeo. Quella sera, la Luna che Nora amava si era rifiutata di presentarsi, forse stanca delle sue continue lamentele inespresse.
Era nel fiore degli anni, poco più di 22, e si sentiva anziana come una donna vissuta. Aveva perso amici, il futuro gioioso e felice che aveva costruito sin dalla più tenera età, l'amore della vita; nessuno però lo avrebbe e lo aveva capito. D'altronde era poco più che una ragazzina, considerata immatura e forse capricciosa, da tutti coloro che si erano fermati ad osservare il sorriso che copriva un volto sfregiato da lacrime roventi, ed un corpo martoriato dal peso di ciò che l'aveva costretta a crescere. Il dio denaro, il giudizio della gente, la malignità nei confronti del diverso, tutto questo le aveva portato via un pezzo d'anima. Una volta rimasta sola senza sapere che cosa fare della propria vita, ecco che si inginocchiava a raccogliere i pezzi rimasti, chiedendo alla Luna un miracolo. Non c'era più nessuna divinità in cui credere, nessun miracolo pronto a restituirle ciò che le era stato tolto. Il mondo le era crollato addosso con la facilità di un castello di carte e la pesantezza di un insormontabile macigno, e tutto ciò che la gente era stata in grado di offrirle, erano state parole vuote.
Vuote come il solco che avevano scavato nel suo cuore fino a non lasciare più niente, nemmeno dei brandelli. Questo era vivere, per un'emozione isolata in mezzo alla superficialità della nuova filosofia, dell'apparire e non dell'essere. 
Sotto a quel cielo plumbeo, Nora implorò l'universo di darle un cenno. E quando finalmente iniziò a piovere, la ragazza sorrise.
Almeno il cielo aveva ancora lacrime da versare. 










 




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