Black and blue - Nero e azzurro

di _MoonFlower02_
(/viewuser.php?uid=972761)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Nico di Angelo stava perdendo.
Una miriade di mostri aveva invaso il campo approfittando di un malfunzionamento della barriera e ora erano sotto assedio.
Quanti ne aveva già uccisi? Cinque? Nove? Ormai aveva perso il conto.
Era ferito in vari punti ma continuava a menare fendenti e a parare colpi con la sua spada di ferro dello Stige.
Le forze lo stavano abbandonando e la sua vista cominciava ad offuscarsi.
Non lo vide arrivare.
Il grande pugno del mostro lo colpì in pieno sterno, portandogli via tutta l'aria contenuta nei polmoni.
Cadde a terra, ansimante.
Non riusciva a respirare.
Il suo corpo aveva delle piccole convulsioni per il dolore e pretendeva ossigeno, che però tardava ad arrivare.
Si sdraiò sulla schiena, cercando di riprendere a respirare normalmente.
Dov'era la sua spada?
La vedeva qualche metro più il là, troppo lontana da raggiungere, troppo vicina per poterla perdere di vista.
Il nemico si stagliava sopra di lui, l'arma pronta per l'ultimo atto.
Il ragazzo si preparò alla morte.
Buffo: anche se era figlio di Ade non aveva mai pensato alla propria, di morte.
Vedeva solo il nero più totale.
Quel colore che lo accompagnava sin da bambino, dalla morte di sua sorella Bianca.
Quel colore che lo faceva sentire tranquillo.
Quel colore che lo faceva sentire a casa.
Ad un tratto il buio sparì, lasciando posto ad un cielo azzurro.
"Sono morto?"
Si chiese il ragazzo.
Era disteso sulla collina del campo.
Will Solace era in piedi di fronte a lui e gli tendeva la mano. Aveva un sorriso tenero sul volto e i suoi occhi brillavano sotto il sole tiepido.
No, non era morto.
Era ancora in vita.
La stessa vita che aveva lottato per difendere.
La stessa vita che voleva passare con il biondo.
La stessa vita che non sarebbe finita quel giorno.
Il moro sorrise e afferrò la mano del ragazzo.
Aprì gli occhi di scatto.
Vide l'arma calare velocemente su di lui e rotolò di lato.
Corse verso la spada e l'afferrò.
Non sarebbe morto in quel modo.
Non quel giorno.
Se fosse morto, probabilmente il figlio di Apollo sarebbe sceso nell'Ade per dirgliene quattro.
Sorrise all'idea.
Doveva vivere.
Doveva vivere per Will.
Con una nuova forza, si lanciò all’attacco contro il mostro.
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3909921