ho un'idea

di petruccina
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Voglio scrivere. Ma non ho idee. Non ho idee. Io non ho idee. Quando mai io non ho avuto idee? Io ho sempre avuto idee. Io sono un contenitore tupperware di idee.
Una volta ho letto in un libro - Papà Gambalunga di Jane Webster - che per scrivere bene, bisogna parlare di una cosa che si conosca bene. In altre parole, puoi scrivere solo di ciò che sai di conoscere. Cosa conosco bene? Cosa so di conoscere? La cucina? appena pulita, grazie. La fotografia? Come si fa a scrivere la fotografia? Non mi viene in mente niente. Non riesco a pensare a niente.
Vado nel cesso. E’ il posto migliore per concentrarsi. E’ il mio ufficio, il mio rifugio, è il mio boudoir, è la mia isola di piastrelle sconnesse e troppi odori floreali provenienti dai saponi scadenti che compra mia madre, è occupato. Il cesso è occupato. Prendo un libro. Come un romanzo, Daniel Pennac. “Il lettore ha il diritto di non leggere”. Mi sembra giusto. Bisogna leggere, dare da leggere, regole del lettore: questi i capitoli. Leggere, leggere, leggere. Ma scrivere? Sullo scrivere? Sullo scrivere niente. Cerco Italiano - lezioni semiserie, di Severgnini. Una Bibbia. Quel libro mi ha cambiato. Come la mia prof. di italiano, solo che lei mi ha cambiato in peggio. Quando ancora andavo a scuola, la mia macchina era una biblioteca ambulante. Parcheggiavo. Aprivo il cofano. selezionavo qualche titolo. Li mettevo nella borsa e così passavo le ore scolastiche a leggere di nascosto dai professori, trincerata dietro Riccardo e Ottavia. Cerco Italiano - lezioni semiserie, di Severgnini. Una Bibbia. Ho prestato la Bibbia a Francesca.
Apro la cartella Immagini nel pc. Magari qualcosa mi ispira. Un fotomontaggio: la faccia di mia cugina al posto di quella di Ugly Betty. Chiudo la cartella Immagini del pc. Il cesso è ancora occupato. Beh, potrei vomitare anche altrove.
Prendo l’agenda dalla borsa leopardata. Oggi è…? Controllo l’orologio. Non ho l’orologio. Perché l’orologio, il mio regalo a me per i miei 18 anni, non è dove dovrebbe essere? Ovvero sul mio polso. Perchè me lo sono tolto ieri sera. Vero. Perché me lo sono tolto ieri sera? Lo sentivo troppo pesante. Dava fastidio. Vero. Cerco l’orologio. Trovo l’orologio. Metto l’orologio. Tolgo l’orologio. Lo sento troppo pesante. Da fastidio. Che or’è? Sono le 3 del pomeriggio. Bene. E’ l’undici agosto. Ma avrei potuto anche controllare dal pc. Vero.
Il cesso si è liberato, ma ora non è proprio il momento migliore per andarci. Perché ho controllato la data? Vedo l’agenda davanti a me. Ah già. Apro l’agenda. Oggi, undici agosto. Appuntamento con Rino alle cinque. Che ore sono? Le 3 e qualcosa. C’è ancora tempo. Non so se esserne contenta o meno.
Sento musica. Ok. Apro la cartella Musica. No. Ho le casse rotte. Poco male, ho formattato da poco e non ho quasi niente nella cartella Musica. Beh, ho formattato 6 mesi fa, in realtà. E’ che non l’ho aggiornata ancora. Ho sempre così tanto da fare. Così tanto a cui pensare.
Non so che fare. Ci sono: vado a fare il caffè. Mia mamma ha appena fatto il caffè. Il caffè è stato appena fatto da mia mamma. Non ho intenzione di bere caffè. Non ho nessunissima intenzione di bere caffè. Lo giuro.
Me ne vado a Fanculo per un po’. No. Non ci vado. C’è troppa gente. Non sopporto di vedere gente quando non ho idee. Non è vero. Non sopporto quasi mai di vedere gente. Ma non avere idee mi rende ancora più irritabile. Perché non ho idee? Io sono un barattolo di idee sotto aceto.
Ho un’idea. Sì, ho un’idea. Apro word e mi metto a scrivere un pezzo sul non avere idee.
Potrebbe funzionare.




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