Mostro

di Biblioteca
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22 maggio 2020
Una strana e morbosa curiosità, forse dovuta a questi giorni di tensione, mi ha spinto a riandare sulla sua pagina facebook. Non avevo chiesto a quando desiderasse rimandare, né ho cercato di imporre io una data. Ma qualcosa nella mia testa mi ha detto che probabilmente era finita proprio quel giorno. Mi sono detta di no e sono andata su facebook. Conoscendolo, ero convinta che avrebbe scritto qualche informazione su come stava.
Un’immagine ha subito attirato la mia attenzione: quella del profilo della pagina, dove compariva la scritta “The end” di quei vecchi film in bianco e nero.
Sotto un lungo post nel quale ASIM scriveva che tutte le consulenze, i libri, gli articoli e in generale le attività da lui portate avanti erano sospese; ha scritto “momentaneamente”, ma dal tono del messaggio (e dall’immagine della pagina) si capiva che non era così; non si fermava alla semplice sospensione. Andava avanti citando tutti i problemi che aveva avuto con le persone conosciute: ritardi nei pagamenti, pretese eccessive, continue richieste di attenzioni, ritardi nel presentarsi agli appuntamenti, spostamenti di appuntamenti, interruzioni brusche.
Ma mentre leggevo sentivo proprio il tono accusatorio e rabbioso con cui probabilmente aveva scritto il messaggio. Come se la colpa fosse davvero tutta degli altri. Solo loro.
Immediatamente sono caduta nel pensiero che in realtà sia davvero tutta colpa mia, e ci sto pensando ancora, anche se una parte di me continua a dire che non è vero. Io ho fatto veramente tutto il possibile, e se ho fatto degli errori non c’è mai stato un tentativo di correzione dall’altro lato. Anche solo un avviso.
E non riesco a capire perché dopo tanto sforzo e tanto entusiasmo, non abbai ancora trovato quello che cercavo: passi anche che non capirò mai la natura del Mostro, mi sta anche bene prendermi la responsabilità del completo fallimento di questo lavoro, come di accettare quella stranezza del giornale. Ma almeno la ricevuta la voglio. Fin’ora sembra solo che io ho passato dei soldi su un conto di un uomo che ho incontrato su Skype. Se non avessi aggiunto come causale “consulenze” sembrerebbe uno scambio completamente senza motivo e chissà cosa si andrebbe a pensare. E pensandoci, consulenza vuol dire tutto e vuol dire nulla. Qualunque escort potrebbe definire “consulenze” i suoi incontri e farseli registrare così sul conto.
Almeno la ricevuta.
 
Non ho il coraggio di contattarlo. Neanche per fargli gli auguri per la sua malattia, che comunque era accennata nel post.
Ma il tutto è scritto in un modo così aggressivo che mi sembrerebbe quasi di avvicinarmi a una bomba. Ho paura che mi dica qualcosa di peggio privatamente. C’è da dire che dal tono delle parole, ne gestiva tanti di pazienti.
Sempre che sia tutto vero.




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