Mi manchi

di jarmione
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“Buona notte, bambini” disse Paperino, rimboccando le coperte a Qua.

“Buona...notte, zio Paperino” Rispose tra uno sano e l’altro Quo, seguito dagli altri due e augurandovi la buona notte a vicenda.

Con un sorriso, Paperino chiuse la porta della loro camera e con un sospiro si recò sul ponte della  barca.

Voleva godersi alcuni istanti di pace prima di mettersi a ripulire il disastro che i suoi amati nipoti avevano fatto durante l’ora di cena.

Bastava mezza parola fuori posto che si dichiaravano guerra di cibo. Quella sera aveva fatto gli spaghetti al sugo con le polpette.

Era difficile gestirli a volte, quando si coalizzavano tra loro era impossibile impartire ordini.

Erano testardi, amanti delle avventure. 

Loro erano la copia della sua amata sorella; di Della.

Avvertì subito le lacrime agli occhi e guardò verso il cielo, dove la luna splendeva e si rifletteva sul mare.

Chissà se, da lassù, lo vedeva, se capiva quanto le mancava e quanto avrebbe voluto riabbracciarla.

“Dove sei, Della?” Si domandò “Perché sei voluta partire? Torna da me, torna dai bambini”

Ma quella richiesta era inutile; erano passati ormai quattro anni.

Sua sorella non sarebbe mai più tornata.

Della se ne era andata.





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