PKNA
E.N.C. -
Emozione Non Classificabile
Il capo branca scientifica
Gorthan percorreva i corridoi della Sezione Comportamenti Anomali.
Era da tanto tempo che non
capitava un caso simile.
In effetti era la prima
volta da almeno cinquanta anni nella storia di Evron ed il primo da
quando avevano iniziato ad interessarsi alla Terra.
Un protocollo E.N.C.
Emozione Non Classificabile.
Un' emozione sconosciuta.
Ed ovviamente si doveva
analizzarla per capire cosa fosse, se fosse più o meno
nutriente rispetto alle altre conosciute e se quindi fosse utile
sollecitarla, e se sì in che modo.
Gran parte delle scorte di
energia di Evron derivavano dalla paura, l'emozione più antica
e potente dell'universo, connessa con la vita stessa e quindi con
l'evitamento dell'interruzione della vita.
Ogni essere vivente che
avesse una seppur minima coscienza di sé, aveva l'istinto di
sopravvivenza, ed il mezzo per mantenere la sopravvivenza era la
paura.
Emozione semplice,
primordiale, facile da suscitare, facilmente reperibile in ogni
angolo dell'universo... ma a lungo andare così monotona!
E adesso c'era quel caso di
Emozione Non Classificabile.
Una vera novità per
Gorthan.
Una maledizione per Gorthan.
Si riteneva fortunato che la
comunicazione del caso anomalo gli fosse arrivata in forma di
ologramma e che la risoluzione non proprio perfetta avesse mascherato
a Zoster quel guizzo che lui aveva avuto.
Gli capitava sempre più
spesso ormai: lui avrebbe dovuto studiare la cultura terrestre per
individuare emozioni da sfruttare al massimo come forma di energia,
per uno scopo pratico, e invece, sempre più spesso, studiava i
terrestri, la loro arte, le loro emozioni, e rimaneva smarrito in un
senso di sgomento che mai aveva provato.
Era una vertigine.
Era confusione,
sovvertimento di tutte le regole, sovvertimento del suo modo di
vivere.
Una gran seccatura insomma.
Uno scienziato deve essere
intelligente, pratico, affidabile, preciso.
E invece adesso, a causa di
quei terrestri lui era... distratto? Sì, sarebbe stato
l'aggettivo adatto.
La cultura terrestre lo
distraeva. Gli apriva le porte di un mondo caotico, disordinato,
intenso, in cui lui si perdeva sempre più spesso senza nemmeno
ricordare come o perché ci fosse entrato.
Era un mondo incomprensibile
per lui.
L'unica cosa che gli aveva
aperto uno spiraglio era stata una frase letta in un libro: "Qui
sono tutti matti, ed il fatto che tu sia qui vuol dire che sei matta
anche tu".
Bene, perfetto!
Si era identificato in una
ragazzina sperduta in un Paese delle Meraviglie che non erano per
nulla meraviglie.
Tutto nella cultura umana
era intenso, potente... eppure privo di logica.
A Gorthan mancava la chiave
d'accesso per comprendere quel mondo dove la sua logica scientifica
non funzionava.
E tutto ciò era
oltremodo frustrante.
Non sapeva nemmeno lui
quando esattamente avesse iniziato a considerare le emozioni come
qualcosa di più che una forma di nutrimento.
Non ricordava quando avesse
cominciato ad invidiare gli esseri che riuscivano a provare qualcosa
di tanto intenso da creare della musica così stupefacente.
Per Gorthan erano suoni
armonici. Avrebbe potuto elaborare ad occhi chiusi l'algoritmo delle
frequenze di ogni singola nota della Nona di Beethoven, o la
lunghezza d'onda di ogni sfumatura di colore de "I girasoli"
di Van Gogh, ma lo stesso sentiva che qualcosa gli sarebbe sempre
sfuggito.
Perché lui poteva
rubare tonnellate di emozioni, ma non ne avrebbe mai provate di sue.
Gli sarebbero sempre
arrivate filtrate da qualcun altro.
E questa faccenda cominciava
ad indispettirlo.
Per questo si era buttato
anima e corpo nella ricerca sulle emozioni. Quali fossero più
piene di energia, quali fossero più diffuse, e soprattutto
come indurle nelle popolazioni sottomesse prima di coolflamizzarle
per ottenere il massimo rendimento da ogni nuova conquista.
Credeva di aver finalmente
compreso e catalogato tutte le emozioni terrestri (pianeta
promettente, data la complessità sociale delle forme di vita
che lo abitavano), e invece ogni giorno scopriva nuove sfumature che
sfuggivano a qualsiasi etichetta.
E adesso c'era questa
E.N.C..
Un'emozione del tutto nuova.
Gorthan si rese conto di
avere fretta.
Rallentò il passo e
si diede un contegno prima di entrare nella camera 31, perché
se c'era una cosa che aveva capito, era che mostrare per le emozioni
un'interesse che andasse al di là del modo di sfruttarle
poteva essere pericoloso.
Poteva essere considerato un
segnale di insubordinazione per l'esattezza.
Arrivato alla porta si sfilò
il guanto e premette la mano con il palmo aperto sul pannello di
identificazione.
Subito le due piastre si
aprirono davanti a lui con un fruscio di metallo contro metallo e
Gorthan poté accedere.
Nella stanza c'erano altri
tre Evroniani: uno era il suo collega Zoster, l'altro era Dragor, un
militare di rango medio alto comandante dell'unità T-11 ed
infine, il terzo era l'oggetto della loro convocazione.
Era un soldato semplice, un
essere gracile, che la paura permanente propria della sua casta
rendeva ancora più tremebondo in quella situazione.
Gli evroniani provavano
emozioni in un modo diverso da quello delle altre creature, ma la
paura, la sensazione di essere minacciati nella propria
sopravvivenza, quella era identica a tutto il resto delle razze
dell'universo.
Il soldato era seduto, anzi
più che seduto era rannicchiato sulla sedia al centro della
stanza.
-Zoster. Comandante- li
salutò Gorthan con un cenno.
-Capobranca Gorthan-
Il militare fece un mezzo
inchino perché non era un generale, e questo lo rendeva
gerarchicamente inferiore ad entrambi i capibranca.
-Qual'è il motivo
della convocazione?- chiese subito Gorthan.
-Ho richiesto subito la tua
presenza qui perché si tratta delle emozioni terrestri. Tu sei
incaricato di analizzarle, e questo è un caso molto
particolare, anche per le circostanze in cui è stato
registrato-
-Circostanze particolari?
Quali sarebbero?-
-A questa domanda potrà
rispondere il comandante Dragor. Parla, comandante-
-Sì, eccellenza.
Capobranca Gorthan, io e la mia squadra eravamo stati inviati in
ricognizione sulla Terra per vedere se fosse possibile coolflamizzare
la popolazione di un insediamento piccolo e sperduto, in modo che il
terrestre Paperinik non si accorgesse delle nostre manovre. Il nostro
obbiettivo era un villaggio situato in quella che i Terrestri
chiamano Groenlandia. Mi dispiace ammetterlo ma niente è
andato secondo il piano: Paperinik ci ha intercettato ed abbiamo
dovuto combattere-
-Avete fatto il vostro
dovere, Comandante, ma ancora non vedo niente di anomalo in questa
vicenda-
-Perché è
accaduto durante lo scontro. Poiché la missione di
coolflamizzare gli abitanti del villaggio era fallita, ho preso la
decisione di tentare di neutralizzare la minaccia del difensore della
terra ed ho dato l'ordine di inseguire Paperinik e catturarlo. Quella
è una zona freddissima ed il paesaggio è formato da
crepacci di ghiaccio. Paperinik è riuscito a spostare lo
scontro sul ghiaccio lontano dal villaggio, e con le sue armi ha
potuto mettere fuori combattimento metà della mia squadra. È
stato un mio errore e me ne assumerò tutte le responsabilità
davanti al consiglio, rispettabili capibranca-
Gorthan era poco interessato
alla strategia militare, ma non voleva commettere una seconda volta
l'errore di dimostrarsi impaziente.
Dragor continuò.
-I soldati della mia squadra
erano stati quasi tutti feriti e non erano più un condizioni
di combattere, per questo ho ordinato di tornare all'astroincursore,
ma mentre ci ritiravamo ho notato due cose anomale: la prima era che
il terrestre non ci inseguiva e che non infieriva sui nemici a terra,
e la seconda era che mancava il soldato Ekdon-
Dragor indicò con un
cenno il soldato, che sentendosi chiamare in causa si fece ancora più
piccolo.
-Non so spiegare cosa è
successo- disse Dragor -So solo che il terrestre ha tirato fuori il
soldato da un crepaccio e... bé, l'ha lasciato andare. Gli ha
permesso di raggiungere il resto della squadra senza colpirlo. E poi,
quando abbiamo esaminato l'indicatore della evrongun del soldato,
abbiamo notato un picco di un'emozione molto forte ma mai registrata
prima. Questo è quanto so io, rispettabili capibranca, adesso
rimetto a voi la situazione-
Gorthan e Zoster si
scambiarono un'occhiata.
Cose come quelle non
succedevano spesso.
-Dunque, Gorthan, sei tu a
capo delle ricerche sulle emozioni terrestri. Che spiegazione puoi
darci?- chiese Zoster.
Purtroppo Gorthan non aveva
una risposta pronta.
Quello era un caso in cui i
dettagli, invece di chiarire il quadro generale, lo frammentavano
ancora di più.
Eppure qualcosa doveva dire
a Zoster, che non aveva mai approvato il fatto che la ricerca sulla
Terra fosse affidata al solo Gorthan e che avrebbe approfittato della
minima esitazione per dichiarare di fronte al Consiglio che lui non
era in grado di gestire il progetto.
-Per prima cosa suggerisco
un confronto incrociato dell'E.N.C. con il database completo delle
emozioni in nostro possesso. Potrebbe essere un'emozione già
conosciuta, ma con un picco così alto da non essere stata
recepita correttamente dall'apparecchio. Nel frattempo, voglio
interrogare il soldato Ekdon-
Solo allora Gorthan si
rivolse al soldato.
-Mi hai capito? Voglio
risposte più precise possibile alle domande che ti farò-
Ekdon era più che
spaventato, ma non si sarebbe azzardato a non rispondere ad un
superiore.
-Sissignore-
-Molto bene. Posso procedere
subito, comandante Dragor?-
-Certo, capobranca-
-Molto bene. Zoster, tu vuoi
assistere all'interrogatorio oppure preferisci iniziare subito il
confonto incrociato tra la memoria del dispositivo evrongun ed il
nostro archivio?-
-Voglio vedere applicato
questo innovativo metodo di ricerca, collega. Non ricordo che nella
storia di Evron un'importante indagine scientifica sia mai stata
basata sul resoconto di un soldato semplice-
Nella penombra della sala,
gli occhi di Zoster gli sembrarono improvvisamente inquietanti.
Erano occhi compositi, non
sviluppati su un modello di pupilla e nervo ottico unico, erano
piuttosto simili agli occhi degli insetti terrestri.
Tutti gli evroniani avevano
gli occhi in quel modo. Superfici di microscaglie argentee di
guanina.
Occhi pallidi, che mai
avrebbero avuto un vero sguardo per esprimere un sentimento.
"Chissà se anche
i miei occhi appaiono così?" si chiese Gorthan.
Fu solo un attimo e poi
recuperò la lucidità necessaria.
-Va bene, Zoster, resta
pure-
Si impose di ignorare
l'altro capobranca per fargli capire esattamente che era lui che
comandava e che non avrebbe tollerato ingerenze nei suoi metodi.
-Dunque, soldato. Adesso
riferiscimi quanto è accaduto da quando è iniziato lo
scontro con il terrestre-
Ekdon iniziò a
parlare e il resoconto che venne fuori era semplice in sé,
eppure complesso da interpretare.
-Comportamento alquanto
singolare. Paperinik ti ha tirato fuori dal crepaccio, dopo che eri
finito lì dentro a causa del suo attacco. È
contraddittorio-
-Non sto mentendo,
eccellenza, è la verità! Sono caduto per parecchie
unità. Si vedeva appena il bordo del ghiacciaio e le pareti
erano lisce. Se fossi rimasto lì sarei regredito allo stadio
di spora per il freddo e per la mancanza di nutrimento nel giro di
pochi giorni. Poi ho visto... lui... sul bordo. E credevo che volesse
finirmi. Ha fatto partire quel suo pugno metallico ma non mi ha
colpito. Credevo che mi avesse mancato ed invece mi ha detto "Bè?
Cos'è, ti piace la sistemazione? Aggrappati se vuoi uscire da
lì". Ed io non volevo essere abbandonato lì, e
quindi ho fatto come mi diceva. Mi ha riportato in superficie e lì
ho visto il resto della squadra che tornava verso l'astroincursore. E
lui mi ha detto "In ogni squadra c'è uno tonto. Tu devi
essere quello assegnato d'ufficio a questa. Su, torna a casa con i
tuoi amichetti che la festa qui è finita" e allora mi
sono messo a correre per raggiungere gli altri. E così sono
riuscito a tornare a casa-
Il soldato aveva ripetuto
quella parte della storia con le stesse parole di poco prima e con lo
stesso identico spavento, come se la stessa rivivendo.
Gorthan era sorpreso anche
da quello, perché sapeva che i soldati erano semplici, capaci
di conservare il ricordo di ciò che accadeva loro ma non di
conservarne un'impronta emotiva.
Ed invece Ekdon sembrava
essere stato segnato da quell'esperienza.
-Basta così per ora.
Soldato, tieni presente che potresti essere interrogato di nuovo su
questa vicenda finché non sarà chiarita-
-Sissignore-
Il soldato venne lasciato
andare, e così anche il comandante.
Rimasero solo Gorthan e
Zoster.
-Hai tratto qualche
conclusione?-
-Per il momento no. È
una situazione che non credo si sia mai presentata. Ho bisogno di
esaminare in dettaglio il tracciato della evrongun, e poi di quel
confronto. Se una cosa del genere è già successa e se
abbiamo un riscontro, forse avremo presto una nuova fonte di
nutrimento. Ma è ancora presto per dirlo-
Gorthan se ne andò e
lasciò Zoster da solo.
Sapeva che stava giocando
una partita importante, e che se non avesse ottenuto risultati
concreti Zoster ne avrebbe approfittato per metterlo in cattiva luce
davanti al Consiglio, e proprio perché la partita era così
importante Gorthan si era deciso a non permettere a Zoster di dettare
le regole.
Gorthan non voleva solo
vincere, voleva anche farlo a modo suo, nonostante fosse pericoloso
farsi nemico Zoster.
Colpa della maledetta
influenza dei terrestri: nel vincere contro Zoster aveva provato di
nuovo un guizzo di quella cosa fastidiosa e bellissima. Come se
stesse vedendo il mondo in colori che non aveva mai visto.
Era un brivido sottile, una
sensazione di essere... vivo.
La natura degli evroniani di
alta casta è competitiva, ma Gorthan aveva il sospetto che
quel senso della sfida non avesse niente a che fare con la sua
natura. Era qualcosa di diverso. Qualcosa di alieno.
***
Gorthan si era concesso solo
poche ore di stasi ed aveva chiesto di essere avvertito subito non
appena fosse stato estratto il tracciato evrongun corrispondente alle
ore dello scontro con Paperinik.
Ora, nel suo laboratorio,
Gorthan esaminava i picchi delle diverse emozioni.
C'erano all'inizio parecchi
picchi di sorpresa, curiosità e paura, dovuti alle reazioni
degli umani, poi due picchi deboli a causa della lontananza che erano
determinazione e preoccupazione.
Quello doveva essere l'eroe
terrestre appena arrivato.
Infatti i due picchi si
avvicinavano e diventavano sempre più forti, accompagnati
all'adrenalina dello scontro.
Proseguiva così per
un po', fino ad un picco di soddisfazione, come se un piano fosse
riuscito bene.
Doveva essere stato quando
Paperinik era riuscito ad allontanare la squadra dal villaggio.
"Un folle. Attirare il
pericolo su di sé. Un folle. Incomprensibile"
E Gorthan detestava non
comprendere qualcosa.
Poi altro scontro, con la
concentrazione che era sempre altissima in un plateaux con pochissime
variazioni.
Poi una brusca interruzione.
Il dispositivo evrongun si
era trovato isolato. Doveva corrispondere a quando il soldato era
caduto nel crepaccio e si era trovato isolato dal resto della squadra
e da qualsiasi altra fonte di emozioni.
A parte il soldato stesso
ovviamente, ma le evrongun erano tarate per non registrare i picchi
emozionali dei soldati; sarebbero state un rumore di sottofondo
disturbo che avrebbe interferito con l'analisi del resto delle
emozioni.
Del resto i soldati
provavano solo due cose: una moderata aggressività verso chi
veniva indicato come nemico ed un costante timore nei confronti dei
superiori.
Gorthan fece scorrere il
grafico con un gesto della mano ed arrivò al picco segnato in
rosso: l'Emozione Non Classificata.
Era un'unico picco nel
grafico e Gorthan non sapeva come interpretarla.
Un'emozione fuori dal comune
poteva appartenere solo all'eroe terestre, che già in altre
situazioni si era dimostrato fuori dal comune.
Avrebbe dovuto aspettare il
confronto incrociato per darle un nome.
Solo un nome.
Gorthan non avrebbe mai
saputo come fosse provarlo per davvero.
Dopo il picco non
identificato non c'era più nessuna emozione rilevate, ed il
tracciato evrongun si interrompeva perché il rilevatore era
stato spento quando il soldato era risalito sulla loro nave.
Sul monitor alla sua destra
scorreva una fila di lettere e numeri di un verde brillante su fondo
nero, in attesa di una stringa di identificazione che somigliasse a
quella della loro emozione sconosciuta.
Mentre il tempo passava,
Gorthan decise di affrontare un'altro problema: quello del soldato
Evoniano.
Ekdon era ancora coinvolto
da ciò che gli era successo.
Perché?
Richiamò su un altro
monitor la scheda del soldato per trovare eventuali anomalie nel suo
codice genetico originario o nel suo sviluppo, ma non trovò
assolutamente niente.
Ekdon era stato un perfetto
soldato di Evron: sottomesso, obbediente, non intelligente, privo di
qualsiasi iniziativa personale e di qualsiasi interesse.
Nessuna anomalia fino a quel
giorno, quando aveva dimostrato una vera e propria partecipazione
emotiva alla vicenda che stava raccontando.
Davvero molto strano.
Gorthan si diede dello
stupido, perché per un momento aveva desiderato di non essere
l'unico evroniano con un rapporto anomalo con le emozioni.
Era arrabbiato con sé
stesso perché stava permettendo a quella cosa di prendere il
sopravvento sulla sua vera natura. Lo stava corrompendo. I terrestri
lo stavano corrompendo con il loro mondo di meraviglie.
E lui aveva per un momento
accettato la cosa e desiderato condividerla con qualcuno, fosse anche
un soldato di casta bassissima.
Non era naturale. Gli
evroniani temono la solitudine solo in quanto minaccia alla loro
sopravvivenza.
In gruppo si è più
forti, ma senza che ci sia bisogno di creare legami personali.
Ed invece Gorthan aveva
desiderato di poter avere qualcuno come lui per non essere solo.
Sentiva la solitudine come
qualcosa di più profondo rispetto alla semplice forza del
branco.
Inaccettabile.
Detestabile, seccante
situazione.
Rimase ancora fermo ad
osservare un riepilogo del grafico.
Che cosa aveva provato di
tanto intenso l'eroe della Terra da mandare in tilt un dispositivo di
Evron?
Un picco intenso di rabbia o
di odio? Ma allora perché salvare il soldato?
Una forma di compassione?
Tanto intensa compassione per un nemico? Inconcepibile.
Gorthan posò le mani
sulla consolle.
Quali erano i segreti delle
emozioni terrestri? Come potevano essere così abbaglianti e
meravigliosamente complesse?
E da quando studiarle ed
ammirarle erano diventate per lui la medesima cosa?
Lo schermo olografico alla
sua sinistra lampeggiò, ed una stringa di numeri rimase
evidenziata sullo schermo accanto alla stringa estratta
dall'evrongun.
Gorthan sentì il
brivido della caccia accendersi in lui, perché le due stringhe
erano identiche.
La dicitura accanto al
confronto indicava l'emozione come "gratitudine".
"Gratitudine?"
lesse a mezza voce Gorthan.
Non era un'emozione rilevata
spesso nella storia di Evron.
Velocemente, Gorthan
richiese di accedere alle informazioni in possesso su quella
specifica emozione.
Era stata rilevata solo in
due casi, entrambi in cui Evron aveva utilizzato la strategia di
proporre un'alleanza ad un popolo per avere meno difficoltà ad
assoggettarlo.
La
prima definizione era: "Sentimento
e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha
fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo
ricambiare".
La
seconda era: "Sentimento di affettuosa riconoscenza per un
beneficio o un favore ricevuto e di sincera completa disponibilità
a contraccambiarlo".
Controllando
la data, Gorthan scoprì che l'ultima volta che era stata
registrata quell'emozione era stato sul pianeta Xerba.
Ricordava
bene quella missione perché lui ne aveva fatto parte sul
campo.
Forse
quella particolare emozione era indirizzata addirittura a lui.
Un
vago, indefinibile disagio si mosse dentro di lui, e dovette
distogliere in fretta lo sguardo dalle parole sullo schermo.
Non
gli piacevano.
Tornò
a concentrarsi sul picco in rosso, sull'emozione non classificata che
lui adesso aveva individuato.
Adesso
che sapeva cos'era gli sembrava ancora più anomala e fuori
contesto.
Perché
mai il difensore della Terra avrebbe dovuto provare un così
intenso sentimento di gratitudine nei confronti di un invasore?
Perché
stava andando via? No, in base ai dati quando gli evroniani andavano
via da un pianeta le emozioni che li seguivano erano il sollievo o il
desiderio di vendetta, non la gratitudine.
Poche
popolazioni avevano provato gratitudine per l'impero di Evron, e
quelle poche subito dopo avevano fatto registrare ampi picchi di
pentimento, terrore e disperazione.
Riluttante,
Gorthan tornò alle definizioni.
C'era
stato un unico picco, molto intenso, quando Paperinik ed Ekdon erano
rimasti da soli, uno in fondo ad un crepaccio e l'altro in cima,
vittorioso ed al sicuro.
Perché
mai Paperinik avrebbe dovuto essere grato ad un alieno invasore
intrappolato?
Gorthan
si fermò un momento.
Già...
in fondo... era molto più logico!
Paperinik
non aveva ricevuto nessun favore da Ekdon, invece era stato il
soldato evroniano a riceverne uno molto importante dal terrestre.
Gli
aveva salvato la vita!
Ekdon
era sicuro di tornare allo stadio di spora, bloccato nel ghiaccio, ed
invece Paperinik lo aveva fatto uscire.
Dunque
un'emozione così intensa, mai vista, apparteneva ad un soldato
semplice di Evron?
Gorthan
si accorse di avere il respiro accelerato.
Accidenti!
Gli capitava ormai troppo spesso di manifestare nel suo corpo delle
emozioni! Doveva stare più attento.
Tentò
di ricomporsi nell'atteggiamento, ma la sua mente andava a velocità
massima: un soldato semplice aveva subito uno shock talmente forte da
produrre un'emozione inconcepibile per un evroniano e troppo intensa
per un appartennete alla sua casta.
Aveva
provato gratitudine per chi gli aveva evitato di diventare una spora
congelata.
Che
scoperta!
Un
soldato semplice aveva provato un'emozione! Chissà quanti
altri evroniani avrebbero potuto provarne se messi nelle condizioni
giuste! Chissà se la capacità di provare emozioni
complesse si poteva esercitare?
Provare
qualcosa che non fossero forme primitive di rabbia e paura! Riuscire
a percepire dentro di sé il caleidoscopio di allegria,
bellezza, tristezza, gioia, persino il dolore!
Gorthan
tremava di nuovo.
Un
soldato semplice ci era riuscito.
Lui,
uno scinziato di alta casta, non poteva essere da meno!
Avrebbe
studiato ancora meglio i terrestri, avrebbe fatto in modo di
partecipare ad una missione sulla Terra, persino!
Forse
i terrestri provavano tutte quelle cose meravigliose proprio perché
il loro comportamento era terribilmente illogico.
Paperinik
aveva salvato il suo nemico. Chissà cosa aveva provato lui in
quel momento? Chissà se Gorthan avrebbe potuto incontrare
l'eroe della Terra ed avere da lui tutte le risposte che bramava così
tanto!
Fu distratto da un
insistente segnale sonoro, un bip intermittente che si insinuava
fastidioso nei suoi pensieri.
Si guardò attorno per
capire da quale apparecchio provenisse, e gli ci volle un po' per
rendersi conto che non era attorno a lui, ma addosso a lui.
Era il suo serbatoio di
energia emozionale che non era in rilascio di energia, al contrario
era in assorbimento! E dato che lui era l'unico essere vivente in
quel posto...
"Sto provando delle
emozioni" realizzò all'improvviso.
Non ebbe il tempo di capire
se ne era terrorizato o elettrizzato perché la porta del
laboratorio si aprì con uno schianto.
Si voltò e nel
rettangolo di luce della porta si stagliavano le sagome di Zoster e
di due generali armati.
-E così, Gorthan,
questo è il tuo segreto. Emozioni-
-Zoster. Ti ricordo che non
sei un mio superiore e che non hai alcun diritto di accedere alla mia
divisione senza il mio permesso-
-Ti sbagli. Io sono
un tuo superiore, dal momento che tu, nascondendo la tua mutazione
all'alto comando di Evron, ti sei reso conto di alto tradimento.
Dimmi, Gorthan, cosa si prova?-
Rabbia.
Disprezzo.
Gorthan non disse nulla di
tutto ciò.
-Posso fornire delle
spiegazioni all'alto comando, ed anche all'Imperatore in persona se
necessario-
-Troppo tardi. L'alto
comando mi ha dato pieni poteri nel gestire la tua situazione, ed io
ti destituisco da ogni incarico, e ti condannato all'esilio al Pozzo-
Zoster si rivolse ai due generali -Prendetelo-
A quel punto Gorthan non
ebbe scelta.
Si lanciò sull'arma
più vicina, un prototipo di pistola a disintegrazione
molecolare, e per prima cosa mirò all'arma di uno dei
generali.
Il raggio della sua pistola
aprì profondi buchi circolari di materia deatomizzata, e rese
di fatto l'arma inservibile.
Gorthan non potè
concedersi un attimo di soddisfazione per come funzionava bene il suo
prototipo perché l'altro avrebbe sparato subito dopo.
Si buttò a terra e a
sinistra, sotto il tavolo delle consolle.
Doveva pensare in fretta.
Con il bracciale che gli
permetteva di controllare il suo laboratorio utilizzò il
comando vocale di "chiudi porta" e "spegni
apparecchiature".
In questo modo, protetto dal
buio in un ambiente familiare, sparò subito da terra alla luce
del mirino dell'arma del generale, e lo spegnersi istantaneo della
stessa luce gli diede la certezza di averlo colpito.
In quei pochi secondi Zoster
aveva già acceso una flebile luce dal suo dispositivo da
polso, ma già Gorthan era alle spalle del militare per
stordirlo con un colpo alla testa.
Rimasero solo i due
scienziati, a fronteggiarsi con la luce bluastra che creava riflessi
metallici nei loro occhi.
-Che cosa credi di fare,
Gorthan? Pensi di riuscire a fuggire? E se anche ci riuscissi adesso,
poi cosa farai? Scapperai in eterno? Sai bene che Evron non lascia il
tradimento impunito-
Gorthan gli si avvicinò
lentamente, fino a vedere sé stesso riflesso negli occhi di
Zoster.
Lo scienziato era alto
quanto lui, ma la sua struttura fisica era molto più gracile.
Zoster aveva la corporatura
snella e scattante dell'animale chiamato serpente sulla Terra.
Gorthan sapeva che l'altro
capobranca aveva sempre rifiutato di potenziare il proprio organismo
perché riteneva la forza fisica qualcosa adatto a bruti
intellettualmente inferiori.
Grosso errore. Un evroniano
deve essere pronto a tutto.
Gorthan lo afferrò
alla gola e lo tenne sollevato con la pistola puntata al petto.
Se gli avesse fatto un danno
così enorme, neanche regredire allo stadio di spora avrebbe
salvato Zoster.
-Potrei farlo, sai? Potrei
scoprire cosa si prova-
Sapeva che Zoster era troppo
orgoglioso per supplicare o mostrare paura, ma lo spasmo dei muscoli
del collo che Gorthan percepì sotto la mano fu sufficiente.
Lo rimise a terra,
sconfitto, e continuò a tenerlo sotto tiro con il
disintegratore molecolare.
-Non metterti sulla mia
strada, qualsiasi essa sarà da ora in poi. È un
consiglio, Zoster-
Appena raggiunta la porta
scattò di corsa verso il deposito dei velivoli.
Il più vicino era un
dispositivo da ricognizione, con armi leggere e ridotte al minimo, ma
lui non aveva il tempo di fare lo schizzinoso.
Doveva mettere in moto il
veicolo prima che le sue credenziali venissero disabilitate.
Stava per salire all'interno
quando vide una pattuglia dirigersi verso di lui.
Erano cinque soldati
semplici ed un generale.
Lui aveva energia a
sufficienza nella sua arma per tutti loro.
-Capo branca Gorthan,
arrenditi e consegnati alla giustizia di Evron!-
Gli intimò il
generale.
Gorthan lo scrutò.
Dall'età gli sembrava
abbastanza giovane da poter essere uno dei generali con parte del suo
DNA.
Secondo i concetti terrestri
avrebbe potuto essere suo figlio.
-Non ho intenzione di
mancare di rispetto al potere di Evron, generale, ma non posso
consegnarmi-
Cominciò a sparare su
di loro per salvarsi la vita, sperando di disintegrare solo fucili e
corazze.
Il giovane generale sollevò
l'arma, ma invece di mirare a lui mirò al serbatoio della
navicella da ricognizione.
"Vuole sabotare il
mezzo e bloccarmi qui. Intelligente. Potrebbe davvero essere mio...
figlio".
Nello sparare al militare
stette particolarmete attento a colpire solo il suo fucile e la sua
corazza, prima di scappare di corsa vero uno dei velivoli sul retro e
saltarci dentro.
Si strappò in fretta
un guanto e premette la mano aperta sul sensore di rionoscimento.
-Benvenuto, Capobranca
Gorthan. È il sistema di autoguida Gravithar che ti parla.
Imposta la destinazione-
Gorthana ci pensò su
solo il tempo di un respiro.
Gli serviva un pianeta
vicino e dove trovare facilmente fonti di energia abbastanza
abbondanti da non dare nell'occhio quando le avesse sfruttate.
-Rotta NA #20. Portami sul
terzo pianeta del sistema solare più vicino. Portami sulla
Terra-
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Cantuccio
dell'Autore
Quanto mi è mancato
EFP!
Ora diciamo che sono
tornata, e spero di restarci a lungo prima di sparire di nuovo.
Sono tornata con una delle
mie vecchie ossessioni, e cioè Gorthan ed i sentimenti umani.
All'inizio doveva essere una
storia indiependente, ma poi mi sono accorta che era il prologo
perfetto per "Mekkano".
A proposito, "Mekkano"
appare su PKNA #20, che è anche l'impostazione della rotta
dell'astronave di Gorthan in fuga.
Spero che questa storia sia
piaciuta come spero di vedere prima o poi le avventure di PKNA in
episodi animati.
A presto!
Potere e Potenza!
Makoto
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