Mi
congedo da loro e dopo aver spento la luce in cucina mi dirigo in
camera dove mi spoglio mettendomi
a letto subito dopo,
non è da
me dormire in boxer ma oggi sento ho stranamente caldo.
Mi
infilo a letto e mi addormento in pochi minuti, non ho cenato non ne
avevo voglia.
Cado
in un sonno profondo in poco, risvegliandomi la mattina solo
perché
sento bussare insistentemente alla mia porta.
Sento
una voce ma non capisco chi sia sento
tutto ovattato, solo
quando vedo la porta spalancarsi ed
entrare
Rosiel infuriato collego tutto, ma prima che possa parlare mi arriva
uno schiaffo talmente
forte
da
farmi girare
la testa di lato.
“Cosa
ci fai ancora a letto?! Muoviti, alzati sei in ritardo su tutto oggi
e non tollero il tuo comportamento Catan, ho lasciato correre ieri ma
oggi non credere di passarla liscia!”
Sento
che è infuriato e neanche poco ma mi chiedo
perché non mi sia
svegliato al solito orario o addirittura prima, eppure mi sono
addormentato presto
ieri sera.
“Chiedo
perdono mio signore, non capisco cosa
mi succede non è da me svegliarmi tardi, a
quest’ora ho già
svolto metà dei miei compiti di normale.”
Mi
lancia uno sguardo glaciale.
“Non
mi interessa cosa hai, devi svolgere il tuo lavoro tutti i giorni,
cos’è sei in ribellione contro di me
perché ho qua mia sorella?”
Riconosco
il tono di sfida, mi alzo subito dal letto non ricordandomi che sono
solo in boxer.
“Assolutamente
no mio signore, le vostre decisioni non influiscono il mio
lavoro.”
Faccio
fatica a reggermi in piedi mi gira tutto e sento le gambe molli, mi
sento ancora peggio di ieri sera.
Crollo
a terra in ginocchio davanti a lui ho il fiato corto e le gambe non
mi reggono quando provo ad alzarmi, ma che mi sta succedendo?
Lui
mi guarda cinico.
“Si,
si bella trovata far finta di star male per non svolgere il tuo
dovere, come prima punizione svolgerai il doppio dei tuoi
compiti.”
Lo
guardo spalancando gli occhi.
“NO!
Non sto mentendo e non sto fingendo non mi punirà per una
cosa che
non ho fatto.”
Ho
il fiato ancora più corto di prima ed un altro schiaffo
raggiunge il
mio volto facendomi crollare a terra.
“Perché
non volete credermi? Non vi ho mai mancato di rispetto, non ho quasi
mai disobbedito ad un vostro ordine, morirei per lei mio
signore.”
Dico
a voce bassa mi sento a pezzi, non mi merito tutto questo, non ha mai
avuto da che sospettare di me.
Mi
rimetto in piedi a fatica ed inizio a vestirmi.
“Svolgo
subito i miei compiti…”
Mi
sento veramente ferito stavolta, vedo che se ne va senza aggiungere
altro mentre io, con una notevole fatica, esco da camera andando in
cucina.
Non
hanno ancora mangiato, devo pensare prima a quello.
Ma
non metto a fuoco e
come
prima cosa mi taglio il palmo
della mano, non ho visto il coltello.
Tutto
questo non mi piace ma devo andare avanti non
posso farlo arrabbiare ancora.
Mi
sorreggo al bancone dove preparo sempre tutto ma niente, le gambe non
mi vogliono sostenere,
faccio
forza con le braccia ma una serie di fitte mi fanno mollare la presa
facendomi
cadere
in terra andando
a colpire l’angolo
del tavolino con
la testa.
Per
fortuna vedo
correre verso di me un ragazzo della servitù, il mio respiro
è
accelerato, la sola cosa che sento prima di svenire è il
ragazzo che
va a chiamare il mio signore, lo capirà adesso che non
mentivo?
Quando
mi risveglio mi ritrovo in infermeria con l’ossigeno
attaccato
assieme a non so quante flebo, almeno son ancora a casa non mi ha
cacciato.
La
debolezza e le sensazioni di prima si sono un po' attenuate, ma non
il braccio quello continua a far un male cane, lo guardo ed il colore
che ha preso non è per niente dei migliori, sembra che sia
rotto.
Non
mi accorgo di non essere solo finché non sento la sua voce.
“Se
te lo chiedi no, non è rotto ma devo ancora capire cosa
hai.”
Cerco
di mettermi seduto ma fallisco miseramente.
“Shh,
sta giù devi riposare, non possiamo rischiare.”
Lo
guardo annuendo lentamente, sembra che abbia la gola secca e che
nessuna parola voglia uscire.
“Mi
rimetterò e tornerò a servirla glielo
prometto.” Dico con un
notevole sforzo.
Come
risposta mi
accarezza
il
viso
non me
lo
aspettavo, non son cose da lui queste.
Lo
guardo.
“Io
credo di saper cosa è.”
Mi
invita a parlare.
“Ieri…
quando mi avete entrambi riempito di scariche...credo che il mio
corpo le abbia assorbite e adesso sta lottando per buttarle
fuori.”
Lo
guardo, non so quale potrebbe essere la sua reazione ormai mi aspetto
di tutto.
“Ed
allora dobbiamo trovare la maniera di toglierle, non credi?”
Ecco
di nuovo il tono e lo sguardo gelido che stavolta mi fanno veramente
paura.
“Perché
non sei venuto a dirmelo? Pensavi di fare da solo?!”
Annuisco
mentre chiudo gli occhi pronto a ricevere un altro schiaffo, cosa che
non avviene per mia fortuna, anzi sento una risatina che mi fa
calmare e riaprire gli occhi.
“Su
questo siamo molto simili, mio fedele servitore”
Tiro
un sospiro di sollievo a quelle parole.
“Adesso
tu riposa e penserò io a come fare.”
Mi
dice mentre vedo che mette del liquido nella flebo che arriva dritta
al braccio.
“Mi
fido ciecamente di lei”
Dico
mentre mi lascio avvolgere dal sonno, adesso mi sento al sicuro.
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