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Angolo Mirty_92
Buonsalve a tutti!
Solo poche parole.
Questo è l’esperimento: una
raccolta (con un numero di capitoli indefinito e senza alcun ordine cronologico
ma solo dettate dalla mia ispirazione personale) di OS, drabble, Flashfic,
ambientate nelle serate che Jane e
Lisbon trascorrono, o non trascorrono, insieme.
Pensieri e piccoli momenti
mancanti.
Buona lettura!
Mirty_92
Dall’episodio 05x09 Bolide Rosso
Nel buio di una
cucina
LISBON
Furto, violazione di proprietà e ora
questo. Succede sempre così ad assecondare i piani di Jane.
Sono seduta con lui sul pavimento della cucina
di una casa in vendita, nascosta dietro l’isola centrale. E tutto quello che
Jane sa dirmi è: “Siamo nascosti” ghignando come un ebete appoggiato comodamente
ad un armadietto.
Il mio sì è di rassegnazione mentre
trattengo a malapena uno sbuffo e cerco di mettermi comoda a gambe incrociate.
“Che hai, Lisbon? Mai giocato a nascondino
da bambina?”
“Sì, certo.” Tanto vale parlare un po’,
per ingannare il tempo. Inutile intestardirsi con Jane, tanto ormai sono
coinvolta nel piano. Aspettiamo l’assassino.
“E scommetto che eri la più brava a
trovare gli altri.”
Guardo Jane nella penombra della stanza. Mi
sfugge un sorriso. Non solo sa sempre tutto, ma sa anche molto bene come
aggirare le situazioni scomode come questa. Lo sa che sono un po’ irritata con
lui perché ancora una volta mi ha coinvolta in uno dei suoi giochetti al limite
dell’illegalità.
“Non ero la più brava. Ero la migliore!” Se
devo assecondarlo tanto vale chiarire le cose.
Un fischio basso di approvazione esce
dalle labbra di Jane e io, senza sapere bene perché, arrossisco.
“Agente Lisbon: unica e sola campionessa
indiscussa di nascondino. È sorprendente!”
“Andiamo, Jane. Non fare l’idiota!” Lo
colpisco al braccio e lui finge di provare dolore.
“Il mio era un complimento” si finge
offeso.
“No, Jane. Il tuo era uno sfottò bello e
buono.”
“Non è vero!” Cerca di protestare ma
stavolta non mi sfugge. È poco convincente. Mi nasconde qualcosa.
Cala un silenzio strano fra di noi e gli
unici rumori che ci fanno compagnia sono quelli del traffico lontano.
“Pensavo solo che mi sarebbe piaciuto
vederti da piccola giocare a nascondino. Non fraintendermi…”
Devo avere un’espressione stupefatta
perché Jane si affretta a continuare.
“È solo curiosità la mia. Nulla di più.”
Alza appena le spalle e appoggia la testa all’anta dell’armadietto sorridendo
beato.
Decido anche io di mettermi comoda e mi
appoggio come lui, sistemandomi quasi di fronte e chiudendo gli occhi. Ci vorrà
del tempo.
JANE
Non riesco a smettere di guardarla mentre
se ne sta lì, seduta a terra di fronte a me, un po’ impettita. Ha chiuso gli
occhi forse perché non sa come comportarsi in questo momento. O forse perché è
semplicemente stanca. Il fatto che sia sera tardi gioca a favore della seconda
ipotesi. Ma quale altro modo divertente avrei potuto escogitare per prendere
l’assassino? E poi, da un po’ di tempo a questa parte, trascorriamo troppo poco
tempo insieme, io e Lisbon. E la colpa è solo mia. Sono ad un passo dal
prendere John il Rosso e non posso lasciarmi distrarre da nulla. E così la sto
allontanando. Con l’indizio che Lorelai mi ha dato, ho quasi finito di compilare
la lista delle persone a cui ho stretto la mano. Mai indizio concreto è stato
più importante per me, devo ammetterlo questa volta. Io conosco John il Rosso e
John il Rosso sarà mio.
La testa di Lisbon ciondola un attimo e
poi si adagia appena sulla sua spalla sinistra. Sento il suo respiro più chiaro
e più cadenzato: si è addormentata. Continuo ad osservarla incuriosito e non so
nemmeno perché. Fa un leggero movimento, come un sussulto involontario, ma non
apre gli occhi. Schiude appena le labbra e un sussurro arriva alle mie orecchie
nel silenzio ovattato della cucina.
“J-Jane… Jane… a-a-aspettami…”
Sono sorpreso. Lisbon mi sta sognando. Ok,
forse non troppo sorpreso visto la frequenza con cui siamo a contatto
praticamente ogni giorno, ma il fatto che il suo subconscio mi rievochi anche
di notte mi fa piacere. Sorrido e decido di svegliarla anche se un po’ mi
dispiace. Il mio orologio segna l’ora X. L’assassino sta per arrivare.
Vorrei toccarle una mano ma mi limito a
tirarle la giacchetta, è un gesto più scherzoso, più da me.
LISBON
Sento qualcosa che mi tira la manica
sinistra. Mi sveglio e mi riscuoto un attimo, preoccupata. Jane mi rasserena e
mi dice che è tutto apposto. Stavo solo parlando nel sonno.
“Davvero?”
“Sì, e sbavavi un pochino” la sua voce,
come la mia, è solo un sussurro accennato.
Grandioso! Sbavavo un pochino! Grazie, Jane,
per avermelo fatto notare con molta grazia. Ma cos’altro ha detto? Che parlavo
nel sonno? Dannazione!
“Che cosa ho detto?” Sono un attimo sconvolta.
“Beh, stavi… arriva qualcuno.”
Non c’è tempo per altro. Non c’è tempo per
le confessioni tra me e Jane. Il dovere ci chiama. Come sempre.
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