Dark Paradise

di reggina
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Il campo da gioco è liscio e verde brillante come un panno da biliardo. Tamburi e voci gracchianti dentro ai megafoni crescono d'intensità; un jingle pubblicitario, una sorta di inno ante litteram, richiama l'attenzione di Julian: è il segnale.

Le squadre entrano in campo e lo speaker inizia a scandire le formazioni. Mentre lui raggiunge il suo posto accanto a Mister Keegan le parole inciampano e si smarriscono.

Si mette subito male per la Mambo e la Toho dilaga con un secco 3-0. Lo sguardo di Mark Lenders è un guanto di sfida che il numero quattordici della Mambo, con il viso arrossato e infervorato ancor prima che l'arbitro fischi la fine del primo tempo, decide di accettare.

Julian Ross si trasforma nella farfalla che decide di giocare a calcio di prima e a testa alta come sa fare. Con il suo stile quasi fatato dei movimenti palla al piede detta i passaggi ai compagni, dà spettacolo.

Trascina la palla e se la coccola, non la lascerebbe andare per niente al mondo. Quando si tratta di creare è Van Gogh.

La partita si ribalta.


La gioia di questo campioncino ritrovato spalanca l'aria e arriva fortissima fino a metà gradinata dove esultano Gregory e nonna Fancy, dove gioisce in maniera più discreta il Dottor Johnson ed applaude anche Amy, in un misto di dolcezza, commozione e preoccupazione.

Tutti gli affetti di Julian sono partecipi in questo pomeriggio di gloria.

Andy non guarda la partita ma il suo bambino che gioca centravanti. È una mamma nel pallone.

"Julian...Non ti fare male!"

Mormora in una muta preghiera quando c'è lo scontro con un avversario (e la farfalla scivola impenetrabile tra i lottatori di Sumo che sono i difensori della Toho).

"Bravo Julian!"

Non si scompone ma quel complimento esce tiepidamente dalla sua bocca quando il figlio sigla la sua personale tripletta.

Il suo cuore di mamma ha un sobbalzo quando, con la squadra ancora euforica per il pareggio, lo vede perdere un po' della sua spavalderia mentre i compagni si gettano si di lui e lo abbracciano forte.

Il cuore di Julian, invece, fa i capricci come a segnalargli un pericolo imminente. Si appoggia un attimo al palo della porta per ritrovare stabilità perché ha la sensazione di stare in bilico, sul ciglio di un precipizio.

Sta male ma si nasconde dietro un sorriso. Un campanello d'allarme risuona nella testa di chi gli vuole bene.


Mentre il Dottor Johnson sta per fare un'invasione di campo, spinto dalla sua coscienza medica e viene trattenuto dalle lacrime di una Amy innamorata, Julian si sente quasi invincibile.

Passata la leggera tachicardia, è pronto a segnare ancora. Nonostante stia correndo già da parecchio tempo e inizi a sentire umanamente la fatica si trova a fare degli scatti o dei giri di campo interi, senza risparmiarsi, come se fosse solo al riscaldamento iniziale.

Mark lo vede scendere sulla fascia e affiancarlo: i due rivali iniziano a sgomitare nella loro persale sfida nella sfida.

Come diavolo farà Julian ad avere tutte queste energie?

Se lo chiede ma tutto in una frazione di secondo; più che chiederselo lo sa, lo sente dentro, ma non può pensarci sul serio. Deve correre, seguire l'azione. Subito.

I suoi piedi non cooperano e si sente come un personaggio dei cartoni animati stilizzato, un folletto bastardo mentre il corpo dell'avversario scivola senza controllo e crolla come un sasso. Come un peso morto.

Julian Ross è a terra, su quel campo che avrebbe dovuto sancire il suo riscatto, la sua rivincita sul destino.

Nessuno riesce a darsi una spiegazione. A conclusione dell'azione di gioco, la partita viene momentaneamente sospesa.

Un po' come tutta la vita da adolescente di Julian.





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