Venerdì

di Unosbagliatograzie
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Osserva:
te ne stai lì, al bar,
in piedi tra i tuoi compari,
ti accendi una sigaretta
e aspiri il fumo a pieni polmoni
e ti dici che quella è l’ultima della serata,
altrimenti domani ti sveglierai
con la gola irritabile come un gatto bagnato;
te ne stai là e ti fumi la tua paglia,
in mano il bicchiere di gin tonic
e procedi
con lo schema di uno spartito
“sorso-aspiro-risata-sorso-battuta-aspiro-risata”
e continui
fino a che la sigaretta arriva al filtro
e del gin tonic non resta che il ghiaccio;
guardi i tuoi amici
e ti rendi conto che
loro hanno ancora da bere,
e quelli che non ce l’hanno
di sicuro ti proporranno di andarne a prenderne.
A quel punto
domandi a te stesso se sia il caso
di continuare a bere:
sei già alticcio,
anzi, che dici,
sei proprio sbronzo,
è meglio smettere
prima che la lingua ti tradisca
e il tuo interloquire diventi un sonoro sbiascicare.
E in quell’attimo
di ragionevole lucidità,
arriva sempre quello che tra tutti gli stronzi presenti,
ti guarda con uno sguardo tra il cane bastonato e l’ebete ritardato,
ed è talmente insultante
che ti convince.
Allora ti lasci trascinare,
ed ecco che
nel giro di dieci minuti
sei di nuovo lì,
“aspiri-sorso-aspiri-battuta-risata-sorso-aspiri”,
perché vuoi non fumartene un’altra
mentre ti bevi un bicchiere?
E la danza prosegue,
sempre uguale,
sempre nello stesso
estenuante schema,
e tu ignaro di tutto ciò
ti senti libero
di bere quanto di pare,
fumare fino a farti venire il voltastomaco alle corde vocali,
fino a che il tuo bancomat farà un sonoro BIP
e tu non avrai dovuto contare soldi,
né avrai dovuto ravanare nelle tasche
in cerca di tintinnanti monetine.
Sarai stato lì
a guardare quel piccolo pezzo di plastica
fare tutto il lavoro,
senza renderti conto che
ogni dannato conto in quel bar
è un buco nel tuo già di suo esiguo conto in banca.
Andrai a casa barcollando,
magari guidando con un occhio aperto
e uno chiuso,
sperando di non trovare posti di blocco,
pregustando la sensazione
di buttarti sul letto e dormire fino al mattino dopo,
quando ti sveglierai
e ti masturberai
pensando che la vita è un posto fantastico
e la sera prima è stata una bella serata,
i tuoi amici sono i soliti cazzoni,
tu sei vivo
e venire è la cosa più bella
che esista al mondo.
In effetti,
non sembra poi così fantastico
se analizzato a posteriori.
Ma vi assicuro che
vissuto in prima persona
è qualcosa che ti rende quasi felice.
Ho detto quasi.




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