Ringraziamenti: come ho già scritto nella
presentazione, voglio dedicare questa storia a chi ha votato per
inserire Gorthan nella lista dei personaggi.
Mi avete migliorato la giornata quando l'ho scoperto, e
dunque questa storia è per voi, amici Pkers.
Potere
e potenza
***
La Pkar rientrò al suo box nel
garage sotterraneo con un lieve fruscio di freni ad accelerazione
negativa.
Un altro ronzio ed il parabrezza a
cupola si sollevò per lasciar uscire Paperinik, difensore
prima di Paperopoli e poi dell'intera Terra, di ritorno dal suo giro
notturno di ronda.
-Bentornato alla base, socio! Sei in
ritardo per lo spuntino di mezzanotte-
-In realtà è così
tardi che sono in anticipo per la colazione di domani. Non vedo l'ora
di dormire per dei secoli-
Il difensore della terra si stiracchiò
e sbadigliò piuttosto platealmente in ascensore, in attesa di
arrivare al piano dove c'era il suo alloggio.
Non vedeva l'ora anche di sfilarsi
tuta, mantello e mascherina, e di tornare ad essere un assonnatissimo
Paperino in camicia e berretto da notte.
-Ehi, UNO! So che tu hai visto tutto
del mio giro di perlustrazione di Paperopoli, e invece qui alla torre
come è andata? Il nostro ospite ha sentito la mancanza della
mia compagnia?-
-Domanda interessante, ma che non
dovresti fare a me-
-Perché?-
-Io non ne so molto di emozioni, anzi
forse ne so ancora meno del nostro ospite alieno. Per esempio, per
voi biologici cosa significa quando qualcuno sale su un tetto e ci
resta per delle ore?-
-Uack! Sul tetto? Per delle ore?! Ma
che...?! Ci ho ripensato!-
-A cosa?-
-Portami in cima alla torre, UNO! La
nanna può aspettare... Prima devo fare due chiacchiere con il
nostro ospite-
***
L'evroniano era sulla terrazza, proprio
come aveva detto UNO.
Stava con le mani appoggiate al bordo e
lo sguardo perso in alto, come teso verso un richiamo a cui non
poteva rispondere.
La sua figura era in controluce, una
sagoma in penombra delineata dal riverbero dei neon che provenivano
dalla città in basso.
L'unica parola che veniva in mente a
Paperino per descriverlo era “desolato”, e più lo
guardava più gli si stringeva il cuore perché in quel
momento il difensore della Terra non stava più guardando il
suo nemico, stava guardando un essere che desiderava disperatamente
qualcosa di irraggiungibile.
Come se avesse letto nel suo pensiero,
Gorthan si voltò lentamente.
-Che cosa succede, eroe? Cosa ti fa
provare emozioni così pesanti?-
Lui si riscosse e si avvicinò
lentamente e come se nulla fosse.
-Oh, niente di che... sarà il
cheeseburger con doppia salsa che ho mangiato. Era abbastanza
pesante-
Gorthan però rimase serio.
-Tu usi l'umorismo, ma le tue emozioni
dicono altro. Non tentare di mentire a me proprio su questo-
-Adesso sei tu quello pesante-
Gorthan emise un suono che poteva
essere un sospiro o uno sbuffo di fastidio.
Tornò a guardare in alto, verso
il cielo.
-Voi terrestri avete tante storie a
proposito delle stelle. Mi chiedo perché abbiate continuato a
raccontarle anche dopo aver capito l'esatta natura dei corpi celesti-
Tipico di Gorthan. Se ne usciva dal
nulla con quelle domande fatte a voce bassa, profonda, che soppesava
ogni parola come se fosse di valore inestimabile.
E così costringeva anche
Paperino a farsi domande su cose che aveva sempre considerato ovvie.
-Non so dirtelo. In realtà non
credo che ci sia un motivo preciso-
-Esatto. Questo mi confonde di voi
Terrestri. Come potete fare delle cose che non abbiano nessuna
utilità pratica?-
Paperino aprì il becco per
rispondere, perché la risposta era ovvia, ma al momento di
articolarla scoprì che non riusciva a tradurla in parole. Non
capiva nemmeno il senso della domanda di Gorthan, a dirla tutta.
-Non ci ho mai pensato. Suppongo che
facciamo certe cose solo perché ci piace farle-
-Questo è pensiero individuale.
Genera caos-
-Il traffico al rientro dalle ferie ne
genera molto di più, fidati di me-
Per un attimo Gorthan si irriggidì.
-Cosa stai cercando di fare? Vuoi
distogliere la mia attenzione?-
-In un certo senso-
-Da cosa?-
-Da quello che ti da fastidio in questo
momento. Io non percepisco le emozioni come te, scienziato, ma posso
assicurarti che riesco a sentire le rotelle del tuo cervello
evroniano fare tic tac a velocità massima. Fa male. Ti farà
fondere come un cioccolatino dimenticato sul cruscotto ad agosto-
-Espressione figurativa. Indica la
capacità di pensiero astratto-
-Grazie per la lezione, prof. E
allora?-
-E allora... come fate? Come potete
essere così? Come riuscite a sopravvivere in questo caos
continuo, incontrollato, di pensieri liberi, idee diversissime una
dall'altra... COME?!-
Per fortuna erano su una terrazza
isolatissima in cima alla città, altrimenti il grido di
Gorthan avrebbe preoccupato più di qualche paperopolese.
Quanto a Paperino sarebbe stato
spaventato dall'aggressività superficiale dell'evroniano, se
ormai non avesse capito bene che quella ferocia nascondeva in realtà
spaesamento e frustrazione.
-Non so dirtelo. Forse sopravviviamo
proprio perché siamo tutti così diversi-
-Siete troppo diversi. Ed io non
dovrei... non dovrei...-
-Non dovresti cosa?-
Gorthan scosse la testa. Dopo il suo
sfogo era tornato il solito evroniano concentrato e riflessivo.
-Niente, lascia stare-
-E dai! Di che hai paura? Non ti
prenderò in giro, parola di eroe-
Credette che Gorthan non gli avrebbe
risposto, immerso come era nei propri pensieri e nel contemplare la
città che si stendeva sotto di loro.
Lo faceva spesso. Quando era molto
concentrato su qualcosa, l'evroniano si rinchiudeva in un mondo
mentale tutto suo, inaccessibile a chiunque.
Paperinik trovava questo atteggiamento
allo stesso tempo affascinante e snervante.
-Io non dovrei lasciarmi corrompere da
voi- disse infine l'evroniano a voce bassissima.
Le parole di Gortan erano piene di
amarezza.
-Non capisco. È così
terribile che ti piaccia la cultura terrestre? Non è una cosa
positiva che tu produca sentimenti?-
-Terribile dici? Per me è un
disastro. Io... non è naturale per un evroniano provare dei
sentimenti quanto non è naturale per un terrestre non
provarne. E su Evron ciò che non è naturale, una
mutazione non controllabile dai nostri scienziati, è
pericoloso e deve essere estirpato-
-Non sono tolleranti gli evroniani-
-Facciamo ciò che è
giusto. L'unità è ciò che ci permette di vivere.
Se ognuno di noi pensasse in modo autonomo perderemmo tempo prezioso
per appianare le divergenze. Sarebbe un terribile spreco di energie-
-Il tempo speso a confrontare le idee
non è sprecato-
-Sulla Terra. Su Evron le cose sono
molto diverse-
Stavolta fu Paperino a restare in
silenzio.
Non riusciva a capire cosa succedesse a
Gorthan: era stato attaccato dai suoi simili per ben due volte, aveva
trovato rifugio sulla Terra ed aveva accesso libero a tutte le
emozioni che poteva desiderare, nonché accesso ad un database
sterminato di musica, arte e cultura... eppure sembrava che gli
mancase qualcosa.
E Paperinik non capiva perché.
Dal suo punto di vista era stato solo
un salto di qualità, e invece Gorthan aveva spesso quei
momenti di profondo tormento interiore.
Decise che la cosa migliore da fare
sarebbe stata chiedere al diretto interessato.
-Tu sai tante cose della Terra, io
invece non so niente di Evron-
-Dovresti studiare meglio i tuoi
nemici. Io l'ho fatto-
-Preferisco dare precedenza agli amici.
Visto che in questa bella nottata non abbiamo sonno vuoi raccontarmi
qualcosa del tuo pianeta?-
Gorthan lo guardò.
Era qualcosa che gli dava i brividi.
Gli occhi dell'evroniano, privi di pupilla e con un'unica superficie
di cristalli iridescenti, lo facevano sentire un esperimento
scientifico che aveva la coscienza di essere esaminato e giudicato.
Non una bella sensazione a dirla tutta,
neanche per un eroe.
-Tu vuoi farmi parlare per capirmi, non
per avere informazioni per sconfiggerci-
-Fino ad ora me la sono cavata
piuttosto bene anche senza “informazioni”. Dai, sputa il
rospo! In senso figurato...-
Gorthan lo guardò ancora in
silenzio, e Paperino lo lasciò fare. Chissà cosa
passava per la mente dell'evroniano dietro la sua espressione
insondabile? Chissà se sarebbe stato saggio scoprirlo?
Finalmente il capobranca distolse lo
sguardo da lui e tornò al cielo.
-Evron è ciò che ci
permette di vivere. Evron è un popolo di guerrieri. Evron è
ciò che ci protegge, ciò a cui apparteniamo, ed ognuno
deve fare il proprio dovere. Singolarmente possiamo sopravvivere, ma
a che scopo? Saremmo sperduti, soli nella vastità di un
universo che non possiamo sperare di sottomettere da soli-
-Perché avete questa mania di
sottomettere? Non potreste convivere in pace con i popoli di altri
pianeti?-
-Pace? Temo che non si apresente nel
vocabolario degli evroniani, e nemmeno nella nostra natura. La pace è
una noiosa pausa tra una conquista ed un'altra. Mettitelo bene in
testa, eroe: conquistare è nella nostra natura. Evron è
potere e potenza non per uno solo, ma per tutti i suoi membri.
L'espansione di Evron è il fine per cui viviamo e che ci da
un'identità.-
-Mi stai facendo venire mal di testa!
Non hai detto che il pensiero autonomo non è ben visto?-
-Io ho detto che ci da un'identità,
non un'individualità. Sono conceti diversi. Individualità
è una cosa che conosciamo e che attribuiamo ad altro popoli,
ma è totalmente assente per Evron. Prima della mia mutazione,
ovviamente-
-Mi sembra un primato di cui non vai
fiero-
-No-
-Capisco-
-Io osservo il caos di voi terrestri e
non posso fare a meno di paragonarlo all'ordine di Evron. Se metteste
da parte le vostre divergenze, se riusciste ad organizzarvi sotto un
capo comune, se le vostre energie fossero incanalate con ordine e
disciplina, sareste un popolo temibile almeno quanto gli evroniani,
lo sai?-
-Cercherò di prenderlo come un
complimento, ma no, grazie. Noi non vogliamo essere temibili-
-Esatto! Voi fate quello che volete!
Siete disorganizzati perché ognuno ha un obbiettivo personale
e persegue quello. Non avete idea di cosa voglia dire tendere tutti
ad un unico scopo, essere uniti più che come popolo, come
parte di un unico organismo! Per questo è inaccettabile ciò
che io ho fatto lasciandomi corrompere da voi terrestri! Io ho
anteposto un interesse personale a quello dell'impero-
Era raro che Gorthan si lasciasse
andare tanto, e quando se ne rendeva conto era lui il primo ad
esserne sorpreso.
Scosse di nuovo la testa, un gesto che
stava diventando abituale.
-Non capisco cosa mi succede. E quando
sono insieme a te è ancora peggio, perché vengono fuori
cose che nemmeno io sapevo di pensare-
-Dovresti considertati fortunato. A te
faccio questo effetto gratis, sai invece quante persone pagano per un
bravo psicanalista?-
-Che cos'è uno psicanalista?-
-Un medico speciale. Cura le ferite che
non si vedono, quelle dell'anima-
-Non so cosa sia un'anima, ma devono
essere molto bravi per curare ferite che neanche si vedono-
-Oh, puoi dirlo forte!-
Con lo scienziato evroniano si finiva
sempre a fare discorsi surreali. Se non avessero toccato spesso temi
delicati Paperino avrebbe potuto dire che era divertente discutere
con il suo ospite.
-E dunque, se tu fai lo stesso effetto
di uno di questi medici speciali, vuol dire che stai cercando di
curare la mia anima?-
-Oh, bé... diciamo che provo a
dare una mano dove posso-
-Risposta molto diplomatica-
Rimasero in silenzio. Gorthan sembrava
di nuovo interessato al traffico delle strade di Paperopoli, ma
Paperino sapeva che stava rimuginando chissà quale pensiero
tra sé e sé.
Decise di chiedere direttamente. Aveva
sonno e voleva andare a dormire, ma se non avesse chiesto gli sarebbe
mancato qualcosa.
-Gorthan? Tu ti senti in colpa per la
tua mutazione?-
-Cosa vuol dire sentirsi in colpa?-
-Ecco... ehm... diciamo che è
quando stai male perché sai che una cosa che hai fatto è
sbagliata-
-Ah. Capisco. Sì, allora
suppongo di sentirmi in colpa-
-E ti manca Evron. Per i miei standard
è un posto terribile che non vorrei visitare, ma capisco che
tu voglia tornare lì. Per te è casa-
-È ciò a cui appartengo-
-C'è qualcosa che ti manca in
particolare?-
-Noi evroniani siamo fatti per essere
inseriti in una gerarchia. Abbiamo bisogno di superiori e sottoposti
per sentirci completi. La cosa che mi manca di più è
essere inserito nel tessuto sociale di Evron-
Quella era una risposta che Paperino
non si era aspettato. Sapeva che gli evroniani erano organizzati in
caste, ma non aveva mai pensato che potesse essere qualcosa scritto
così a fondo nel loro essere da farli stare male se ne erano
separati.
E la cosa peggiore era che lui non
sapeva come gestire una situazione del genere perché era
troppo lontana dal suo modo di pensare.
-Mi dispiace. Posso fare qualcosa per
aiutarti?-
Gorthan si girò verso di lui con
quella che avrebbe potuto essere sorpresa, e poi scoppiò a
ridere. Era una risata strana, profonda ma non di allegria.
Somigliava più alla reazione isterica a qualcosa di troppo
assurdo per essere reale.
-Ah, eroe, sei incredibile! Tu vuoi...
aiutarmi! Ahahah!-
-Non sapevo di avere tutto questo
talento comico-
-Oh, se tu sapessi certe cose non
rideresti! Ogni giorno penso che dovrei catturarti e portarti davanti
al consiglio imperiale, oppure direttamente al Pozzo. Liberare la
Terra da te sarebbe un modo perfetto per ottenere il perdono
imperiale ed essere reintegrato nella società-
-Che programmino divertente per una
vacanza! E com'è che non l'hai ancora fatto?-
-Perché tu... tu a me non lo
faresti. Ed io desidero con tutto me stesso che non arrivi mai il
giorno in cui durante una battaglia dovrò scegliere se aiutare
te o il mio popolo. Non so cosa sceglierei, ma qualsiasi cosa sarà,
mi sentirò in colpa per il resto della mia vita-
-Non c'è bisogno di fare tanto
dramma! Tu resta in panchina e lascia fare a me. Lo sai che non vi
faccio mai troppo male, no?-
-Non dire, eroe. Non dire nulla-
Un brivido corse lungo la schiena del
papero terrestre.
Gorthan non sceglieva mai le parole a
caso, ed il modo in cui aveva pronunciato proprio quelle gli aveva
provocato una stretta di angoscia.
Non tentò nemmeno di
mascherarla, tanto sapeva che lo scienziato l'aveva già
sentita.
-Quando sarà il momento, fai la
cosa che riterrai più giusta. Quanto a me, io farò la
cosa giusta adesso, andandomene a dormire. Quando vuoi scendere
chiedi ad UNO, lui sa come fare. Buonanotte, nemico-
Paperino lo salutò con un ampio
sbadiglio ed agitando la mano.
Adesso più che mai voleva
dormire, spegnere il cervello ed allontanarsi da tutte quelle
questioni filosofiche.
Una volta nel suo alloggio si buttò
sul letto con solo i boxer e la canottiera e piombò in un
sonno più pesante del più pesante metallo mai lavorato
da Everett Ducklair per le sue armi.
***
Sulla terrazza Gorthan rimase ancora a
lungo immobile a scrutare il cielo.
Le stelle compivano il loro cammino
sulla volta celeste, e ciò che lui bramava di cogliere era la
traccia lontana di un astroincursore evroniano.
Sapeva che non avrebbe potuto avere
contatti, sapeva che sarebbe stato trattato come l'ultimo (o il
primo) dei criminali e che quindi avrebbe fatto molto meglio a non
far notare la propria presenza, eppure era più forte di lui:
doveva cercare un segno per sentirsi almeno un po' vicino al suo
popolo.
Finalmente una scia sottile come un
graffio solcò l'orizzonte.
-Potere e potenza- mormorò a
mezza voce -E sempre gloria ad Evron-
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Cantuccio dell'Autore
Scusate. Non so se farvi salire il
magone con i complessi di Gorthan sia un buon modo di ringraziare chi
mi ha aiutato a dargli lo status di personaggio.
Il fatto è che, quando si parla
di nemici che imparano a conoscersi, si tende a prendere quello
“cattivo” per farlo diventare “buono”, come
se in realtà fosse ovvio che le cose vadano in un certo modo.
Come se il cattivo in realtà
sapesse di essere dalla parte del torto e di dover cambiare, e invece
non è così semplice.
Per il narratore e per gli spettatori è
chiaro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma per i personaggi non
lo è.
Un personaggio, per essere realistico,
deve essere convinto delle proprie motivazioni.
Il “cattivo” non sa di
essere cattivo, a parte rari casi in cui se ne rende conto e non
gliene importa nulla, anzi continua con il suo comportamento (Vedi
Rattigan di “Basil l'investigatopo”).
Quando due personaggi si scontrano è
perché hanno sistemi di valori diversi, ed ognuno dei due è
convinto di avere ragione.
Ecco, qui volevo esplorare Evron dal
punto di vista di un evroniano. Dal lato oscuro della luna (Sì,
è una citazione ad uno degli ultimi albi di PKNA).
Spero che vi sia piaciuta.
Potere e potenza!
Makoto
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