Lui non avrebbe combattuto mai più: a cosa erano
serviti anni e anni di allenamenti, di sfinimenti e di dolore? A nulla, ecco a
cosa erano serviti, lui era il principe dei sayan,
era nato per essere il più forte e invece gli era stata salvata la vita da Karoth, un miserabile di terza classe e da suo figlio, un
mezzo sayan. Era umiliante, ecco cos’era; ora era
davvero il principe del nulla, non aveva un pianeta su cui governare da molto
tempo e ora non c’era più nemmeno l’unico sayan in
vita su cui avrebbe potuto governare. Ma la cosa che bruciava più di tutte era
sicuramente la sua arroganza: era stato lui a permettere a Cell di completarsi
e tutto per la propria presunzione di sconfiggerlo nella sua forma più
completa, ed era stato talmente tanto pieno di sé che non si era nemmeno
accorto di quando suo figlio era caduto a terra morto per mano di quel mostro e
non aveva avuto nemmeno in quel momento le capacità di vendicarlo degnamente;
alla fine era stato il figlio di Karoth a portare a
termine il lavoro. Davvero patetico, sì, lui era veramente patetico, aveva
fallito su ogni cosa e addirittura Piccolo aveva provato pena per lui offrendogli
il suo aiuto per tornare a casa; già casa…ma qual era casa sua? Il suo pianeta
non esisteva da moltissimi anni, la base aliena non esisteva più, l’unico posto
che poteva chiamare casa era quell’edificio giallo e semisferico della Capsule
Corporation, dove era stato ospitato per pietà probabilmente all’inizio, Bulma sapeva perfettamente che non aveva nessun posto dove
andare a quell’epoca e che nessuno si sarebbe mai sognato di offrirgli un posto
dove stare, lei era stata l’unica a passare sopra a tutto quello che era
successo fino a quel momento e nemmeno gliel’aveva fatto mai pesare,
probabilmente per questo aveva accettato; fingendo di non vedere le occhiatine
stupite e divertite di Crili e di Yamcho
mentre la seguiva dentro casa. E ora lui sarebbe dovuto tornare a casa,
guardare la sua donna negli occhi e dirle che non era stato nemmeno in grado di
riportare vivo a casa loro figlio, lei non gli avrebbe fatto pesare nemmeno
quello, perché il Trunks del futuro sarebbe tornato
sano e salvo alla Capsule Corporation grazie alle sfere del drago, ed ecco il
punto, da quando era venuto a contatto con quei terrestri lui era saltato fuori
dalle più svariate situazione grazie a qualcun altro, grazie ai fagioli di
Balzar e grazie a quelle dannate sfere del drago, che l’avevano addirittura
riportato in vita.
I suoi pensieri verso la via di casa erano funesti,
non faceva altro che ripetersi che non avrebbe combattuto mai più, ma cosa
avrebbe fatto dal giorno seguente non lo sapeva proprio, dato che lui era nato
per combattere.
Ormai era atterrato alla Capsule Corporation e trovò
Bulma in giardino con in braccio suo figlio, lei gli
corse in contro visibilmente preoccupata per chiedergli cosa fosse successo e
dove fosse il Trunks del Futuro. Ma lui le rispose
semplicemente che era tutto finito e che ora aveva solo bisogno di dormire e
così la superò oltre la porta ignorando le sue grida di protesta che cercavano
altre spiegazioni.
Si chiuse quindi a chiave nella sua vecchia stanza
che utilizzava quando ancora non aveva una vera e propria relazione con Bulma, tutto era perfetto come l’aveva lasciato, totalmente
anonimo, il letto era fatto, il bagno era pulito e nell’armadio c’erano ancora
dei suoi vecchi abiti constatò, trovò il contesto molto rassicurante, in quella
stanza non c’era nessun segno visibile del suo recente e totale fallimento.
Avrebbe dovuto farsi una doccia per togliersi di dosso il sangue e la polvere e
forse c’era pure qualche ferita da medicare, ma era davvero stanco, voleva solo
dormire, si meritava di dormire e se anche avesse dormito per giorni non
sarebbe importato a nessuno probabilmente e questo fu il suo ultimo pensiero
prima di lasciarsi cadere sul letto in cui si addormentò in meno di una
manciata di secondi.
Bulma
aveva visto andare via Vegeta con passo malfermo, era visibilmente ferito, ma
non era preoccupata per quello, era allarmata dal suo sguardo, non era mai
stato così triste come in quel momento, lui era tante cose: arrogante,
presuntuoso, tronfio, altezzoso, malvagio, ma mai triste, si chiese cosa fosse
accaduto su quel campo di battaglia, ma probabilmente l’avrebbe scoperto
all’arrivo del Trunks del futuro, anche se le parve
strano che non fosse tornato subito assieme al padre; decise comunque di non
tormentare Vegeta, aveva compreso che non era proprio il momento.
Giusto un paio d’ore dopo il Trunks
del futuro tornò alla Capsule Corporation perfettamente in salute grazie alle
sfere del drago; una volta resuscitato aveva subito cercato con lo sguardo il
padre tra i presenti, ma Piccolo gli aveva spiegato in privato che Vegeta aveva
bisogno di stare solo e per quel motivo non si trovava con loro. Trunks capì perfettamente le parole non dette da Piccolo.
Suo padre era furibondo per essere stato salvato dal sacrificio di Karoth, quindi quando arrivò alla Capsule Corporation era
pronto alle sue occhiatacce e magari a qualche commento velenoso, eppure ad
attenderlo trovò solo sua madre che gli gettò le braccia al collo e poi gli
ordinò di raccontargli tutto quello che era successo.
Una volta terminato il racconto Trunks
vide sua madre di quella dimensione diventare di colpo triste, gli accarezzò il
viso e gli disse che era davvero felice che tutto fosse finito per il meglio, a
quel punto però il ragazzo le chiese dove fosse suo padre.
Bulma
trasalì, ma gli rispose: “aveva bisogno di dormire, lascialo solo, non deve
essere molto in vena ora, ma non preoccuparti, uscirà da quella stanza più
arrogante che mai!” erano parole che avrebbero dovuto rassicurare entrambi, ma
in realtà li lasciarono preoccupati, perché Vegeta non si fece vedere nemmeno
per cena, a quel punto Bulma decise di andare a
controllare, temendo che fosse scappato dalla finestra per chissà dove e invece
lo trovò ancora addormentato con la stessa battle
suite, non si era nemmeno cambiato constatò richiudendo a chiave piano la
porta.
Vegeta si svegliò la mattina seguente, aveva fatto
un sonno senza sogni fortunatamente, era affamato, ma era anche decisamente
sporco, e sapeva che se fosse andato in cucina in quelle condizioni Bulma avrebbe iniziato a strillare e non l’avrebbe lasciato
in pace finchè non avesse fatto una doccia e quindi
decise che era meglio evitare tante discussioni inutili, non aveva davvero
voglia di parlare. Forse sarebbe stato meglio se quella notte l’avesse passata
fuori, forse avrebbe dovuto andarsene e stare via qualche giorno, ma non ne
aveva avuto le forze, voleva vedere Trunks, voleva
assicurarsi che fosse davvero tornato in vita.
Fece quindi una lunga doccia, si mise indosso i
primi vestiti che trovò nell’armadio e scese di sotto, percepì l’aura di Trunks, stava ancora dormendo probabilmente, tanto meglio,
preferiva fare colazione da solo, avrebbe avuto ancora modo di rimuginare
almeno.
E invece in cucina trovò la vecchia che iniziò a
trillare su quanto fosse contenta che fosse tornato a casa sano e salvo e che
dopo la battaglia era sicuramente ancora più affascinante e altre sciocchezze,
che Vegeta non ascoltò, senza sprecare nemmeno un’occhiataccia si diresse verso
il frigo e agguantò quanta più roba possibile e iniziò a mangiare e finalmente
la donna si levò dai piedi, aveva recepito il messaggio che voleva stare in
pace.
La pace purtroppo durò poco perché in cucina si
presentò la figlia della vecchia e sapeva che era decisamente un osso più duro
rispetto alla madre e quasi rimpianse che se ne fosse andata, ora che si
trovava da solo con Bulma sapeva che avrebbero dovuto
parlare, fece comunque finta di niente e proseguì a mangiare, era davvero
affamato.
“Forse quella carne potrei cucinartela, o hai
davvero intenzione di mangiarla cruda?” esordì la donna, notando subito lo
sguardo selvatico del principe dei sayan, che aveva
alzato lo sguardo dal piatto per poi allungarle la suddetta carne.
“Sai oggi Trunks tornerà
nel suo tempo e sarebbe carino se venissi anche tu a salutarlo” spiegò Bulma mentre passava la carne cotta a Vegeta. Quella
semplice frase in realtà significava che avrebbe dovuto sforzarsi di non
sparire come aveva probabilmente intenzione di fare e di lasciare un bel
ricordo a quel ragazzo venuto dal futuro con l’unico scopo di salvarli da un
funesto destino.
Per tutta risposta Vegeta mugugnò qualcosa che Bulma interpreto però in maniera positiva e quindi non gli
fece nessuna altra domanda né osservazione, poteva percepire però che c’era
qualcosa di diverso in lui, qualcosa di rotto probabilmente, ma sperò fosse
solo una sua impressione errata.
Vegeta fu di parola, venne a salutare il figlio,
certo si tenne a distanza di sicurezza rispetto agli altri, ma fece comunque un
cenno di saluto verso il Trunks del futuro ed
entrambi sapevano quel cenno stava a significare molte cose: che confidava in
lui per risistemare le cose nella sua epoca e che lo ringraziava per aver
salvato il loro futuro.
Vegeta aveva avuto modo di conoscere quel figlio
nella stanza dello spirito e del tempo e anche se all’inizio l’aveva visto solo
come una scocciatura, come qualcuno che avrebbe potuto intralciare i suoi
allenamenti, col tempo aveva invece imparato ad apprezzarlo e il fatto che
fosse addirittura divenuto più forte di lui, anche se faceva di tutto per
nasconderlo per non ferirlo, invece l’aveva riempito d’orgoglio, nelle vene di
quel ragazzo scorreva il suo sangue e fu quella la prima volta che si sentì
davvero padre, non che avesse mai esternato questi pensieri sia ben chiaro,
però vederlo ripartire per la sua epoca e dirgli quindi addio l’aveva lasciato
provato, gli sarebbe piaciuto misurarsi ancora con lui come avevano fatto in
quella stanza. Ma già, tanto lui non avrebbe più combattuto, per cosa poteva
combattere ora? Con tutta probabilità sarebbe iniziata un’epoca di pace, non
che poi la cosa per lui aveva tutta questa importanza d’altra parte, l’unico
essere con cui avrebbe potuto scontrarsi per migliorarsi era morto e questa
volta definitivamente, cosa avrebbe dovuto fare? Scontrarsi con suo figlio? Con
un moccioso? No, non si sarebbe mai abbassato a tanto, pensò allontanandosi dai
festeggiamenti; anche la donna di Karoth stava
festeggiando, si chiese cosa avesse da festeggiare poi? Il suo uomo era morto e
non che prima fosse stato poi un gran compagno per quello che ne sapeva lui era
più il tempo che aveva passato lontano da casa che quello che aveva passato
insieme a lei, bah doveva essere una terrestre davvero sciocca, pensò con
disprezzo mentre si chiudeva nella sua camera, forse almeno lì avrebbe trovato
un po’ di pace.
Finiti i festeggiamenti Bulma
decise che era giunto il momento di affrontare Vegeta, tutti quanti avevano
notato come si fosse dileguato appena la navicella di Trunks
era sparita, erano tutti dispiaciuti per lui, ma ovviamente nessuno aveva osato
esternare la sua pietà verso di lui, altrimenti probabilmente quel qualcuno
avrebbe perso la vita; Vegeta sembrava un animale feroce chiuso in gabbia, ma
pronto ad attaccare alla minima occasione.
Il Trunks del futuro dopo
il suo risveglio aveva cercato di parlare con lui, ma non c’era stato verso,
Vegeta era irreperibile, era tornato giusto poco prima che partisse, Bulma l’aveva giustificato dicendogli che se aveva imparato
un po’ a conoscerlo sapeva com’era fatto e che quindi non era certo il tipo da
lunghi addii e che ora comunque doveva combattere la sua battaglia personale
contro il suo dannato orgoglio, le cose non erano andate come da lui
programmato, anzi era stato tutto catastrofico, aveva bisogno di tempo per
rimettersi in sesto, ma tutto ciò non aveva nulla a che vedere con lui
ovviamente.
Trunks
aveva condiviso e accettato quella spiegazione, certo avrebbe voluto parlare
per un’ultima volta con suo padre, ma si sarebbe accontentato dei momenti
passati nella stanza dello spirito del tempo, avrebbe detto a sua madre che non
si era affatto sbagliata su suo padre, era davvero come gliel’aveva descritto,
ma almeno a quel tempo era vivo e avrebbe potuto crescere quel Trunks di quella dimensione o almeno così lui sperava con
tutto il cuore.
Bulma
trovò la porta chiusa a chiave, avrebbe potuto aprirla con la propria chiave
personale, ma decise invece di bussare e di chiamare a gran voce Vegeta, il
quale venne ad aprirle con la sua solita espressione infastidita.
“Bene e così hai intenzione di stare chiuso a chiave
qui dentro per sempre?” gli chiese incrociando le braccia, lo stava provocando
deliberatamente.
“Che t’importa!” rispose Vegeta.
“M’importa eccome, sono passati due giorni e non hai
fatto altro che mangiare e dormire; avresti anche potuto rimanere un po’ alla
festa invece che essere sempre il solito scimmione scorbutico” lo accusò
puntandogli il dito contro.
“Non mi piacciono le feste lo sai, e non mi
piacevano nemmeno gli invitati comunque” commentò il principe dei sayan, augurandosi che quella schermaglia finisse presto,
entrambi sapevano come sarebbe finita, tra loro era sempre stato così, ci
sarebbe stato un qualche botta e risposta per accendere l’atmosfera e poi del
sesso, peccato che lui quella sera non avesse nessuna voglia di parlare e
quindi prima che lei rispondesse con qualche altra sciocchezza su quanto lui
fosse sempre sgarbato le fu addosso con un balzo e l’attirò a sé chiudendole la bocca con un bacio.
Fecero sesso con urgenza, Vegeta non si sarebbe
trattenuto, doveva sfogarsi e lei gliene stava offrendo l’occasione e quindi le
strappò gli abiti e senza troppi complimenti la fece finire sul letto, l’atto
durò in tutto una decina di minuti, si erano mancati a vicenda in quelle
settimane di lontananza, ma tanto nessuno dei due l’avrebbe ammesso.
Una volta finito il tutto Bulma
lo invitò a dormire nella sua camera o meglio nella loro camera che già da
tempo condividevano prima che iniziasse il dramma del Cell game, ma Vegeta
rifiutò adducendo che aveva ancora bisogno di riposare e non aveva intenzione
di essere svegliato dalla grida notturne del figlio.
Si aspettava che Bulma
protestasse e invece gli diede ragione prima di lasciare la stanza, era strano
che fosse così remissiva, ma decise di non approfondire, voleva solo dormire,
almeno in quei momenti non pensava e non rivedeva la faccia stolta e serena di Karoth mentre si teletrasportava
via dal pianeta con Cell.
Bulma
aveva lasciato in fretta la stanza di Vegeta perché in ogni secondo che era
rimasta lì aveva percepito la sua tristezza, non era da lui comportarsi così,
era uscito da questa battaglia molto più provato delle altre volte, gli serviva
tempo probabilmente, o almeno così sperava.
Il giorno seguente Vegeta si svegliò stranamente
positivo, la notte era passata tranquilla e quindi decise che dopotutto poteva
allenarsi, è vero non avrebbe combattuto mai più, però un po’ di movimento gli
avrebbe fatto bene e quindi si diresse direttamente nella gravity
room.
Non impostò una gravità particolare, voleva solo
sgranchirsi un po’, ma prima avrebbe dovuto trasformarsi in super sayan e quindi concentrò tutta la sua aura nell’intento, ma
davanti agli occhi gli si parò l’immagine di Trunks a
terra morto e perse quindi tutta la concentrazione di colpo, senza riuscire a
trasformarsi.
Iniziò allora a gridare di rabbia e frustrazione,
cadde a terra battendo i pugni, non sarebbe servito a niente riprovare,
improvvisamente si sentiva addosso tutto il peso del fallimento, uscì quindi
dalla gravity room come un automa e si lasciò cadere
sul divano e accese la televisione.
Non aveva mai guardato la televisione per più di
dieci minuti alla volta, e solo per il telegiornale, per il resto trovava
sciocchi e ridicoli quei programmi, ma in quel momento non si sentiva in grado
di fare altro.
Durante il giorno i genitori di Bulma
erano venuti più volte a chiamare Vegeta per i pasti, ma lui non aveva dato
nessuna risposta, era rimasto tutto il giorno in salotto finchè
non era arrivata alla sera Bulma e a quel punto lui
si era alzato come se nulla fosse per andare a fare la doccia, quasi come se
avesse fatto realmente allenamento e poi alla sera fecero nuovamente sesso, ma
lui rimase a dormire nella sua stanza.
Nei giorni seguenti per Vegeta prese forma una
specie di routine, si alzava presto, andava nella gravity
room e provava a trasformarsi, i primi giorni ancora con convinzione, poi solo
semplicemente per routine, ovviamente in nessun’occasione gli riusciva la
trasformazione in super sayan e quasi gli sembrava di
vedere dall’altro la faccia di Karoth pronto a
deriderlo. Lui sicuramente non avrebbe mai avuto problemi nel trasformarsi,
anzi la trasformazione gli era venuta facilmente se paragonata alla sua. Altre
volte invece aveva davanti agli occhi la morte di Trunks
e a quel punto gridava di rabbia e usciva dalla stanza frustrato. Spesso
passava quindi le giornate a guardare la tv, altre volte invece usciva e andava
in un posto isolato e rimaneva a guardare il cielo sforzandosi di svuotare la
mente, ma difficilmente ci riusciva. Alla sera comunque faceva sempre in modo di
farsi trovare quando Bulma rientrava ed era certo che
i due vecchi non avrebbero mai fatto la spia e poi perché avrebbero dovuto, era
libero di fare quello che voleva no? A chi sarebbe importato se avesse smesso
di allenarsi o se passava le notti insonni, era continuamente avvolto da una
nube di inquietudine che gli dava il tormento, voleva solo essere lasciato in
pace.
Bulma
effettivamente non avrebbe sospettato nulla se non fosse stato suo padre ad
avvisarla che forse c’era qualcosa che non andava in Vegeta: era un pomeriggio
tranquillo e lei era in laboratorio con suo padre, stavano sistemando alcune
invenzioni e la situazione era molto silenziosa, suo padre d’altra parte non
era mai stato di molte parole e quindi si stupì quando le chiese dal nulla come
stessero andando le cose con suo marito. Bulma era
arrossita e aveva risposto che tutto considerato non stava andando male, Vegeta
era piuttosto tranquillo, se ne stava abbastanza sulle sue, ma presto gli
sarebbe passata e avrebbe ripreso a fargli il tormento su come potenziare la gravity room, anzi era strano che non avesse già rotto
qualcosa là dentro da quando era tornato a casa.
Vide allora suo padre diventare improvvisamente
serio e a voce bassa le confessò che da quando era tornato Vegeta non si era mai
allenato, passava tutto il giorno sul divano a guardare la televisione oppure
spariva per tutta la giornata e tornava poco prima del suo ritorno.
Bulma
rimase perplessa, ma gli rispose che magari era solo stanco e aveva bisogno di
una vacanza e ne aveva tutto il diritto.
“Tesoro, lui va nella sua stanza di allenamento ogni
mattina, ma ne esce pochi minuti dopo e purtroppo ha sempre una pessima
espressione. Sai, io e tua madre non sapevamo se dirtelo o meno, ma temiamo ci
sia qualcosa che non va, forse dovresti provare a parlargli, sì per essere
sicura che stia bene, a noi piace quel ragazzo e siamo preoccupati per lui.
Voleva andare tua madre a parlargli, ma credo che non sia una buona idea!” le
spiegò il padre ed era il discorso più lungo e più serio che le avesse mai
fatto e quindi capì che la situazione era davvero più seria di quello che
pensava. E in effetti se sua madre avesse deciso di sua iniziativa di
affrontare Vegeta senza prima consultarla sarebbe successo il finimondo, sapeva
che il principe dei sayan tollerava sua madre a
malapena, era l’unica al mondo in grado di metterlo in imbarazzo senza
accorgersene minimamente e probabilmente non si accorgeva nemmeno delle
occhiate omicida che lui le lanciava perennemente, lei le trovava affascinanti,
ma sua madre era così e non sarebbe mai cambiata. Promise quindi al padre che
quella sera avrebbe affrontato l’argomento con Vegeta, ma che sicuramente non
c’era motivo di preoccuparsi, i sayan era risaputo
che fossero strani a volte.
Pochi minuti dopo, però, Bulma
con una scusa uscì dal laboratorio, erano passate due settimane da quando
Vegeta era tornato a casa e sì lei si era accorta che lui era meno arrogante
del solito e aveva anche notato che si teneva quasi alla larga dal figlio, ma
l’aveva giustificato dicendosi che probabilmente non era abituato ai bambini
piccoli e non sapeva come rapportarsi e non aveva nemmeno pensato a cosa
potesse fare lui tutto il giorno, era certa che lui si allenasse tutto il tempo
come sempre, non faceva altro da quando aveva imparato a camminare per quello
che ne sapeva lei. Improvvisamente le cadde addosso la verità, Vegeta stava
soffrendo e lei non si era accorta di nulla, l’aveva giustificato e aveva finto
di non vedere tante cose.
E quindi si diresse in gran carriera verso casa e
appunto trovò Vegeta davanti al televisore, gli si parò davanti con i pugni sui
fianchi e notò solo la sua espressione infastidita nell’essere stato
interrotto.
“Ehi, ma tu a quest’ora non dovresti essere ad
allenarti?” gli chiese e notò che era appunto vestito con gli abiti da
allenamento.
“Sto facendo una pausa, perché è proibito?” ribattè lui scocciato.
A quel punto Bulma osservò
meglio il marito come se lo vedesse per la prima volta, gli abiti da
allenamento erano intonsi, ma lui aveva delle profonde occhiaie e uno strano
alone di barba che non gli aveva mai visto addosso, era decisamente trasandato,
cosa che per lui non era affatto normale.
“Ho saputo che non ti alleni da giorni, si può
sapere cosa c’è che non va?” le chiese lei e vide che lui la stava fissando con
un’espressione quasi paurosa.
“Non ho voglia di allenarmi e allora?” rispose lui
stando sulla difensiva.
“Vegeta sono due settimane che passi le giornate
senza fare nulla, sei inquieto te lo si legge in faccia e soprattutto stai evitando
tuo figlio, da quando sei tornato non ti sei mai avvicinato a lui” lo attaccò
lei.
Ecco, alla fine se n’era accorta, pensava che
avrebbe potuto volerci più tempo prima che lei iniziasse a tormentarlo, i
vecchi dovevano averlo tradito alla fine, non se l’aspettava davvero da loro. E
poi aveva anche capito che si stava tenendo alla larga volutamente dal figlio:
non ce la faceva ad avvicinarsi a lui, guardarlo negli
occhi gli ricordava l’altro Trunks e soprattutto
tutti i suoi fallimenti, lui era un guerriero, un assassino, non era tagliato
per fare il padre a quel moccioso, non aveva nulla di buono da insegnargli;
sarebbe cresciuto meglio se lui si fosse tenuto alla larga, ma Bulma non avrebbe certo capito, l’avrebbe rassicurato e
questo lui non poteva davvero sopportarlo, non voleva ne comprensione ne pietà.
“Non m’importa nulla di quel moccioso vuoi capirlo o
no?” gridò lui e capì di aver esagerato quando vide l’espressione ferita di Bulma, che però di riprese subito per tornare battagliera.
“Ma come puoi dire queste cose? E’ tuo figlio? E’
quel figlio che è venuto indietro nel tempo per salvare te e tutti quanti noi.
E comunque cosa pensi di fare rimanere qui così per sempre? Non fai il padre
per Trunks, non ti alleni e resti qui a farti
mantenere da me? Eh no, non posso accettarlo. Io non so cosa sia successo nello
scontro con Cell, ma deve essere successo qualcosa che ti ha dato veramente
fastidio, non ti riconosco più!” esclamò lei con le lacrime agli occhi.
“Lo sai cosa è successo? Trunks
è stato ucciso da Cell e io nemmeno me ne sono accorto subito e non sono
neanche riuscito a vendicarlo come meritava e ora ho continuamente
quell’immagine davanti agli occhi, mi sta tormentando ogni singolo minuto.
Bene, ora che puoi finalmente dispiacerti per me, me ne vado, non posso
sopportare la tua pietà!” si congedò lui uscendo dalla stanza prima che Bulma potesse fermarlo.