Scritto
con il prompt del giardino di Efp:
Sedia a dondolo
Bra
si accomodò sulla sedia a dondolo, posando le mani sui
braccioli e gettò indietro la testa, facendo ondeggiare la
sua coda di cavallo.
Alzò
lo sguardo, osservando Goten sollevare
loro figlio sulla sua testa, facendolo giocare.
Il
piccolo rideva, allungando le manine verso il genitore.
“Chi
è il piccolo di papà? Chi è il piccolo
di papà?” domandò Goten.
“Di
papà… Di papà…”
tentò ancora Goten.
Goten rispose
dicendo: “No” in modo secco.
Bra
nascose la bocca con la mano, ridacchiando, mentre con
l’altra teneva stretto il bracciolo della sedia a dondolo.
“Beh,
almeno sta iniziando a parlare” sussurrò Goten.
Chinò il capo, facendo ricadere in avanti i suoi capelli a
cespuglio che gli nascosero in parte il viso.
“Non
prendertela, amore. Ha solo un carattere simile a quello di mio
padre” disse Bra. Si alzò dalla sedia a dondolo,
trattenendo le risate. Raggiunse il marito e gli posò un
bacio sulla guancia.
Goten
strinse al petto il figlio, che lo raggiunse con un paio di calcetti, e
si sporse, baciando la moglie sulle labbra.
“Vedo
che hai molto gradito la sedia a dondolo che ti ha regalato mia
madre” sussurrò.
Bra
rispose: “Se impari a conoscerla, Chichi non è
niente male”.
<
Non sono in molti a pensarlo, ma suppongo non sia molti neanche a
sopportare i suoi genitori > rifletté.
Tenshinhan
sollevò il figlio e se lo mise sulle spalle, Gorin lo
abbracciò e posò il mento sulla testa priva di
capelli, sopra il terzo occhio. Il codino di capelli mori del piccolo
ondeggiava dietro le sue spalle, il bambino indossava una divisa di
seta rossa.
“Papà,
non vedo l’ora di prendere qualche pesce” disse
Gorin.
Tenshinhan
si voltò e guardò la figlia Latys raggiungerli.
“E tu,
piccola mia?” domandò.
Latys
rispose: “Non mi piace uccidere i pesci”.
Tenshinhan
rifletté. “Potremmo ributtarli in acqua dopo
averli pescati” propose.
Rif,
che volava sopra la sua testa, risaltando sul cielo sereno,
gridò festante: “Questa sì che
è una splendida idea”.
Vetrunks
guardava voglioso il cielo terso fuori dalla finestra.
<
Non è giusto che la scuola sia già ricominciata.
Vorrei essere fuori a giocare, invece sono bloccato qui >. Si
accasciò sul banco, ingoiando un sospiro. < Persino
allenarsi sarebbe più utile che ascoltare queste cose.
Sono
sempre le stesse. Io ho già finito il libro, le trovo
così noiose >. Si mordicchiò il labbro.
<
Chissà come sta May. Sua madre mi aveva detto che aveva un
po’ di influenza >. Si passò la mano tra i
capelli a fiamma color glicine.
La
maestra si avvicinò a lui e si piegò.
“Qualcosa
non va?” domandò. Gli posò la mano
sulla fronte e lo sentì bollente. “Forse
è meglio chiamare i tuoi genitori”
rifletté.
Vetrunks
la guardò con gli occhi lucidi.
“Mamma
e papà a quest’ora lavorano”
brontolò.
La
donna disse: “Sono sicura che sapendo che stai male
correranno subito a prenderti”.
“Io
non voglio farli preoccupare. Potremmo chiamare il nonno
Goku?” provò.
“Va
bene” concordò la maestra.
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