Blood red eyes

di kamy
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Scritto con il prompt del giardino di Efp: Sedia a dondolo 

  

Cap.6 Piccoli saiyan 

  

  

 Bra si accomodò sulla sedia a dondolo, posando le mani sui braccioli e gettò indietro la testa, facendo ondeggiare la sua coda di cavallo. 

Alzò lo sguardo, osservando Goten sollevare loro figlio sulla sua testa, facendolo giocare. 

Il piccolo rideva, allungando le manine verso il genitore. 

“Chi è il piccolo di papà? Chi è il piccolo di papà?” domandò Goten. 

Goshin gorgogliò. 

“Di papà… Di papà…” tentò ancora Goten. 

Goten rispose dicendo: “No” in modo secco. 

Bra nascose la bocca con la mano, ridacchiando, mentre con l’altra teneva stretto il bracciolo della sedia a dondolo. 

“Beh, almeno sta iniziando a parlare” sussurrò Goten. Chinò il capo, facendo ricadere in avanti i suoi capelli a cespuglio che gli nascosero in parte il viso. 

“Non prendertela, amore. Ha solo un carattere simile a quello di mio padre” disse Bra. Si alzò dalla sedia a dondolo, trattenendo le risate. Raggiunse il marito e gli posò un bacio sulla guancia. 

Goten strinse al petto il figlio, che lo raggiunse con un paio di calcetti, e si sporse, baciando la moglie sulle labbra. 

“Vedo che hai molto gradito la sedia a dondolo che ti ha regalato mia madre” sussurrò. 

Bra rispose: “Se impari a conoscerla, Chichi non è niente male”. 

Goten ridacchiò. 

< Non sono in molti a pensarlo, ma suppongo non sia molti neanche a sopportare i suoi genitori > rifletté. 

  

*** 

  

Tenshinhan sollevò il figlio e se lo mise sulle spalle, Gorin lo abbracciò e posò il mento sulla testa priva di capelli, sopra il terzo occhio. Il codino di capelli mori del piccolo ondeggiava dietro le sue spalle, il bambino indossava una divisa di seta rossa. 

“Papà, non vedo l’ora di prendere qualche pesce” disse Gorin. 

Tenshinhan si voltò e guardò la figlia Latys raggiungerli. 

E tu, piccola mia?” domandò. 

Latys rispose: “Non mi piace uccidere i pesci”. 

Tenshinhan rifletté. “Potremmo ributtarli in acqua dopo averli pescati” propose. 

Rif, che volava sopra la sua testa, risaltando sul cielo sereno, gridò festante: “Questa sì che è una splendida idea”. 

  

*** 

  

 Vetrunks guardava voglioso il cielo terso fuori dalla finestra. 

< Non è giusto che la scuola sia già ricominciata. Vorrei essere fuori a giocare, invece sono bloccato qui >. Si accasciò sul banco, ingoiando un sospiro. < Persino allenarsi sarebbe più utile che ascoltare queste cose. 

Sono sempre le stesse. Io ho già finito il libro, le trovo così noiose >. Si mordicchiò il labbro. 

< Chissà come sta May. Sua madre mi aveva detto che aveva un po’ di influenza >. Si passò la mano tra i capelli a fiamma color glicine. 

La maestra si avvicinò a lui e si piegò. 

“Qualcosa non va?” domandò. Gli posò la mano sulla fronte e lo sentì bollente. “Forse è meglio chiamare i tuoi genitori” rifletté. 

Vetrunks la guardò con gli occhi lucidi. 

“Mamma e papà a quest’ora lavorano” brontolò. 

La donna disse: “Sono sicura che sapendo che stai male correranno subito a prenderti”. 

Vetrunks annuì. 

“Io non voglio farli preoccupare. Potremmo chiamare il nonno Goku?” provò. 

“Va bene” concordò la maestra. 

 





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