Primo
Cavallone
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Un banale signorotto di campagna, un reietto, un integerrimo capo della
polizia odiato per questo da tutti, un uomo freddo troppo incline
all’alcool nelle notti di solitudine.
Questo
è l’uomo di cui mi rimanda il riflesso la pistola
nelle mie mani… Questo sono io > pensò
Federico.
Udì
bussare e rimise la pistola, dal manico intarsiato, alla propria
cintola.
“Avanti”
disse gelido e si voltò, facendo ondeggiare i lunghi capelli
mori, che gli ricadevano in boccoli sul corpo sottile.
Alaude
entrò, l’impermeabile che indossava gli ricadeva
largo sul corpo sottile, al suo fianco ondeggiavano un paio di manette
e un manganello.
Federico
accarezzò l’elsa d’avorio lavorato della
sua pistola dalla canna d’argento e socchiuse gli occhi,
accomodato nella sua poltrona di pelle nera dietro la scrivania.
“Signore,
mi aveva mandato a chiamare?” domandò Alaude.
Il
capo della polizia osservò il poliziotto e
aggrottò le sopracciglia.
“Sì.
Oggi dovrai andare di nuovo dietro mio fratello
maggiore…”. Iniziò ad ordinare.
Alaude
corrugò la fronte e chiuse la porta, schioccando la lingua
sul palato.
“Con
tutto il rispetto, signore…”. Iniziò a
dire.
Federico
lo zittì con un gesto della mano.
“Questo
è un ordine. Le tue altre mansioni potranno aspettare,
niente è più importante che proteggere il futuro
re. Anche perché ha bisogno di un guardiano della nuvola,
non potendo usufruire del suo” disse.
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Dovermi fingermi così preoccupato per mio fratello mi
disgusta. Un giorno sarò re al suo posto, devo solo avere
pazienza…
Un
idiota che fa il vigilante, nonostante privilegi e poteri divini non si
merita niente. Se mia madre non fosse una popolana, io avrei avuto il
giusto ruolo. Al suo contrario, mi sarei fatto andare bene anche quella
sciocca di Sebastiana come moglie, fin troppo facilmente manipolabile
con quel suo anellino al dito > rifletté.
“Primo
Cavallone, la mia fedeltà va a voi. Giotto è solo
un erbivoro che morderei a morte.
Per
quanto ancora dovrò occuparmi di lui?” gemette
Alaude. Si deterse le labbra sottili e rosse con la lingua. <
Per quanto ancora dovrò avere a che fare con Daemon Spade?
Quel tipo è completamente impazzito >
rifletté.
Federico
si alzò in piedi e lo raggiunse, posandogli una mano sulla
spalla.
“Per
tutto il tempo necessario” sussurrò. Gli
passò l’indice sul collo, sotto l’alto
risvolto dell’impermeabile, lì dove
c’erano dei piccoli segni di morsi. I suoi canini aguzzi e
candidi s’intravedevano attraverso le sue labbra rosso
rubino, che risaltavano sul suo viso esangue e affilato.
“Come
desiderate, signore. Spero almeno di poter tornare in tempo per fare la
ronda di stanotte” gemette Alaude.
“Oh,
sicuramente. Voglio vederti portare ordine in questa città,
i malviventi dilagano come una terribile pestilenza”
mugolò Cavallone e le sue iridi brillarono di riflessi
dorati.
<
Io, il primo vampiro tra gli uomini, divorato
dall’oscurità, ascenderò su questo
mondo ed allora avremo quello che entrambi desideriamo: ordine e
disciplina > promise mentalmente.
Alaude
annuì, facendo ondeggiare i capelli biondo chiaro.
“Allora
mi congedo, signore” disse.
Federico
tornò alla poltrona, guardò il poliziotto uscire
e richiudersi la porta alle spalle.
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