Reborn,
il metallaro
Skull
si sfilò la corona e la posò accanto a
sé, sul divanetto rosso, e si affacciò alla
carrozza.
“Signore,
siamo stati attaccati. Rimanete all’interno, al
sicuro” disse il soldato. Era un gufo umanoide, con un lungo
mantello viola, teneva in una mano un manganello. Aveva il simbolo dei
Borbone sulla spalla, e le penne arruffate.
“Chi
ha deciso l’attacco?” domandò Skull,
battendo le palpebre.
“Il
Nono Boss dei Vongola vuole la democrazia. Voi lo state ostacolando
eccessivamente nel vostro ruolo di sovrano…”.
Iniziò a dire il gufo.
“Reggente”
lo corresse Skull, mentre il gufo batteva il becco.
“…
Sappiamo tutti che da loro vi fareste catturare, per la vostra
fedeltà a quella famiglia. Perciò vi
difenderemo” disse il gufo, gonfiandosi.
Skull
corrugò la fronte, vedendo che si aprivano delle fessure nel
soffitto della caverna davanti a loro, da cui fuoriuscivano degli
sprizzi di luce violetta, seguiti da dei fendenti vermigli che
tagliarono a metà la caverna.
<
Hanno ragione, ma non posso perdermi lo scontro tra Tsuyoshi e
Nightmare. Insomma, è il re degl’inferi contro il
Capitano dei Varia perfetti! Sono troppo curioso… anche se
ho paura > pensò.
“Guarda,
uno degli avversari sta scappando” disse Skull.
Indicò il giovane Levi, intento a correre fuori dalla
caverna. I capelli bianchi che gli sferzavano il viso pallidissimo, i
suoi occhi rossi saettavano tutt’intorno.
“Vado”
disse il gufo, spiccando il volo. Iniziò a far cadere una
serie di bombe su Levi, che cominciò a strillare, correndo
più forte.
Skull
spalancò la portiera della carrozza, si sfilò le
scarpe dorate e si mise a correre, sporcandosi i piedi di fango.
Scivolò dentro la caverna, celato
nell’oscurità superò Ottavio intento a
colpire con una serie di calci all’addome Minerva, che
indietreggiavano con una serie di gemiti.
<
Non si stanno uccidendo a vicenda. Ottimo, si stanno rispettando come
avversari.
Finiranno
per essere amici prima di sera, non potevo desiderare di
più. Anche perché basterà
l’ordine di Giotto perché io mi dimetta.
Oggi
tramonta la mia carriera da reggente, almeno mi sarò
divertito > pensò.
Un
maialino era intento a correre per tutta la caverna, facendo degli
altri strilli, grugnendo, e tirando testato a tutti gli avversari che
trovava sul suo cammino.
“Reborn!”
gridò Tsuyoshi, mentre il raggio della chitarra di Nightmare
lo colpiva in pieno.
L’hitman
venne sbalzato indietro, rotolò per terra, avvolto da un
fumo violetto. Si rialzò, mentre il fumo si diradava.
“Con
quell’incantesimo, ora anche lui sente il Metal scorrergli
nelle vene. Ora è un mio minion e combatterà
dalla mia parte. Vi farò scontrare tra voi!
Riuscirai
davvero a sconfiggere il tuo guardiano?!” gridò
Nightmare.
<
Oh, Ade… Stai davvero usando i tuoi poteri da
‘metallaro’. Li hai già adottati come
nipotini? > pensò Skull. Sgranò gli occhi,
guardando Reborn e arrossì.
<
Mmmmh… Dannazione, che spettacolo…>. Si
deterse il sangue dal naso con la mano e avvertì il battito
cardiaco accelerare. < Mi sto sentendo un pedofilo come tutto il
resto della mia famiglia, ma… è innegabilmente
qualcosa che avrei voluto vedere > ammise.
Reborn
gettò indietro la testa, in una cascata di riccioli mori.
Aveva il viso dipinto di bianco, due gocce nere sotto gli occhi e le
labbra dipinte. Ghignò ed estrasse una pistola nera lucida,
iniziando a sparare.
Tsuyoshi
si mise a saltellare a destra e a sinistra, schivando i proiettili.
“Woooh!
Reborn, datti una calmata. Sono io!” sbraitò.
Reborn
estrasse un mitragliatore laccato di viola, con dei teschi dipinti, ed
iniziò a sparare. Tsuyoshi si parò con la lama
della spada.
Skull
arrossì. Il corpo di Reborn era in tensione sotto la tutina
nera aderente che gli era comparsa, decorata da immagini di teschi
candide e dettagli in oro.
<
Nella mia lunga ho vita ho avuto pochi amori, ma mai avrei pensato che
un’immagine simile, in un tale caos, avrebbe potuto sedurmi
> pensò, avvertendo il battito cardiaco accelerare.
Si nascose di più dietro la stalagmite e socchiuse gli
occhi, avvolgendosi nel mantello nero che indossava.
<
Ogni volta che ho lasciato che il mio amore andasse a qualcuno, pur
donando ogni cosa, anche la mia libertà, sono stato tradito.
Hanno giocato con me, e poi mi hanno buttato via come qualcosa di rotto.
Mi
strattonavano, mi dividevano, umiliavano e spezzavano.
Come
potresti essere tu diverso, Roberto? Tu che fai parte della seconda
casata che più mi ha fatto soffrire, dopo i Vongola?
Se
ti regalassi il mio cuore, lo faresti pulsare o lo getteresti in fondo
al mare da cui sei venuto, principe di Atlantide?
Faresti
come tuo fratello G? > si chiese Skull, cercando di regolare il
suo battito cardiaco accelerato.
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