C'era una volta... un Pirata e il suo Coccodrillo

di Miss Loki_Riddle Gold
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Salve, vi avevo lasciato con Rumple e Hook che scoprono di essere Soulmate. Qualcuno, ergo la mia socia Luana, con la quale sto scrivendo una storia a quattro mani (Incontri TenTENNANTi) che consiglio a chiunque ami Tennant, mi ha richiesto una storia un po' particolare che ho voluto legare al capitolo scorso.
Quindi siete pregati di leggere il capitolo scorso prima di leggere questo capitolo.

Hook-Rumple trovano un modo di tornare indietro e salvare Beilfair ... e nel mentre scatta l'amour


Rumpelstitskin non si sentiva a suo agio su quella nave. Non gli piacevano i pirati e non gli erano mai piaciuti. Non pensava che un giorno avrebbe potuto amarli e, se non avesse avuto i suoi poteri, avrebbe con tutta probabilità riversato tutti i pasti in fondo al mare. Per fortuna lui era l’Oscuro e come tale non poteva certo permettersi di mostrarsi debole, doveva però ammettere che sperava sempre di più di arrivare a Neverland per quanto la sola idea lo terrorizzasse. Lo innervosiva la consapevolezza che dovesse dimostrare al Pirata di essere forte anche in un luogo in cui, in effetti, lui non era forte. No, lo poteva ammettere almeno con se stesso, era terrorizzato, aveva paura di rivedere suo padre, di affrontarlo di nuovo. La prima volta era fuggito per un puro colpo di fortuna, questa volta non sarebbe andata meglio, ma lo doveva fare, per Bea.
Solo che ora era lì, intrappolato in una nave pirata, legato al suo peggior nemico e non del tutto sicuro di come affrontare la propria stessa situazione. Si stavano beatamente ignorando a vicenda, ma presto avrebbero dovuto affrontare la realtà dei fatti, quella che era stata loro messa di fronte, nero sul bianco dei loro polsi.
Ironico come per una volta non fosse del tutto sicuro di cosa volesse. A volte, quando erano entrambi sul ponte seguiva con lo sguardo il Pirata, il suo Pirata, mentre svolgeva i suoi compiti di Capitano, rimuginando su quanto il fato potesse deriderlo a volte legandolo all’unico essere in tutto l’universo che odiava solo un po’ meno del proprio padre. Eppure seguiva con lo sguardo il Pirata beandosi della sua sola vista. A volte gli veniva voglia di prenderlo e sbatterlo contro qualche parete fregandosene che fosse il Capitano, soprattutto quando si piegava e mostrava il fondoschiena nella sua direzione cosa che faceva piuttosto spesso ultimamente.
Era in cabina, Rumpelstitskin ne aveva ricevuta una solo per sé, proprio attaccata a quella del Pirata, non tanto perché i marinai fossero desiderosi di compiacerlo, ma piuttosto perché era l’Oscuro e nessuno lo voleva davvero al proprio fianco. Lo temevano. Il Capitano era, sorprendentemente, l’unica creatura capace di tenergli testa forse proprio perché si odiavano così tanto. Quindi eccoli lì, in cabina. L’Oscuro tornò ad osservare il proprio simbolo di anima, era strano come si stesse andando progressivamente riformando anche se non aveva perduto i propri poteri.
Non sapeva bene cosa stesse succedendo, ma si stava rafforzando un po’ di più ogni giorno, adesso il suo simbolo era solo una metà, ma andava meglio di prima, come se la corrosione della sua anima si fosse rallentata, come se non desiderasse davvero più affondare.
Fu con questi pensieri che decise di bussare all’altra cabina, sapeva che il Capitano c’era entrato qualche ora prima e non ne era ancora uscito.
La risposta non si fece attendere molto. Killian aprì la porta seppur fosse a petto nudo e i propri pantaloni fossero stati messi di fretta. Rumpelstitskin lo fissò qualche secondo, lasciando vagare lo sguardo sul suo petto. Le goccioline che stavano ancora scendendo da questi sembravano essere state messe apposta per indicare cosa stesse facendo.
- Oscuro, a cosa devo questa visita?- Chiese ghignando il Pirata, ma Rumpelstitskin non gli era più davanti.
 - Quindi, dearie, ti fai il bagno invece di studiare la maniera migliore per andarci a riprendere mio figlio?- Chiese divertito.
Killian si volse a guardarlo sorpreso che fosse comparso all’interno come se fosse il proprietario del luogo.
-Ci siamo quasi, Peter Pan non sarà facile da affrontare e… volevo che tu fossi pronto. Il marchio non è ancora nitido.- Rispose.
-Mio padre non può farmi nulla che non mi sia già fatto da solo. - Rimuginò l’altro senza farsi sentire dal Pirata, ma una mano andò a posarsi sul suo stesso marchio, prima di continuare. – Cos’è questo? Un tentativo di prendersi cura di me, dearie?- Lo derise a voce alta.
Killian si avvicinò a lui a grandi falcate.
- Non mi prendo cura di te, Coccodrillo. Non voglio davvero che la mia ciurma venga distrutta a causa della tua anima.- Mentì, cercando di riguadagnare terreno, dannazione erano nel suo di territorio, non in quello di quella creatura dorata. Quel mostriciattolo non sarebbe dovuto essere il suo Soulmate per cominciare e non avrebbe dovuto certo desiderarlo.
Si astenne al guardare il proprio letto e quanto sarebbe stato bello una creatura d’oro fra quelle lenzuola nere. Dio, lo desiderava steso lì… no, che diamine stava pensando?
- Fingerò di crederti, Pirata.- Sussurrò Rumpelstitskin lo sguardo che si perdeva su quelle labbra arricciate un attimo prima di scomparire.
Hook si volse a guardare la stanza ormai rimasta vuota, prima di tornare a guardare il marchio. Non se ne sarebbe accorto se non fosse stato sempre tanto attento, ma poteva quasi dire con certezza che si era fatto leggermente più nitido da pochi minuti prima come se la loro conversazione avesse avuto qualche conseguenza nella riuscita del suo piano.
Forse era quella la chiave, se la loro vicinanza aveva aiutato il suo Soulmate sarebbe stato quello che gli avrebbe dato.
Forse se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto guadagnarsi anche un alleato.
 
***
 
Bealfire era rimasto a Neverland per permettere a loro di riunirsi. Bealfire, suo figlio, si era sacrificato per far sì che quel pirata da strapazzo arrivasse da lui e gli mostrasse che erano Soulmates. Rumpelstitskin non poteva certo lasciare suo figlio, il suo bambino nelle mani di suo padre. Malcolm lo avrebbe di sicuro usato, non era mai stato un buon padre, non c’era da aspettarsi che diventasse tutto d’un tratto un buon nonno. In più era legato lì, con il Pirata che si era rivelato essere la sua stessa anima gemella. Lo stesso uomo che gli aveva rovinato la vita, che gli aveva rubato Milah, che aveva distrutto la sua famiglia. Non poteva davvero andarsene, non prima di essersi ripreso Bea. Il suo bambino era davvero tutto ciò che importava in quel momento, avrebbe potuto fare di tutto per saperlo al sicuro, avrebbe certamente preferito distruggersi l’anima o morire se questo fosse andato a significare che Bea era salvo e al sicuro, ma quel pirata da strapazzo aveva avuto un’idea ben diversa e ora toccava a lui riparare ai danni subiti. Lanciò uno sguardo irritato ad Hook, irritato da lui, dal suo atteggiamento pomposo, dal suo essere sempre così dannatamente altezzoso.
Anche il Pirata lo stava guardando, anche se per ben altri motivi. Si chiedeva cosa stesse pensando il suo ospite e perché fosse rimasto ben due ore a fissare il vuoto, senza muoversi. Probabilmente l’Oscuro si rendeva conto che erano destinati a stare insieme. Erano Soulmates, per le giubbe dei dannati! Solo che non si poteva certo superare tutto il loro trascorso in nome di un tatuaggio impresso nel profondo della propria pelle. Si osservò l’interno polso, fissando nuovamente come stessero le loro anime. Il simbolo non si era ancora rimarginato, anche se erano passati giorni – quanti? Non ne era sicuro – da quando avevano scoperto il loro significato. Doveva prendersi cura del suo peggior nemico, del suo… cos’erano? Due uomini che si erano spezzati il cuore a vicenda, non riconoscendosi per davvero. Due uomini soli in un mare di persone, legati fra loro contro la propria volontà, destinati a combattersi, ma a non volersi far del male. Tornò a guardare il mare, stringendo a sè il timone, girandolo leggermente. Aveva dato il cambio al timoniere affinché restassero soli sul ponte, mentre gli altri erano andati tutti a mangiare.
Voleva avvicinarsi, era stata una tentazione forte, ma se lo era impedito. Come si fa ad avvicinarsi al proprio nemico mortale e ad imbastire una conversazione che non sfociasse in un litigio o, peggio, in un combattimento? Forse il Coccodrillo sembrava una creatura innocua in quel momento, ma lui e il moncone della sua mano sapevano bene quanto lo fosse.
Era un Coccodrillo in attesa di balzare sulla propria preda ed era lui la preda, solo uno stolto si sarebbe avvicinato a un Coccodrillo credendo di poterlo rabbonire solamente con la propria presenza. Quindi era meglio starci lontano e liberarsi della bestia feroce non appena ce ne fosse stata la possibilità. Probabilmente si sarebbero incontrati nuovamente, ma per ora Bealfire e suo padre sarebbero stati bene ed insieme. Quella era l’unica cosa che gli importava non lo stava facendo per se stesso. Beh, non del tutto per lo meno.
Era sorprendente come anche il Coccodrillo potesse amare Bealfire, ora che si rendeva conto di quante menzogne gli aveva raccontato Milah poteva dire che l’Oscuro era un ottimo padre e sarebbe potuto anche essere un buon Soulmate se solo non si fossero odiati fino al giorno stesso in cui si erano resi conto di appartenersi. Sapeva che Peter Pan lo avrebbe sicuramente usato contro di loro.
Fu solo quando arrivò il timoniere che si decise ad avvicinarsi all’Oscuro, era rimasto per tutto il tempo ad osservare il mare.
- E’ bello, vero?- Chiese, cercando di fare attenzione a non iniziare un litigio.
Rumpelstitskin sembrò riscuotersi dai propri pensieri e si volse a guardarlo.
- Il mare, intendo.- Specificò, come se parlare del mare con il proprio peggior nemico fosse normale, ma era anche il suo Soulmate quindi andava bene, no?
- Scommetto ti piaccia, Pirata.- Lo derise, volgendo nuovamente lo sguardo all’acqua che li circondava. – Come arriveremo..?- Chiese, senza un vero desiderio di parlare del luogo in cui stavano andando.
- Navigando, ovviamente. Hai mai preso un timone in mano?- Chiese il Capitano, cercando di alleviare la tensione fra loro.
Il Coccodrillo si volse a guardarlo sollevando un sopracciglio.
- E’ così che ci provi con tutti o è un tentativo appena inventato, dearie?- Chiese, prendendolo in giro, per lo meno lo aveva distratto. Anche il Pirata sorrise.
- Non mi dire che non ha funzionato!- scherzò a sua volta.
- Affatto, dearie, dovresti affinare certe arti.- Bene, si stava divertendo il che era particolarmente strano, non succedeva spesso e di certo non sarebbe dovuto succedere con lui.
La conversazione non ebbe modo di proseguire perché pochi minuti dopo uno dei mozzi finì per far insorgere un piccolo litigio fra pirati.
Il sorriso del Pirata continuò ad esserci per tutto il giorno, mentre l’Oscuro rivolse questa volta la totale attenzione al Capitano di quella nave, distogliendo per qualche momento la mente da suo figlio e da Peter Pan.

***

C’era riuscito, Rumpelstitskin si chiedeva come fosse possibile, ma il Pirata c’era riuscito.
Come diamine fosse arrivato a tenere in mano quel timone con il suo peggior nemico alle proprie spalle che gli dava le dritte non lo sapeva neanche lui.
Bene, era iniziato tutto dal giorno in cui si erano visti nella cabina del Capitano. Dal giorno dopo ad essere precisi. Quel Pirata da strapazzo aveva iniziato qualcosa di cui non intendeva dare un nome.
Era stato delicato, all’inizio, avvicinandosi più spesso, ma allontanandosi non appena si rendeva conto di non essere più accettato. Aveva tentato di non toccare mai i tasti sulla famiglia dell’Oscuro, aveva tentato di non parlare di Bealfire, Peter Pan o Milah anche se il tutto era non poco complicato.
Le prime volte e i suoi “Oggi è una giornata particolarmente limpida” o i “Guarda in quella direzione, se fai attenzione potresti vedere dei delfini” se li ricordava ancora.
All’inizio aveva tentato di non ascoltarlo, di maltrattarlo, ma è difficile maltrattare qualcuno che parla di qualcosa relativamente innocente come le nuvole o i delfini.
Si era reso conto di cosa stesse facendo, era l’approccio che si sarebbe potuto tenere con un animale particolarmente pericoloso, ma ferito.
Avvicinandosi, tentando di dargli compagnia, per poi allontanarsi prima che questi ti potesse sbranare. Agli occhi del Pirata era questo, un animale particolarmente pericoloso, un Coccodrillo.
Solo accorgendosene aveva potuto cambiare qualcosa, aveva deciso che se non lo lasciava in pace con le cattive tanto valeva giocare con lui, quindi aveva risposto a quelle specie di flirt innocenti.
Quella mattina stessa Hook gli aveva parlato tranquillamente.
- Ricordi che ti avevo proposto di insegnarti a guidare una nave? Ti andrebbe ancora?-
Da quando si parlavano con quella tranquillità? Non si era accorto dei mutamenti.
Aveva accettato, anche se non era sicuro per quale assurdo motivo lo avesse fatto, solo una settimana prima lo avrebbe maledetto. Ora provava solo curiosità.
- Vorrei davvero che prima di scendere accettassi di darmi una possibilità, una sola cena, Coccodrillo. Siamo Soulmates e forse se combattessimo insieme potremmo davvero riprenderci B…tuo figlio senza che nessuno si faccia male.- Gli sussurrò all’orecchio, nella stessa maniera in cui aveva fatto lui con un quantitativo esuberante di ragazze.
- Ti stai prendendo cura di me, Pirata?- Chiese, divertito, volgendo il  timone a sinistra, ripetendo le stesse identiche parole che tempo prima gli aveva detto in cabina.
- Ne hai bisogno, Coccodrillo?- Chiese a sua volta, la voce leggermente più roca, il respiro più pesante. Se si fosse spinto all’indietro probabilmente avrebbe anche potuto sentire una certa durezza contro la propria gamba. Non lo fece.
- Non dovresti eccitarti stringendo semplicemente qualcuno, dearie!- Lo reguardì. Killian lo lasciò andare leggermente schifato.
- Oh, andate al diavolo, Coccodrillo!- Mormorò finendo inevitabilmente sul voi per poter creare una certa distanza fra loro, prima di ritrovarsi gli occhi del suo stesso Soulmate puntati addosso, un sogghigno su quelle labbra.
Lo prese per il colletto, attirandolo a sé, scambiando le loro posizioni, ora era il capitano della nave ad avere il timone contro la propria schiena. Si impadronì delle sue labbra in un morso.
- Magari potrebbe piacermi portarti con me.- Mormorò, lasciandolo leggermente andare.
Killian non potè fare a meno di mordersi le labbra.
- Potrei volerci venire.- Mormorò, continuando a fissargli le labbra come se fossero la cosa più allettante al mondo.
Rumpelstitskin ghignò divertito, continuando a stringerlo lì fra lui e il timone.
- Accetto, Capitano.- Sorrise, portando una mano alla sua nuca e portandolo a baciarsi nuovamente, solo brevemente prima di scomparire, senza rendersi conto di aver lasciato un pirata boccheggiante, che continuava a mordersi le labbra pensando a quanto fosse appena successo.

***

Il tavolo dov’erano seduti quella sera era una lastra di legno appoggiato su quattro barili a far da gambe. Non una nuvola in cielo oscurava la luna salita qualche ora prima, le stelle facevano capolino tutto attorno. I due occupanti di quella cena messa su in fretta e furia non potevano dire di essersi accorti di come fosse bello fuori da quel piccolo cerchio di sguardi che si lanciavano in ogni momento. Se anche ci fosse stata una tempesta in corso probabilmente in quel momento non se ne sarebbero accorti. Solo i lumi delle candele illuminavano i loro volti. Uno dei due aveva una barba disfatta da giorni di un nero pece che gli copriva gli zigomi, i capelli erano leggermente mossi dal vento, ma non abbastanza lunghi da dargli fastidio.
Una delle due mani era costituita da un uncino che al momento era appoggiato sul tavolo, mentre l’altra era stretta alla forchetta. Persino i suoi vestiti di pelle lasciavano trapelare la sua natura marittima.
L’altro era decisamente più elegante, i capelli erano stretti in una specie di codino ed il volto era glabro, ma di uno strano colore d’oro. I suoi abiti come ogni parte di lui raccontavano una storia di ricchezza e di potere. Anche lui indossava abiti di pelle, ma decisamente più eleganti del primo.
Era sorprendente come stessero bene con il proprio peggior nemico seduto di fronte a sé.
Il pasto sarebbe stato rudimentale, solo del pesce appena pescato poteva essere mangiato quella sera, ma non sembrava interessare nessuno dei due. Fu Killian ad iniziare l’argomento della serata.
- Credo di doverti ripetere le mie scuse, sei decisamente un uomo pieno di risorse, Coccodrillo. Non sei un vigliacco. - Mormorò.
- Mi irrita di più il fatto che hai rubato la madre di mio figlio al fatto che mi hai dato del vigliacco.- Ammise qualche secondo di silenzio dopo l’Oscuro.
- Avevo promesso di proteggere il mio Soulmate.- La voce di Killian si fece più bassa, ma non a sufficienza affinché Rumpelstitskin non lo sentisse. – …Invece ti ho ferito.-
- I segni dell’anima sono per i bambini, Capitano, non certo per noi.- lo stregone si portò il bicchiere alle labbra, senza distogliere gli occhi da quello che era a tutti gli effetti il suo Soulmate.
- Ti capirei se una volta salvato Bealfire dovessi decidere di andartene.- Killian si portò un pezzo di pesce alle labbra prima di iniziare a masticare in silenzio.
- Era quello il mio intento… ma credo che potremmo restare, se Bea dovesse preferire così.- Sorrise, pensando a suo figlio. – Pensavo che mi avrebbe odiato, ma ti ha mandato…- lasciò la frase a disperdersi nell’aria.
- Bealfire è un ragazzo meraviglioso e sarei felice se decideste di restare qui.- Non finì la frase. Il “con me” successivo rimase a mezz’aria assieme al resto delle parole, delle maledizioni e delle urla che avrebbero voluto dirsi, ma non lo stavano facendo. Rumpelstitskin osservò l’altro uomo semplicemente.
- Perché stai facendo tutto questo, Killian?- Chiese, a metà del pasto, guardandosi attorno. Era la prima volta che lo chiamava per nome e di questo era ben consapevole.
- Perché… - Si fermò, avrebbe potuto dire di averlo promesso a un ragazzino, avrebbe potuto dire che era la cosa giusta da fare o che doveva mantenere una promessa che si era posto molto tempo prima, ma non lo disse. Sembravano tutte delle bugie e non poteva mentire, non quando l’Oscuro lo chiamava per nome. Non in quel caso. Ghignò solo, lasciando che il pasto finisse senza una vera risposta.
Quando dopo cena Killian Jones e Rumpelstitskin furono nelle proprie cabine e si guardarono i polsi del segno poterono notare come lo scontro della magia oscura e quella dell’uncino fosse tornato ad essere intero, anche se sfocato.
Erano pronti a scendere a terra.

***

Finalmente Neverland era in vista. L’Isola che non c’è sembrava sorridere loro, quasi come se fosse innocua anche se i due uomini sapevano bene quanti e quali pericoli nascondesse. Rumpelstitskin si era cambiato con i suoi abiti migliori per andare a caccia di suo figlio e riprenderselo. Killian si era lavato ed indossava i suoi migliori abiti da pirata, aveva dato ordine di andarsene non appena ci fossero riusciti anche se lui e l’Oscuro fossero stati a terra. Erano gli unici che sarebbero scesi.
Un ragazzino biondo dagli abiti verdi svolazzò attorno a loro, scendendo con tranquillità non appena misero piede a terra. Quello era Peter Pan, il padrone di quello stesso mondo e di quella isola.
- Bentornato Killian, vedo che hai riportato a casa mio figlio. Ottimo lavoro.- Lo derise, apparendo davanti a loro.
Rumpelstitskin avrebbe anche creduto alle parole paterne in un’altra vita, ma non lì, non in quel momento, non quando Bea era in pericolo.
- Beh, sì. Eccomi padre.- Rispose, senza dare al suo soulmate il tempo di ribattere. –Lascia andare Bea e potrai avere me.-
- No, no, no! Non credi che sia leggermente troppo facile così?- Chiese il ragazzo divertito.
Killian si guardò attorno ben consapevole che qualcosa li avrebbe potuti colpire prima o poi.
- Non ti serve quindi lascialo andare.- Ripetè l’Oscuro che avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa per suo figlio.
- Invece sì, mi serve affinché la famiglia sia ricostruita.-
- No!- Fu l’unica parola che riuscì finalmente a dire il Pirata. – Non prenderai il Coccodrillo da me e non terrai Bealfire!-
- Il Coccodrillo? Oh, quindi il tuo famoso Coccodrillo è mio figlio, vedo. Ti ha detto chi era prima di questo incontro?- Lo prese nuovamente in giro.
Killian a volte avrebbe davvero voluto avere la magia dalla sua, desiderava che Bealfire e l’Oscuro restassero protetti, guardò fra i due.
- Sì, cosa vuoi in cambio?- Domandò.
- Niente, solo fare un piccolo gioco con voi. Chi trova per primo Bealfire lo tiene.- li derise.
Killian e Rumpelstitskin si guardarono, se stavano per giocare a nascondino poteva forse significare che neanche Peter Pan conosceva l’edificazione del ragazzo? Quando si voltarono, però, il proprietario di quel pianeta era scomparso.
- Dannazione!- Borbottò Killian, ma poi ghignò. – Credo che questo significhi che faremo squadra insieme.-
A Rumpelstitskin l’idea non piaceva certo.

***

Doveva ammettere che fare squadra con il Pirata non era poi così male. Bene, il fatto era semplice: lui conosceva Peter Pan, sapeva come suo padre giocava, ma il Pirata conosceva il luogo e sapeva riconoscere le illusioni. Più volte lo strappò dall’illusione di Bealfire, più volte lo attrasse a sé mentre stava per seguire il Pirata sbagliato. Forse non aveva la magia, ma era davvero bravo a saperne sfruttare il potenziale, stava decisamente guardandolo in modo diverso questa volta.
Anche Killian doveva ammettere che come squadra erano davvero bravi e il desiderio di baciare l’altro ogni volta che lo attirava a sè si stava facendo ogni volta più prepotente.
Da quanto tempo si trovavano su quell’isola? Sembravano mesi, ma probabilmente erano solo poche ore. Fu in quel modo che giunsero a un particolare ponte. L’avrebbero potuto attraversare e trovare Bealfire solo se avessero detto il loro segreto più profondo.
Fu Rumpelstitskin ad attraversarlo per primo. Per quanto odiasse pensarci stava per dirlo ad alta voce, quel segreto che non avrebbe ammesso neanche a se stesso se avesse potuto.
- Quando ero un bambino mio padre, Malcolm mi abbandonò per diventare Peter Pan e ho sempre temuto di diventare come lui. Per questo mi sono azzoppato, per tornare a casa da mio figlio e da mia moglie. Solo che non è bastato. Ho tradito la fiducia di mio figlio Bea. Ho scelto la magia al suo posto. Per quanto lo abbia cercato ovunque…io non me lo perdonerò di averlo abbandonato come ha fatto mio padre con me!- Disse e la sua voce si propagandò creando echi attorno a sé, ma questo gli permise di attraversare il passaggio incolume.
Killian avanzò a sua volta, volgendosi poi a guardare l’Oscuro.
- Credo che avrei dovuto dirtelo in un altro modo, in un altro momento… ma quando ero un bambino non volevo avere un Soulmate, non sapevo che cosa farmene. Se solo avessi saputo… da ragazzo ero convinto che potesse essere solo una donna, per questo non mi feci tanti problemi con Milah. L’ho amata, davvero con tutto me stesso. Finchè non…- si guardò l’uncino prima di continuare -.. Finchè non mi sono accorto che il mio Soulmate stava soffrendo, la sua anima stava morendo. Quando l’hai uccisa mi sono reso conto che non poteva essere lei, il segno dell’anima c’era ancora. Così ho iniziato a cercarlo… a cercarti. Non volevo credere che l’uomo che odiavo fosse l’uomo che mi era destinato. Rumpelstitskin, Oscuro, io… la verità è che ho imparato ad amarvi.- Concluse, quel segreto che avrebbe voluto trattenere a sé il più a lungo possibile, probabilmente per l’eternità. Strappato via come un velo per poter sopravvivere.
L’uomo che un tempo era stato Rumpelstitskin lo avrebbe deriso e anche il Mago Oscuro lo avrebbe fatto, ma la creatura che era andata a riprendersi suo figlio, quella che aveva accettato di farsi aiutare dal suo peggior nemico, lui non rispose, lasciò solo che il suo sguardo rimanesse posato sul Capitano della nave che lo aveva condotto lì.
Probabilmente Bealfire non aveva sentito o aveva ignorato volutamente le parole di Hook, perché prese quel preciso momento per correre in avanti, le lacrime agli per occhi.
- Papà, papà! Sono qui, sono qui!-
L’Oscuro sorrise, voltandosi a guardare suo figlio. Per un attimo sicuro che non potesse che essere un allucinazione, ma quando il ragazzino lo strinse in un abbraccio forte si rese conto che non poteva che essere reale.
Killian sorrise a quella vista, lanciò uno sguardo al proprio simbolo dell’anima, finalmente intatta del tutto e rimase in disparte, senza osare avvicinarsi ai due. Non poteva spezzare quel momento di gioia assoluta.
- Ora.. come torniamo indietro?- Chiese Rumpelstitskin, stringendo a sé il suo Bea e lanciando ogni tanto occhiate a quello che era stato il suo peggior nemico e che ora poteva definire non solo come il suo Soulmate, ma, forse anche come l’uomo che amava. Sempre se avesse deciso di dirglielo.





Ultime Note:
Sì, Bealfire già conosce il metodo per tornare a casa quindi torneranno tutti felici e contenti. Almeno Bea e Rumple (quanto è difficile scrivere il suo nome completo ogni volta?). Per quanto riguarda Hook.. beh, probabilmente ci sarà anche lui nella famiglia. Bealfire non ha fatto tutto questo per nulla!




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