Atto
di fede
Xanxus
camminava lungo il corridoio del Nono, le braccia incrociate sul petto.
Il colletto della camicia candida gli stringeva il collo, insieme al
nodo della cravatta nera, arrossandogli la pelle abbronzata.
Ombre
nell’oscurità lo indicavano e sentiva diverse voci
bisbigliare, i figli di Timoteo lo deridevano, additandolo. Uno degli
scagnozzi del Nono gli passò vicino, con la mano appoggiata
sul calcio della pistola.
Il
ragazzino lo raggiunse con un calcio al ventre, facendolo volare
all’indietro e digrignò i denti, corrugando le
doppie sopracciglia.
“Vedi
di salutare la prossima volta, feccia” abbaiò.
Proseguì lungo i tappeti di broccato rosso e
risalì la scalinata, dalle finestre non entrava la luce,
nascoste da pesante tende rosse di broccato.
Da
fuori, però, provenivano dei fragorosi rombi di tuono.
Una
ciocca di capelli di mori di Xanxus scivolò davanti al suo
occhio sinistro, dall’intensa iride bronzea.
Xanxus
si fermò davanti alla porta del Nono, la giacca che
indossava era di una mano più larga del suo corpo e nascose
il brivido che gli percorse la schiena. Strofinò la suola
dello stivaletto nero di pelle lucida, serrò le labbra e
appoggiò la mano sulla maniglia.
L’abbassò cautamente e si guardò
intorno.
Notò
un’ombra più piccola e ghignò, mentre
l’Arcobaleno si avviava verso di lui.
“Chaossu”
salutò, togliendosi il cappello e appoggiandoselo sul petto
in segno di rispetto. I suoi riccioli mori ondeggiarono intorno al suo
viso tondeggiante.
Xanxus
gli porse una mano.
“Salve,
hitman. Come va con Cavallone?” domandò.
Reborn
si rimise il cappello a falde larghe, facendo muovere le grandi basette
a ricciolo, e gli fece il baciamano, senza sfiorargli la pelle con le
labbra.
“BakaDino
è un disastro, però io sono il miglior tutor nel
mondo. Riuscirò a renderlo un ottimo boss per la famiglia
Cavallone, sarà un decimo che ricorderanno.
Tu
stai andando dal Nono?” domandò.
Xanxus
annuì con un movimento accennato del capo.
“Gli
porto i miei omaggi. Tu sei qui per portargli le ultime
notizie?” domandò.
Reborn
negò con la testa.
“Già
fatto. Il resto delle informazioni puoi dargliele solo tu”
disse.
Xanxus
sfiorò il colletto con l’indice, ma
abbassò istantaneamente la mano.
“Hai
ragione. Devo fargli sapere che con il pizzo è andato tutto
a buon fine” disse con tono diplomatico.
“In
bocca al lupo, principe” lo incoraggiò Reborn.
Chiuse gli occhi e fece un mezzo sorriso.
Xanxus
si voltò, abbassò la maniglia e
spalancò di botto la colpa.
Una
luce lo abbagliò, ma lui continuò ad avanzare
diritto, schivando a memoria gli oggetti nella stanza.
Al
contrario delle altre camere, illuminate dalla luce delle candele, la
sala del Nono era rischiarata dalla luce solare. Nonostante fosse una
giornata invernale, invadeva l’ambiente dalle grandi vetrate.
Timoteo
era seduto su una sedia, la schiena curva e lo sguardo assente, un
sorriso bonario sul viso e le mani nodose strette intorno alla sfera
che decorava il suo bastone.
Alle
sue spalle c’erano due dei suoi guardiani, immobili, con
espressioni arcigne.
Xanxus
lo raggiunse e s’inchinò al suo cospetto, il
braccio stretto spasmodicamente al petto.
“Nono…”.
Iniziò.
“Figlio
mio, dimmi che hai portato la mia pace” disse
l’uomo con voce strascicata.
Xanxus
si rialzò in piedi, non sollevando lo sguardo.
“Sì,
padre, la vostra pace è stata rispettata. Le altre famiglie
l’hanno omaggiata con i soldi per la protezione, in modo che
questo clima di serenità e prosperità possa
proseguire” disse.
Timoteo
gli fece cenno di allontanarsi con la mano, sospirando con aria stanca.
Il suo viso era una ragnatela di rughe e i suoi capelli erano grigi.
Xanxus
camminò lateralmente, raggiungendo un divanetto posizionato
davanti al caminetto, con alle spalle la grande finestra. Vi si
accomodò accavallando le gambe, guardando il ciocco di legno
spento.
“Figliolo,
tu devi sapere…”. Iniziò a dire Timoteo
con voce grave, raddrizzando le spalle.
Xanxus
strinse le braccia al petto, ingoiò uno sbadiglio e la testa
gli ricadde di lato, mentre si addormentava pesantemente.
Si
ridestò sentendo la mano di Timoteo passare dalla sua spalla
alla sua guancia.
“Mi
comprendi?” gli chiese Timoteo all’orecchio.
“Perfettamente”
mentì Xanxus.
Nono
Vongola tornò alla sua sedia, fingendo un passo strascicato,
ma con incredibile celerità e si sedette nella posizione in
cui era inizialmente.
Xanxus
accese la propria fiamma del cielo nella mano e si mise a fissarla,
notando una figura nell’oscurità. Sorrise,
riconoscendo Squalo, appoggiato alla parete accanto al caminetto.
“Ora,
come ti stavo dicendo molti si lamentano della tua crudeltà.
Mettono in dubbio la tua fedeltà a me”
spiegò Timoteo.
Xanxus
guardò intensamente la propria fiamma, il chiarore che
emanava si rifletté nei suoi occhi. Il ticchettio della
pioggia delle finestre si fece incessante.
“Desiderate
che venga fatto un atto di fede per dimostrare la mia
fedeltà a voi?” domandò.
“Sì,
provvedi pure tu. Riesci sempre a fare idonei spettacoli pubblici. Ora
lasciami con il mio Capitano dei Varia” ordinò
Timoteo.
Xanxus
si rialzò, facendo una smorfia.
Squalo
iniziò lentamente a camminare verso il Nono, Xanxus lo
squadrò da capo a piedi, rischiò di allungare la
mano verso i suoi glutei e strinse il pugno, accelerando il passo.
<
Il desiderio che sia solo mio si fa ogni giorno sempre più
incalzante. Leggo nei suoi occhi che questo vale anche per lui, che la
sua fedeltà va a me. Non lo voglio soltanto fisicamente, da
quando a quella festa mi ha fatto quel giuramento, lo bramo al mio
fianco. Lui mi appartiene in un senso profondo >
pensò, dilatando le narici in una smorfia d’ira.
Rifece
rovinosamente il corridoio e scese le scale. Arrivato in fondo,
dall’angolo a sinistra della scala, provenne un colpo di
tosse. Alzò il capo e riconobbe Levi, gli ombrelli sulla
schiena.
Un
fulmine si abbatté così vicino e fragorosamente
alla casa che le finestre tremarono, rischiando di andare in frantumi.
Levi
scese lentamente le scale e lo raggiunse, gli occhi
nell’oscurità si dileguarono, sibilando
mezze-frasi.
<
Se osassero sputare il loro veleno di fronte a Levi a Than finirebbero
carbonizzati. Potrò anche scherzare sulla sua debolezza, ma
se io non desidero che perda, e deve difendermi, diventa una furia
invincibile.
I
suoi ombrelli sono solo un gioco, per proteggermi, ma è la
sua frusta di fulmini il suo Armageddon > pensò
Xanxus.
“Hai
iniziato i preparativi per una punizione nella palestra,
vero?” domandò gelido.
Xanxus
annuì, distogliendo lo sguardo.
“Se
sei adesso uscito dalla stanza del Nono, come poteva averti dato prima
l’ordine?” chiese Levi, ritto in piedi davanti a
lui.
“Avevo
previsto la sua decisione. Sapevo che gli sarebbero arrivate quelle
voci che stanno girando. Prevedere i suoi ordini è mio
compito” borbottò Xanxus.
Levi
s’inginocchiò ai suoi piedi.
“Se
desiderate compiacerlo facendogli da galoppino, braccio destro,
schiavo, figlio, uomo di fiducia e sa solo Dio che altro, fatelo; ma
non dite che è compito vostro. Seguirò la vostra
scelta, vi resterò accanto nella vostra follia, ma il vostro
ruolo è ben altro.
Servus
tuus” giurò. Gli prese la mano nella propria e gli
baciò la punta delle dita, gli voltò la mano e
gli posò un coltello di sopra.
Xanxus
lo strinse in un gesto involontario e Levi vi poggiò contro
il collo.
Xanxus
deglutì pesantemente e impallidì,
indietreggiò e gli mise in mano il coltello.
“Lo
so, ma ora devo finire i preparativi. Per quanto io abbia agito
d’anticipo, c’è molto da fare per
rispettare gli standard del Nono” disse.
Si
allontanò, tremando appena, scuotendo il capo, i suoi occhi
erano arrossati.
*******
Una
pioggia di spade precipito dal soffitto della palestra, alle finestre e
alla porta si erano accalcati diversi uomini del Nono, alcuni esponenti
delle altre famiglie, i guardiani del Nono impedivano che si
riversassero all’interno.
Le
spade ai lati della stanza presero fuoco, conficcandosi nel pavimento.
Tutte le altre trafissero Xanxus, steso a terra, non in organi vitali.
Il
ragazzino aveva la pelle scuoiata sulle spalle, la schiena scorticata,
serrò gli occhi e le labbra per non urlare nel momento. Un
rivolo di sangue gli scivolò dalle labbra, gocciolando sul
pavimento di legno.
Xanxus
s’irrigidì, perdendo i sensi.
“Nooo!”.
L’urlo di Levi risuonò per la stanza, il fulmine
fece esplodere in una pioggia di fulmini tutte le spade che
gl’impedivano il passaggio. Spense le fiamme con delle
scariche verde smeraldo e lo raggiunse.
<
Non posso estrasse quelle che ha nel corpo, o morirebbe
istantaneamente. Posso tenerle ferme, in modo che impediscano un flusso
di sangue esagerato nell’immediato e portarlo da un dottore
> pensò.
Squalo
si fece largo tra la folla a spallate, scalciò la porta e
balzò dentro.
“Vooooi!
Lo spettacolo è finito, il Nono chiude le porte.
Chi
vuole fargli omaggi si affretta e chi non li farà
verrà passato a fil di spada per tradimento!”
gridò. Le persone iniziarono a camminarsi di sopra, a
spingersi, alcuni precipitarono schiacciati e i loro cadaveri rimasero
a terra.
Squalo
finse un sorriso, congelato sul suo volto, finché non se ne
furono andati tutti. Fece un giro di perlustrazione,
controllò, mentre Levi avvolgeva Xanxus nel suo giaccone.
Sputò
per terra e fece una smorfia.
“Merde,
li squarterei per quello che hanno fatto al boss. Però
serviranno al loro scopo di distrarre il Nono. Io mi occupo dei suoi
guardiani, tu cerca un medico…
Anche
se…” biascicò.
Levi
lo guardò con le labbra tremanti, il viso esangue.
“Se?”
esalò, raggiungendo la porta.
“Voooi…
Shamal
mi ha detto che il Nono ha dato ordine che nessun medico lo curi.
Queste sono dimostrazioni di fedeltà, perderebbero il loro
effetto in quel senso.
Non
si può, inoltre, portare ad un ospedale normale. Ti ricordo
che la polizia lo arresterebbe e verrebbe subito ucciso come pentito, o
probabilmente si ucciderebbe per non passare per traditore”
rispose Superbi.
Levi
assottigliò gli occhi.
“L’elicottero
del fulmine del Nono è ancora nascosto sul tetto di casa
Cavallone?” chiese.
Squalo
deglutì pesantemente.
<
Perché devo agire? Perché devo pensare alla
messinscena con il Nono quando vorrei soltanto tradirlo e staccargli la
testa? Non riesco a pensare sapendo quello a cui si è
sottoposto il ‘mio’ boss e che gli hanno permesso
di fare senza che ne sapessi niente.
Quando
mai so qualcosa?! >.
“Sì.
Ti accompagno, in fondo sto andando da BakaDino, però non
potrò fare niente di più. Mammon ha
già chiesto ai diversi dottori, ma non si può
fare niente.
Però
sai, Verde non è un dottore e al momento è nel
laboratorio di ricerca con il suo allievo” disse Reborn,
apparendo alla finestra. Era travestito da spada.
<
Il principe è davvero poco più di un bambino.
Anche se sembra più grande avrà nove anni al
massimo.
Iemitsu
dice di farci forza, i tradimenti stupidi finiscono con la morte,
quelli ben gestiti diventano tirannicidi con la morte solo ritardata,
quelli divini divengono nuove incoronazioni e una vita di potere
> pensò.
“Portamici”
disse Levi, seguendo l’Arcobaleno fuori dalla palestra.
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