Riflessioni di un guerriero
che non esiste.
Senza vita, senza sogni, senz'anima. Solo con un pugno di memorie false
come una banconota da un munny, e, paradossalmente, nemmeno
un cuore proprio in cui contenerle.
Abbastanza ironica, come situazione, riflette Riku in uno sbuffo che
è quasi un sospiro.
Maledetto Vexen, che gli spiega sempre le cose a
metà. Questo, poi, doveva aver proprio dimenticato di
dirglielo, preso com'era a cercare un modo efficace per contrastare il
Custode del Keyblade. Non glielo aveva detto, Vexen, che lui, lui solo,
altro non era che la fotocopia malriuscita di qualcuno che esisteva
già.
E trovarselo di fronte, questo qualcuno - lui, che può
maledettamente dire di esistere davvero, anche se ciò che ne
resta è solo una manciata di oscurità -
è ora quanto di più simile al dolore possa
esserci. Riku - ma davvero può ancora dire di chiamarsi
Riku? - non finge per volontà di farlo, o per
ingannare. Lo fa perchè non ha mai saputo di fingere.
Fino a oggi.
Si guarda le mani guantate in un moto di stizza. Maledetto.
Il Soul Eater ondeggia pericolosamemnte mentre parte all'attacco, un
pendolo dal movimento discontinuo. Poi, si abbatte sulla schiena di
Riku, del vero Riku, con un tonfo tale da fargli credere per un attimo
di aver spezzato la spina dorsale del suo avversario in un colpo solo.
Un ghigno compiaciuto.
Adesso sono rimasto solo
io.
Ma il ragazzo si rialza, le mani - identiche
alle sue - che brandiscono un Soul Eater che è
la fotocopia - è
il contrario, e lo sa bene - di quello che tiene stertto
tra le dita.
Sbuffa.
"Proprio non vuoi arrenderti? Sarò io a portare in salvo
Naminé!" Urla nell'aria immobile della battaglia. Ma non ci
crede più nemmeno lui.
Si avventa contro l'altro. In un balzo è davanti a lui,
l'impugnatura della spada così stretta al corpo da fargli
male nelle costole.
Il dolore fisico. Almeno in quello, è lui, solo lui. E' reale.
Fissa quegli occhi glaciali, freddi, quel viso così
dannatamente simile a quello che vede nel riflesso della sua spada, con
un odio che sembra quasi vero. E lo colpisce ancora, e ancora, e ancora.
"Muori, dannazione, muori, muori, muori!"
Le corde vocali gli fanno male, mentre gli occhi accecati dalla rabbia
- vera o finta che sia - cercano l'avversario, assetati del suo sangue
di creatura reale.
Muori. Muori. Muori.
Un ultimo tonfo, e il corpo trapassato di RepliRiku si accascia sul
pavimento immacolato di Castle Oblivion, spandendo una chiazza
vermiglia su quella distesa di bianco accecante.
Naminè gli corre incontro, sorridendogli per l'ultima volta.
"Mi dispiace."
Lui sorride, accasiandosi a terra. Un ultimo, dannato soriso di
circostanza, poi potrà spegnersi. Per sempre.
"Vai, adesso."
La sagoma del Vero Riku che si alontana lungo la scalinata è
l'ultima cosa che vede. E' tra le braccia di Naminè, ma non
la guarda neppure.
In fondo, la causa di tutto è stata lei.
I suoi ricordi.
La sua vita.
Se stesso.
Frammenti di cose inventate dai suoi fogli e dai suoi pastelli
colorati.
La odia.
Eppure, mai nessuno penserebbe che sotto quel sorriso così
candido che lei gli rivolge si nasconda tanta crudeltà. O
forse, tanta paura.
Le sorride di rimando. La odia, la odia da impazzire. Ma non
può permettere che quel suo sorriso si spenga. E' questo che
i suoi ricordi, per quanto falsi, gli hanno insegnato.
Chiude gli occhi, abbagliato, il volto ancora contratto in una
sorridente smorfia di dolore.
One- Shot venuta fuori così, senza una reale ragione. E' una
personale rivisitazione dei pensieri di RepliRiku nel momento della
battaglia con il vero Riku, e la conseguente sconfitta. L'ultima parte
riflette un pò quello che secondo me questo splendido
personaggio ha pensato morendo. In fondo, è stata
Naminè a immettere i ricordi falsi nella sua
mente, ed è lei la causa attiva per cui lui si trova a
combattere contro il Riku originale.
Bè, che dire ^^ scritta come al solito perchè no
avevo nulla da fare ^O^ Spero vi piaccia!
Alla prossima,
NinfaDellaTerra
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