Io bevo il vino, e i miei critici a
dritta e a manca
dicono: “Non lo bere, ché
è il nemico della fede…”.
Or che ho appreso che è
nemico della fede,
per Dio, bevo il sangue del nemico,
che è ben lecito
bere.
Rashid ride. Beve.
Si diverte.
Gode di ogni manifestazione della
bellezza.
Arte, ballo, libri e buon cibo
vorticano nella sua mente, bramosa di esperienze.
Eppure, non è del tutto
felice.
La sua serenità non è
completa, anche se cerca di nasconderlo.
Un senso di inquietudine si
impadronisce di Rashid.
Un’ombra oscura la luce del
suo sguardo ambrato.
Sospira. Sa la ragione della sua
latente insoddisfazione.
Sente il peso della riprovazione dei
benpensanti e degli ipocriti.
Peccatore.
Quante volte è stato
apostrofato così?
Sente quell’aggettivo nei loro
sguardi duri e taglienti.
Lo rimproverano silenziosamente.
Stringe il pugno. No, non deve
importargli.
Quei sepolcri imbiancati non devono
incupire il suo cuore.
Meritano il suo intransigente
disprezzo.
Disprezzano chi beve vino, ma
incoraggiano omicidi crudele, in nome di un crudele delirio mistico.
E lui non tollera simili persone.
Meglio bere vino che bere sangue di
persone innocente.
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