UNANIMUS - Cuore di Ghiaccio

di Ferrett
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CUORE DI GHIACCIO



Imprevisto
 
Dicembre era arrivato nel Magic Kingdom, anche se a causa del clima soleggiato e temperato, l'unico modo per capirlo era dovuto alle decorazioni natalizie allestite in tutto il centro. In una delle strade che attraversano il Distretto, Elsa e Anna camminavano fianco a fianco, vestite coi loro soliti abiti originali e intente a discutere allegramente tra di loro.
 
"Sai, mi è sempre piaciuto il Natale," disse Anna con un sorriso. "Ma ho la sensazione che il modo in cui lo celebravamo non comportava abbastanza acquisti."
 
"Penso di essere d'accordo," concordò Elsa, ridacchiando, prima di guardarsi alle spalle. "Anche se non sono sicura che Ivan e Kristoff lo apprezzino tanto quanto noi."
 
Guardando indietro, Anna vide quei due in questione che le seguivano a distanza, entrambi caricati con una quantità immensa di pacchi e borse. E vide anche che Kristoff stava chiaramente lottando più faticosamente con il suo carico rispetto ad Ivan.
 
"Oh, stanno bene," rispose Anna con un cenno divertito della sua mano, prima di dare a Elsa un sorriso eccitato. "Piuttosto, dove dovremmo andare adesso?"
 
"Beh, stasera Ivan e io abbiamo un incontro al Club per Cattivi Anonimi per cui dobbiamo prepararci," rispose Elsa con un'espressione apologetica. "Quindi non credo che abbiamo tempo di andare in un altro negozio."
 
"Va bene," disse l’altra con un cenno della testa mentre si fermava, facendo arrestare di colpo anche gli altri. Kristoff, per poco, quasi le finì addosso a causa di ciò. "Probabilmente abbiamo fatto abbastanza shopping, comunque. Dovremmo andare a posare tutta questa roba al castello."
 
"Non sono sicura che avremo tempo per questo," rispose Elsa con un'espressione pensierosa. Poi, improvvisamente, un pensiero le balenò in mente, facendola voltare verso Ivan. "Ivan, se non erro, tu non abito qui vicino?"
 
Il giovane ammiccò. "Uh, sì, perché?" chiese, mentre la sua fronte si corrugava.
 
"Ti dispiace se lascio queste cose a casa tua e poi andiamo al Club da lì?" gli domandò Elsa, speranzosa.
 
"Uhm..." esalò quello, un'espressione nervosa sul viso mentre volgeva lo sguardo verso Kristoff, il quale era ovviamente in grado di dire cosa stesse pensando. Il biondo scosse energicamente la testa, lottando per reggere la massa di pacchi che stava trasportando.
 
Ivan sospirò amaramente. "Sì, certo," concesse alla fine, riportando la sua attenzione su Elsa.
 
"Eccellente," rispose la regina con un sorriso caloroso. "Questo dovrebbe rendere tutto più facile. Andiamo?"
 
"Sì," concordò il ragazzo, annuendo, prima di voltarsi e cominciare ad allontanarsi. "Allora ti faccio strada."
 
Elsa annuì in risposta e si voltò a guardare Anna un’ultima volta. "Ci vediamo al castello?"
 
"Certo," rispose quella, annuendo, prima di lanciarle uno sguardo interrogativo. "Aspetta, questa è la prima volta che vai a casa sua, giusto? Non hai saltato qualcosa, prima?"
 
"Saltato qualcosa?" ripeté Elsa con un’inclinazione del capo. "Perché me lo chiedi?"
 
La rossa esitò visibilmente. "Mi stavo chiedendo se avevi intenzione di... insomma…" iniziò a dire con uno sguardo suggestivo.
 
"Di… cosa?"  premette lei, inarcando un sopracciglio.
 
"Dargli un bacio?" dichiarò Anna, sussurrandole nell’orecchio.
 
Elsa arrossì immediatamente. "N-Non sono affari che ti riguardano!" sibilò, le sue guance che diventavano sempre più rosse.
 
"Oh andiamo, Elsa," esclamò Anna con un sospiro. "Dovrai farlo alla fine. Non c’è niente di male. È il tuo fidanzato, no?"
 
"Oh, odio quel termine," brontolò Elsa. "È così ... grezzo."
 
"Sì, ma è molto meno faticoso da dire rispetto a: ‘l'uomo che mi fa la corte’," replicò Anna, facendo roteare gli occhi.
 
"Comunque sia,” ribadì la bionda mentre incrociava le braccia sul petto ed assottigliava gli occhi verso la sorella. "Non sono affari tuoi."
 
"Ormai voi due vi frequentate da tre giorni," insistette Anna, imperterrita. "Devi averci almeno pensato."
 
"Forse l'ho fatto," ammise lei, distogliendo lo sguardo da sua sorella. "Ma stiamo prendendo le cose col nostro ritmo. E così, lo bacerò quando sarò pronta."
 
"Ehi, Elsa?" la chiamò Ivan a quel punto, spingendo la regina a guardarlo e scoprire che si era fermato ad una buona distanza, osservandola con confusione. "Vieni?"
 
"Sì, eccomi!" fece la donna, dandogli un rapido cenno col capo. "Arrivo!"
 
"Comunque sia, voglio i dettagli," le sussurrò Anna, prima di salutarla con un sorrisetto. "Divertiti!"
 
Detto questo, la rossa si girò e si diresse dall'altra parte con Kristoff al seguito, il quale continuava a lottare con i pacchi mentre la seguiva. Elsa scosse la testa con un sospiro dopo quella scena, girandosi per raggiungere rapidamente l’altro giovane.
 
"Di che stavate parlando?" le chiese Ivan mentre lei lo raggiungeva, curioso.
 
"Oh, niente," rispose Elsa con una scrollata di spalle e una risatina nervosa, le sue guance che diventavano sempre più rosa. "Era solo Anna che diceva cosa da Anna."
 
"Nessuna sorpresa fin qui," ridacchiò Ivan, prima che la sua espressione si innervosisse un po’. "Quindi vuoi passare da casa mia?"
 
"Certo," concordò Elsa con un cenno della testa. Guardò il suo ragazzo e gli offrì un sorriso dolce. "Fammi strada."
 
Annuendo in risposta, il giovane si girò e cominciò a camminare per una strada secondaria, con Elsa che lo seguiva a ruota. Pochi minuti dopo, la coppia arrivò ad una stazione chiamata ‘Merry Ride’, ed Ivan guidò Elsa al suo interno.
 
"Allora," disse Elsa mentre si guardava intorno, confusa, mentre osservava i binari e le innumerevoli tipologie di treni che vi passavano prima. "Dove abiti esattamente?"
 
"Lì," spiegò Ivan, indicando con la mano libera una galleria che sbucava in fondo alla stazione.
 
"E dovremo camminare molto?" chiese lei, aggrottando le sopracciglia.
 
"No, ma da qui conviene prendere un mezzo," rispose lui con una risatina, prima di fare segno ad Elsa di seguirlo verso uno dei binari.
 
Insieme, la coppia si fece strada nel retro della stazione, il quale era in gran parte vuoto, tranne per un grosso pezzo di attrezzatura dall'aspetto moderno piazzato difronte alla galleria, con cavi spessi che conducevano dalla macchina alle varie gallerie nel muro. La macchina aveva una base alta e cilindrica su cui poggiava un lungo tubo metallico con numerose punte che spuntano da esso. Mentre Elsa fissava confusamente la macchina, Ivan vi si avvicinò e premette un pulsante sul lato, facendo sì che il dispositivo iniziasse a ronzare mentre si accendeva.
 
"Ivan," disse lei, stranita, mentre il giovane si avvicinava al punto in cui si trovava la macchina. "Cos'è questo mezzo?"
 
"Questo è un mini-metrò," rispose lui, girandosi per indicare lo strano treno cilindrico. Poi posò delicatamente una mano sulla schiena della regina e le fece cenno di entrarvi dentro.
 
"…che cosa fa?" chiese la donna, entrando leggermente nella cabina del mini-metrò che stava iniziando a ronzare sempre più forte.
 
"Beh, è un mezzo di trasporto," le spiegò Ivan, divertito dalla sua reazione. Poi assunse un'espressione imbarazzata. "Sarò onesto, non sono del tutto sicuro di come funzioni, ma è un mezzo rapido per entrare e uscire dai Distretti centrali tramite digitalizzazione. Con questo, arriveremo a casa mia in due minuti."
 
La regina esitò, prima di annuire nervosamente. "Va bene, se è l'unico modo...”
 
"Solo un avvertimento," aggiunse l’altro, sorridendole mentre il ronzio sembrava raggiungere un crescendo. "Dato che questa è la tua prima volta, potrebbe sembrarti un po’ strano. Ma non avere paura e tieniti forte."
 
"Che cosa vuoi di-" cominciò a dire Elsa, ma fu interrotta quando un raggio di luce blu elettrica schizzò fuori dalla parte anteriore del treno e colpì sia lei che Ivan, congelandoli in posizione con un'aura di energia blu, prima che si dissolvessero in pixel che vennero prontamente assorbiti nella macchina.
 
Un momento dopo, Elsa ed Ivan si riformarono in una grande stanza che assomigliava ad una stazione ferroviaria di colore bianco sporco. Mentre riapparivano, Elsa emise un piccolo guaito di sorpresa e perse l'equilibrio, cadendo contro il giovane mentre lui l’afferrava rapidamente con la sua mano libera.
 
"Whoa!" esclamò Ivan, sollevandola e reggendola in piedi. "Stai bene?"
 
"S-Sì," rispose Elsa in fretta, chiaramente agitata. "Era solo...è-è stato… strano."
 
A questo punto, la coppia scoppiò a ridere, divertita, mentre Elsa continuava ad appoggiarsi alle braccia di Ivan. Dopo un momento, la donna si rese conto che il ragazzo la stava ancora reggendo a sé, e un rossore le colorò immediatamente le guance.
 
"Um, Ivan?" disse lei, goffamente.
 
Quello la guardò. "Si?” rispose con un sorriso.
 
"Puoi... Puoi lasciarmi andare ora," sussurrò Elsa, distogliendo lo sguardo.
 
"Oh, giusto," replicò il giovane, la sua espressione che si fece imbarazzata mentre la rimetteva di nuovo in piedi. “P-Perdonami."
 
"Va tutto bene," lo rassicurò lei, mordendosi il labbro inferiore mentre un sorriso si allargava sempre più sul suo viso. "Siamo quasi a casa tua, adesso?"
 
"Uh, sì," confermò Ivan, annuendo, prima di farle cenno di seguirlo oltre la nuova stazione. "Da questa parte."
 
Poco dopo, il giovane ed Elsa emersero dal tunnel che conduceva ad un viale, camminando sul marciapiede della strada. Sorridendo, Elsa si guardò intorno, osservando con curiosità il quartiere residenziale e tutte le villette che vi erano costruite attorno. Tra di esse, un edificio alto e ben illuminato si ergeva in mezzo alle altre case, interamente fatto di cemento e mattoni rossi. Era immenso, e decisamente più elegante rispetto a tutte le altre ville lì vicino.
 
"È lì che abiti?" chiese Elsa, indicando il condominio con uno sguardo stupito.
 
"Eh, no," rispose Ivan, sfoggiando un sorrisetto. "Voglio dire, sono un Cattivo. Quel posto sarebbe un po' troppo esagerato per me. Io vivo laggiù."
 
Guardando nella direzione indicata dal giovane, Elsa notò una piccola casa di mattoni situata nelle vicinanze, costruita accanto ad un’altra dall’aspetto quasi completamente uguale.
 
"Oh!" esclamò Elsa mentre il suo viso si illuminava. "È-È…"
 
"Piccola?" suggerì Ivan, sorridendo, dirigendosi verso di essa.
 
"Stavo per dire accogliente," lo incalzò lei con una risatina. I suoi occhi osservarono la casetta con meraviglia e stupore. "Mi piace."
 
Il giovane ammiccò. "Davvero?" le chiese, sorpreso, mentre varcava la soglia.
 
"Ho vissuto in un castello per tutta la mia vita," spiegò lei, seguendolo all’interno. "Forse è un po’ ingenuo da parte mia, ma mi sono sempre chiesta come sarebbe vivere in un posto più semplice."
 
"Bene, questo è molto semplice," ammise lui con un sorrisetto, mentre posava le buste sul suo tavolo di legno. "Ho una cucina, un soggiorno, una camera da letto e un bagno. Solo lo stretto necessario per vivere. È stata una gentile concessione di Felix Aggiustatutto. È stato lui a costruire questa casa e quella di Ellie qui affianco, quando siamo arrivati."
 
Mentre il ragazzo parlava, Elsa si aggirò nel soggiorno e si guardò attorno. Gli occhi le caddero sulla grande poltrona di pelle arancione che si trovava al centro della piccola stanza. Vedendola, Elsa inclinò la testa di lato, curiosa, studiando quello strano sedile per la prima volta. Avvicinandosi alla poltrona, vi si sedette sopra con esitazione, prima di emettere uno squittio di sorpresa mentre essa s’inclinava indietro.
 
"Stai bene?" le chiese Ivan, girandosi e guardandola con un’espressione confusa.
 
"Sì, sto bene," rispose lei, guardandosi attorno con aria sorpresa e cercando di capire come riportare la poltrona alla sua configurazione precedente. "M-Mi sembra un po' bloccata..."
 
Ridacchiando, Ivan si avvicinò e tirò la maniglia sul lato della poltrona, riportandola alla sua posizione normale e permettendo a Elsa di rialzarsi in piedi.
 
"M-Mi dispiace," si scusò lei, facendo del suo meglio per ricomporsi. "Sto ancora cercando di abituarmi ai mobili moderni."
 
"Non c’è problema. Anzi, dovresti vedere quelle poltrone che vibrano," la rassicurò lui con una risatina. Poi però si fece serio, prima di indicare la porta con un cenno della testa. "Ma per quanto mi piacerebbe farti fare il tour della casa, dovremmo probabilmente andare se vogliamo preparare tutto prima che gli altri arrivino. "
 
"Giusto, hai ragione," concordò Elsa, annuendo, seguendo Ivan fuori dalla porta e lanciando una sola occhiata all'interno della casa prima di chiudere la porta dietro di sé.
 

 
La sala del retro del Club Inchiostro e Tempera brulicava di attività mentre i nuovi ospiti del Club per Cattivi Anonimi parlavano tra di loro prima dell'inizio dell'evento. Guardando Ivan dall'altra parte della stanza, Elsa non poté fare a meno di sorridere mentre lo osservava ridere e scherzare assieme ad Ade per le battute che faceva.
 
"Elsa," la chiamò a quel punto Regina, con un tono di fastidio nella sua voce mentre si rendeva conto che la giovane donna non la stava ascoltando.
 
La donna ammiccò, scuotendo rapidamente la testa. "Mi dispiace, Regina," si scusò Elsa, imbarazzata. "Che cosa stavi dicendo?"
 
"Stavo dicendo che avresti davvero bisogno che io ti dia delle lezioni di magia," ripeté Regina, seccata.
 
"Lezioni di magia?" ripeté lei, confusa.
 
"Sì, sono utili per fare magie," sussurrò sarcasticamente Regina.
 
"Non intendo offenderti, Regina, ma so già usare la magia," elaborò la bionda con un sorriso confuso.
 
"No, tu sai solo come controllare i tuoi poteri magici," la incalzò la donna, severa. "È diverso. Io ed Ursula potremmo insegnarti un po' di vera magia, se lo desideri."
 
"Lo prenderò in considerazione," rispose allora Elsa, il suo tono a disagio. "Grazie per l'offerta, Regina."
 
"Ok, va bene," li richiamò a quel punto Ivan mentre batteva le mani per attirare l'attenzione di tutti. "Diamo inizio a questa seconda riunione settimanale!"
 
Quando una sensazione di sollievo le passò addosso, Elsa fece un cenno a Regina e si portò nuovamente affianco al suo ragazzo. Poi, dopo essersi presi per mano e aver recitato o l'affermazione dei Cattivi, ognuno si sedette al proprio posto e la riunione iniziò ufficialmente.
 
"Bene ragazzi, c'è un motivo per cui vi ho voluto chiamare qui questa settimana," iniziò allora a dire il giovane, guardandosi attorno per osservare tutti i presenti.
 
Quella dichiarazione suscitò l’interesse di molti. "E quale sarebbe?" chiese Turbo con un sopracciglio inarcato.
 
"Beh, come tutti sapete, Natale sta arrivando,” spiegò Ivan, il suo tono basso e nervoso. "Il che significa che presto ci sarà anche la grande festa di Natale."
 
"Sì, e allora?" fece anche Ade, corrugando la fronte in confusione.
 
"Ebbene, stavo pensando che forse... non so, potremmo… andarci,” disse a quel punto il giovane, incerto. "Insieme. Come gruppo, intendo."
 
Ci fu un attimo di silenzio sbalordito dopo quelle parole, mentre i Cattivi riuniti guardavano Ivan con stupore ed incredulità. Poi, il momento passò, e tutti quanti iniziarono a gridare furiosamente verso il giovane, oltraggiati dalla sua proposta.
 
"Di tutte le idee stupide…!"
 
"Ma sei pazzo?!"
 
"Non ho iniziato a venire a questi incontri ridicoli per poi finire a-"
 
"ASPETTATE!" gridò a gran voce Ivan, seccato, alzandosi in piedi e alzando le mani nel tentativo di calmare i cattivi. "Se vi date tutti una calmata possiamo parlarne!"
 
"Senti, Ivan, questi piccoli incontri sono divertenti," sospirò Ade mentre il resto dei cattivi si calmava. "Ma quello che ci stai chiedendo adesso… è una follia, ragazzo. Credi a me, è impossibile."
 
Le parole del dio greco suscitarono sussurri fragorosi e diversi cenni del capo da parte di tutti. Elsa osservò la scena con evidente stupore.
 
"Perché sarebbe una follia?" chiese lei, confusa.
 
I Cattivi si voltarono verso di lei a guardarla come se fosse stupida. Persino Ivan sembrò esitare verso di lei. "Sei nuova qui, quindi te lo dirò direttamente senza girarci attorno," disse allora Ursula, schietta e incurante come sempre. "Sulla carta, in UNANIMUS tutti dovrebbero lasciarsi il passato alle spalle e vivere in armonia. Ma non è così che funziona davvero. Noi Cattivi, insomma, siamo sempre malvisti alle feste e agli spettacoli pubblici. Non siamo ben accetti."
 
"La gente nutre rancore," aggiunse Crudelia con un'alzata di spalle. "È comprensibile, suppongo, ma significa che quelle feste che in teoria sono per ‘tutti’ in realtà non sono per noi."
 
"Quindi, non vi è permesso entrare?" domandò Elsa all’udire ciò, un'espressione turbata sul suo viso.
 
"Non esattamente," spiegò Jafar. "Ma una volta dentro… beh, alla fine qualcuno verrà da noi, ci dirà che la nostra presenza sembra disturbare gli altri ospiti, e ci suggerirà che forse sarebbe meglio per tutti se ce ne andassimo."
 
Uncino annuì. “Sempre la solita manfrina. E va avanti così sin dall’inizio dei tempi,” aggiunse.
 
“… capisco..." esalò Elsa, la sua espressione che divenne comprensiva e triste. "Però… sembra terribilmente ingiusto."
 
"Ingiusto o no, le cose stanno così," replicò Facilier. "E non ho intenzione di venire ridicolizzato di nuovo in questo modo solo perché Ivan ha avuto un'idea sciocca nella sua testa."
 
Il giovane sospirò. "Sentite, penso che potrebbe funzionare se ci presentiamo lì tutti insieme," disse lui, la sua voce che assumeva un tono incoraggiante. "Soprattutto se io ed Elsa saremo lì con voi."
 
"…non ha tutti i torti," commentò Loki.
 
A quel punto, ci fu una pausa di assoluto silenzio mentre il resto dei cattivi si girava a guardare Loki, confusi ed increduli dopo quelle sue parole.
 
"Non ha tutti i torti," insistette il dio, scrollando le spalle mentre si guardava attorno agli altri cattivi. "Ivan ed Elsa hanno entrambi un legame con l’essere cattivi – beh, Ivan, soprattutto – e anche se non sono stati classificati come cattivi dal resto del Magic Kingdom, non potrebbero comunque essere respinti dalla festa. Questa cosa aggiungerebbe un senso di legittimità al procedimento. Se ci presentassimo con loro, in massa, non ci sarebbero molte cose che quegli allocchi potrebbero fare per fermarci."
 
“Esatto!” concordò Ivan, prendendo subito parola dopo di lui. “Non capite? Se veniste tutti quanti assieme a noi, Topolino e gli altri Buoni che lo circondano non potrebbero cacciarvi via! Non senza un motivo valido! Ed io ed Elsa saremo sempre al vostro fianco per sostenervi e placare qualsiasi eventuale discordia!”
 
“Sì, è vero,” annuì anche Elsa, decisa. “Potrebbe funzionare.”
 
I Cattivi si scambiarono una lunga occhiata nervosa. "Forse il topo potrebbe non obiettare," disse allora Ade, visibilmente stanco. "Ma lui non è l'unico di cui dobbiamo preoccuparci.”
 
"E di chi altri dovreste preoccuparvi?" chiese Elsa, confusa.
 
In quel momento, la porta della stanza si spalancò all'improvviso, permettendo a una nuvola di fumo verde di fluttuare dentro. A questo punto tutti si alzarono in piedi, sconvolti, i loro occhi concentrati sulla nuvola di fumo. Un attimo dopo, un grande corvo nero entrò in volo nella stanza, gracchiando rumorosamente mentre volteggiava in cerchio attorno a tutti.
 
E poi, all'improvviso, il suono di passi che si avvicinavano riportò l'attenzione di tutti sulla porta. Emergendo dalla nuvola, una donna imponente e alta sbucò fuori di colpo, con una forma sottile e una pelle così pallida da essere praticamente simile al colore delle ossa. I suoi lineamenti erano spigolosi, con gli zigomi così acuti da sembrare che le avrebbero trafitto la carne, e aveva degli occhi verdi profondi e incisivi che sembravano abbagliare tutti nella stanza. Era vestita con abiti neri foderati di porpora reale, con un collo alto e punteggiato e maniche così voluminose da pendere sul pavimento. Uno strato squamoso nero le avvolgeva gran parte della testa, da cui un paio di corna contorte e ornamentali si estendevano oltre le tempie. Infine, un bastone d'oro sormontato da una sfera verde splendente era stretto nella sua mano sinistra.
 
E appena gli occhi di tutti si posarono su quella figura, i Cattivi iniziarono a sudare copiosamente per il terrore.
 
"Bene, bene," disse la donna, la sua voce bassa e il suo tono seccato mentre il corvo si posava sulla sua spalla. “Che cosa abbiamo qui?”
 
Elsa si portò affianco ad Ivan, visibilmente scossa da quella visione. "Chi è quella?" sussurrò nervosamente, notando gli sguardi di paura che tutti gli altri cattivi stavano sfoggiando, tranne Loki, che aveva un'espressione sorpresa che lei non riusciva a identificare.
 
"…Malefica," rispose lui a bassa voce, teso, senza mai distogliere lo sguardo dalla donna. "È una specie di leader di tutti i Cattivi, qui intorno."
 
"Quindi… questo è un male?" realizzò la bionda, mentre il panico iniziava a palesarsi sui suoi lineamenti.
 
"Da quel che ho capito, quando si arrabbia si trasforma in un drago," rispose Ivan con un cenno del capo. "Quindi… sì, siamo nei guai."
 
Il silenzio che cadde sulla stanza in quel momento era assoluto. "Sembra che tutti voi abbiate organizzato una piccola festa qui," osservò alla fine Malefica, scrutando solennemente il gruppo con occhi glaciali. Gli altri cattivi evitarono visivamente il contatto visivo con lei, tremolando per il terrore. "Ma nessuno mi ha invitata… e tutti voi dovreste sapere come mi sento nel non essere invitata alle feste."
 
"S-Suvvia, Malefica, a-aspetta un attimo," disse allora Ade. "Noi non pensavamo... non pensavamo..."
 
"Non pensavate cosa, Ade?" chiese la donna, imperiosa, sferzando il dio con lo sguardo ed inducendolo a indietreggiare di riflesso.
 
"N-Non pensavamo che fossi interessata a nulla di tutto questo," concluse nervosamente Ade.
 
Quella rimase in silenzio per un secondo. "…e ditemi, dunque," disse allora lei, avvicinandosi a loro con un'espressione di finto interesse mentre osservava lentamente la stanza. "Cos'è, esattamente, tutto questo?"
 
Ivan si fece coraggio, raddrizzando le spalle ed avanzando di un passo. "Il Club per Cattivi Anonimi." rispose, solenne.
 
Inarcando un sopracciglio, Malefica rivolse la sua attenzione sul giovane. Il ragazzo deglutì nervosamente mentre quello sguardo color smeraldo cadeva su di lui, intimorito dalla gelida furia e dall’odio che ardevano in quelle orbite verdi.
 
"Mi ricordo di te," meditò Malefica, camminando verso Ivan e puntandogli un dito contro, la sua espressione gelida e fredda come sempre. "Ivan Strike, giusto?"
 
"Sì," replicò quello, risoluto. "Ci siamo già incontrati una volta, poco dopo che sono arrivato qui."
 
"Lo ricordo," lo incalzò lei, facendo un cenno del capo. "E credo anche che tu abbia menzionato di recente un rinnovato interesse a fare qualcosa per migliorare la situazione delle persone come noi. Questo club… dovrebbe essere questo qualcosa?"
 
Il giovane s’impettì. "Sì," rispose. "Lo scopo è proprio questo. Offrire alle persone come noi la possibilità di esprimere i loro problemi e disagi in maniera sana e sicura, e di stringere legami più forti con i loro amici. Voglio cercare di rendere le cose migliori per i Cattivi come noi. Abbiamo il diritto di essere felici anche noi!"
 
Ci fu una pausa assoluta di silenzio dopo quelle parole. Malefica guardò Ivan come se fosse un idiota, prima che un sorriso senza allegria si diffondesse sul suo viso.
 
"Che scopo ingenuamente irriverente," commentò la donna, sprezzante. "Beh, io, da parte mia, non tollererò questa farsa ancora un momento di più."
 
Voltandosi dal giovane, Malefica guardò gli altri Cattivi con uno sguardo seccato.
 
"Uscite," ordinò, il suo tono solenne e gelido che non ammetteva repliche.
 
Esitando, tutti i cattivi tranne Loki si guardarono l'un l'altro per diversi secondi, prima di tremolare per il terrore ed iniziare a dirigersi verso la porta.
 
"Cosa? Aspettate!"  esclamò Ivan, gli occhi sgranati mentre si muoveva per impedire agli altri di andarsene.
 
"Fai un passo indietro," sibilò Malefica, voltandosi di nuovo verso di lui e minacciandolo con lo sguardo. Il giovane sussultò, teso, e fece un passo indietro. Poi, però, si riprese rapidamente e ne fece due in avanti, portandosi una mano dietro la schiena.
 
"Non puoi semplicemente venire qui e scacciarli in quel modo!" scattò rabbiosamente lui, oltraggiato.
 
"E chi me lo impedirà?" chiese lei di rimando, incurante e minacciosa, iniziando a marciare verso di lui.
 
Ivan portò la mano sull’elsa del suo spadone. Ma prima che Malefica riuscisse a colmare completamente la distanza tra di loro, Elsa si mise in mezzo tra lei e il suo ragazzo, le sue mani strette in pugni che erano già coperti da un sottile strato di ghiaccio. Malefica si fermò, inarcando un sopracciglio, ed abbassò lo sguardo verso Elsa con un sorriso confuso che le tirava le labbra.
 
"Bene, bene," disse Malefica. "La piccola Regina delle Nevi. Ora, cosa ci farà mai una come te in questo-"
 
Malefica s’interruppe di colpo, guardando verso Ivan, con uno sguardo di comprensione che si allargava sul suo viso.
 
"Ah, capisco," affermò alla fine con un sorriso velenoso. "Che scena adorabile. Dimmi, ragazzo, lasci sempre che sia la tua donna a combattere le tue battaglie per te?"
 
Quello non cascò nella provocazione, ma si portò comunque accanto ad Elsa con uno sguardo solenne e minaccioso. "Elsa ha i poteri magici dalla sua parte, quindi se vuole unirsi alla festa, non la fermerò," rispose di rimando lui, scrollando le spalle, rifiutando di cascare nell'esca di Malefica.
 
"Non so chi ti pensi di essere," disse Elsa a sua volta, la sua voce ferma e gli occhi socchiusi in maniera minacciosa. "Ma non puoi semplicemente venire qui e costringere queste persone a fare quello che vuoi. Devi andartene."
 
"E se non lo facessi?" la interrogò l’altra, guardando di nuovo la bionda. "Perché te lo assicuro, piccola Regina delle Nevi… non sono una persona con cui vuoi scambiare colpi d’incantesimo."
 
"Mettimi alla prova," replicò lei con fermezza, anche se riusciva a vedere Regina dietro a Malefica che le segnalava silenziosamente ma freneticamente di fermarsi.
 
"Signore, signore," disse all'improvviso Loki, interponendosi tra Elsa e Malefica proprio mentre la tensione stava raggiungendo il suo punto di ebollizione. Mise persino una mano sulla spalla di Malefica per enfasi, attirando subito l’attenzione delle due. "Suvvia ora, non c’è bisogno di lottare. Voglio dire, sono sicuro che i proprietari del locale vi guarderebbero male se finiste per far saltare in aria lo stabilimento."
 
"Toglimi la mano di dosso," ringhiò Malefica, fissandolo torvo.
 
"Le mie scuse," replicò lui, alzando le mani in un gesto placante. "Non intendevo offendere. Per favore, permettimi di presentarmi. Sono ..."
 
"Lo so chi sei, Loki Laufeyson," lo interruppe bruscamente la donna. "Sono sempre stata a conoscenza del fatto che da un po' di tempo stavi ficcanasando qui nel Magic Kingdom."
 
"…bene, allora devo scusarmi di nuovo per aver sottovalutato la tua mente acuta," enunciò Loki con un sorriso affascinante. "Ma ora, devo chiederti, cosa c'è nei nostri piccoli incontri che ti turba così tanto? Sicuramente un piccolo Club sociale come questo non potrà mai disturbare qualcuno di magnifico come te?"
 
Quella assottigliò pericolosamente gli occhi. "Questo cosiddetto club sociale, in cui tutti vi riunite e parlate dei vostri dolori e piccoli problemi?" ribatté Malefica, il suo sguardo fisso su Loki ma la sua voce abbastanza forte affinché tutti i cattivi dietro di lei potessero sentirla. "È una debolezza. Ed io non sopporto la debolezza."
 
"Perché?" s’intromise Ivan, deciso. "Per chi devi mantenere questo aspetto forte? Per Topolino, il topo più innocuo dell'universo?"
 
"Sai bene quanto me quanto siano false queste speranze, Ivan Strike," affermò Malefica con uno sguardo velenoso. "Un giorno, tutto quello in cui credi crollerà."
 
Il giovane ebbe l’audacia di ridere alle sue parole. "Wow, qui nel mondo moderno la chiamiamo paranoia!" commentò, fissandola dritta negli occhi. "Voglio dire, non puoi davvero credere che quel topo e tutti gli altri Buoni come lui si accaniranno per sempre contro di te e quelli come noi. Sì, forse a volte possono essere stupidi e insensibili, ma ciò non significa che ti ucciderebbero nel sonno. E anche se lo volessero fare, che problema c’è? Non vorresti comunque delle persone come me ed Elsa dalla tua parte? Persone con cui essere libera di fare e dire quello che vuoi?"
 
“Bada a come ti rivolgi a me, moccioso,” sibilò ferocemente la donna, la sua espressione sempre più minacciosa. “Stai scherzando col fuoco qui.”
 
Ivan non demorse. “Non m’interessano le tue scuse, Malefica,” ribatté solennemente, sguainando lo spadone da dietro la sua schiena e puntandolo contro di lei con un braccio solo. “Se sai veramente chi sono, allora conoscerai la mia storia. E saprai di certo molto bene che non ho affatto paura di affrontare nuovamente un drago…”
 
Malefica non disse nulla dopo quella scena, limitandosi a fissare torvo il giovane.
 
Ivan sorrise maliziosamente. "Anzi, ho un’idea… perché non vieni anche tu ad uno di questi incontri?" insistette ancora, sfacciato. "Così da vedere tu stessa come si svolgono?"
 
Malefica fece contrarre un sopracciglio all’udire ciò. Vedendola reagire così, un ghigno malizioso si formò sul viso di Ivan.
 
"Oppure Malefica, la grande e terribile Signora del Male, è troppo spaventata per riuscire a condividere i suoi sentimenti?" la sfidò ancora lui, schietto.
 
A quel punto, la stanza divenne così silenziosa che Ivan avrebbe potuto sentire uno spillo cadere mentre Elsa e gli altri cattivi, persino Loki, lo fissavano a bocca aperta, apertamente scioccati. Ivan, tuttavia, non interruppe mai il contatto visivo con Malefica, sfidandola con gli occhi senza timore.
 
"…hai del coraggio, Ivan Strike," sibilò infine la donna, e per il più breve dei momenti, il giovane si preoccupò di aver commesso un errore. Poi però, con sommo stupore di tutti, un sorriso divertito si diffuse sulle labbra di Malefica.
 
"Ed io ammiro il coraggio," continuò lei, solenne. Poi, voltandosi di lato, la donna oscura emise un sospiro. "Molto bene, moccioso. Prenderò in considerazione la tua proposta e potrei degnarmi di partecipare ad una di queste tue riunioni."
 
Poi però, Malefica si fermò ed il suo sguardo divenne gelido e crudele come non mai.
 
"Ma non farete un altro di questi incontri fino a quando non lo deciderò io," dichiarò lei con fermezza. "Sono stata chiara?"
 
Ivan abbassò il suo spadone. "Così sia," replicò alla fine con riluttanza. "Abbiamo un accordo."
 
"Bene," disse allora lei mentre si voltava per andarsene. "Allora abbiamo concluso, per oggi."
 
E mentre Malefica si voltava, i suoi occhi trovarono gli altri cattivi in ​​piedi dietro di lei, tutti intenti a fissarla a bocca aperta. Vedendo ciò, la sua espressione si arrabbiò immensamente.
 
"Cosa ci fate ancora voi sciocchi qui?!" ruggì prepotentemente, agitando le braccia verso i cattivi riuniti. "Vi ho detto di andarvene! ORA!"
 
Udendo ciò, i cattivi si voltarono rapidamente e fuggirono dalla stanza a gambe levate, anche se Ivan notò che Ade gli stava lanciando un sorriso e un pollice in alto mentre se ne andava. Malefica osservò per un momento i cattivi che fuggivano, prima di emettere un suono disgustato e precipitarsi dietro di loro, sbattendo la porta alle sue spalle con un semplice guizzo della mano.
 
Ivan ammiccò, sospirando pesantemente. "Beh," commentò dopo che tutti se ne furono andati. "Non mi aspettavo che l'incontro di oggi sarebbe finito così."
 
"Ti dirò," concordò Loki con una risatina divertita mentre ruotava gli occhi su di lui. "Per un momento ho sinceramente pensato che ti avrebbe fatto a pezzi."
 
"Sì, l’ho pensato anch'io," disse lui con un cenno del capo. Poi però iniziò a guardare Loki con perplessità. "A proposito, che diavolo era quello?"
 
"Quello… cosa?" chiese di rimando lui.
 
"Lo sai a cosa mi riferisco," ribatté il giovane, seccato.
 
Loki scosse la testa. "Ti assicuro che non ne ho idea," affermò ancora.
 
Ivan lo guardò con un sopracciglio alzato. "Stavi flirtando con Malefica" dichiarò apertamente.
 
Il dio sgranò gli occhi, oltraggiato. "Assurdo!" esclamò, forse un po' troppo aggressivamente. "Non stavo facendo niente del genere!"
 
"Sei stato un po' troppo...  affascinante, rispetto al solito," concordò Elsa con un sorriso divertito.
 
"Non ho fatto altro che comportarmi come sempre," dichiarò ancora Loki, imperterrito. "Un sacco di persone mi trovano affascinante così come sono."
 
"Io non ti trovo affatto affascinante," disse di rimando Ivan, scuotendo la testa. "La maggior parte del tempo penso che tu sia solo un idiota arrogante."
 
"Ivan," lo ammonì Elsa, anche se nemmeno lei riuscì a nascondere un sorriso divertito.
 
"Beh, posso dirti una cosa," disse Loki, seccato, puntandogli un dito contro. "Ho cose molto più importanti da fare che essere insultato da uno come te, Ivan Strike. Buona giornata!"
 
Quello sogghignò. "Ti farò sapere quando sarà il prossimo incontro," lo salutò mentre quello si precipitava verso la porta.
 
"Ho detto buona giornata!" ribatté il dio, sbattendo la porta alle sue spalle e lasciandoli da soli.
 
"Sì, è innamorato di lei," osservò, ridacchiando mentre guardava Elsa. "Riesci a immaginare quanto sarebbero spaventosi quei due come coppia?"
 
"Sei terribile," commentò Elsa con una risata, prima che la sua faccia si adombrasse leggermente. "Anche se immagino che questo metterà inevitabilmente un freno ai tuoi piani per la festa."
 
Il giovane sospirò. "Sì, non penso che Malefica vorrà tornare qui molto presto," ammise, scuotendo la testa. "Sembra che dovrò scartare quel piano. Proprio ora che stavo riuscendo a convincerli…"
 
"Sono sicura che ci saranno altre feste, Ivan," lo rassicurò Elsa, posandogli una mano sul braccio. "Almeno per adesso, goditi questo successo."
 
"Sì, suppongo che tu abbia ragione," concordò lui, annuendo. Poi si voltò verso Elsa, offrendole un sorriso sincero e grato. "Però, dovrò comunque trovare qualcuno con cui andarci. È davvero brutto presentarsi a queste feste da solo."
 
Elsa sorrise di rimando, avvinghiandosi giocosamente al suo braccio. "Beh, per tua fortuna, conosco una persona che sarebbe molto interessata a parteciparvi con te," disse con un sorriso tutto suo.
 
 
 


 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

Ivan Strike (????)           
         
        
ELSA (Frozen)                                                           ANNA (Frozen)                                                      KRISTOFF (Frozen)
                     
 
TURBO (Ralph Spaccatutto)
 
 
LOKI (Marvel Universe)
 
 
ADE (Hercules)                             
        
 
CAPITAN UNCINO (Peter Pan)

 
DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)

 
JAFAR (Aladdin)
 
 
URSULA (La Sirenetta)
 
 
REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)
 
 
CRUDELIA DE MON (La Carica dei 101)
 
 
MALEFICA (La Bella Addormentata nel Bosco)


 




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