Reve Grandier, la rosa di Normandia

di Brume
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(Arras, 22 gennaio 1821, tardo pomeriggio)

 

 

“Allora Daniel, che ne pensate? “ chiese Alain, dopo avergli parlato riguardo alla possibilità di un viaggio insieme a lui spiegandogli l' indispensabile.

“Non so, Monsieur. Io voglio stare fuori dai guai, e in questo momento ne sento la puzza . Voglio stare tranquillo. Da me non uscirà mai alcuna parola perchè sono un gentiluomo, ma...sono molto indeciso.” rispose lui, gettando nella disperazione Diane. Non aveva tutti i torti, Alain lo comprese benissimo, ma volle provare a convincerlo.

“Sentite, non vi nego che potrebbero esserci degli intoppi, ma posso assicurarvi che casomai succedesse qualcosa, faremo finta di non conoscervi. Non dovete preoccuparvi. Noi non siamo nè ladri nè assassini. Siamo un padre e una figlia che vogliono raggiungere Auxerre per toglierci momentaneamente da alcuni problemi. Siamo dalla vostra parte, dalla parte del popolo, e se ci stanno cercando è perchè abbiamo avuto il coraggio di esporci e dire la nostra” disse Alain .

 

Gli uomini presero un sorso di birra e mangiarono del formaggio, mentre Diane teneva d'occhio

la sala e Madame Fois, nel caso servisse qualcosa.

 

“Devo dormirci sopra...facciamo così. Io partirò stanotte alle 4; in ogni caso passerò di qui , e vi darò una risposta”. Poi prese il suo mantello ed uscì, dopo avere pagato il conto a Diane.

Alain lo guardò uscire, e non disse nulla; quando la figlia si avvicinò sconsolata, sorrise.

“Non preocuparti piccola. Credo che ci porterà con lui” disse

“ E se non lo farà?” chiese

“ Ci inventeremo qualcosa. Ora vado a dormire, passi a salutarmi?” chiese

“Certo, padre. A più tardi.” rispose.

 

 

Diane finì di lavorare intorno alle 23; chiuse la porta della sala e finalmente si tolse il grembiule, che appoggiò al suo solito posto. Madame Fois come al solito stava finendo la contabilità.

“Vado, Madame.” disse

“D' accordo, Diane. A propostito, come è andata con Daniel?” chiese.

“Domattina lo sapremo” rispose la donna, mentre si incamminava per raggiungere la stanza del padre.

Bussò.

“Vieni, Diane” rispose Alain

“Padre, io ho finito: mi faccio un bagno caldo e mi metto a letto. Non ho nulla da portare con me, a parte una veste di ricambio....e Xavi.” disse accarezzando il cane, ormai diventato la mascotte del posto.

“D' accordo, figlia mia. Cerca di dormire stanotte: ci aspetta, nel caso, un lungo viaggio. Ti chiamerò io. Stai tranquilla: andrà tutto bene.” rispose, mettendosi a letto.

Diane diede un bacio al padre, e poi si ritirò nelle sue stanze.

L' indomani mattina , Diane ed il padre attendevano speranzosi l' arrivo di Daniel che, con qualche minuto di ritardo, li accontentò palesandosi alla loro vista mentre sbadigliava sonoramente.

“buongiorno Daniel, bentrovato” disse Alain, chiuso nel suo mantello.

“Buongiorno a voi signori” rispose il ragazzo fermandosi. Diane non gli lasciò il tempo di parlare, e subito chiese se avesse deciso. Lui si stropicciò gli occhi, si grattà la faccia, e finalmente rispose:

“ Signori, se non vi sbrigate,salterà la mia tabella di marcia “ disse con un sorriso, raro sul suo viso, facendo posto a cassetta; “Voi potete mettervi nel retro, Madame. Ho ricavato una nicchia tra le botti e quelle casse di vino” disse. Diane fu molto sorpresa di questa cosa, e lui lo notò. “Sarò anche uno zotico , un mercante, ma so come trattare le signore, tantopiù se sono in stato interessante”

“Ben gentile, Daniel. Vi ringrazio” disse salendo, aiutata dal padre. Xavi la raggiunse con un balzo.

“Bene, andiamo! La prima tappa sarà piuttosto lunga, e dormiremo all' aperto....ma non preoccupatevi, poi ci fermeremo in alcune locande” disse.

“Se fosse per me dormirei anche nelle stalle, pur di andare ad Auxerre “ rispose lei, accomodandosi.

Alain prese posto accanto al mercante, e la carovana iniziò il suo viaggio.

“Daniel, voi non sapete quanto sia importante per noi. Vi saremo grati per sempre” disse Alain “e naturalmente vi pagheremo il disturbo”

L' uomo non disse nulla, fece solo un cenno con la testa, e lasciò andare lo sguardo lontano.

 

 

 

(Auxerre, 25 gennaio)

 

Alexander e Louis sono morti,Max è stato messo in libertà ed è tornato in Inghilterra... e io sono un uomo distrutto. I miei amici non ci sono più, e questo perchè il conte di Villèle non è riuscito a sapere dove mi trovo...non oso pensare a ciò che potrebbe fare a Diane, dovesse cadere in mano sua.

Sono a pezzi, non smetto di piangere e di tormentarmi. Non credevo si arrivase a questo...proprio noi, che vogliamo solo aiutare gli altri, e non abbiamo mai fatto male a nessuno.

Me la pagherà, quell' uomo. Non so quando e come, ma me la pagherà!!! “

 

Reve era riuscito a scrivere solo queste poche righe sul suo diario, quando Pierre e Marie passarono a chiamarlo per sentire come stava; lo avevano visto andare via di fretta dopo il servizio, stringendo tra le mani un foglio di carta, sconvolto.

“Venite, è aperto” rispose, posando penna e calamaio e chiudendo il diario.

“Laurent, stai bene? “ chise timidamente Marie, sulla porta.

“Te ne sei andato via sconvolto: è successo qualcosa di grave?” chiese Pierre, facendole eco.

Reve invitò i due ad entrare, portò loro le sedie e si mise a sedere sul letto.

“Purtroppo si. Due miei carissimi amici sono morti” rispose, mesto.

Pierre , il figlio di Sauver, balbettò una frase di circostanza che comunque fece piacere a Reve e Marie, invece, non disse nulla.

“Grazie Pierre, grazie Marie. “ rispose Reve “ non preoccupatevi per me, sarò presente al servizio si stasera...ho solo bisogno di stare un pò da solo. Sapete, ho condiviso molte cose con loro, erano quasi fratelli per me.”

Pierre e Marie annuirono.

“Senti, se hai bisogno di qualcosa, ti copriamo noi stasera” disse Marie.

“no, grazie cherie, non ce n'è bisogno” rispose Reve facendo arrossire la ragazza.

 

Appena uscirono, riprese a scrivere: aveva un fiume in piena, dentro la sua testa.

 

Quando Luc mi ha chiesto di andare in quella bettola con lui, mi sono detto perchè no; da tempo non ho uno svago. Siamo andati nei bassi e ci siamo fatti qualche pinta; prima di uscire l' occhio mi è caduto sul giornale...il giornale per cui scrivevo era a terra, calpestato da stivali e zoccoli.

L' ho raccolto , era sporco, e l'ho messo in tasca. Non l' ho letto fino a stamattina perchè me ne ero dimenticato...e appena ho capito cosa è accaduto, ho faticato a finire il servizio... però ce l' ho fatta, e ora finalmente posso dare sfogo al mio dolore.

Ancora non ci credo...non so proprio cosa succederà, ora. Il conte ha davvero oltrepassato il segno, non doveva arrivare a questo...e si merita una punizione...si, ma quando? Come? Io sono qui, e lui e potente. Ucciderlo...non ci riuscirei nemmeno a volerlo, potrei chiedere a qualcuno di farlo...ma rischierei di peggiorare le cose.

Dio mio, che discorsi sto facendo... devo darmi una regolata.

L' unico pensiero positivo che ho è che tra al massimo una decina di giorni arriverà il mercante, quel Daniel, e se tutto va bene avrà notizie per me. Non vedo l' ora, spero di non restare deluso.

Se tu fossi qui, madre mia, cosa faresti? E tu, padre? ”


Reve chiuse il diario e si alzò per sgranchirsi le gambe. Pensò a sua madre e suo padre, ai loro visi a volte stanchi ma sempre sereni. Pensò alle serate passate a parlare con lei, Oscar, e si accorse che a malapena ricordava la sua voce. Da un pò non li sognava.

Camminò su e già per la stanza, poi scese in sala; il servizio per la cena era lontano, ma lui aveva bisogno di fare qualcosa, per non impazzire. Nessuno disse nulla quando lo videro scendere e presentarsi, sorridente come se nulla fosse.

“Eccomi, sono sceso prima. Avete qualcosa da farmi fare, Monsieur Sauver?” chiese, appoggiandosi al bancone.

“no, Laurent, qui sono a posto. Hai fatto quelle consegne che ti ho schieso? “ rispose l' oste

“si, signore. Mi sono anche permesso di ordinare della carne, ho visto che stava finendo. Spero non le dispiaccia”

“Molto bene, Laurent...ritieniti libero, allora. Oggi non abbiamo molte persone. Ci vediamo tra tre ore, per la cena” disse Sauver.

Reve , sorpreso, ringraziò e , preso alla sprovvista, decise che si sarebbe fatto un giro lungo il fiume quindi prese il mantello ed uscì. La giornata era tranquilla anche per la strada, e lui si incamminò senza una meta per raggingere lo Yonne; salutò il ciabattino, la venditrice di fiori ed il garzone della latteria...per ognuno di loro aveva una parola gentile ed un sorriso, nonostante tutto.

Con i soldi che aveva in tasca prese del pane e del formaggio , e partì alla ricerca di un angolo tranquillo dove sedersi e lo trovò, accanto alla baracca di un pescatore. Una volta seduto, cominciò a mangiare e pensò a Diane. Al da farsi.

La logica impoveva un profilo basso e la calma, ma Reve aveva portato pazienza fino ad ora, e si stava quasi stancando... doveva trovare una soluzione al più presto, ma prima doveva aspettare

l' arrivo di Court, il mercante. Poi avrebbe trovato una soluzione, ma di restare li ad agonizzare mangiandosi il fegato per la rabbia e la tristezza, non ne aveva voglia.

Mentre stava pensando, spiluccando il pane ed il formaggio che aveva preso, passatono alcuni bambini insieme alle loro madri; andavano alla funzione della chiesa poco più in là, paralndo chiassosamente.

 

Chissà come sarò, se sarò un buon padre...sarà un bambino o una bambina? Mi piacerebbe avere una bambina...speriamo non sia chiassosa come questi, però. Le insegnerei a leggere e scrivere fin da subito; ad andare a cavallo,quando ne avrà l' età... “ pensò Reve , immaginandosi il viso della creatura che tra pochi mesi sarebbe nata.

 

 

 

****

 

In viaggio, 28 gennaio , Alain, Diane, Daniel e Xavi

 

“io non ne posso più” esclamò Diane, scendendo dal carro dopo l' ennesima buca che , questa volta, ruppe l' asse e la ruota. Alain ridacchiò.

“ portate pazienza, Madame” disse Daniel, scendendo e guardando i danni. Senza perdere tempo, si mise subito al lavoro per riparare il tutto.

Diane, nel frattempo, pensò che quel viaggio non era stato per nulla noioso, solo un pochino pieno di sfortune varie, e iniziò a ridere, ripensandoci....

 

La tenda, la prima notte, ad un certo punto aveva deciso di collassare addosso a padre e figlia, facendo prendere loro un colpo; la sera seguente, quando avrebbero dovuto trovarsi al caldo in una locanda, Daniel si era confuso alcune indicazioni e invece che dormire in una stanza dormirono sotto le stelle, al freddo, facendo la guardia a turno per i lupi. Le notti seguenti, invece, Alain e Diane l' avevano passata ascoltando i lamenti dell' uomo, ubriaco, mentre si intratteneva con una signorina nel retro della locanda dove erano alloggiati....ed i giorni seguenti non erano stati migliori...tuttavia, si stavano avvicinando sempre più ad Auxerre: un paio di giorni e sarebbero arrivati. Diane, nonostante la situazione, non si era mai persa d' animo e questo fu molto importante.

Alain era invece più pensieroso: si chiedeva spesso se avrebbero trovato Reve, o avrebbero dovuto riprendere un altro viaggio verso chissà dove. Reve gli mancava...quell' uomo che aveva tenuto in braccio e con cui giocava spesso, in Normandia, era come un figlio per lui. Un pensiero corse ad Oscar, ed al suo fedele amico Andrè.

“Ecco, ho fatto” rispose Daniel, dopo circa due ore; per fortuna aveva sempre con sè il materiale per eventuali riparazioni, e quindi il guaio si sistemò alla svelta.

“grazie a Dio” disse Diane, alzandosi dal tronco dove si era seduta. Si sistemò i vestiti ed il mantello e risalì sul carro... ora finalmente sperava di riposarsi; le doleva la schiena.

Daniel si avvrò a cassetta; ma Alain lo fermò.

“Se non vi dispiace, continuo io” disse, serio“ma...signore” obiettò l' uomo “ voi sapete condurre un carro?”“ ho condotto gli assalti alla Bastiglia, trent' anni fa: credi mi faccia problemi a condurre un cavallo?” rispose, ridendo.Daniel non profferì parola: prese la sacca con i viveri, e si mise a mangiare del pane raffermo.

“andiamo, forza!” esclamò Alain spronando il ronzino. “ Voglio essere ad Auxerre il prima possibile!”.

 

 

***

 

(Auxerre, 1 febbraio)

 

Non capisco: il mercante avrebbe dovuto arrivare ieri, ma ancora non si vede...ed io sono impaziente, davvero, non riesco più a pensare ad altro che non sia una lettera dalla mia Diane!

Lavoro come un automa, cerco di tenermi occupato e di non pensare ad Alexander, François, Victoria, Girodelle...insomma, a tutti..ogni ora spio fuori dalla porta, e se sono in stanza, dalla finestra...niente!!...Sto diventando matto, fa che arrivi presto” pensò Reve, mentre apriva

l' hotellerie quella mattina.

Reve fece tutto con la massima attenzione, ripetendo i gesti che giorno dopo giorno compiva ormai in automatico: salutava i bottegai ed i garzoni, faceva due chiacchiere sul tempo e chiedeva notizie del o della tale; poi, rientrò.

“Strano che Daniel non sia ancora arrivato...sto finendo le scorte di vino e di birra, ed i miei clienti vogliono solo la sua, ormai” dise Sauver asciugando un bicchiere.

“Ci stavo pensanto anche io. Ho chiesto di portarmi notizie dal nord” confessò Reve “ non sto più nella pelle”

“Laurent, sta tranquillo. Vedrai che arriverà e avrai le tue notizie. Agitarsi non serve a nulla” disse

l' uomo . Poi riprese “hai una moglie, giusto?”

“si, signore, e siamo in attesa del primo figlio” rispose.

“Congratulazioni, ragazzo.. e quando dovrebbe nascere?” chiese

“ A marzo, se non ricordo male....” rispose Reve.

“Ti piacerebbe avere una femmina o un maschio?”

“Onestamente? Una femmina. Ma va bene comunque, purchè stia bene”rispose Reve.

L' uomo si avvicinò a Reve e gli mise una mano sulla spalla.

“solo tu puoi sapere cosa stai passando, io non voglio chiederti nulla. Ma se hai bisogno di parlare,Laurent, ci sono. I tuoi genitori sono in vita?”

Reve non parlò, mosse solo la testa.

“nossignore...sono morti quasi 5 anni fa...” rispose “ ed io mi sono trovato solo...ma piano piano sono riuscito a costruirmi una vita”. Non voleva parlarne, più di tanto, perchè era già provato dal dolore di quegli ultimi mesi ma era contento dell' aiuto che Sauner gli offrì.

“Grazie, signore, per le Vostre parole” rispose “ le terrò a mente. Ditemi ora, che devo fare? Se non vi sono urgenze andrei a finire quel lavoro”

“Va pure, Laurent. Ti chiamerò se ho bisogno ...” disse.

 

Reve uscì sul retro e si avviò verso il banco da lavoro dove stava aggiustando una porta, cosa che gli aveva insegnato Pierre; lo avrebbe tenuto impegnato per un pò. Indossò il grembiule, si sistemò la sciarpa sul collo, e iniziò a lavorare il legno.La porta procedeva bene; si stupì, osservandola, di saper fare anche questo. Aveva seguito alla lettera i consigli di Pierre, e sebbene non avesse mai armeggiato determinati attrezzi, imparò quasi subito. Soddisfatto, passò lo straccio per ripulirla da poveri e residui e poi andò a riposarsi sedendosi su una cassetta di legno.

Faceva freddo, sebbene il cielo fosse di un azzurro limpido ed il sole cominciava a scaldare le ossa, ma era pur sempre febbraio; magari nel pomeriggio sarebbe tornato sullo Yonne, ad osservare le barche e la gente di passaggio...oppure si sarebbe fatto una bella dormita.

 

Stava giusto pensando a questo quando vide entrare , dalla porta, un cane.

Xavi? Non è possibile, ma gli assomiglia molto” pensò tra sè con il cuore che batteva forte.

Reve non aveva mai visto cani nella locanda, se non qualche piccolo ed isterico animaletto portato in braccio dalla padrona imbellettata; ma questo...questo assomigliava davvero al suo Xavi...quindi

si avvicinò all' animale e lo accarezzò, provando a chiamarlo...ed il cane, dopo averlo annusato, cominciò a fargli le feste, guando. Il cuore di Reve sembrò sbalzare fuori dal petto; era scosso ed emozionato...tanto che non si accorse di Daniel a pochi metri da lui.

“Madame, pare che vostro marito sia qui, vivo e vegeto!!!” disse Daniel presentandosi sulla porta e sorridendo. “buongiorno monsieur, credo che abbiate visite!”

 

Diane apparve dietro di lui.

Reve non riuscì a dire una parola.

Gli occhi dei due innamorati si incontrarono, ed iniziarono a parlarsi, silenziosi. Quegli sguardi contenevano felicità, gioia, amore...Reve non credeva a ciò che vedeva... si avvicinò per toccarla, per capire se era un sogno o stava impazzendo... : sfiorò la pancia che ormai era diventata grande, sfiorò il viso della sua donna e lei sorrise, mettendogli le braccia al collo e lasciando che lui la sollevasse. Era lei. La sua Diane.

“Amore mio, sono diventata più pesante” sussurrò all' orecchio di Reve mentre una lacrima scendeva dal viso.

“Sei leggera come una piuma, mia dolce sposa” rispose lui, avvicinando la sua bocca alla sua guancia per raccogliere quella lacrima “ ti amo, Diane. Ora non ti lascerò mai più.”





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