keepsake
L’ultimo scatolone è chiuso.
Adesso non si torna più indietro.
La stanza dove ha vissuto per più di metà anno è
completamente vuota, non è rimasto nulla se non l’impalcatura del letto e il
materasso. Tutto il resto è nelle scatole.
Sono solo due, i suoi oggetti personali, perché il resto
probabilmente è già nell’altro dormitorio, quello dove starà da quel giorno
stesso in poi, per tutti i due anni che mancano al suo diploma.
Un diploma che, stavolta, lo conclamerà eroe.
Perché alla fine c’è riuscito. Ha raggiunto il suo
obiettivo.
E’ stato difficile, ma c’è riuscito.
Ha vinto su tutti quelli che non hanno mai creduto in
lui, ha vinto su tutti quelli che hanno sempre sostenuto che col suo potere
poteva essere solo un villan, ha vinto su chi lo ha guardato storto per anni,
per una vita. Su chi lo ha giudicato, anche solo non rispondendo a qualche sua
frase per paura del suo potere.
Ha vinto.
E sarà un eroe.
“SHINSOU!”
Hitoshi trasale. Ha lasciato la porta aperta per creare
corrente e far arieggiare la stanza ormai vuota.
Quando si volta, vede solo Omura
e Tetsuya, ma sa benissimo che non ci sono solo loro.
Fuori, o giù di sotto, c’è il resto della classe.
E’ il suo ultimo giorno lì. Sarà il primo nel nuovo
dormitorio.
E’ emozionato, all’idea. Ma allo stesso tempo, gli
dispiace.
Quei ragazzi, quelle persone che lo hanno accolto
dapprima con un pizzico di scetticismo, sono stati i suoi primi amici. O
qualcosa di simile, lo ha capito anche lui che non ne vuole sapere nulla, dell’amicizia.
Che pensava di avere cose più importanti su cui
concentrarsi.
Eppure, loro hanno creduto in lui. Hanno tifato per lui.
Durante tutto il primo anno, quando tornava sfinito dall’allenamento
o quando si addormentava in classe, o saltava i pasti perché era troppo stanco,
loro erano lì. Lo aiutavano, gli portavano da mangiare in classe, gli passavano
i compiti.
Ogni cosa potessero fare. Era poco, si scusava Omura, sempre.
Ma per lui non lo è mai stato, poco.
Era tanto, invece. Per lui, era tanto.
Più di quanto mai avrebbe potuto sognare.
“Ti aiutiamo a portare gli scatoloni?!”
“Non serve,” mormora Shinsou, grattandosi la nuca, “Vado
da solo. Sono solamente due, in fondo.”
“Ma a noi fa piacere!” sorride ancora Omura,
“Così, almeno, possiamo salutarci!”
Sembra triste, Hitoshi lo nota anche se lei sta
sorridendo. Ha gli occhi un po’ segnati come se non avesse dormito molto,
quella notte, e Tetsuya continua a fissarla con la
coda dell’occhio.
Stanno proprio bene, quei due. Dovrebbero rendersene
conto e mettersi insieme.
Sorride. E strano che proprio uno come lui si ritrovi a
pensare a queste cose.
“Guarda che resto alla Yuuei,
eh. Cambio solo dormitorio e classe. Possiamo sempre vederci.”
Omura annuisce, “Non avrai più
tempo per noi! Già prima, non ne avevi...”
“Non è vero. Insomma, passiamo un sacco di tempo insieme.”
“Stai sempre ad allenarti e a studiare. E quando sei con
noi, è solo perché facciamo la stessa classe. Adesso che la cambierai, non ci
penserai...più...”
Shinsou sgrana gli occhi davanti al singhiozzo mal
trattenuto di Omura, che subito si volta dall’altra
parte, sbiascicando delle scuse sconnesse, quasi a nascondere il suo dolore.
Tetsuya, comprensivo, le
massaggia piano la schiena.
“Su, avevi detto niente piagnistei!”
“S-scusa!”
“Dai, dai!”
Shinsou rimane ancora fermo sul posto, guarda quei due e
anche se non vede le lacrime di Omura, sentirla gli
dispiace. Senza volerlo, l’ha fatta piangere.
Non capisce perché, ha promesso tantissime volte che
avrebbe mantenuto i rapporti, ma a quanto pare non è servito granché.
Omura non pare fidarsi molto di
questo.
“Omura...” prova, avvicinandosi
appena, “Ti ho detto che non mi dimenticherò di voi...”
“Lo so!” pigola lei, “Ma io ormai ho capito come sei
fatto! Poi quando ti fissi su qualcosa hai in mente solo quello e non pensi a
nient’altro!”
“Ma...”
“Non lo fai apposta! Ma adesso devi pensare solo a
diventare eroe!”
“Sì, ma...” ma non per questo voleva farla piangere.
Oh, e che Tetsuya avesse avuto
ragione, quel giorno, ad insinuare che Omura aveva
una cotta per lui?
Qualsiasi fosse il motivo, non voleva lasciare il
dormitorio della C con Omura in quello stato. Né con
gli altri. Non voleva che qualcuno di loro pensasse che si sarebbe dimenticato
di essere stato in quella classe.
Come avrebbe potuto?
Sono stati i suoi primi amici.
“Omura.”
“No! Lo so!”
“No, ascolta. Te l’ho già detto, ma te lo ripeto. Non c’è
bisogno di piangere, okay?”
Omura tira su col naso, si
asciuga gli occhi col fazzoletto che le passa Tetsuya
e lo guarda.
Shinsou sospira, portandosi una mano a grattarsi la nuca.
E’ una cosa che fa sempre, soprattutto quando è nervoso. E adesso lo è, tanto.
Non è abituato a quel genere di discorsi.
“Voi siete stati i primi a credere in me, prima ancora di
Eraserhead. Quindi, qualsiasi tipo di...obiettivo io
riesca a raggiungere da adesso in poi, lo devo a voi. Mi avete aiutato
tantissimo, durante l’anno scorso, e questo non lo dimentico,” afferma, “Quindi
non piangere, Omura. Se ho promesso che ogni tanto vi
verrò a trovare, lo farò.”
“Pranziamo insieme almeno due volte la settimana?!”
“Sì.”
“E...E possiamo studiare insieme le materie che sono
uguali?!”
“Se ti va, okay.”
“Sì, mi va!” esclama lei, buttandogli le braccia al
collo.
Shinsou per un attimo rimane immobile, pietrificato dal
gesto della ragazza. Cerca Tetsuya con gli occhi,
quasi a supplicarlo di aiutarlo, ma quello se la ride bellamente, piegato a
metà. Dopo un attimo di sorpresa, Shinsou alza la mano e la sbatte sulla spalla
di Omura, in una pacca appena accennata. Che diventa
una carezza poco dopo.
“Dai. Basta adesso.”
Lei annuisce piano, si stacca da lui dopo un po’ e si
asciuga per bene gli occhi, soffiandosi il naso.
La vista della smorfia schifata di Tetsuya,
al suo fazzoletto usato così, fa ridere anche Shinsou, che si scosta dalla
porta per farli passare.
“Mi date una mano con gli scatoloni?”
“Sì!”
Appena Omura sparisce nella sua
stanza, ormai vuota, Tetsuya gli va vicino, mettendo
a lui stavolta una mano sulla spalla in maniera comprensiva.
“Io comunque ero venuto a dirti un’altra cosa.”
“Cosa?”
“Spero che nella tua nuova classe tu riesca a fare
amicizia, anche se dici che non ti interessa. Fa sempre bene avere qualcuno al
proprio fianco che ti sostenga, e poi tu ti prendi troppo sul serio, ti
sfianchi oltre misura e ti farebbe bene davvero.”
Shinsou storce la bocca, “Non ho bisogno di fare
amicizia. Non vado lì per quello. E poi, ho già voi che mi sostenete.”
“Ci puoi giurare, amico! Quando diventerai Eroe avrai già
diciotto fan!”
“Ah, ragazzi, ho un’idea!”
All’urlo di Omura, che li
coglie di sorpresa, sobbalzano entrambi. Gli scatoloni sono ancora lì, non li
ha neanche toccati, ma in compenso ha sfoderato il suo Iphone
dalla cover giallo fluo.
“Facciamoci un selfie! Anche
con gli altri!”
“Ma...”
“Non puoi dire di no, Shinsou! Una foto di gruppo, per
ricordo!”
Tetsuya gli da una portentosa pacca sulle spalle, che
nonostante ora sia più massiccio lo fa comunque traballare, “Sentito? Non puoi
dire di no!”
“Mh. E va bene.”
“EVVIVA!”
Alla fine, è così. Non importa quanto quelli della
sezione Eroe vorranno fare amicizia con lui, se lo accetteranno o meno, se lo
faranno subito o no.
Lui non ne ha bisogno. Ha loro e questo lo porterà ovunque
si prefiggerà di arrivare.
Angolino Autrice:
Volevo finire la storia per il
primo, che è il compleanno di Shinsou. Ma fra una cosa e l’altra non ho fatto
in tempo.
Comunque, so che avevo detto che Hold it tight non avrebbe avuto un seguito perché non ne sentivo
la necessità, ma ho avuto voglia di questa cosina piccina e tutto sommato,
sapete cosa? A me piace un sacco muovere Tetsuya e Omura xD
Chi lo sa che non torneranno!
Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi raccomando.
Un bacione.
Asu