L'amore all'epoca della mia giovinezza

di Tristan_and_Isolde
(/viewuser.php?uid=1036625)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


All’epoca in cui ero solo un ragazzo con i calzoni corti non sapevo che cosa volesse dire la parola amore, poi un dì tutto cambiò.

Come vi ho molte volte accennato ero follemente innamorato di Luciana e con il tempo ero riuscito a trovare il modo di parlare, di uscire con lei e perfino - non stupitevi del mio entusiasmo, ero giovane- di baciarla. Credevo fosse la ragazza perfetta per me, l’avevo sempre desiderata, ma in quel momento non ne fui più tanto certo. Era stato un bacio bellissimo, denso di passione, io degustavo le sue labbra, lei le mie, le lingue si contorcevano e la saliva si mescolava, ma non mi toccò tanto nel cuore. Avevo sperato per anni che una volta baciata Luciana avrei capito che eravamo perfetti per stare insieme, invece non era così, invece sentivo che qualcosa mancava, che la fiamma non bruciava a sufficienza. Ahimè all’epoca mi disperai assai tra me e me medesimo, tenni quella sensazione nascosta, la custodii nel mio cuore e chiunque mi chiedesse come stessi con Luciana rispondevo “Benone!” e strizzavo l’occhio. Non Arrigo, non Carlo, non Gino o un’altro dei miei amici sapeva di quel segreto. Da un lato ero lieto che tutto ciò fosse accaduto, perché avevo un mio segreto, ma dall’altro ero tremendamente turbato, soffrivo quella specie di bolla d’ossigeno del cuore, quel vuoto incommensurabile che non riuscivo a colmare.

Un giorno di qualche mese più tardi - non so dirvi di preciso quando, ma so che era piuttosto buio - sul far della sera incontrai Giorgio. Camminava con le mani nei calzoni e teneva il capo basso. Non lo vedevo da un po’ di tempo, credo fosse stato presso i suoi parenti per qualche vendemmia, ma qualcosa nell’animo mi disse di non corrergli incontro. Mi sentivo come una statua, immobile, impietrito davanti al mio amico. Quando mi scorse, alzò il capo, mi guardò diritto negli occhi e mi accennò un sorriso. Non so perché, non so come, ma fu in quel momento in cui la mia anima si sgelò e gli saltai al collo. Lo baciai, Dio come lo baciai in quel momento: Giorgio non oppose alcuna resistenza, anzi mi prese per le spalle e mi tenne stretto a sé. Quando mi mancò il fiato mi separai da lui, ci guardammo negli occhi per un tempo interminabile e poi ridemmo come due stupidi.
Non dicemmo una sola parola tornando a casa e non ebbi alcun rimorso nella mia mente quando quella sera mi addormentai sulla mia branda. Il giorno seguente trovai Giorgio ad aspettarmi sulle scale e pensai che volesse parlare della follia della sera precedente invece mi disse solo che aveva capito che forse Maria non faceva per lui. All’epoca non sapevo perché, ma ero contento di ciò. Non lo dissi al mio amico, che invece pareva rabbuiato, ma me lo tenni in cuore.

Quando ero un ragazzo che portava i calzoni corti non sapevo cosa fosse l’amore e nemmeno quando infilai quelli lunghi. Solo quella sera di quel mese indefinito, tornando a casa per una via che non mi ricordo, capii.

L'AUTORE AL LETTORE:
Il libro da cui ho tratto questa fanfiction è Il Quartiere di Vasco Pratolini, un'opera semplice, ma non banale, che tratta di vita quotidiana degli anni '30 del secolo scorso. I personaggi, seppur stravolti, appartengono all'autore, così come il contesto in cui si muovo, mentre la relazione instaurata tra Giorgio e Valerio è frutto della mia immaginazione.
Tristan_and_Isolde





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3919970