Gli Spettri del Diavolo

di Baudelaire
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“Non è forse vero che si comincia la vita come un dolce fanciullo che crede in tutto ciò che sta sotto il tetto paterno? Poi viene il giorno dei Laodicei, quando si sa che si è distrutti e miserabili e poveri e ciechi e nudi, e con l'aspetto di uno spettro repellente e oppresso ci si incammina tremando attraverso una vita piena d'incubi.“
(Jack Kerouac – “Sulla strada”)


 
 
 
Reale, virtuale.
Virtuale, reale.
Cosa è virtuale, cosa è reale?
Quando internet non esisteva eravamo noi, là fuori, nel mondo fatto di carne, sangue, dita che potevamo toccare, profumi da annusare, lacrime da versare che fossero tangibili, amare, salate, dolorose ma vive, vive più di ogni altra cosa.
Poi è arrivato lui, Sua Maestà il Virtuale, che tutto ha sconvolto, realtà, sentimenti, cuori, anime.
Inchiodati ad una tastiera, gli occhi smarriti persi davanti ad uno schermo fatto di luce riflessa, menzognera, accecante e bruciante, irreale quanto quel che tenta di illuminare, invano.
È il Vuoto dietro quello schermo.
Non Anime, ma Mostri, Vivi a metà, dormienti, vacui, inutili e ipocriti.
Facile cadere nel tranello.
La realtà viene distorta, non ci si rende conto di come succeda.
Ma succede.
Tutto assume contorni netti, delineati, dai mille colori.
Tutto, anche le persone, che persone non sono.
Sono Spettri del Diavolo, venuti per distorcere il vero, raccontare favole, e raccontarle così bene da indurti a crederci.
Finisci per farlo.
Ci credi.
Ci caschi.
Non sei più tu.
La notte non è più tale, il giorno è tormento, il pensiero sfugge, non hai più vita, perché quel che vivi non è reale, ma è forte, terribilmente forte, ti distrugge, ti scava nel profondo, divorando tutto, cuore, anima, cervello.
Gli Spettri si cibano di te, tu non ti accorgi.
Un vortice senza fine, cadi nella trappola.
Cadi e cadi e cadi. Non ha mai fine questo tunnel così freddo, buio, terribile.
Poi atterri e la caduta fa un male atroce.
Ammaccato, gemi di dolore ma nessuno ode il tuo lamento.
Nessuno.
Perché gli Spettri sono Nessuno.
Gli Spettri ridono di te.
Ma ti rialzi, che vorresti fare, star lì tutta notte?
La sconfitta non ti appartiene.
Gli Spettri si son rivelati per ciò che sono.
Ora lo sai.
Ora puoi guardare avanti.
Sono Ombre che lascerai sul tuo cammino, senza più voltarti.
Mai più.
 
Reale.
Virtuale.
Cosa è reale? Cosa è virtuale?
Gli Spettri virtuali si son presi gioco di te. Sono lì per quello, questo è il loro fine ultimo.
Non persone, ma Spettri.
Non puoi toccarli, non puoi sentirli. Avvoltoi affamati ti hanno accerchiato e divorato.
Ma sei vivo.
Sopravvissuto.
Ancora in piedi, nonostante tutto.
 
Ma la lezione è chiara.
Gli Spettri travestiti da uomini perbene non avranno la meglio.
Appartengono al passato, un passato che non rivivrà, lo giuri a te stesso.
 
Forza, dunque.
Esci là fuori, nell’unico mondo che esiste, lo stesso che esisteva prima che gli Spettri prendessero forma.
Sua Maestà il Reale sempre avrà la meglio sul codardo fratello, Virtuale.
Non esiste che lui, che viaggia nella luce, mentre l’altro, stolto, vigliacco, insensato e rapace, trama nell’ombra, perché tale è la sua natura.
 
Allontanati da ciò che reale non è, allontanati finchè sei in tempo.
 
E vivi, che breve è il tempo concesso su questa terra, contate son le tue ore e conviene ubriacarti, sì, ubriacarti fino a star male, per più non pensare agli Spettri del Diavolo che tramano nell’ombra.




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