un odio chiamato amore

di il dolce bacio di Harry
(/viewuser.php?uid=326481)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Mi guardo allo specchio.

Come sto?
Bene?
Male?

Non lo so, sinceramente.
O meglio lo so ma cerco di non pensarci.

È tornato.

Lui... è tornato.

Ed io vorrei che non fosse tornato.
Vorrei che fosse il più lontano possibile.
Ah, quanto lo vorrei...
Ma purtroppo è tornato ed io devo abituarmi.
Volente o nolente che sia.

Ma ce la farò.

Son sicura.
Magari col tempo, chissà.
Per fortuna... in questi giorni mi sono tenuta a debita distanza.
Da tutti.
Da lui, soprattutto.
Sono stata solo con mio fratello.
E ne avevo un disperato bisogno.
Abbiamo affittato una camera in un hotel in centro, visto che a casa mia non volevo tornare.
E per fortuna!

Come avrei potuto?
Con Harry a casa?
Senza Gemma e Niall che sono partiti per la luna di miele?

Quindi ho preso la decisione che mi sembrava la più giusta.
La più sensata.
E devo dire che ho fatto bene.
Non ce l'avrei fatta a rivederlo subito.
No.
Ho riflettuto, pensato.
Ho pianto, anche tanto...
Mi sono sfogata sia con mio fratello (che è un Santo) e col mio psicologo.
Mi ha aiutata tantissimo.
E giustamente mi ha consigliato di tirare fuori tutto quello che ho dentro.
Perché ne ho bisogno, mi serve.

Devo parlargli.

Buttargli addosso tutta la mia rabbia.

Ed oggi lo farò.
Sì, perché oggi abbiamo un pranzo a Redditch.
Tutti insieme, miei compresi.
All'inizio devo essere sincera, non volevo andarci.
Ma poi ho capito che voglio farlo.
Per me stessa.
Sì, esatto, per me stessa.

Me lo merito.

Mi merito delle risposte.
Che lui dovrà darmi.
Per forza di cose.
Respiro lentamente.

Ho paura.

Lo ammetto, ho paura.
Paura di farmi del male, di nuovo.
Paura che mi faccia del male, di nuovo.
Ho paura di rivedere i suoi occhi.
Ho paura di rivederlo, semplicemente.

< Caroline? >.
Mio fratello è rientrato.
È andato a correre.
< Sì, sono in bagno >.
Esco dal bagno salutandolo.
< Come stai? > mi chiede.
< Ci hai ripensato? >.
Lo guardo e scuoto la testa.
< Sicura? >.
< Sì Ty > sbuffo < ti dico la verità ho paura, ma devo farlo >.
< Ci sarò io con te >.
< Lo so e ti ringrazio > gli faccio una carezza < in realtà grazie per tutto >.
< Sei mia sorella e non ti lascio sola in questo momento >.
Sorrido.
Quanto gli voglio bene...
< A mamma hai detto qualcosa? >.
Scuote la testa < nessuno sa che verrai >.
Annuisco.
Bene.

Dev'essere una sorpresa.
È quello l'intento.
Almeno il signorino da calmo quale sarà si innervosirà andando in panico.
Ed io non vedo l'ora di vedere che faccia farà vedendomi arrivare.
Non vedo l'ora di vederlo sudare freddo.

Ah, quanto non vedo l'ora...

Pensa di essere al sicuro.
In una bolla di sapone e invece.... non è al sicuro.

Per niente.

< Vatti a fare la doccia va che poi si parte >.
< Tu intanto preparati > scherza < già so che farai ritardo >.
Lo vedo sparire in bagno ed io decido che devo prepararmi, anche se in realtà ci metterò poco.
Non ho voglia di fare granché.
Apro l'armadio e sfilo il pigiama.
Già so cosa mettere.
Afferro il vestito azzurro coi fiori fucsia e lo infilo senza pensarci.
Mi guardo allo specchio.
Con uno scatto afferro i trucchi per poi iniziare ad applicare correttore, cipria e bronzer.
Definisco le sopracciglia per poi applicare il mascara.
E il gioco è fatto.
Niente rossetti, tinte o quello che siano.
Pettino i capelli, mentre mio fratello mi guarda stupito.
< Che c'è? > domando.
< Sei già pronta? >.
Annuisco.
< Io sono sempre pronta >.
< Com'è? >.
< Ho imparato a smuovermi >.
Annuisce per poi sparire in bagno.
< Direi che in ritardo sei tu caro Tyler Smith >.
Lego i capelli in uno chignon alto, così da sopportare meglio il caldo.
Oggi ne ho bisogno.
Sicuramente gli animi si scalderanno.
Quindi meglio prevenire e farsi trovare pronti.
Infilo i sandali per poi sedermi sul divano.

Già lo so che succederà un casino.
Già lo so ma sono pronta.
O meglio, credo di esserlo.

No?
D'altronde è quello che ho sempre voluto...

Afferro il cellulare e chiamo Gemma che dopo soli due squilli risponde.
< Ehi, sposina >.
< Caroline! > urla.
< Come state? >.
Ride < stiamo scialando >.
< Ci credo > ridacchio anch'io.
< Niall? > chiedo subito dopo.
< Niall si è scottato, dovresti vederlo >.
< Povero Horan >.
< Tu? Tutto ok? >.
Mi mordo le labbra.
< Sì, sì tutto ok, sono con Tyler adesso > mi affretto a rispondere.
Non voglio che si preoccupi per me.
Non in questi giorni.
< Stai bene Care? >.
Eccola che si preoccupa per me.
Lo sapevo...
< Sì, perché? >.
< Bhe, sai com'è... mio fratello è tornato >.
< Eggià >.
< L'ho sentito > mi confida.
< Mh mh > faccio la vaga.
< Ha detto che ha provato a chiamarti >.
Bingo.
È vero.
Ha provato a chiamarmi.
Ma io non ho risposto.

E come potevo?
Per parlare di cosa poi?

< Care? >.
Gemma mi riporta alla realtà.
< Sì, scusa stavo pensando >.
< È vero che ti ha chiamata? >.
< Sì, è vero >.
< Non hai risposto? >.
< No, Gemm non mi andava sinceramente >.
< Lo so Care, posso immaginare >.
< Cambiamo discorso ti va? >.
La sento sorridere < sì, meglio cambiare discorso >.
< Vi state rilassando? >.
< Moltissimo, poi qui l'acqua è bellissima per non parlare del tempo >.
< Scelta ottima >.
< Grazie a te > mi ricorda facendomi ridere.
< Sì, in effetti dovrei ricevere una percentuale >.
Gemma ride < l'avrai >.
< Non ne ho bisogno > prendo un respiro < mi mancate >.
< Anche tu, ma ci vediamo presto >.
Annuisco come se potesse vedermi.
< Sì, ci vediamo presto > guardo Tyler farmi segno di partire così saluto Gemma < ora devo andare, ci sentiamo presto... salutami Horan >.
< Ti vogliamo bene! > urlano entrambi per poi chiudere la chiamata.
< Che dicono? >.
< Si stanno divertendo > commento < e Niall si è scottato >.
Mio fratello ride.
< È vero? >.
Mi volto.
Non ho capito.
Non so a cosa si riferisca.
< Cosa? >.
Si avvicina < che ti ha chiamata >.
Ah.
Ecco a cosa si riferiva.
< Sì, è vero >.
< Quando? > domanda.
< L'altro ieri > spiego < quando tu non c'eri... >.
Annuisce.
Mi porto una mano su un fianco < comunque non ho risposto >.
Annuisce, di nuovo < non ti andava? >.
< No, Ty non mi andava per niente sinceramente >.
< Sei sicura di voler andare al pranzo? >.
Annuisco.
Sì, sono pronta.
< Ty, te l'ho detto... sono pronta >.
< Mi preoccupo per te Care, lo sai >.
Gli sorrido < lo so, ma fidati di me >.
< Mi fido ma ho paura che le cose possano andar male >.
Mi avvicino e gli prendo una mano < devo capire, è arrivato il momento di capire >.
< E dopo starai meglio? >.
Ridacchio.

Non lo so se starò meglio.
O se starò peggio.

Ma so solo che ho bisogno di ottenere delle cavolo di risposte.

< Non lo so se starò bene o male >.
Vedo Tyler fare una smorfia.
< Ma so solo che aspetto questo momento da tanto tempo oramai >.
< A volte vorrei solo che non fosse successo quello che è successo >.
Annuisco.
Anch'io.
Molte volte penso a come sarebbe stato se non fosse andato via.
Penso a come sarei felice.
A come saremmo felici, insieme.
Ma... è successo.
E quindi è giusto che io lo affronti.
< Ahimè è successo però > sbuffo.
Poi riprendo a parlare < senti Ty... mi merito delle fottute risposte >.
Lo so che lo sa.
Ma ripeterlo mi dà sicurezza.
Mi dà forza.
Mi sprona a farlo, per me stessa.
< Lo so >.
< Allora partiamo e andiamo a questo pranzo > mi fermo < per favore >.
Annuisce < ti starò vicino >.
< Bhe, come sempre > gli scompiglio i capelli.
< Ti voglio bene >.
Anch'io.
< Anch'io Tyler Smith, anch'io >.
Prendo un bel respiro mentre usciamo dalla camera.

Sarà una giornata pesante.
Una giornata impegnativa.
Ma sarà anche una giornata di risposte.
Ed io non vedo l'ora.
Non vedo l'ora di schiacciarlo, di pestarlo mentalmente parlando.


Perché è da tre fottutissimi mesi che aspetto questo momento.

Ma oggi, ci siamo...
Finalmente.

Preparati Harry perché ti farò mangiare la polvere.
Preparati... perché ti stenderò.

Ti farò rimpiangere di quello che hai fatto.
Quello che mi hai fatto.

Perché forse non ti rendi conto di come mi hai ridotta... di come mi hai resa.
Sono fragile.
Debole.
Stanca.
Pensierosa e riflessiva.
Distrutta.

E... rotta. 

 
Perché è questo quello che sono.
Anche se cerco di non farlo vedere a nessuno.
Per non darti la soddisfazione di vedermi star male per te...

Perché non te lo meriti.

Non ti meriti nulla.
Niente di niente.



———



E così siamo arrivati.
È stato un viaggio lungo, direi intenso.
Ho cercato di pensare a tutt'altro.
Ho cantato con Tyler, abbiamo riso, ricordato momenti della nostra infanzia.
Ho staccato la spina, semplicemente.
Non ho pensato a nulla.
Non ho pensato ad Harry nemmeno un secondo.
E ci sono riuscita fino... a questo momento.
Sono in macchina, incapace di mettere piede fuori.

Ho come un... blocco.

Ho mille ansie e paure ad assillarmi.
E non so come venirne fuori.

'Respira' mi impongo iniziando a respirare sul serio.

Andrà tutto bene.
Tutto per il meglio.
Ed io mi sarò tolta un peso.

Finalmente, no?

Ma poi ripenso ai suoi occhi e... crollo nuovamente.

< Care >.
Mi volto verso Tyler.
< Se non te la senti, capisco >.

Cavolo.
Ci riesco.
Me la sento.
Devo essere forte.

Diamine se devo esserlo...

< Basta che tu mi dica di voler tornare a casa e ripartiamo seduta stante >.
È sincero.
Lo so.
Basterebbe solo pronunciare quelle parole che vorrei tanto pronunciare e ripartirei, fuggirei lontana da qui.
Ma... io non voglio fuggire.
Perché non sono una perdente, una caga sotto come lui.

No.

Io le cose le affronto.
I problemi li affronto.

Quindi rimarrò...

< No, Ty >.
Basta così.
Basta questa pagliacciata.

Sono pronta.
È da un pezzo che sono pronta.

E senza pensarci ulteriormente scendo dalla macchina < devo farlo >.
Lo vedo annuire per poi chiudere la macchina e avviarsi verso il cancello che apre per poi percorrere il vialetto.
< Ci sei? >.
Annuisco.
Ci sono.
Oh, se ci sono...
Respiro lentamente come ho imparato a fare ultimamente.
< Ciao Tim > saluta Tyler per poi entrare in casa.
< Caroline? >.
È sorpreso.
Molto.
Gli sorrido < sorpresa >.
< Sono contento che tu sia qui >.
< Anch'io >.
< Tutto bene il viaggio? >.
Annuisco.
< Tutto a meraviglia >.
Tim mi sorride a trentadue denti < vedrà saranno tutti contenti di averla qui >.
Sghignazzo.
Sì, sono sicura.
Sono sicura che tutti saranno contenti.

Soprattutto lui.
Sarà il più contento di tutti immagino.

Come no...

< Vi accompagno > ci fa strada per tutto il lungo corridoio portandoci in veranda dove intravedo una lunga tavolata.
Mi fermo mentre Tim e Tyler vanno incontro agli altri.
< Ehi Tyler > saluta Matty andandogli incontro.
Vedo Tyler salutare tutti.
Harry compreso.
Ed ho un mancamento.
È... no, non posso dirlo.
No, non devo dirlo.
È bellissimo.
Col pantalone di lino nero e la maglietta bianca nei pantaloni.
Ha gli occhiali da sole infilati nei capelli e sorride a tutti, ignaro che tra poco vedrà l'ultima persona su questa terra che vorrebbe vedere.
Oggi soprattutto.
Ignaro che tra poco farò la mia gran entrata.
Scuoto la testa.
< Ce ne hai messo di tempo eh > continua lui < eri con la ragazzetta? >.
Ridacchio.
È il momento.
Cammino facendo la mia entrata.
< Se la ragazzetta sono io... hai toppato Matty >.
< Care! >.
La sorpresa è riuscita.
Tutti mi vengono incontro per abbracciarmi.
Tutti stupiti ma stra felici di vedermi.
< Come stai? >.
< Bene, bene Matty >.
< Mi sei mancata, lo sai vero? >.
Annuisco.
Anche lui mi è mancato.
Molto.
Una voce richiama la mia attenzione.
Mi volto verso Anne < sei divina >.
È sempre troppo buona.
< Grazie Anne, sei sempre troppo gentile >.
Sorride < non sai quanto mi faccia piacere averti qui oggi >.
Le sorrido per poi voltarmi verso Desmond e mio padre che mi stringono in un abbraccio.
Anche loro mi sono mancati.
Loro come tutti.
Perfino mia madre.
< Ho sperato che venissi >.
< Ed eccomi qui > mi indico con fare teatrale.
E parlando di mia madre eccola spuntare fuori...
< Vieni qui > si intromette strozzandomi e baciandomi sulla testa < la mia bambina è qui, la mia bambina è qui >.
Rido.
< Mamma mi strozzi > la rimprovero per poi staccarmi.
Involontariamente con la coda dell'occhio vedo Harry squadrarmi dalla testa ai piedi.
È rimasto di sasso.
Non si aspettava di vedermi arrivare.
E invece...

Tataan.

Sorpresa, caro Styles.

Sorpresa.

Come ti senti?
Hai paura per caso?

E fai bene.

Perché è quello il mio scopo.
Farti paura, tanta paura.
Diventare il tuo peggiore incubo.
Da oggi fino alla fine dei miei giorni.

Promesso.

Mi volto a destra e a sinistra rispondendo alle domande degli zii, di nonna Dorothy e di Ella prima che Desmond riporti un certo ordine.
< Allora direi di sederci >.
Annuiamo iniziando a sederci.
Guardo Tyler facendogli capire di cedermi il suo posto.
Così starò di fronte ad Harry.
Come avevo previsto.
E... sperato.
Perché così sarà più divertente vederlo crollare, davanti ai miei occhi.
Davanti a tutti.
Mi siedo con lo sguardo basso.
< Care le porto il solito gin tonic? > mi chiede Tim facendomi voltare.
No.
Oggi non si beve.
Assolutamente.
Scuoto la testa < oggi devo restare sobria Tim, niente gin tonic >.
Tutti ridono.
Tranne una persona e ovviamente è facile immaginare di chi si tratta.
Di Harry.
Prendo un bel respiro e poi lo guardo.
'Ce la posso fare'.
'Devo farcela' mi ricordo.
< Styles >.
Mi sorride < Smith >.
Non sorridermi.
Cazzo, non farlo.
'Pensa a quanto ti abbia fatta star male'.
E lì annuisco.

Non basterà il suo fottuto sorriso a farmi crollare.

Non oggi.

Scusami, ma oggi devo pensare a me stessa.

Eh sì.

Mi schiarisco la voce.
< Ti stanno bene i capelli > gli sorrido.
Tutti sono in assoluto silenzio.
Nessuno osa fiatare.
Nessuno.
< Quando li hai tagliati? > ridacchio < ultimamente o subito dopo avermi abbandonata su quell'altare? >.
Sbam.
Colpito e affondato.
Lo vedo tentennare.

Ma io non ho paura dei tentennamenti.

Non oggi, caro il mio inutile Harry.

Sto per riprendere la parola quand'ecco che mia madre interviene.
< Care >.
Mi volto verso di lei.
Che vorrà?
< Non credo sia il momento adatto >.

Ah no?
Non pensa sia il momento adatto?

Io penso di sì, invece.

< Caroline non farlo, non oggi >.
Alzo gli occhi al cielo.

Non sarà lei a mettersi tra i miei piedi.
Non oggi cara mamma.
Mi dispiace.
Ma oggi farò quello che devo.
Sia che tu lo voglia sia che tu non lo voglia.

Continua con una manfrina che io ascolto fino a che decido di interromperla.
< Mamma > la guardo < sappi che oggi io parlerò, quindi se non vuoi sentire ti prego di stare in silenzio o di andare di là >.
Poi guardo tutti come monito.
< Parlerò, perché me lo merito > prendo fiato < come mi merito di avere tutte le risposte che mi mancano >.
Detto ciò mi volto verso Harry.
< Allora? Quando li hai tagliati? >.
Mi guarda < li ho tagliati due settimane fa, contenta? >.
Rido ironica < contenta? Contenta di cosa? Di essere stata lasciata su un altare? >.
Gioca con gli anelli.
È nervoso.

Oh, quanto mi dispiace.
Per niente...

< Care io... >.
< Tu cosa? > mi sporgo in avanti < sentiamo >.
< Mi dispiace, sul serio >.
Scuoto la testa.
< Devi credermi >.
< Io non ti credo più >.
Sbuffa.
< Allora, come hai passato questi tre mesi? >.
< Non credo serva saperlo >.
Annuisco < invece sì, perché poi ti racconterò io come ho passato questi mesi >.
Non vola una mosca.
Perfino mia madre ha capito che deve stare zitta.
Forse perché hanno capito tutti che questo momento sarebbe stato inevitabile.
< Vai, coraggio > lo invito mentre vedo Desmond dire a Tim di aspettare a servire il primo.
< Che devo dirti? Sono stato una merda >.
Rido.

Che cazzata.

Io sono stata una merda... non lui.

< Sono stato malissimo, tutti i tre mesi >.
Mi guarda.
Mi riesce difficile pensarlo...
Sinceramente.
< Te lo giuro su quanto di più caro ho >.
Gli punto un dito contro < non giurare >.
< Sono stato male, è vero >.
Certo, come no.
< Com'è vero che mi dispiace > prende un attimo di respiro < non so che dirti >.
Lo guardo < bhe potresti dirmi perché l'hai fatto >.
< Non lo so >.
< Eppure io ti avevo detto che avremmo potuto aspettare, no? >.
So che gli altri sono confusi.
Ma a breve sapranno... 
Sapranno la verità.
< Sì, lo so >.
< Eppure hai scelto di lasciarmi lì come una cretina >.
< Care >.
< Care niente Harry >.
Prendo un respiro < non dovevi trattarmi come uno straccio >.
< Io... >.
Lo blocco < hai avuto il momento per pensarci, per ripensarci >.
Annuisce.
< Scusa >.
Lo guardo.
< Ho capito di non potermi sposare >.
Dice la verità.
Glielo leggo negli occhi.
Più limpidi del solito...
È amareggiato, lo so bene.
Ma a me non importa un fico secco.

No, no, no che non mi importa.

Mi importa solo prendermi la mia rivincita.
Come sto facendo.

< Facciamo così > mi sistemo meglio sulla sedia < se tu mi dici, mi giuri che hai capito di non volerti sposare lì, sull'altare... >.
Mi costa dirlo.
< Ti perdono, qui seduta stante >.
Sento gli altri trattenere il respiro.
< Ma devi giurarmelo >.
Si morde le labbra.
Come non detto...
Lo sapevo.
Avoglia, se lo sapevo.
Ma avevo solo bisogno della conferma.
Solo di questo.
< Harry > lo chiamo.
Abbassa lo sguardo.
< Coraggio tesoro, diglielo e tutto si sistemerà > lo sprona mia madre vicino a lui.
Povera illusa.
Ancora non ha capito di che pasta è fatto Harry.
Solo io forse l'ho capito.
< No > guarda mia madre per poi guardarmi < non l'ho capito lì sull'altare >.
Rido.
Lo sapevo.
< E quando? > chiedo < forse già dal giorno prima? >.
Lo vedo chiudere gli occhi così io mi alzo in piedi < vedete, questo è quello che è Harry... un bugiardo >.
< Caroline > mi richiama mio padre.
< Papà, no >.
Lo indico < lo sapevate che la sera prima del nostro matrimonio, o meglio la notte, è venuto a trovarmi? >.
Scuotono la testa.
E come potevano saperlo.
Ignari di tutto...
< Ebbene l'ha fatto >.
Harry mi guarda.
< Ti ho chiesto o no se avevi dei ripensamenti? >.
Non risponde.
E come può farlo...
< Allora? >.
Alla fine cede e annuisce.
< E... > prendo un respiro < li avevi? >.
Passano dei minuti.
Due, tre forse.
E poi risponde secco < sì >.
Mi siedo < ecco, ora tutti sanno di che pasta sei fatto >.
Silenzio.
Si sente solo il ticchettio degli orologi da polso che indossa qualcuno.
< Caroline >.
< Ti rendi conto di quello che hai fatto? >.
Annuisce.

No, non si rende conto.

< No, non ti rendi conto, fidati >.
Lo guardo con uno sguardo duro < potevi dirmi che ci avevi ripensato e... > mi blocca < e cosa avrei risolto? >.
Sono allibita.

Non si rende conto di aver combinato un casino?

< Che non mi avresti lasciata in chiesa facendomi fare la figura della scema >.
Mi schiarisco la voce < sai che dolore ho provato io? >.
< Lo so bene, perché l'ho provato anch'io >.
< Sì certo >.
Si toglie gli occhiali da sole sbattendoli quasi sul tavolo < ma cosa credi? Che non mi sia costato lasciarti lì? >.

Come no...
Adesso è anche dispiaciuto di avermi mollata come una cretina.

Come no...

< Non ti credo > sputo senza pietà.
< Ho sofferto un casino in questi mesi > inizia a raccontare a raffica < pensavo sempre a quello che avevo fatto, pensavo a come avevo rovinato la mia vita >.
Mi guarda, serio < sono stato male, ho pianto, mi sono disperato >.
< Perché io no? > domando retorica.
< Ho riflettuto e ho capito di avere fatto una cazzata enorme >.
< Ecco dillo, forse dovresti dire la cazzata più grossa della tua vita >.
Respiro.
Sento gli occhi pizzicarmi, ma non cederò.
Non ora.
Devo sfogarmi.
< È stata dura per me >.

Ah, così?
Solo per lui?

< Ah, solo per te >.
< Non ho detto che per te non è stata dura >.
Lo provoco < magari lo pensi >.
Ride ironico e poi si alza, di scatto.
È stufo.
Lo vedo.
Ma ben gli sta.
< Io... > lo blocco.

Basta così.

È da una vita che parla solo di sé.

Io, io ancora io.

E a me?
A me chi ci pensa?
Chi pensa alle mie lacrime?
Al mio dolore?
Alla mia vita distrutta?

Lui a me non ha pensato minimamente, mi sembra.

< Basta! > urlo alzandomi in piedi.
< Io, io e ancora io >.
Gli punto un dito accusatorio contro.
< È questo il dannato problema, parli sempre di te stesso > mi indico < e a me, chi pensa? Nemmeno un come stai in questi fottuti mesi del cazzo >.
Alzo gli occhi al cielo.
< Ti spiego io come sono andati i miei tre mesi almeno capisci chi ha sofferto >.
Prendo un bel respiro e poi gli vomito tutto addosso < partiamo dall'inizio >.
< Va bene >.
< Mi hai lasciato quel cazzo di mazzo di chiavi > rido amaramente < per farci cosa? >.
Mi trema la voce < nemmeno un bigliettino, niente di niente >.
< Sono scappato Care >.
< Stai zitto > gli intimo.
< Vogliamo parlare del resto? >.
Annuisce.
< Io > mi indico < io sono stata di merda, non tu >.
< Anch'io >.
Urlo < fammi parlare! >.
Mi calmo per poi continuare < per tre mesi sono stata costretta a stare in una casa dove tutto e dico tutto mi ricordava te, perfino i muri >.
Delle lacrime scendono.
Maledizione, non dovevo piangere.

Non... devo.

< Ho pianto, giorno e notte, mi sono sentita abbandonata >.
Mi asciugo in fretta le lacrime.

Vaffanculo.

Vaffanculo Harry Styles.

< Non sapevo dove fossi, con chi fossi > deglutisco < avevo come unica certezza il silenzio assordante della nostra casa >.
Lo vedo osservarmi, in assoluto silenzio.
< Non sono uscita per mesi, non ho pensato ad altro che al perché avessi fatto quello che avevi fatto >.
Un bel respiro < ho bevuto cercando di annientare il dolore lancinante al petto, ho ascoltato vecchie canzoni, ho indossato tuoi indumenti solo per sentirti vicino >.
< Ti capisco > mi interrompe < anche a me è successo >.
< No, non che non capisci > scuoto velocemente la testa < non ho dormito per giorni interi, non ho mangiato per giorni interi >.
< Care >.
Porto una mano avanti mentre altre lacrime scendono.
< Ho perfino pensato di togliermi la vita >.
Sbam.
Gli altri iniziano a guardarmi increduli.
< Che stai dicendo? > domanda mia madre in preda al panico.
La guardo seria come non mai.
< La verità mamma, ci ho pensato >.
Dei singhiozzi mi scuotono.
< Che senso aveva vivere senza di te? > domando guardandolo < senza la persona che credevo essere l'unica persona che mai mi avrebbe abbandonata o fatta del male... >.
< Sei seria Care? >.
Mia madre, ancora una volta.
Mi volto < sono serissima >.
< E perché non ce l'hai detto? >.
Rido nervosa < cosa avrei dovuto dirvi: ehi famiglia, lo sapete che oggi ho cercato di schiantarmi contro un albero? >.
< Care... >.
Guardo mio padre.
< Come? > chiede Anne apprensiva.
< Con la macchina >.
Respiro lentamente.
Poi torno a guardare Harry < l'ho pensato ma poi ho capito che non potevo farlo >.
Alzo gli occhi al cielo < e sai perché non l'ho fatto? Perché ho capito di non poter fare una cosa così alla mia famiglia, ai miei amici >.
Mi fermo.
Sto piangendo.
E non volevo.

Ma ormai è fatta.

L'emozione ha preso il sopravvento.

Lo guardo.
< Ho capito di tenere a me stessa >.
Tiro su col naso < quindi caro Harry Styles lasciati dire che non hai capito come sono stata in questi mesi >.
È incredulo.
Come tutti d'altronde.
< Io non volevo farti star male >.

Certo, come no.

Eppure non si è fatto alcun problema a lasciarmi lì.
Come una scema qualsiasi.

Mi volto, non voglio guardarlo.
< Il nostro era vero amore > mi richiama per farmi voltare.

Vero amore?

Non sa nemmeno che cosa voglia dire.
Suvvia.
Non mi venisse a parlare di vero amore, ora.

< Tu non sai che cosa vuol dire amare >.
< Lo so ed è per questo che sono tornato > indica tutti < per recuperare con tutti voi >.
Lo guardo seria.
< Per recuperare con te... soprattutto >.

Cazzate.

Se avesse voluto recuperare con me, sarebbe dovuto tornare.
E invece non l'ha fatto.

Perchè...
Perché di me non gliene frega nulla, in verità.

< Certo come no >.
< Credimi Care >.
Lo guardo con le sopracciglia alzate < se volevi farti perdonare saresti dovuto tornare il giorno dopo il casino >.
< Sapevo che non mi avresti ascoltato >.

Cazzate.

Ancora, tante, tantissime cazzatate.
Come al solito, dice le cazzate.
E ci riesce bene.

Ora è lui la vittima.
Come no...

Sospiro < sai cosa c'è? >.
Scuote la testa così io rispondo seria < potrai anche farti perdonare da loro, potrai anche intortarli con la faccia da bravo ragazzo > prendo un bel respiro < ma a me non freghi >.
Attendo che parli, ma non lo fa.
Giustamente.
< Per me sei morto, da quel giorno >.
Lo vedo tentennare. 
< Non dovresti nemmeno essere qui, con noi, dopo tutto quello che hai combinato >.
< Caroline > mi rimprovera mia madre.
La guardo.

Che ha da dire?

Sto dicendo la verità.
Non mi sto inventando nulla.
Tutti e dico tutti ci eravamo abituati alla sua assenza.

Ed ora che è tornato... è, sarà tutto più difficile.
Quindi sì, sarò cattiva ma stavamo meglio quando non c'era.

Io, stavo meglio quando non c'era.

< Direi che è ora di smettertela >.
< E perché? > la punzecchio < perché dico la verità? >.
< Dici delle castronerie assurde > si gratta la mano < sei solo arrabbiata con lui >.
< Ci mancherebbe >.
< Devi fartela finita Caroline Smith, adesso > mi rimprovera.
Come se potessi stare zitta.

Proprio ora che ho iniziato a parlare.
A dire quello che penso.
A dire come sono stata.

A farmi sentire, a farmi valere.

< No > la blocca Harry < Care ha ragione >.
Sposta la sedia.
< Dove vai? > domanda Anne apprensiva.
< Vado a fare un giro, così vi lascio pranzare senza problemi >.
< No Harry, non andare via > lo supplica mia madre < adesso Care si scusa >.
La guardo sbalordita.

Che pensa?
Che mi scusi?

Col cavolo mamma!

< Non pensarci nemmeno che io mi scusi >.
< Con permesso > afferma Harry.
Ed Anne non fa in tempo a fermarlo che Harry è già sparito.
Mi siedo.

Sto...
Sto alla grande.

In realtà sto una merda.

È stato più difficile del previsto, ma ahimè dovevo farlo.
Per stare meglio.
E per far capire che Harry non è quello che credono.

< Caroline >.
< Sì? >.
Guardo mia madre.

Che vorrà?

< Hai esagerato, sappilo >.
Faccio spallucce.
< L'hai mandato via >.
< E allora? >.
< E allora tua madre ha ragione > prende la parola mio padre < hai esagerato >.
< Dovevo farlo > mi giustifico.
< Sì ma magari, da sola, con lui >.
< Io con lui, da sola, non ci resto manco morta >.
Mio padre scuote la testa < stavi per sposarlo... >.
Li guardo.
< Che c'entra? >.
< C'entra che lo ami >.
Rido forte.
< Questa è bella! >.
< Non puoi dire di no >.
Guardo mio padre < forse l'amore non può scomparire così all'improvviso ma è pur vero che chi ti ama non ti lascia il giorno del matrimonio >.
Mio padre sospira < sai quello che volevo dire... >.
< Ascolta > poi mi rivolgo a tutti < anzi ascoltatemi tutti >.
Li vedo annuire < ho chiesto ad Harry più volte se ci avesse ripensato... e mi ha sempre detto di no >.
< Forse non era ancora convinto >.
Mia madre.
Prende le sue difese.

E questa cosa mi fa incazzare.

Letteralmente.
Sanno quello che mi ha fatto... e ancora lo difendono?

Non lo accetto.

< Una settimana prima gli ho detto che se aveva cambiato idea potevamo rimandare, che non avevamo fretta >.
< Ma... >.
< Nessun ma mamma, non è stata una mia decisione sposarmi dopo solo quattro mesi dalla proposta, ma la sua >.
Prendo un attimo di respiro < ora ne paga le conseguenze >.
< Ha avuto paura Caroline > afferma mio padre.
Ovviamente anche lui è dalla parte del nemico.

Certo.

Sono io la cattiva, non lui.

La frittata è ribaltata qui, mi sembra.

È con lui che dovrebbero avercela.
Non con me.

< E se uno ha paura si comporta in quel modo? >.
< Sì >.
Lo indico < quindi mi vorresti dire che tu avresti lasciato mamma sull'altare, no? >.
Poi mi volto verso Desmond < e tu? L'avresti fatto? >.
Scuotono entrambi la testa.
Ecco, la risposta è facile.

Harry è un coglione.

Che non mi ha mai amata come invece pensavo.

< Ma ciò non toglie il fatto che l'hai trattato a pesci in faccia >.
< Ne ho tutto il diritto mamma >.
< No, non ne hai il diritto > mi indica < cosa credi che solo tu hai sofferto? Tutti abbiamo sofferto ma non per questo vogliamo far sentire Harry una nullità >.
< Perché voi siete troppo buoni >.
Scuote la testa < no, perché noi usiamo la testa e pensiamo prima di agire >.
Ecco ancora una volta è colpa mia che non uso la testa.

Certo, come no.

Sinceramente inizio a stufarmi.
Ne ho le scatole piene.

< Sapete che c'è? > mi alzo < ne ho abbastanza delle vostre prediche >.
Sposto la sedia < tolgo il disturbo così potete richiamare la vittima della situazione >.
< Non fare la bambina >.
< Non faccio la bambina, dico solo la verità >.
Lo guardo sprezzante < forse non vi ricordate il male che mi ha fatto >.
Non parlano.
Nessuno osa fiatare.
E ci credo.

Perché ho ragione.

< Care, ti prego resta >.
Guardo Anne.
Vorrei tanto.
Ma sono distrutta.
Sono stanca di dovermi giustificare.
< Scusami Anne >.
Detto ciò mi affretto a camminare il più lontano possibile.

Da loro, da me stessa.

E da Harry.



 
———


 
Ieri ho esagerato.
Lo so bene.
Ma almeno ho detto tutto quello che dovevo dire.
Senza rimpianti.
E sono contenta, perché sto meglio.

Molto meglio.

Appena tornata ieri mi sono scusata, per i modi soprattutto.
Non per le cose dette.

Perché quelle le penso.
E continuerò a pensarle.


E per fortuna tutti sono stati comprensivi.
Ed hanno capito le ragioni per cui l'ho fatto.
Ora siamo tutti in giardino.
Manca solo lui.
È partito stamattina presto.
È tornato a Londra.

E... forse è meglio così.
Per tutti.

Per me soprattutto.

Chiudo gli occhi mentre penso a come la mia vita sia cambiata in questi mesi.
Penso a come sono diventata.
Penso a come andranno le cose.
Ci saranno dei cambiamenti inevitabili.
Dovrò cambiare casa.
Non posso più vivere a casa mia.

Non con lui.

Per il momento me ne starò da Lerya, prima di trovare un'altra casa.
Ma sono felice perché...
Mi farà bene tornare nella mia vecchia casa.
Stare con la mia amica.
Mi farà bene ridere a tutte le ore, non pensare a nulla.
Starò bene.
Ma prima devo risolvere una cosa che mi preme.

Devo risolvere con Harry.

Ebbene sì.
Non vorrei, ma devo.
Stamattina ho parlato con mio padre e Desmond e ho capito.
Ho capito che se lo voglia o meno saremo sempre legati dalle nostre famiglie.
Ho capito che dovrò vederlo ai pranzi.
Dovrò vederlo alle cene e così via.
E per farlo devo prendermi una tregua dalla mia guerra personale contro di lui.
Devo parlargli e dirgli che adotterò la convivenza pacifica.
Anche perché oltre che con la mia famiglia... dovrò averlo tra i piedi anche con i miei amici.
Usciamo nello stesso gruppo.
E quindi sarà meglio per tutti e due vivere serenamente questa situazione.

Ovvio... le cose non cambieranno.

Quando dicevo e dico che per me è morto, è vero.

Non lo dicevo tanto per... ma perché è la verità.

Le cose non cambieranno tra noi due.

Per me è morto.


Ma per il bene di tutti convivremo rispettosamente e dignitosamente.

Solo questo.

Una volta tornati a casa le nostre vite saranno divise.
Io non voglio sapere quello che fa.
E voglio che lui non si interessi alla mia vita, a quello che faccio.
Sarà un sacrifico enorme passarci del tempo insieme... ma devo farlo.
Per tutti coloro che mi sono stati vicini.
Per tutti coloro che mi vogliono bene.
E che mi hanno sostenuta e stretta quando piangevo e mi disperavo.

Ne ho parlato col mio psicologo che mi ha convinta a fare questo passo.
L'ho chiamato stamattina dopo aver parlato con i papà e mi ha detto che sto facendo la cosa giusta.
Per tutti e per me.
Mi ha detto che la mia decisione è sinonimo di maturità.
E forse è vero.
È così.
Stabilendo un rapporto pacifico e di convivenza faccio vedere al mondo quanto sia forte.
E quanto sia matura.
Ed io non voglio deludere nessuno.
È una situazione delicata ma voglio fare le cose per il meglio.
Non voglio deludere soprattutto Gemma e Niall.
Quando torneranno voglio che ci trovino tutti insieme.
Uniti come sempre.
Voglio che siano fieri di me e delle mie decisioni.
Perché è grazie a loro se mi sono rialzata.
Ma questo già l'ho detto un centinaio di volte.
< Sei sicura che non vuoi fermarti a cena? > mi chiede Tyler.
Scuoto la testa.
< Come mai? >.
< Devo risolvere >.
Alza gli occhi al cielo.
< Sei sicura di volerlo fare? >.
Annuisco.
Sono sicura.
Sì.
< Non è presto? >.
Mi alzo dalla sdraio per mettermi seduta < senti Ty >, gli faccio cenno di sedersi < ho parlato con papà e Desmond stamattina e ho capito che lui farà sempre parte della mia vita, sia che lo voglia sia che non lo voglia >.
Ed è vero.

È così. 
Mi metto gli occhiali da sole e poi continuo < ne ho parlato anche con il mio psicologo >.
< E che ti ha detto? >.
< Che devo farlo, devo mantenere un rapporto di convivenza reciproca se non voglio vivere male >.
< Cavoli >.
< Eh sì > mi volto < devo farlo per voi, per la mia famiglia e per i miei amici >.
Annuisce.
< Tra di noi le cose non cambieranno, perché per me è veramente morto > prendo una pausa < ma almeno quando ci troveremo insieme dovremo rispettarci >.
< Allora come vuoi > mi prende la mano < io ci sarò sempre qualsiasi cosa tu decida nella tua vita >.
< Lo so > gli bacio la mano.
< Invece... > riprendo.
È ora di parlare di lui.
L'altro giorno l'ho beccato a parlare con una ragazza.
E da brava sorella devo sapere.
Devo conoscere.
< Che cosa c'è? >.
Sorrido maliziosa < hai trovato la ragazzetta? >.
Ridacchia imbarazzato.
< Allora? Devo sapere >.
< È un'amica >.
Annuisco < sì, come no >.
< Sul serio >.
< Mh... ti piace? >.
Si morde le labbra.
Bingo.
Gli piace.
< Ty, con me puoi parlare lo sai >.
Annuisce.
< Dai, dimmi tutto > lo sprono.
Si siede meglio.
< Siamo colleghi, nulla di più >.
< Ma ti piace >.
< Non... > lo blocco < Ty ti conosco >.
Ride.
< Hai ragione, mi piace >.
Urlo di gioia.
Avevo ragione.
Avevo indovinato.
Come pensavo...
< E? >.
< Niente, non so se le piaccio > diventa rosso.
Lo canzono un po' < Tyler Smith che non sa se piace a una ragazza? Mi stupisce >.
Mi dà un colpetto su un braccio < ehi, scema >.
Faccio spallucce.
< Comunque è complicato >.
< Perché? >.
< Perché siamo colleghi in primis >.
Sbuffo.
< Che c'entra? >.
< C'entra che se le cose dovessero andare male ci rimetteremmo entrambi >.
< A te non sono mai importate queste cose >.
< Sì ma ora sì >.
Si gratta la testa.
< Poi nemmeno le piaccio >.
< Ma chi te lo dice? >.
Si indica < io >.
< Ma non è vero >.
< Non lo so... >
< Allora ascolta me... > ci penso su < se ti piace buttati, che ti frega se lavorate insieme... non pensare alle conseguenze >.
< Dici? >.
Annuisco convinta < dico, dico >.
< Se lo dici tu Care >.
Annuisco.
< Scrivile >.
Scuote la testa.
< Dai Tyler, sfrutta l'occasione >.
Ridacchia.
< Che poi devo sapere ancora come si chiama... > lo canzono io.
< Si chiama Sarah >.
< Sarah? Sarah Smith... ce la vedo >.
Mi dà una spinta < non fare la scema >.
< Non faccio la scema... sarei contenta per te se trovassi la persona giusta > dico sincera < tutti abbiamo bisogno di trovare la persona giusta >.
< Anche tu? >.
Annuisco.

Certo.

Anch'io.

Tutti.
Nessuno escluso.

< E pensi di non averla già trovata? >.
< Chi? Harry? >.
Annuisce.
Faccio una smorfia.

Harry non fa per me.
Pensavo che fosse la persona giusta... ma sbagliavo.

Come sempre.

Mi sono lasciata calpestare.
Mi sono lasciata annientare da colui che amavo.
Ma questo non accadrà più.

Perché adotterò le giuste precauzioni, d'ora in poi.

Perché me lo devo.

< No Ty, Harry ho capito non fare per me... > respiro lentamente < mi fa male dirlo ma è così... forse non era vero amore >.
< Non dire sciocchezze... il vostro era vero amore >.
Roteo gli occhi.

Mica ci credo.
E sinceramente ho tutti i motivi per non farlo.

No?

< La cosa che mi fa più male è aver sprecato tre anni della mia vita, non tre mesi ma tre anni >.
< Non li hai sprecati >.

Se è convinto lui...

Io penso di aver sprecato del tempo.

E credo proprio di avere ragione.
Tutta la ragione del mondo, a dire il vero.

< Sono poco convinta > affermo dubbiosa.
< So che pensi che hai sbagliato tutto nella tua vita >.

E direi che è vero.
Non credevo di sbagliare con Harry... e invece l'ho fatto.

Ahimè, l'ho fatto.

< E non è così? > domando.
Scuote la testa.
< Non lo so Ty >.
< Fidati di me Care >.
Annuisco.
< Forse non avrò sprecato tre anni... forse hai ragione tu >.
< Io ho sempre ragione, ricordalo >.
Sorrido.
< In ogni caso non vedo l'ora di conoscere Sarah >.
Ride.
È proprio cotto... sì che lo è.
Cotto a puntino direi.
< Scrivile > lo intimo < ora >.
< Lo farò >.
< Tyler > rimprovero seria.
< Ho capito, domani ci esco, ho deciso >.
Bravo, così si fa.
Lo abbraccio < che bello vederti felice, che bello >.
Gli scompiglio i capelli < vedere mio fratello così... mi rende più che felice >.
Urlo dalla gioia.

E non scherzo.
Sono felice per lui.
Sul serio.
Se lo merita.
È un ragazzo d'oro.
Un ragazzo da sposare.
Con la testa sulle spalle... fedele, disponibile, sempre attento ai bisogni di chi ha a fianco.
Ed è ora che qualcuno lo ami per com'è.
Perché se lo merita.
Se l'è sempre meritato.
Soprattutto dopo aver ricevuto quella batosta dalla sua ex che è sparita, senza dare spiegazioni.
È stato male.
Molto male.
Me lo ricordo, triste...
Ma ha superato il tutto con la grinta e la tenacia che l'ha sempre contraddistinto.
E caratterizzato.

Ed io l'ho sempre invidiato.

Da morire.

Perché io al contrario ho sempre avuto problemi a rialzarmi dopo aver preso le batoste.
Ho sempre avuto problemi a non crollare.
Cosa che lui non ha mai fatto.

< Adesso a che pensi? > mi richiama all'attenzione Ty.
Mi desto dai miei pensieri.
< Scusa, stavo pensando >.
< Possiamo? > chiedono Desmond ed Anne avvicinandosi.
Annuiamo.
< Vi lascio soli > si alza Tyler per poi andare da Matty e Ella che sono più in là.
< Allora non rimani a cena >.
Scuoto la testa < devo risolvere >.
Annuiscono.
Lo sanno.
Ho comunicato a tutti di voler risolvere con Harry.
O meglio cercare di avere una convivenza pacifica.
Almeno lo sanno tutti.
E non devo spiegare nulla a nessuno.
Anne mi sorride < so che per te è dura stabilire una convivenza civile con Harry ma sappi che per noi è importante >.

Lo so che per loro è importante.
Lo so bene.

Ed è uno dei motivi per cui voglio parlare con Harry.

Anche per Anne e Desmond.

< Anche per me è importante... > li guardo entrambi < non voglio più sclerare così durante dei pranzi o delle cene in famiglia >.
< Ti vogliamo bene, lo sai vero? >.
< Anche io ve ne voglio... troppo >.
< E sai vero che puoi venirci a trovare ogni volta che vuoi, vero? >.
Annuisco a Desmond < anche voi >.
< Starai da Lerya? >.
Annuisco, di nuovo.
< Sì al momento sì... poi troverò una casa >.
< A Londra, spero >.
Annuisco.
Certo, a Londra.
Ho i miei amici lì.
< Sì, non scapperò > ridacchio facendoli ridere.
Si sono preoccupati per me.
Soprattutto dopo aver saputo che ho cercato di togliermi la vita.
Ah, se potessi tornare indietro... non ci penserei nemmeno.
Nemmeno un secondo.
< Sei forte e coraggiosa >.
Ridacchio.
A forza di sentirmelo dire ho iniziato a crederci anch'io.

Tanto se tutti lo dicono, deve esserci un motivo, no?

Quindi sì probabilmente sono forte e nemmeno lo sapevo fino a poco tempo fa.

< Inizio a crederci anch'io > gli confesso.
< È perché lo sei, sul serio >.
< Grazie >.
Li abbraccio uno ad uno per poi vederli allontanare.
Mi stendo di nuovo sulla mia sdraio e guardo il sole.
Oggi sto per fare una cosa più grande di me forse... ma ce la farò.
Come ce l'ho sempre fatta nella mia vita.
Da sola, aiutata da chi mi vuole bene.

Ma da sola... col sorriso stampato sulle labbra.

Ho commesso errori ma ho anche preso delle decisioni che mi hanno fatta cambiare.
Che mi hanno resa la ragazza che sono oggi.

Una ragazza piena di dubbi, insicurezze ma pur sempre una ragazza piena di sogni.
Piena di speranze e di progetti futuri.
E piano piano realizzerò tutto quello che il mio cuore desidera.

Tutto, anche le piccole cose.

Perché ho capito che devo amarmi.
Devo rispettarmi.
Devo mettermi sempre al primo posto.
In ogni caso.
In ogni situazione.
Perché... solo così riuscirò a rialzarmi quando ne avrò bisogno.

Solo così rimarrò sempre la solita Caroline Smith.

La Caroline Smith che tutti amano.
La Caroline Smith che è stata ferita... ma che si è fatta forza alzandosi e rimettendosi in carreggiata.
La Caroline Smith che da persa ha ritrovato la proprio strada.

Ed io amo essere semplicemente Caroline Smith. 
 
 
———


 
E così eccomi qui.
Davanti quella che è stata casa mia, fino a pochi giorni fa.
Sul campanello c'è ancora scritto il mio nome.
E leggerlo vicino al suo... fa male.

Perché...

Non esiste più nessun Styles-Smith.
Non esiste più nessun Harry e Caroline insieme.

Non esiste più niente di niente, a dire il vero.

E forse va bene così.
Forse è la soluzione migliore, la scelta migliore perché le cose dovevano andare così.

Chi lo sa...

'Coraggio, suona'.
Appoggio il dito sul campanello.

Non so come farò ad entrare.
Non so come farò a reggere il suo sguardo.
A non cedere... andandomelo a riprendere subito.

'Ti ha fatto del male Care'.

Giusto.
È la verità.
Che io lo voglia o no.

Guardo il borsone che ho in mano.
È veramente difficile, recuperare i miei vestiti... lasciare la mia casa.
Lasciare lui.
E i mille ricordi.
Ma devo farlo.
Per me.
Per il mio bene.

Annuisco infondendomi coraggio e poi suono.

Finalmente.

Dopo un po' la porta si apre rivelandone la figura di Harry, in tutto il suo splendore.
< Care >.
Mi squadra dalla testa ai piedi.
Faccio un cenno con la mano < ehm, posso? >.
Annuisce < certo, entra pure >.
Lo supero entrando e per poco non svengo.
Il suo profumo mi manda in tilt.
'Levati ogni idea dalla testa'.
< Che ci fai qui? > domanda mentre io mi volto.
< Volevo parlarti >.
Mi fa segno di andarci a sedere in sala ed io lo seguo per poi sedermi sul mio divano preferito.

Mille scene.
Mille momenti vissuti che si susseguono nella mia testa.
In modo surreale.

Come surreale è il fatto che lui sia qui.

Di nuovo.
Quando non lo credevo possibile, non più ormai...

< Vuoi qualcosa da bere? > mi chiede.
< Un bicchiere d'acqua andrà bene, grazie >.
Lo vedo scomparire in tutta la sua perfezione.
Ha dei jogger neri e una maglia a maniche corte nera a rivelare tutti i meravigliosi tatuaggi che colorano il suo corpo.
I capelli corti sistemati per non dargli fastidio sugli occhi e un leggero accenno di barba.
È... divino, ma già l'ho detto.
Respiro profondamente e cerco di calmarmi mentre lui torna con due bicchieri d'acqua.
< Tieni >.
Lo ringrazio e ne prendo un lungo sorso.
Ne ho bisogno.
Sì che ne ho bisogno...
< Comunque ci ho pensato > inizio a dire mentre lui punta i suoi occhi nei miei.

Dannazione.

Quegli occhi... son droga.

< Comunque? >.
Lo guardo.
< Prenditi del tempo se ti serve > mi dice amorevole.

No.

Ho preso già abbastanza tempo.

Sono pronta.
Prontissima.


< Ho capito che dobbiamo convivere pacificamente per il bene delle nostre famiglie e dei nostri amici > porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Annuisce.
< Sì, lo penso anch'io >.
< Probabilmente è la soluzione migliore... prendere una tregua >.
Annuisce, di nuovo.
< Sappi che non cambierò idea su di te > lo ammonisco.
Sorride < ti conosco bene >.
Annuisco < ma so che se non adotteremo questa tecnica ci rovineremo la vita >.
Bevo ancora < quindi volevo dirtelo: da oggi siamo in pace >.
Si gratta la mano prima di dire la sua < sì è la soluzione migliore >.
Annuisco per poi ricordargli che nessuno dei due dovrà mischiarsi nella vita dell'altro.
< Giusto >.
Ci guardiamo per un'infintà di tempo-

E a me prende male.

Io, lui e la nostra casa...

Io e lui... due estranei.

Perchè...
Perchè è questo quello che siamo diventati.

Due perfetti estranei.

'Fa' quello che devi fare e scappa'.

Giusto...

Altrimenti farò qualche casino dei miei, me lo sento.

< Ok, bene > mi alzo < andrei a recuperare le mie cose >.
< Dove starai? >.
< Da Lerya, torno a casa mia per un po' >.
Annuisce, di nuovo.

Che situazione pesante...
Non l'avrei mai immaginato.

< Vado di sopra >.
Faccio un passo dandogli le spalle quando la sua mano tocca il mio braccio fermandomi < aspetta >.
Mille brividi percorrono la mia schiena.
La sua mano sul mio braccio.

È come se mi avesse toccato... l'anima.

Deglutisco.

Si avvicina, troppo.
Sento il suo respiro tra i miei capelli e devo appellarmi al mio autocontrollo per non girarmi e baciarlo seduta stante.

Per non rovinare tutto.

< Mi dispiace Care >.
Se non vado via le cose finiranno per mettersi male.

Lo so.

Il mio corpo è attratto dal suo.
Così come il suo dal mio, come se fossimo due calamite.

Ma... non posso.

Sprecherei il lavoro fatto.

E non posso.

Non ora che ho ripreso in mano la mia vita.
Non ora che ho imparato a sorridere, di nuovo.

Devo andare.
Staccarmi da lui.
Bruscamente.

< È troppo tardi > gli dico prima di sparire di sopra.
Mille ricordi, anche qui.

I pomeriggi passati a ridere.
I momenti passati ad abbracciarci.
A baciarci... a scoprirci.
A morderci l'anima.
A carezzarci il cuore.

Devo andare via.

Sono legata a questa camera, a questa casa.
E per questo anche se difficile devo correre il più lontano possibile.
Senza mai girarmi.

Devo andare, ora.

Vado prima in bagno dove afferro i trucchi, le creme e quanto più riesca a prendere e poi torno in camera mettendoli nel borsone.
Poi tocca alla parte più dura...
I vestiti.
Apro l'armadio infilando più vestiti che posso nel borsone e sobbalzo non appena sento la porta aprirsi.

No.

Perché è salito?
Vuole rendere tutto ancora più difficile?

Vuole spezzarmi il cuore, ancora?

< Non devi farlo per forza >.

Ah no?
E cosa dovrei fare secondo lui?

< E cosa dovrei fare? > domando.
< Puoi rimanere... possiamo abitare lo stesso insieme >.
Rido.

No, non è possibile.
No, no.

Non è contemplato.
Non si può fare.

< Non penso sia una buona idea >.
Mi volto trovandomelo praticamente a pochi centimetri dal mio viso.

No.

Questo è sbagliato.
Sbagliatissimo direi...

< Harry >.
Annuisce.
< Devo andare >.
Mi volto continuando ad infilare vestiti nel borsone, il più velocemente possibile.
Perché prima finirò e prima finirà questo supplizio.
Si siede sul letto < mi è mancato dormire nel nostro letto >.
Non gli rispondo.

Ripeto: tutto questo è sbagliato.
Tremendamente sbagliato.

< Ok > dico chiudendo il borsone < se mi sono dimenticata qualcosa ci passerò un'altra volta >.
< Certo, quando vuoi... > prende un lungo respiro < è casa tua questa >.

Lo so bene.

Ma ora non lo è più.

Era casa mia.

Verbo al modo indicativo, tempo imperfetto.
Afferro il borsone, faccio un cenno con la mano per salutarlo ed esco dalla camera, ma vengo bloccata dalla sua mano.

Dannazione.

Ancora?

< Che c'è? > mi volto.
Si morde le labbra < non so se è la soluzione migliore >.
Lo guardo dritto negli occhi < lo sai che è la soluzione migliore per tutti >.
< Sei sicura? > porta una mano sulla mia guancia < io non ne sono più così sicuro >.
I nostri nasi si sfiorano praticamente.
I nostri respiri si confondono.
Lo guardo ed ho un mancamento.
Quanto vorrei farmi baciare... ma non posso.

Mi ha fatto del male.

Troppo, troppo male... ed è giusto che paghi.

Con un movimento brusco gli tolgo la mano < è la soluzione migliore per me >.
Faccio le scale ma lui mi segue.

Oddio.

Apro la porta.
< Care? >.
Si avvicina.

Che fa?
Che vuole fare?
Cosa pensa di fare?

Lo fermo con la mano.
So che devo essere dura, altrimenti non capirà.
< Quando ti ho detto della tregua ti ho anche detto che non avremmo fatto pace, no? >.
Annuisce.
< Bhe allora ricordatelo >.
< Che vuol dire? > domanda.
Esco dalla porta < che per me sei morto >.
Lo sento sospirare ma non mi frega niente.
Cammino velocemente per poi aumentare il passo.
È stato difficile, molto.
Ma dovevo farlo.

Perchè...
Mi ha fatto del male.
Mi ha spezzato il cuore.

E per quanto possa essere bello, dannatamente sexy, brillante, intelligente, divertente e quant'altro... rimane sempre il più grande stronzo sulla faccia della Terra.
Ed io non merito gli stronzi.


No, io mi merito il meglio... non di sicuro Harry fottutissimo Styles
   
   
   
   
   




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3920258