Ridi, Sam, ridi

di Nao Yoshikawa
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Ridi, Sam, ridi
 
Sam squarta con il coltello i bei lineamenti della sua vittima. Una ragazza giovane, è un vero peccato, perché un po’ gli piaceva. Ma non è colpa sua, voleva solo che smettesse di ridere e provare emozioni. Perché lui di emozioni non riesce a provarne, eppure a volte ride e piange all’improvviso, nei momenti meno opportuni, senza potersi più fermare.
È disturbante, fastidioso, e nessuno capisce. Chiunque giudica, ride, lo chiamano pazzo. Ignorano la triste verità, il fatto che Sam non abbia un controllo sulle sue reazioni. Piuttosto ironico, considerando che ha il cuore arido come un deserto.
La sua soffitta è diventata la dimora di oscuri segreti, la stessa tomba delle sue vittime. Le porta lì ogni volta e poi si diverte a togliere loro quelle fastidiose espressioni dal viso.
Sam sa di essere un bravo ragazzo. Non è colpa sua se è stato licenziato da lavoro, in quella libreria. Sono gli altri a non capire, a non venirgli incontro. Ma è sempre stato così. Ci pensa e ci ripensa mentre pratica un taglio sulle labbra carnose della ragazza, che ha poco prima stordito con un colpo in testa.
Ridi, Sam, ridi.
Era quello che gli dicevano a scuola, quando lo prendevano di mira perché era uno strambo.
Ridi, Sam, ridi, gli dicevano per divertirsi, perché lui non era niente più di questo, un buffone. Molto spesso scoppiava anche in lacrime, non perché fosse triste. Accadeva e basta, dal nulla e allora la musica cambiava.
Che cazzo piangi, idiota?
Era diventato il passatempo perfetto per quei poveri idioti.
I poveri idioti che provavano gioia, dolore, tristezza. E poi c’era lui, che non sentiva niente, eppure capace di ridere e piangere come nessuno.
Li odiava.
Se lui non può provare niente, allora anche gli altri devono smetterla. Sono loro che l’hanno portato ad essere disumano. Lui è la vittima, deve farsi giustizia.
Ride Sam, ride mentre affonda la lama, questa volta nelle orbite della ragazza, che poi diventano vuote. Il sangue sgorga, gli macchia i vestiti.
Sam ride, ma non è felice, non potrà mai esserlo. Si sente solo sollevato. Perché lei non sarà più in grado di ridere e di piangere. E in fondo non può farlo nemmeno lui, non per davvero, almeno.
Ride, Sam, ride mentre le orbite vuote della ragazza lo guardano. Anche lei doveva aver pensato che fosse pazzo, lo pensano tutti.
Piange, Sam, senza dolore, è l’ennesima reazione incontrollata del suo corpo. A volte si fa pena da solo. Non meriterebbe odio, solo comprensione, ma quel mondo è troppo cattivo per lui.
Piange ancora Sam, mentre trascina  la sua vittima per i capelli. Si sbarazzerà di lei e poi ricomincerà tutto da capo.
La notte è calata e si sente un’eco.
Ride, Sam, ancora e non deve avere paura di controllarsi o meno. Se il mondo non è disposto ad accettarlo, sarà lui a costruirsi il suo mondo perfetto.
Alza gli occhi verso la luna.
Non sono io il problema.
 
Nota dell’autrice
Queste non sono il genere di storie che in genere scrivo, ma per i contest mi piace anche osare ogni tanto. Sam soffre di  paralisi pseudobulbare,  a causa della quale i pazienti sperimentano episodi di pianto o di riso, senza che siano stati provocati da vere emozioni. Fra i bonus messi a disposizione, ho voluto usare questo, trattandosi di un disturbo che sì conoscevo, ma non avevo mai approfondito.  Così nella mia testa è nato Sam, un ragazzo che ha questo problema, ma che è totalmente incapace di provare sentimenti, con un cuore arido.  Creare dei villains o dei personaggi negativi è molto soddisfacente e spero di essere riuscita nell’intento. :)




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