Revenge

di Dopaxine
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Era una tipica mattinata autunnale: le foglie color arancione-giallo cadevano dagli alberi mentre la nebbia adornava le lapidi con la sua bellissima sfumatura bianca.

Orien era andato a trovare il padre, il quale era stato sepolto nel cimitero di Highgate, tra le tombe di alcuni dei più importanti personaggi.

Egli si era chinato davanti alla lapide del padre, dove vi aveva posato un mazzetto di Garofani, e prendendo un profondo respiro aveva iniziato a parlare: “Ciao papà, spero che tu sia in pace e che ti stia godendo qualunque cosa ci sia dopo la morte. Dicevi sempre che soffrire non è un vantaggio, ma ti sbagliavi.” disse con una nota di tenerezza nella voce.

“Sto soffrendo a causa della tua morte, ma questo mi sta rendendo più forte... Vendicherò la tua morte papà, lo so, se fossi qui mi diresti che la vendetta è solo per i deboli e per coloro che non riescono a superare l’accaduto e non riescono ad andare avanti, ma... Io... Sì, io non sto riuscendo ad andare avanti, ti hanno portato via da me, come faccio ad esserne indifferente? Semplicemente non posso... abbi cura di te vecchio mio. Ti voglio bene papà.” Si era portato una tremolante e pallida mano alle labbra, che baciò e poi  posò delicatamente, come avesse paura di romperla, sulla lapide del padre.

Era già passato un anno dalla morte di Mycroft, e Orien non sapeva da dove iniziare a cercare. Troppe piste; e la sua mente era offuscata dal dolore e da quei dannati ricordi che ormai lo tormentavano anche di notte. Doveva prendere una decisione: andare avanti a cercare brancolando nel buio, o cercare aiuto al 221 B di Baker Street. Scelse la seconda opzione, la più opportuna, ma forse, anche la più dolorosa.

Il giorno dopo Orien fece visita a suo zio: Sherlock Holmes, il quale era uno sconosciuto. Partiamo bene pensò sarcasticamente sospirando.

Bussò alla porta e ad accoglierlo vi fu una dolce anziana di nome Martha Hudson, la padrona di casa, constatò.

“È un cliente del signor Holmes?” Aveva chiesto gentilmente la donna.

“Sì, sono un suo cliente.” Non voleva perdere altro tempo e così non disse di esserne il nipote.

“Certo, da questa parte.” 

Orien salì quei famosi diciassette scalini e venne annunciato dalla signora Hudson: “Sherlock c'è un cliente”.

La signora Hudson scese le scale e Orien restò immobile accanto allo stipite della porta mentre fissava l'alta figura di suo zio, il quale stava guardando fuori dalla finestra.

“E così tu saresti Edward Orien Seth Holmes, mio nipote.” Disse Sherlock voltandosi a guardare il figlio di suo fratello.

“Sei venuto qui in cerca di aiuto. Vuoi che io ti aiuti a trovare chi ha ucciso tuo padre. Lascia che ti dica una cosa... potrà essere pericoloso. Mio fratello aveva molti nemici e nascondeva molti segreti. Come sai, la verità può far male; e tu sai veramente poco di tutto quello che si nascondeva dietro la figura e il lavoro di tuo padre.” Disse Sherlock guardandolo dritto negli occhi.

“Stai cercando di spaventarmi per caso? Perché sappi che io non ho paura! Voglio  arrivare fino in fondo e non mi importa né di essere ferito né di morire. Sono pronto ad accettare il rischio pur di vendicare la morte di mio padre.” Disse Orien ricambiando Sherlock dello stesso sguardo.

“Molto bene ragazzo, quando vuoi cominciare?” Disse Sherlock con un sorriso furbo.





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