Semper Amemus.

di Longriffiths
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Il cielo ed il mare racchiudono nel mezzo della loro abnorme distanza una sottilissima linea di differenza.
Il colore, è simile.
Varia dall’azzurro al blu al grigio, a seconda dei fenomeni temporali e atmosferici, e a seconda della luce solare che li abbraccia.
La loro vastità anche, che se non da parte di uno scienziato, è calcolabile più o meno fin laddove arriva l’occhio umano.

Il cielo ha in sé stelle, che rendono il manto cosmico tanto bello e singolare. Il mare ha in sé tante creature, grosse, piccole. Meravigliose, tutte. All’orizzonte, sembrano toccarsi.

Il cielo ha anche tante meteore, che sembrano quasi deturpare quel naturale disegno magico, e laddove si incontra con l’acqua del pianeta terra, esse si trasferiscono mutandosi.
Plastica.
Inquinamento sorride marcia.



Le nazioni sono state create in un’ubicazione geografica precisa, e fatte apposta perché restassero lì ferme sempre e comunque, così come avrebbero dovuto fare tutte le persone che le abitano.

C’è quale conserva in sé tesori della terra come l’oro. Chi i diamanti.
Chi il petrolio.
Cose che le altre non hanno.
Cose che l’egoismo desidera, pronto a tutto per ottenerle.

 

Gli esseri umani, che non hanno ben capito di essere ospiti del pianeta e non padroni, hanno ben pensato di mettere in atto quella che ad oggi e da sempre, si chiama globalizzazione.
Un colore di pelle diverso.
Una lingua diversa.
Abiti, culture, tradizioni, religioni diverse.

Una parola, uno sguardo, un gesto frainteso.
Il seme della presunzione, della supremazia. Le armi.
Guerra sorride distruttiva.



Il cibo non ha più lo stesso sapore. Colpa del terreno di coltivazione, colpa dell’acqua con cui vengono annacquati.

Meglio il cibo industriale. Quello fritto, quello che sa di qualcosa.
Il grasso aumenta, meglio il cibo sostitutivo.
Pasticche, polveri, sanno di tutto e non sono niente.

Il guadagno è un bel corpo, l’estate senza vergogna di mostrarsi, attenzioni della gente, acclamazione, un posto tra gli altri.
I fotografi ti notano, le copertine ti vogliono, diventi un esempio, ti imitano, ti invidiano.

La bellezza non è soggettiva, l’ideale è uno solo, e tutti lo possono, lo vogliono raggiungere.
Disposti a tutto.
L’aria è vitale, il cibo non ha valore. L’aria ti tiene vivo, il cibo uccide la notorietà.
Perfezione, magrezza, copertine, illusione sociale.
Carestia sorride famelico.


Animali, i loro corpi trovati sulle rive o sui fondali, riversati sulla schiena, le pinne ferrigne e inanimate, i loro stomaci pieni di bottiglie, tappi, buste della spesa, lattine, batuffoli di cotone.

Aria nera, irrespirabile, piena di botti e di urla, sembra come alla notte di Capodanno, ed è in un normale giorno alle dieci del mattino, in Siria, tra bambini che stramazzano, le bombe chimiche e la lotta per il dominio.

Vomitano.
Pesano quello che entra, pesano quello che esce. Esce troppo poco, vomitano. La pelle si stira, si attacca alle ossa, gli organi interni sono troppi, per così poco in cui essere contenuti.

Tutti sulla barca del cupo mietitore, tutti traghettati dall’altro lato, chi per una ragione, chi per un’altra.
Morte sorride tetro.


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E siamo alla conclusione di questo piccolo esperimento, a ognuno il suo spazio, tutti i personaggi a modo loro in questo fandom sono affascinanti.
Spero vi siano piaciute, vi ringrazio per il vostro tempo, anche solo se lo avete speso leggendo, e noi ci vediamo alla raccolta di OS in cui ogni tema è sviluppato con più profondità, o se volete, in tutte le altre storie che amo scrivere.

A presto!




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