Occhi rossi

di Carme93
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[Questa storia si è classificata undicesima a parimerito al contest "Tre incantesimi" indetto da Juriaka sul forum di EFP]





 


Occhi rossi
 




Il fuoco scoppiettava allegramente nel caminetto, sufficiente, forse, a scaldare la Sala Comune, ma non lui. Sentiva freddo. Molto freddo. Strinse una mano intorno al bracciolo in pelle scura e tentò di regolare il proprio respiro. Allentò anche la cravatta con un gesto nervoso e febbrile. La mano tremava e sembrava quasi non voler obbedire.
Era tardi, probabilmente Theo e Blaise si erano già ritirati in camera. Non sapeva se rallegrarsene o meno: da una parte bramava la loro compagnia, dall’altra sembrava non riuscissero più a capirsi.

Theo era strano, smarrito, ma poteva permetterselo: nessuno l’aveva cercato dopo l’arresto del signor Nott. Lui non l’aveva cercato e scelto. No, Theo non sapeva che effetto facessero quelli occhi rossi puntati addosso.
E nemmeno Blaise. No, nemmeno lui, la cui bocca era piena di belle parole su quanto i Purosangue fossero migliori di tutti gli altri, non capiva che non fosse più il tempo di giocare ma di scegliere e agire.  
Non si era mai sentito così distante da loro: Theo sembrava far finta che là fuori non ci fosse una guerra e il suo interesse precipuo era quello di consegnare in tempo i compiti alla McGranitt - eppure Theo aveva intuito che cosa fosse cambiato nel suo migliore amico -; Blaise s’interessava solo alle ragazze e alle uscite a Hogsmeade. Come se non fosse cambiato niente.

Hogwarts non era più il luogo accogliente che era sempre stato: ora per Draco era la tana del nemico, colui che avrebbe dovuto superare in furbizia – impossibile in abilità ˗ e uccidere.  

«Eccoti!».
Draco si trattenne appena dallo sbuffare e continuò a fissare il fuoco imperterrito.
«Abbi la decenza di guardarmi!».
Pansy Parkinson, sua compagna di Casa e di classe, proveniente da una famiglia purosangue, lo fissava con furia. Occhi rossi, anche i suoi. Ne fu turbato.
«Vattene, Pansy, non è serata» sibilò distogliendo lo sguardo.
«Chi sono quelle due ragazzine con cui vai in giro, eh?».
Draco fu colto di sorpresa da quelle parole. Di che parlava? Poi giunse l’illuminazione. Ma quant’era sciocca? «Non sono affari tuoi!».
«Certo che sono affari miei! Io non son una donna scarlatta!».
Draco si accigliò, ma disse: «Vattene, Pansy, non ti sopporto».
«Non mi sopporti! Dimmi chi erano quelle ragazze!».
«Non sono affari tuoi» ripeté quasi in un ringhio Draco. Stava superando il limite della pazienza.
«Chi ti credi di essere Draco Malfoy? È dall’inizio dell’anno che sei scostante! Data la fine che ha fatto tuo padre, avresti dovuto abbassare la cresta».
Quelle parole furono come una pugnalata al cuore. La furia montò dentro di lui e si alzò di scatto spingendo veementemente Pansy sul divano. La ragazza si spaventò e provò a divincolarsi.
«Non. Parlare. Di. Cose. Che. Non. Puoi. Capire» sibilò. «Mio padre sarà anche ad Azkaban, ma io sono pronto a sostituirlo».
Gli occhi lacrimanti e arrossati di Pansy si sgranarono. Forse aveva capito. La lasciò libera e si allontanò. Non voleva vedere più quelli occhi rossi che gli violavano l’anima.

 
 
 




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