Charlotte aux fraises
Dolores Umbridge aveva un
segreto.
Per anni si era lambiccata il
cervello per cercare il modo di nascondere la parentela con suo padre, l’inserviente
del Ministero della Magia. Lei era intenzionata ad eccellere, a ricercare il
potere fino ad arrivare agli scranni più alti del Ministero della Magia. Nei
suoi sogni più sfrenati, Dolores immaginava persino di poter diventare Ministro
della Magia un giorno.
Quei piani, tuttavia, avevano un
punto debole: suo padre. L’umile inserviente che lavava i pavimenti. Come
poteva il Ministro della Magia essere la figlia di chi pulisce i gabinetti del Ministero?
Era al suo settimo anno ad
Hogwarts, presto avrebbe sostenuto i M.A.G.O. ed era riuscita ad ottenere un
tirocinio all’Ufficio Applicazione Legge Magica.
Tutto merito del suo amico
Cornelius Fudge e del modo in cui lei aveva favorevolmente impresso i suoi influenti
genitori con moltissimi contatti al Ministero della Magia.
I genitori di Cornelius erano stati
molto pragmatici e diretti, e lei aveva apprezzato moltissimo questo lato del
loro carattere. La politica, in fondo, era trattativa, e bisognava essere flessibili.
Il signor Fudge le aveva chiesto:
“Cosa vuoi per stare lontana da mio figlio?”
Dolores non si era mica
indignata, o aveva pianto, e non si era nemmeno scandalizzata, ma aveva
risposto: “Un impiego di prestigio al Ministero della Magia.” Insomma, con
certe persone non è che si può perdere tempo. Aveva notato come il padre di
Cornelius avesse riflettuto sulla proposta e poi lo aveva visto spedire qualche
gufo e nel giro di pochi giorni lei aveva avuto un colloquio e una lettera di
impegno all’assunzione, prima ancora di finire Hogwarts! Un vero record.
Adesso, si sarebbe trattato di
nascondere suo padre.
. * . *
. *
Rabastan Lestrange l’aveva fatta
grossa e stava correndo per i corridoi dei sotterranei. Ne era valsa la pena,
però! Insomma, lanciare una bomba d’acqua gelata a suo fratello mentre stava pomiciando
con Bellatrix aveva abbassato i loro bollori, ma per un solo istante.
Adesso, Rodolphus e Bellatrix lo
stavano inseguendo e avevano travolto persino Apollyon Pringle, il custode, che
si sentiva lanciare improperi contro gli studenti maleducati che corrono per i
corridoi.
Rabastan trattenne una risata al
pensiero della punizione che quei due si sarebbero meritati, mentre correva
verso l’unico posto in cui non l’avrebbero mai trovato: la torre di Astronomia.
Tirò fiato solo quando entrò nella torre e si posizionò in modo da poter
sentire se quei due – incapaci di muoversi in silenzio – si fossero avvicinati.
Rabastan ci teneva a rimanere vivo, almeno fino al prossimo anno, quando
avrebbe preso i G.U.F.O.
Attese qualche ora, ma di
Rodolphus e Bellatrix nemmeno l’ombra. Si disse che fossero stati bloccati e
messi in punizione, così tornò nei sotterranei sghignazzando tra sé e sé. Rivide
suo fratello e la fidanzata solo a cena e furono sospettosamente gentili e di
buon umore. Se Bellatrix poteva far paura quando si arrabbiava, vederla felice
era qualcosa di terrificante. C’era una luce sinistra nei suoi occhi, qualcosa
che non rendeva sereno Rabastan nel modo in cui lei rideva e gli diceva che “non
è successo niente”.
Si sa, quando le donne dicono “niente”
c’è sempre qualcosa sotto.
. * . *
. * .
Dolores Umbridge stava
camminando per i corridoi ammirando i quadri di quella scuola che l’aveva ospitata
per sette anni. In fondo al corridoio vide Alastor Moody, il Caposcuola di
Serpeverde e Battitore della squadra di Quidditch.
Dolores non sapeva cosa avesse
esattamente quel ragazzone alto e biondo, ma ogni volta che lo vedeva, qualcosa
dentro di lei si agitava. Solitamente distoglieva lo sguardo, perché l’amore
era una di quelle cose in grado di rovinare la carriera al Ministero. Insomma,
lei avrebbe potuto ambire a un importante membro del Wizengamot, meglio se
vedovo, anziano e con un cognome prestigioso.
Così, avrebbe sposato il consigliere,
ne avrebbe preso il cognome, la rispettabilità e il sostegno e non sarebbe
stata più una qualsiasi Dolores Jane Umbridge, ma la signora vedova dell’illustrissimo
consigliere del Wizengamot.
Se poi, il marito ideale, oltre
alla posizione, avesse avuto anche il cognome appartenente alle sacre ventotto
famiglie Purosangue, Dolores avrebbe coronato ogni più rosea aspettativa (e le
rosee aspettative erano uno dei motivi per cui lei adorava quel colore). Il problema
con le famiglie Purosangue, però, era che erano poche (ventotto, per l’appunto)
e si conoscevano e sposavano tra di loro.
Insomma, non poteva lasciarsi
distrarre dai turbamenti per un Moody qualsiasi quando da qualche parte un prestigioso
vedovo la stava aspettando. Distolse lo sguardo da quell’affascinante ragazzone
pensando “quando sarò vedova mi farò consolare da te” e si voltò per
tornare nei sotterranei.
Voltò l’angolo e per poco non
venne travolta da un ragazzino che la scrutò con degli enormi occhi verdi.
“Ehi, non lo sai che non si beve
mentre si cammina?” lo apostrofò.
Il ragazzino la guardò, sbatté
le palpebre e arrossì violentemente. Dolores rimase sorpresa da quel
comportamento, pensò a qualche strano scherzo e gli domandò: “Stai bene?”
Il ragazzino deglutì e tirò
fuori un sorriso da idiota e le disse: “Ciao, io sono Rabastan Lestrange e tu?”
“Ciao, Rabastan Lestrange, io
sono Dolores Umbridge, hai bisogno che ti accompagni in infermeria?” gli
domandò temendo che fosse stato avvelenato. Prese il calice che stava bevendo
il ragazzo l’annusò e sentì odore di sherry e tè, un profumo talmente buono che
non resistette e ne assaggiò un sorso.
Dopo, fu strano. Un calore fortissimo,
dal centro del petto iniziò ad irradiarsi e i suoi occhi azzurri si
soffermarono su quelli verdi di quel ragazzino. Gli sorrise pensando che fosse
proprio carino e poi, Lestrange non era un cognome delle sacre ventotto?
“Io con te vado ovunque,” le
rispose Rabastan sorridente.
Dolores ridacchiò, sentendosi
sciocca e gli domandò: “Ti va di fare un giro?” Camminarono lungo i corridoi e
poi Rabastan le propose di andare a guardare le stelle nella Torre di Astronomia.
Dolores lo seguì, pensando che fosse la proposta più bella che le si potesse
fare e sentì un brivido quando lui le prese la mano e la portò alla sua bocca
con un baciamano che le tolse il respiro.
In altre circostanze avrebbe
pensato a uno scherzo, ma Rabastan sembrava così timido e fremente di passione
che non poteva sicuramente fingere. Dolores, poi, non sapeva se fosse stato il
tè corretto con lo sherry del calice di Rabastan, ma si sentiva diversa, più
leggera e non aveva altro desiderio in testa al di fuori di baciare Rabastan.
. * . *
. * .
Rabastan non sapeva cosa fosse
successo di preciso. Sapeva solo che stava bevendo del Firewhisky di
contrabbando che gli aveva dato Rodolphus quando si era imbattuto nell’essere
più celestiale che avesse mai visto. Due occhi azzurri, piccoli e luminosi, lo
fissavano e dei boccoli castani incorniciavano un viso soffice e invitante come
un Calderotto.
Quella meraviglia della natura
era persino Serpeverde ed era stata così dolce con lui, così premurosa nell’interessarsi
alle sue condizioni che gli ricordò sua mamma, anche se le sensazioni che provò
non erano proprio le stesse che gli ispirava sua madre.
Sentì un fuoco partire dallo
stomaco e irradiarsi per tutto il corpo e non riuscì a smettere di sorridere e
sentire la testa leggera e desiderare ardentemente di baciare e mordere quel
bellissimo Calderotto.
Non riuscì a credere di essere
così fortunato quando lei accettò di seguirlo sulla Torre di Astronomia e gli
sembrò di volare quando lei si lasciò baciare mentre lei gli mostrava le
costellazioni e la posizione dei pianeti. Era bastato che lei puntasse il dito
verso Orione indicando le stelle, una per una, e lui, seduto accanto a lei, la osservava
rapito. Quando la ragazza si voltò verso di lui, si accorse che a lui delle
stelle non importava nulla, ma che desiderava solo lei.
Si baciarono.
Rabastan, tuttavia, sapeva di
avere un dannato problema con i dolci, con i Calderotti in particolare, e quando
iniziava ad assaggiarne uno, poi non riusciva a smettere. Così, i baci si
moltiplicarono e dalle labbra e le gote soffici scese sul collo e non pensò mai
di trovare una ragazza con delle tette tanto pazzesche da potervi affondare il
viso. Morbida e chiara come la panna di una charlotte alle fragole.
La ragazza, sotto di lui, lo
stringeva e fremeva di piacere come una gattina e gli sembrò persino che
miagolasse quando le accarezzò le gambe ed infilò una mano al di sotto delle
sue mutandine.
“Sì, ti prego,” gli aveva
sussurrato e Rabastan non se l’era fatto ripetere due volte, ghiotto com’era di
Calderotti. Una creatura del genere che lo supplicava di prenderla non gli era
mai capitata tra le braccia. Solitamente era costretto a rincorrere Rita, che
ora appariva nella sua insignificanza se paragonata alla soffice e dolce
consistenza di quella meraviglia miagolante.
Rabastan si impegnò, perché la
ragazza era persino più grande di lui, era una del settimo anno a quanto aveva
capito, e si chiamava Dolores, ma lui decise di soprannominarla Dolly, perché
era graziosa e fragrante come una bambola di pan di zenzero e morbida come la
più deliziosa delle charlotte parigine.
Il sesso con Dolly fu fenomenale
ed entrambi tornarono nella sala comune cercando di dissimulare i segni di quel
magnifico amplesso.
. * . *
. * .
Dolores si svegliò strana. Aveva
il ricordo di un sogno appassionato, fatto di baci, carezze e un amplesso
fenomenale. In bagno guardò i suoi boccoli spettinati e si innervosì per
essersi dimenticata di mettere la retina e i bigodini prima di andare a
dormire.
Si disse che doveva essere tutta
colpa del ciclo, le era arrivato nella notte, forse già ieri sera e non se ne
era accorta, e questo era il motivo per cui si sentiva strana. Probabilmente la
sera prima non si era sentita bene e si era addormentata senza bigodini. Sì,
non c’erano altre spiegazioni.
Bellatrix Black, una delle
rampolle delle famiglie magiche, che frequentava il quinto anno, la guardava in
bagno divertita. Probabilmente stava pensando a qualcuna delle cattiverie che
diceva contro chi – a suo dire – non fosse sufficientemente puro. Si decise di
ignorarla e tornò nel suo dormitorio a finire di prepararsi perché a momenti
sarebbero iniziate le prove dei M.A.G.O.
. * . *
. * .
Rabastan si svegliò nel suo
letto strano. Aveva fatto un sogno incredibile e appassionato, ma non riusciva
proprio a ricordare la ragazza che era coinvolta. Si era svegliato con una voglia
incredibile di charlotte alle fragole e Calderotti al cioccolato.
Non riusciva a spiegarsi il
senso di quell’accostamento di dolci (insomma, non si mischia la pasticceria
francese con i dolci dozzinali che vendono in Inghilterra) e nemmeno la
relazione con il sogno.
In bagno vide suo fratello che
lo osservava divertito e si decise a sbrigarsi temendo che volesse vendicarsi
per la bomba d’acqua che gli aveva lanciato il giorno prima.
. * . *
. * .
L’ingresso di Dolores al
Ministero della Magia fu un trionfo e subito dopo il tirocinio ottenne un vero
e proprio impiego.
Era impegnata ad arrovellarsi su
come tenere lontano suo padre, quando la soluzione le si presentò davanti agli
occhi, o meglio, nella pancia.
Dopo quattro mesi dal suo
ingresso al Ministero della Magia, infatti, Dolores si accorse di essere inspiegabilmente
incinta. La cosa più incredibile era che non aveva assolutamente idea di chi
potesse essere il padre. Ad ogni modo, scoprì che era al quarto mese e che
molto probabilmente si sarebbe trattato di una bambina. Sapeva anche che quella
bambina si sarebbe chiamata Charlotte. Non aveva idea di come lo sapesse, ma
quello le sembrò il nome più giusto per la sua bambina.
Le piacque moltissimo l’idea di
avere una bambina con cui giocare, da vestire di rosa e a cui comprare abitini
con pizzi e merletti. Inoltre, si disse che un figlio l’avrebbe fatta sembrare
innocua agli occhi di un anziano vedovo. Non avrebbe fatto pressioni per incastrarlo
con un figlio, perché ne aveva già uno e non aveva incastrato proprio nessuno. Il
vedovo poteva credere che i suoi sentimenti fossero sinceri.
Suo padre sarebbe potuto andare
in pensione e assistere la bambina mentre lei faceva carriera. In fondo, se lei
lo aveva assistito per anni dopo che la mamma era andata via, lui poteva anche
ricambiare il favore.
. * . *
. * .
Gli anni passarono e Rabastan terminò
gli studi ad Hogwarts e seguì Rodolphus e Bellatrix sul sentiero dell’Oscurità.
Il giorno del matrimonio di suo fratello lo trascorse cercando di sabotare la
prima notte di nozze di Rodolphus, facendolo bere a più non posso, e mangiando
in continuazione le deliziose charlotte alle fragole del buffet dei dolci.
Non avrebbe saputo dire il perché,
ma Rabastan era rimasto folgorato da quel dolce, quasi ipnotizzato, e non
poteva fare a meno di mangiarne, al punto da essere diventato il bersaglio
delle battute di Bellatrix che aveva iniziato a chiamarlo il Mangiatorte.
Persino l’Oscuro Signore aveva
riso di quella insolita passione, suscitando l’ilarità dei compagni Mangiamorte
e di Rodolphus che sghignazzava senza capire che la moglie se la faceva con il
capo.
Il giorno in cui Alastor Moody
lo arrestò dopo la visita che avevano fatto ai Longbottom, gli disse solo: “Sei
tu quello della charlotte alle fragole, adesso regoleremo i conti in sospeso!”
Rabastan si trovò tra le gelide mura
di Azkaban, in preda all’effetto dei Dissennatori, senza sapere perché Alastor
Moody avesse menzionato il suo dolce preferito.
. * . *
. * .
Dolores Umbridge, nel corso
degli anni, riuscì a tenere fede al proposito di fare carriera ma, purtroppo, non
riuscì ad accalappiare nessun vedovo illustre. A prescindere dalla presenza di
Charlotte, che era diventata una bambina talmente bella da non sembrare sua
figlia, pareva che le sue idee leggermente tradizionaliste spaventassero
gli uomini.
Aveva rinunciato a cercare il
padre di Charlotte e resistito alle richieste della figlia.
Fu solo durante il mandato del
Ministro Pius Thicknesse, quando venne nominata Capo della Commissione per il Censimento
dei Nati Babbani, che una verifica si rese opportuna.
Era riuscita – in un modo o in
un altro – a collegare il suo nome ai Sewlyn, una delle sacre ventotto e a
sostegno aveva acquistato da un contrabbandiere un medaglione d’oro con la S
incisa che poteva sostenere la sua ricostruzione. Tuttavia, cosa dire di
Charlotte? Se il padre fosse stato un Sanguemarcio avrebbe subito uno scandalo
pari a quello di Bartemius Crouch! Insomma, i genitori pagano sempre per le
colpe dei figli!
Doveva verificare, ne andava
della sua carriera.
. * . *
. * .
Rabastan si stava godendo un po’
di riposo nel suo castello in Cornovaglia. Approfittava del fatto che Rodolphus
fosse stato spedito in missione e che Bellatrix se la stesse spassando con il
Grande Capo nel Wiltshire e il Marchio Nero faceva sentire a tutti quanto il
Grande Capo se la stesse spassando.
Ridacchiò nel pensare quanto
questa connessione facesse incazzare suo fratello, che per questo motivo veniva
mandato a sfuriare la propria rabbia sui Babbani. Erano arrivati al punto che
quando l’Oscuro Signore affidava una missione a Rodolphus, tutti i Mangiamorte
sapevano che aveva in programma di spassarsela con Bellatrix. La felicità di
Bellatrix, poi, non aumentava la discrezione.
Rabastan approfittava così dell’assenza
di fratello e cognata per sdraiarsi in giardino e deliziarsi con le sue amate
charlotte alle fragole.
“Ehm… ehm…”
Una tossetta nervosa gli fece
saltare dalle mani la charlotte, la vide cadere e schiantarsi sull’erba mentre
estraeva la bacchetta e la puntava contro l’intruso. Si trovò davanti a sé una
signora con la faccia da rospo, i boccoli color topo e un orripilante fiocco di
velluto in testa, tutta avvolta in un completo di tweed rosa.
Accanto a lei, una splendida
fanciulla con meravigliosi occhi verdi e lunghi e lucenti capelli neri lo
osservava con un portamento estremamente elegante. La sorpresa lo fece
trattenere dall’affatturare le streghe e si limitò a domandare: “Chi siete?”
“Buonasera, Rabastan. Io sono
Dolores Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia nonché Capo
dell’Ufficio per il Censimento dei Nati Babbani e questa è mia figlia
Charlotte.”
“Se è per il Censimento sta sprecando
il suo tempo, sono un Lestrange e la mia famiglia è Purosangue da sempre.”
“Sì, questo è molto interessante
e Charlotte è sollevata dall’apprenderlo, ma siamo qua perché inspiegabilmente
lei è il padre della ragazza.”
. * . *
. * .
Di tutte le reazioni che Dolores
Umbridge si aspettava da un feroce Mangiamorte come Rabastan Lestrange, lo
svenimento era l’ultima. Gli corse in soccorso esclamando: “Sta bene?” Ebbe una
strana sensazione di deja-vu.
Provò a rianimarlo grazie a
Charlotte che era una Guaritrice al San Mungo. Dolores era stata chiarissima sul
fatto che la figlia non dovesse mettere piede al Ministero della Magia e
intralciare la carriera della madre.
“Reinnerva!”
Rabastan riacquistò i sensi e quando
rivide le due streghe svenne di nuovo.
Rodolphus arrivò coperto di
sangue e fuliggine dalla sua missione e vide il fratello svenuto sul prato
circondato da due streghe. “Chi siete?” domandò loro.
Dolores Umbridge si trovò nella
situazione di dover spiegare di nuovo a Rodolphus, e di spiegare ancora una
volta, perché a metà storia si era materializzata una raggiante Bellatrix
Lestrange che volle sentire la storia dall’inizio, attirandosi lo sguardo risentito
del marito. Dolores e Charlotte si guardarono perplesse, sperando che i due
terribili Mangiamorte non le facessero fuori o non svenissero come Rabastan, ma
la reazione fu altrettanto imprevista: scoppiarono a ridere.
. * . *
. * .
Rabastan si alzò con un forte
mal di testa, vide la charlotte spiaccicata sull’erba e coperta da formiche.
Non fece in tempo a dispiacersi che vide il suo peggior incubo materializzarsi
davanti ai suoi occhi: le due streghe erano ancora presenti e Bellatrix e
Rodolphus erano con le lacrime agli occhi.
Dolores Umbridge esibiva
orgogliosa le prove della paternità di Rabastan, anche se non riusciva a capire
come fosse stato possibile un simile miracolo.
Bellatrix, tenendosi la pancia
per le risate, disse al marito: “Adesso riconsidererai i Black, altro che rami
secchi, qua c’è un cespuglio da potare!” Guardò Rabastan e gli disse: “Ben
svegliato paparino, adesso hai un matrimonio riparatore da celebrare!”
“Non scherziamo, non siamo
precipitosi!” esclamò Rabastan, “insomma, io nemmeno mi ricordo cosa è
successo!”
“Nemmeno io, ma il sangue non
mente!” esclamò Dolores, “secondo lei a me fa piacere sapere che il padre di
mia figlia è un Mangiamorte? Uno che ha passato gran parte della sua vita ad
Azkaban? Che cosa diranno al Ministero? Certo, è un Lestrange, ma insomma, è
altamente sconveniente! Non si ricorda il figlio di Crouch?”
“Non insultare Barty Crouch in
mia presenza!” urlò Rabastan, “È merito suo se l’Oscuro Signore è tornato, se
siamo liberi e se lei presiede la sua Commissione!”
“Certo, certo, ne convengo. Ma
insomma, cosa facciamo con Charlotte?”
“Come l’ha chiamata?”
“Charlotte!” esclamò, “continuavo
ad avere in testa Charlotte alla fragola.”
Rodolphus guardò il fratello e
disse: “Allora è tua, nessuno è così fissato con le charlotte come te.”
“Ma non capisco come possa
essere successo! È la prima volta che vedo questa… signora.” Rabastan
cercò di mantenere l’aplomb e l’educazione che gli era stata impartita dai
genitori.
“Credo che sia avvenuto alla
fine del mio ultimo anno di Hogwarts.”
In quel momento, Bellatrix e Rodolphus
si scambiarono uno sguardo e si Smaterializzarono all’istante. Rabastan iniziò
a ricordare una strana voglia di Calderotti e charlotte e realizzò che doveva
aver ingerito qualcosa di strano.
Charlotte chiarì la situazione
ai suoi imbarazzanti genitori e disse: “Avete bevuto dell’Amortentia. Semplice.”
Guardò il padre e la madre, fece
un enorme sorriso – di quelli che facevano paura a Rabastan - e disse: “Siete
entrambi uno schifo di genitori, io ho una carriera al San Mungo che non tengo
a macchiare con nessuno di voi due. Terrò il mio cognome farlocco se papino…
mi riempie la camera blindata alla Gringott e se mammina fa altrettanto.”
Rabastan e Dolores si guardarono
rassegnati e si dissero che mettere mano al portafogli fosse la soluzione
migliore.
In quel momento, Rabastan
rimpianse di non essere tra i Dissennatori, gli sembravano più umani
della figlia.
Si disse anche che Rodolphus e
Bellatrix l’avrebbero pagata cara, molto cara.
Note dell’Autrice:
Chiedo umilmente perdono a
Rabastan Lestrange per averlo coinvolto in questa follia e ai lettori per aver
letto questa… roba.
Tutto è nato da un gioco su
Facebook in cui occorreva scegliere 12 personaggi e poi tra le domande c’era il
“pensi che il personaggio n. x possa ingravidare il personaggio n. y?” e quest’accoppiata
era costituita da Rabastan Lestrange e Dolores Umbridge. Una parte di me ha esultato
perché la vittima non fosse Rodolphus, poi mi sono lasciata coinvolgere in
questa follia.
Ho sconvolto le timeline dei
personaggi: Rabastan è al quarto anno di Hogwarts, Rodolphus e Bellatrix al quinto
e Dolores al settimo anno come Alastor Moody. L’accenno di Dolores/Alastor è
colpa di LadyPalma e
della sua ship.
Non prendete sul serio questa storia.