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Capitolo primo: Strade
diverse
Si sedette con lentezza sull'unica panchina posta
all'ombra. Posò accuratamente il suo bagaglio a terra, sulla destra, e si mise
ad aspettare.
Un altro treno sfrecciò veloce sulle rotaie a
pochi metri da lei. Un soffio d'aria la costrinse a socchiudere appena gli occhi
ed a stringersi sulla testa il cappellino azzurro perché non volasse via.
<< I passeggeri del treno delle cinque e
quarantacinque minuti posso recarsi davanti al binario >> la informò una
voce metallica proveniente dagli altoparlante della stazione
ferroviaria.
La ragazza si strinse le mani sulla stoffa candida
del vestito ed abbassò la testa in modo quasi colpevole. Esitò per qualche
secondo, indecisa sul da farsi: era come combattuta se restare li, immobile come
una statua di marmo oppure afferrare di nuovo il suo bagaglio e raggiungere il
treno.
Le sue mani minute sembravano no volersi staccare
e la sua testa non accennava a volersi rialzare: soltanto i suoi occhi color del
mare guizzavano irrequieti su ogni cosa si trovasse intorno a lei. In cerca di
un qualsiasi appiglio, un pensiero a cui potersi di nuovo aggrappare per non
rimanere persa nel vuoto: nell'indecisione.
Alcuni passeggeri le passarono davanti, di fianco;
ma nessuno percepì quale battaglia infuriava nel piccolo corpo di quella
ragazza.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando ora
dentro di se le risposte. Storse le labbra rosee in un'espressione di
insoddisfazione profonda ma afferrò comunque la valigetta da terra e si alzò
dalla panchina. Dritta come un manico di scopa, incapace di muoversi ancora una
volta.
Fu il fischio del controllore che la riportò
nuovamente alla realtà.
Prese tutta l'aria che i suoi polmoni le
consentirono e trattenendo il respiro salì su quel treno diretto verso il suo
prossimo futuro destino.
Edward si svegliò di soprassalto e per poco non
rischiò di battere la testa sul soffitto.
Un altro incubo.
Maledizione imprecò
mentalmente stringendosi il braccio meccanico al petto. Era quasi un mese che
passava la maggior parte delle notti in bianco o peggio.
..
Era ossessionato, questa era la verità. Tormentato
dalle sue colpe, dalla sua inadeguatezza alla missione che si era prefisso e
persino da quel caldo insopportabile che si respirava in quella
stanza.
<< Maledizione! >> esclamò ad alta
voce questa volta stendendosi nuovamente nel letto e coprendosi la testa con il
cuscino.
Era stufo marcio di quella sistemazione! Stufo di
dover abitare in quei quattro metri quadri senza aria condizionata in quella
città del cavolo!
<< Fratellone sei sveglio? >> domandò
timidamente una voce fuori dalla stanza.
<< No >> rispose l'alchimista cercando
di dare alla sua voce un tono cupo e distaccato.
<< Lo sai che farai di nuovo arrabbiare il
colonnello se ritardi ancora? >>
Edward ci pensò un attimo. Valutò i pro e i contro
della sua azione ed arrivo alla conclusione più favorevole.
<< Chissenefrega Al!
>>
Una risatina calda e gioiosa proveniente da dietro
la porta lo fece sorridere.
Gli piaceva fare il buffone per il suo
fratellino.
Gli piaceva davvero un sacco.
Lo sentì andare via, verso la cucina
probabilmente. Bastò quel pensiero a far risvegliare il suo stomaco. Era un
pozzo senza fondo, veramente; ma non poteva farci nulla se era di bocca
buona...
Borbottò qualcosa a denti stretti, scalciò sotto
le coperte come solo i pazzi fanno e poi senza preavviso si drizzò a sedere
battendo la testa sul soffitto.
Alphonse si girò preoccupato incontrando gli occhi
dorati del fratello.
<< Fratellone, cosa ti è successo?
>>
<< Ho picchiato un'altra testata in questo
soffitto del cavolo! Ecco cosa è successo!! >>
Al si concesse un sorriso
mentale.
<< E' perché sei molto sbadato fratellone,
tutto qua >>
<< Io?!? Ma se sono la persona più precisa
di questa terra!! >>
<< Mmh, come no.. >>
<< Ti dico che è colpa del soffitto, questo
appartamento, o meglio... questo buco che quel piromane da strapazzo ci ha
rifilato sta cercando di uccidermi dal primo giorno in cui ci ho messo piede!!
>>
<< Se parli della finestra del bagno
>> precisò il minore dei due << quella te la sei cercata! Cosa ti è
venuto in mente di salire in piedi sul water?!? >>
<< Te l'ho già detto mille volte, c'era un
ragno, volevo solo spiaccicarlo sulla parete!! >>
<< Poi c'è la storia del frigo, ma quella
era solo sfortuna.. >>
<< Certo, capita a tutti che il frigo si
stacchi dalla parete tutto d'un tratto >>
<< Fratellone ma tu lo stavi prendendo a
calci!! >>
<< Ero nervoso!! >>
<< e ti pare una giustificazione logica?
>>
<< E come la metti con la storia del tavolo?
E dello sgabello?? >> domandò saccente l'alchimista di stato lanciando uno
sguardo di sfida ad Alphonse.
<< E' un tavolo di compensato, e per di più
scadente, ma ti sembrava davvero il caso salirci sopra per cambiare la
lampadina? Non è che sei proprio una piuma sai? >>
<< Senti chi parla!
>>
Alphonse gli lanciò una frecciatina
adirata.
<< Scusa Al, non volevo, è solo che fa un
caldo assurdo... mi sembra di impazzire! >> mormorò il
biondo.
Le giunture della grande armatura d'acciaio
cigolarono lievemente mentre quest'ultima si chinò quanto bastava perché la
differenza di altezza fra i due fosse eliminata.
<< Sei perdonato >> disse regalando al
fratello un sorriso invisibiledei suoi.
Edward non poté far a meno di rispondere con un
altro raggiante sorriso.
<< E ora vai, sei in ritardo!
>>
Il biondino ebbe un sussulto immediato e senza
farselo ripetere due volte: afferrò il mantello rosso poggiato sulla sedia posta
all'entrata dell'appartamento e uscì urlando qualcosa di
incomprensibile.
<< cazzo, ma guarda dove metti i piedi
idiota! >> ringhiò il vecchio che gli camminava di
fianco.
<< Signorsi, signore >> balbettò il
ragazzo che lo seguiva come un'ombra.
Il vecchio gli lanciò un'occhiata disgustata ma
preferì lasciar perdere, almeno per questa volta.
Era decisamente una pessima giornata, e lui odiava
le pessime giornate.
L'uomo alzò gli occhi al cielo incrociando per
sbaglio un'abbagliante sole di metà luglio che lo costrinse ad abbassare di
nuovo lo sguardo. Girò a destra, verso una strada poco trafficata che non tardò
molto a trasformarsi in un vicolo buio.
<< Signore? >> domandò il ragazzo
inclinando un poco il capo per riuscire a scorgere il viso del
vecchio.
<< Che c'è adesso?
>>
Il giovane titubò un secondo. Deglutì
rumorosamente come se avesse appena inghiottito qualcosa di appuntito ma riprese
a parlare.
<< perché il luogo della consegna è cambiato
signore? >>
<< Probabilmente quei bastardi dei militari
sospettano qualcosa su di me... Probabilmente vogliono tenere d'occhio le mie
mete abitudinarie >>
<< E signore, perché è venuto anche lei
questa volta signore? >>
Il vecchio sorrise sotto i baffi
grigi.
<< perché la cosa mi puzza Benji >>
sospirò << Mi puzza è non sai quanto! >>
Il giovane non aveva capito quale soffusa ironia
trovasse quell'uomo in tutta quella situazione.
Era abituato a consegne rapide che faceva di
notte, solo, ma soprattutto in incognito. Questa volta era tutto diverso:
persino la consegna che di solito era racchiusa in qualche scatolone o sacco
nero questa volta era decisamente più piccola ma meglio
protetta.
Un'ampollina di cristallo per la precisione;
stracolma di un denso e melmoso liquido bluastro.
Il padrone aveva ragione: la cosa
puzzava.
Uno scricchiolio alle loro spalle li costrinse a
voltarsi di scatto con il cuore già in gola.
Ma oltre di loro non c'era nulla se non
ombra.
<< Fatti vedere! >> gridò il vecchio
estraendo dal suo bastone da passeggio una pistola argentata.
Un rumore di passi confermò il fatto che in
quell'oscurità c'era proprio qualcuno che li aspettava.
<< Opal? Sei tu? >>
Ma nessuno rispose: soltanto il ticchettio
incalzante dei passi che si avvicinavano rompeva l'apparente
silenzio.
Il ragazzo iniziò a fremere per l'ansia crescente:
sentiva che il suo corpo si stava stranamente distendendo fino all'esasperazione
massima che i suoi muscoli gli consentivano.
<< Sta calmo Benji, non fare cazzate
>> sentenziò il vecchio mettendogli una mano davanti al
viso.
Una figura scura, apparentemente ricoperta da una
lucente impenetrabile armatura apparve dalle tenebre.
<< Greed?!? Niente sottoposti per i tuoi
sporchi traffici stavolta? >>
La creatura ghignò divertita.
<< Allora è davvero una cosa seria! >>
esordì il vecchio puntando la pistola verso l'acquirente. << Mi chiedo a
cosa ti serva una pozioncina particolare come questa...
>>
<< L'elisir non è per lui >> disse con
voce melliflua la creatura.
Il vecchio spalancò gli occhi terrorizzato, caricò
l'arma e la puntò all'altezza della testa dell'avversario.
<< perché Greed mi manda un sicario?!?
maledetto, fatti da parte o io >>
<< O tu cosa? >> ripeté la
creatura.
<< Benji >>
Il ragazzo scattò in avanti ma era troppo lento,
troppo prevedibile. Bastò un colpo ben assestato della creatura me mandarlo a
terra, contro dei bidoni della spazzatura. Il vecchio, preso dal panico, svuotò
l'intero caricatore sul sicario ma quello sembrò non sentire niente di niente:
come se le pallottole fossero di gomma piuma.
<< Sei stato poco attento, Mr. Howl, ti sei
fatto beccare ed ora è tardi per rimediare, il padrone è stato chiaro ed io non
ho voglia di farmi fare un'altra ramanzina da lui.. >>
<< ti prego, ti supplico, lasciami andare
farò tutto quello che vuoi!! ti darò tutto quello che vuoi!!
>>
La creatura socchiuse le palpebre lasciando che il
vecchio potesse ancora specchiarsi nei suoi occhi color acqua
marina.
<< Non c'è niente che tu abbia che io
voglia... questo è quanto >> sentenziò prima di calare la mano sul capo
del vecchio sentendolo urlare ancora prima del
colpo.
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