An exchange of happiness

di chaorie
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 An exchange of happiness

   

«Ce la posso fare».
Keith non ce la faceva. Erano passate più di due ore da quando stava provando la sua proposta davanti allo specchio e ogni minuto che passava si sentiva più ridicolo del precedente.
Guardò con una certa afflizione la fedina nella scatola di velluto.
«E se dicesse di no, Pumpkin?» disse al pastore tedesco che gli sedeva di fronte.
«Se dicesse di no... dirò che era uno scherzo. Un divertentissimo scherzo per mettermi in ridicolo e diventare lo zimbello di questa città».

Esasperato, sul punto di strapparsi i capelli e gettare l’anello dalla finestra, uscì di colpo dal bagno e raccolse tutto il coraggio che aveva perso negli ultimi giorni. Lui, Keith Kogane, avrebbe chiesto a Lance McClaine di sposarlo e sarebbero stati felicemente insieme per il resto della vita.
«Diamine, sì!» disse fra sé.
Aprí lentamente la porta della loro camera da letto, allungando la testa per confermare che Lance stesse ancora dormendo. Si avvicinò piano e alzò la coperta per trovare la mano sinistra e prenderla tra le proprie che tremavano per il nervosismo. Lance si girò di scatto nella sua direzione e Keith pensò gli stesse per venire un infarto per la sorpresa. Fortunatamente, Lance dormiva ancora.
Sfilò l’anello dalla sua scatola e, rigirandoselo tra le dita per un’ultima volta, lo mise sull’anulare di Lance. La pelle olivastra metteva in risalto l’oro del gioiello che sembrava, si disse Keith, essere stato modellato proprio per lui.
 A quel punto, Keith scosse Lance.
«Lance, Lance! Hai qualcosa sulla mano, guarda!»
Lance, visibilmente disturbato da quel gran chiasso, si svegliò e focalizzò l’attenzione sul suo ragazzo, forse per ucciderlo.
«Ma che ti prende?!» disse esasperato. «Lasciami dormire».
«Hai la mano sporca perché hai di nuovo mangiato a letto».
«Che stai dicendo? Non ho mang– Oh» guardò la mano e rimase a bocca aperta.
Si inginocchiò. L’ansia lo stava divorando lentamente dall'interno.
«Lance, vuoi sposarmi?»
L’aveva detto. Non poteva più tirarsi indietro adesso.
Aspettava che Lance gli rispondesse ma il silenzio si stava protraendo più del dovuto, il panico visibile sul suo viso. Poi, all’improvvisò, gli occhi di Lance si riempirono di lacrime.
«Dovevi chiedermelo quando ero ben vestito, non così...» piagnucolò, indicando il suo pigiama e i capelli arruffati.
«Ah, sei il solito».
Lance mise le braccia intorno alle spalle di Keith e lo abbracciò forte per poi staccarsi e riempirlo di tanti, tantissimi baci.
«Sì che lo voglio».
Keith sorrise tra un bacio e l’altro. Puntò lo sguardo su Lance e seppe, in quell’esatto momento, che sarebbe stato felice per il resto della sua vita.


 

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