Consapevolezza

di Owaranai
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Ed eccomi di nuovo qui, chiusa in bagno e seduta in un angolino con le ginocchia strette al petto, a piangere in silenzio.

Io non sono nessuno ma, quando mi fermo un attimo a pensare, troppo spesso in verità, sento il peso del mondo addosso. Mi sento soffocare e comincio ad annaspare in preda all’agitazione in cerca di un po’ più d’ossigeno, una volta trovato mi tranquillizzo e le lacrime cominciano a scendere inesorabili.

Mi sveglio la mattina con lo stesso pensiero fisso con cui la notte prima mi sono addormentata; quel pensiero che accompagna sempre le mie giornate. Cerco di distrarmi, ci provo disperatamente, ma appena abbasso la guardia eccolo lì in agguato che mi lacera dall’interno con le unghie e con i denti urlando la sua presenza.

Guardo il mondo e mi chiedo: “Che senso ha tutto questo?”

Non lo so, non lo saprò mai.

Perché non esiste una risposta in grado di soddisfarmi.

E, nella remotissima possibilità in cui esistesse, sono troppo occupata a non lasciare uscir fuori questo strazio per rendermene conto.





 




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