“A tale can be start in many ways [...]
A journey there and back again,
that’s what is told in Hobbit’s tales.”
[ There and back again, Wind Rose ]
La
ragazza si ritrovò stesa supina, con l'erba sotto di lei che le
solleticava la pelle scoperta di braccia e fianchi. I suoni della
natura circostante ed il fruscio del vento fra i rami si fecero
strada attraverso il fischio persistente che aveva nelle orecchie, il
quale fortunatamente già andava attenuandosi.
Confusa
e spaesata, quando provò ad aprire le palpebre la luce del giorno le
ferì le pupille, costringendola a cercarvi riparo con un braccio
mentre esternava una smorfia infastidita. Le ci vollero un paio di
minuti prima che la percezione del mondo intorno a lei si facesse
abbastanza nitida e concreta da permetterle di farsi strada
attraverso i suoi stessi pensieri.
Riaprì
di nuovo le palpebre e stavolta la luce che filtrava dal tetto di
foglie sopra di lei non la costrinse a più di un rapido sfarfallio
delle ciglia, prima che i suoi occhi si adattassero alla luminosità
soffusa dell'ambiente.
Si
trovava distesa su un prato, fra alti alberi verdeggianti,
probabilmente un bosco.
Tuttavia,
come tentò di tirarsi su facendo perno con un braccio sul terreno
umido, la testa prese a vorticarle freneticamente in circolo e lo
stomaco le si ribellò senza preavviso. Vomitò sull'erba accanto a
sé, mentre i conati e l'acidità della bile le fecero salire le
lacrime agli occhi.
Tossì
ed ansimò, prima di rotolare lontano da ciò che il suo stomaco
aveva appena rilasciato e riuscire finalmente a porsi carponi sul
terreno fresco ed umido.
A
giudicare dal bernoccolo che avvertiva pulsarle dietro la nuca doveva
aver battuto la testa. Non ricordava nulla sul come era arrivata in
quel bosco, né del perché vi si fosse recata. Le ultime cose che
ricordava erano uno stridore metallico, una luce accecante ed un
senso di vertigine che le smorzava il respiro.
–
Finalmente ti ho trovata! – esclamò una voce roca e perentoria
segnata dall'età e da una nota di sollievo.
Con
un sussulto la ragazza sollevò di scatto lo sguardo, ma appena mise
a fuoco l'alta figura che, con passo affrettato, stava avvicinandosi
a lei, perse del tutto la voce finendo per boccheggiare come un
pesce.
Lo
sconosciuto aveva una veste grigia ed un caratteristico cappello a
punta blu, del medesimo colore del mantello che gli drappeggiava
dalle spalle. Appariva come un uomo anziano, seppur nel pieno delle
forze, con una lunga barba cinerea a pendergli sul petto e due occhi
penetranti e vividi al di sotto d'un paio di sopracciglia cespugliose.
In una mano reggeva un bastone nodoso dall'estremità contorta.
–
Sù, in piedi ragazza mia! Siamo già in ritardo! – la esortò
impaziente, prima di fermarsi ad un paio di metri da lei, scrutandola
con un nuovo cipiglio – Certo che non sembri avere una bella
cera... ma hai affrontato un viaggio non da poco, avrei dovuto
aspettarmi qualcosa del genere.
La
poverina, intenta a combattere contro una crescente confusione ed una
assoluta incredulità, non riuscì a far altro che guardare il suo
interlocutore con aria stralunata.
Non
poteva sbagliare... eppure non poteva essere vero.
–
...Gandalf? – si arrischiò a chiedere, e la sua voce le risuonò
più roca e sofferta di quanto avrebbe voluto a causa della nausea.
–
E chi altri? Forza, dobbiamo sbrigarci – insistette ancora una
volta lo stregone, prima di lasciar perdere ogni riserbo e bruciare
le distanze residue. Il suo cipiglio tuttavia si distese in
un'espressione più bonaria mentre l'aiutava a mettersi in piedi –
Ti spiegherò strada facendo... ho qui con me degli abiti, ma non
abbiamo tempo. Per ora indossa il mantello, così non darai troppo
nell'occhio. Ce la fai a camminare?
Lei
annuì con un cenno del capo, seppur ancora incerta, faticando a
riemergere da tutte le parole con cui lo stregone grigio la stava
sommergendo, ma tanto bastò.
–
Bene – commentò infatti Gandalf, con un cenno del capo in segno
d'assenso a suggellare la cosa.
Quindi
si voltò, imboccando un sentiero fra gli alberi e prendendo a
camminare a grandi passi attraverso la boscaglia, cosicché la
ragazza fu costretta ad affrettarsi per non rimanere indietro.
Doveva
aver battuto la testa più forte del previsto, rifletté mentre si
sistemava il mantello donatole dallo stregone sulle spalle, celando
ciò che restava dei propri abiti sotto la stoffa verde scuro. Le
suole delle scarpe da ginnastica fecero presa sul terreno umido del
sottobosco, affondando leggermente nel terriccio mentre la
proprietaria incespicava dietro alla sua guida.
–
Gandalf – riprovò – dove stiamo andando? E perché mi trovo qui?
–
Sei stata portata qui per un motivo ben preciso, mia cara... a
proposito, come ti chiami?
–
Bene, Kat. Dicevo: sei qui per un motivo ben preciso, ma al momento
non posso dirti di più. Ti basti sapere che c'è bisogno del tuo
aiuto per un'impresa non da poco e che dovrai far ricorso a tutto il
tuo coraggio per affrontarla.
La
voce severa e sbrigativa dello stregone grigio, i suoi modi spicci e
concisi, risuonarono familiari alla ragazza, tanto da indurla a farsi
trasportare dagli eventi. Probabilmente stava solo sognando e non
aveva intenzione di rovinare un così straordinario parto della
propria mente.
–
Sì, ma dove sono? – domandò, pur già conoscendo intimamente la
risposta.
Fu
in quel momento che la boscaglia intorno a loro si diradò e Kat si
arrestò bruscamente, spalancando nuovamente gli occhi dallo stupore
nel ritrovarsi davanti i dolci paesaggi collinari della Contea. Il
sole era già basso sull'orizzonte ed i suoi raggi tingevano il cielo
punteggiato di nuvole di tonalità che variavano dall'azzurro chiaro
all'oro passando dal rosso fuoco. Probabilmente mancava meno di
un'ora alla fine del giorno ed i campi dinanzi i suoi occhi
spiccavano dorati e bruni fra i prati di smeraldo ed i boschetti
rigogliosi, il tutto tagliato dalle ombre che iniziavano a
proiettarsi lunghe sulla terra. Il fiume si snodava sinuoso in quello
spettacolo al pari di un nastro scintillante, impreziosendo quella
visione agli occhi della ragazza già rimasta a bocca aperta.
–
Questa è la Contea, – le rispose Gandalf con voce che tradiva il
profondo affetto che nutriva per quei luoghi, fermandosi a propria
volta – la terra dei mezz'uomini, gli hobbit. Fra i luoghi più
pacifici della Terra di Mezzo.
Kat
dal canto suo non trovò altro da dire, troppo meravigliata nel
ritrovarsi davanti una visione simile, così ricca di dettagli come
mai era riuscita ad immaginarsela. La sua attenzione fu richiamata
l'istante seguente da una nuova esortazione ad andare dello stregone
e la ragazza si affrettò a corrergli dietro mentre imboccava una
strada battuta che si snodava poco più in basso, oltre il dolce
declivio dell'altura sulla quale aveva indugiato nella sua
contemplazione.
Il
sapore della bile e del vomito di poco prima la indusse a sputare a
terra, prima di riuscire ad affiancarlo, e quando lo fece non mancò
di pulirsi la bocca con un lembo di stoffa della maglietta. Quel modo
di fare, pur per nulla signorile, non sembrò sorprendere o
disgustare lo stregone, il quale continuò a tenere lo sguardo fisso
avanti a sé mentre tornava a parlare.
–
Ti consiglio il massimo riserbo sul luogo da cui provieni – le
disse, procedendo con il bastone che batteva rapido sulla via maestra
– ..così come io non farei parola del modo in cui ci siamo
incontrati o del come tu sia giunta qui, né del fatto che non sei di
questo mondo. – e poi lo stregone parve come accorgersi
dell'evidenza e, bloccandosi solo un istante per lanciarle
un'occhiata dall'alto della sua statura, sfoggiò una smorfia severa
e colpevole al contempo – In effetti è meglio se non parli
affatto. Penserò io a spiegare le cose, al nostro arrivo.
Kat
si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, non sapendo se offendersi o
scoppiare a ridere per l'ironia della cosa: era appena stata trattata
come quello sconsiderato del giovane Pipino. Scelse una via di mezzo,
sorridendo fra sé e sé mentre procedeva accanto alla sua guida,
lasciando spaziare lo sguardo per il paesaggio circostante.
Non
sapeva come o perché, ma sembrava proprio che fosse stata
magicamente trasportata ad Arda e quella consapevolezza le gonfiò il
petto di entusiasmo. L'inattesa vitalità le diede le energie
necessarie ad accelerare il passo, mentre il buon umore prendeva il
sopravvento. Si sentiva emozionata come una bimba la mattina di
Natale e bastò questo stato d'animo a farle ritrovare il resto delle
forze ed a farla procedere con più sicurezza sulle gambe.
–
Sai, sei un po' diverso da come credevo, Gandalf il Grigio.. –
commentò non riuscendo a trattenere il proprio pensiero, mentre gli
scoccava un'occhiata da sopra la spalla. L'Istar inarcò un
sopracciglio e lei sorrise maggiormente – sei più alto di quanto
mi sarei aspettata...
Gandalf,
che effettivamente la sovrastava con un'altezza che era quasi il
doppio della sua, dopo un primo istante di perplessità mosse la mano
libera a mezz'aria, come a scacciare quelle parole, ed il suo
atteggiamento non fece altro che indurre la ragazza a continuare,
imperterrita.
–
...ed anche il resto del paesaggio è diverso, pur non sapendo bene
in che modo. – rifletté ad alta voce, guardandosi intorno –
Forse il fatto di viverlo in prima persona me lo rende estraneo ed
affascinante, più di quanto potesse risultarmi da dietro uno
schermo...
–
Vorrei tanto comprendere tutto ciò che dici, mia cara, ma
sfortunatamente non ho le tue stesse conoscenze sul tuo mondo – la
interruppe lo stregone senza tanti giri di parole – e francamente,
dubito vi sia qualcuno in queste terre che le possieda.
Kat
chiuse la bocca, comprendendo il messaggio, giacché la via iniziava
ad avvicinarsi a delle abitazioni: delle vere case hobbit, sepolte
sotto le colline come pittoresche tane di coniglio o asserragliate
sui versanti erbosi, con le loro porte circolari ed i loro steccati e
muretti ricoperti d'edera.
Eppure,
malgrado la meraviglia che ancora le condizionava l'animo, quando
passò accanto al cortile recintato di una delle piccole dimore ed
ebbe ricambiato con un cenno il gentile gesto di saluto di una hobbit
intenta a stendere il bucato, si rese finalmente conto dell'evidenza.
Di colpo si arrestò, piantando i piedi sul sentiero battuto e
cercando lo stregone con lo sguardo.
–
Non ci credo! – esclamò
mentre quello la superava, ignorandola, troppo di fretta per stare a
sentirla – Non sei tu ad essere troppo alto... sono io ad essermi
ristretta!
Gandalf
non le rispose e lei tornò a corrergli dietro, rischiando di
inciampare su un ciottolo della strada maestra, sorpresa e quasi
sconvolta per quella rivelazione.
–
Gandalf! – lo chiamò accusatoria ed agitata, cercando di indurlo a
prestarle attenzione.
La
cosa funzionò perché, pur non fermandosi, lo stregone tornò a
scoccarle un'occhiata da sopra la spalla, ed il suo cipiglio la colpì
in pieno.
–
Immagino sia dovuto alla natura della missione che ti attende:
segretezza sarà la nostra parola d'ordine in questo viaggio e
probabilmente queste sono le dimensioni più adeguate al tuo ruolo.
Ma non hai proprio motivo, a parer mio di lamentarti, giacché non
differisci poi molto dal resto della Compagnia... ed ora, se vuoi
farmi questo piacere, ti invito a tenere per te altre osservazioni di
questo genere e ad accelerare il passo. C'è ancora parecchia strada
da fare, prima di giungere a Casa Baggins.
Sentendo
quelle ultime parole, Kat trattenne il respiro, decidendo di
rimangiarsi la risposta pronta che aveva già sulla punta della
lingua per non creare ulteriori malumori e fare come lo stregone le
aveva suggerito. Abbassò lo sguardo, tornando a procedergli al
fianco, cedendo al proprio lato più introverso.
–
Certo, chiedo venia – disse soltanto, un po' amareggiata. Non
voleva infastidirlo ulteriormente con le proprie sciocchezze o il
proprio entusiasmo.
Un
attimo dopo la grossa mano dello stregone grigio calò sulla sua
spalla, schiacciando le morbide onde di una ciocca di capelli lì
adagiata.
–
Non devi scusarti, giovane Kat – le disse, più bonariamente di
poc'anzi – Posso solo intuire come tutto ciò possa risultarti
nuovo e sorprendente e come la tua mente debba essere affollata di
pensieri e domande, ma ti invito ad avere pazienza. Vedrai che le
risposte arriveranno, quando sarà il momento.
La
ragazza allora, conquistata dall'assennatezza e dai modi misteriosi
che tanto adorava da sempre nello stregone che le procedeva accanto,
annuì con un cenno del capo ed un timido sorriso. Quindi, insieme
all'Istar, riprese il cammino verso la casa dello hobbit, mentre si
chiedeva in silenzio chi, dei mezz'uomini che abitavano nella
confortevole dimora a Sottocolle, avrebbe conosciuto di lì a poco.
continua...