L'Abisso

di _Alexya
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I piedi oramai bruciano a ogni stanco passo che tento invano di rendere leggero.

La terra sprofonda sotto il peso dell'armatura e dei muscoli che pian piano cedono alla stanchezza mentre la mente si inganna di essere lucida, vigile e il fastidioso rumore metallico dell'armatura rimbomba nel silenzio.

Gli occhi del buio penetrano nella mia pelle come aghi e mi scrutano, l'oscurità allunga i suoi stretti e appuntiti artigli senza toccarmi prendendosi così gioco di me.

Con la coda dell'occhio scorgo un'infinità di occhi rossi che aguzzi e predatori salivano all'odore del mio sangue che sgorga lentamente dalla ferita sul mio viso, famelici si avvicinano con cautela come pantere che si preparano ad attaccare la preda, eppure non si avventano sulla mia carne e rimangono indietro come se qualcosa li stesse spaventando.

Ma io devo continuare a camminare, a spostare quella così stranamente pesante armatura, a strusciare i piedi sulla nera terra.

Devo raggiungere quella barriera.

Una cupola di luce risplende in lontananza, l'unica speranza, l'unica salvezza contro questa nera malvagità.

Stringo i denti e raccolgo le mie ultime forze, scanso tutta quella pesante fatica che si trasforma in dolore e aumento il passo.

Infine eccola, la luce.
 

Appena dentro cado in ginocchio sull'erba nera come la pece e, sfinito, sospiro liberandomi della pressione.

"E tu cosa saresti?" Una dolce e acuta voce si rivolge a me.

Alzo lo sguardo e due piccoli occhi dorati contornati da lunghi capelli anche essi dorati mi osservano.

"Stupida! Non vedi che ha un'armatura? E una spada! È un cavaliere!" Un'altra creatura maschile simile alla prima si avvicina indicandomi stupefatta.
 

Alte quanto un dito e splendenti come il sole assomigliano a piccole fatine.

Grandi ali quasi trasparenti permettono loro di volare e la loro luce ferisce l'oscurità allontanandola dalla loro dimora che sembra perennemente illuminata da un sole che in realtà non c'è.

La creatura femminile mi osserva preoccupata spostandosi leggera attorno al mio corpo dopodiché allunga le minuscole braccia in avanti e le stende, spalanca le mani e i suoi occhi diventano neri.

Sussurra parole incomprensibili per qualche istante e la luce mi avvolge.

La corruzione dell'oscurità che stava divorando la mia armatura e la mia pelle scivola via morente e le mie ferite spariscono come d'incanto.

Guardo la creatura riconoscente ed ella mi rivolge un enorme sorriso.

Accenno un grazie con il capo, gli occhi che ormai bruciano non possono più rimanere aperti e il sonno mi coglie all'improvviso.





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