Sound Music Camp 2

di ali04
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Nota autore:

No, non è un'esercitazione e nemmeno un sogno, è tutto vero: la seconda stagione del Sound Music Camp è arrivata!
Che dire, ho lasciato un pezzo del mio cuore in quella storia e non vedevo l'ora di ributtarmici. In realtà sapevo fin dalla fine della Parte Uno che ci sarebbe stato un seguito (ispirazione permettendo) perché l'idea di base di questo seguito mi era venuta per continuare ancora la parte uno. Però poi pensandoci avevo capito che avrei rischiato di esagerare e rendere tutto troppo lungo e complicato. Avrei rischiato che diventasse noioso. Perciò ho messo un freno e scritto il finale della Parte Uno, per poi tenere quell'idea per un seguito.
Seguito che è qui davanti a voi!
La mia fan fiction "Il Dio Perduto" sta spremendo tutte le mie energie e ogni tanto ho bisogno di una storia più leggera e di non dovermi concentrare sul far coincidere le peripezie degli dèi dell'Olimpo, perciò ho capito che la cosa migliore era una storia "via di fuga" e cosa c'era di meglio del mio amato Campo Estivo, con risate e battute da scrivere?
Detto ciò, spero tantissimo che leggerete la storia e che vi piacerà come vi è piaciuta la prima parte. Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate e se siete felici quanto me di ritrovare i nostri ragazzi persi nei boschi.
Poi, vorrei dire a chi sta iniziando a leggere ora LEGGETE LA PARTE UNO!
Eh sì, cari miei, leggere direttamente questa non avrebbe lo stesso effetto sulle vostre emozioni e poi non ci capireste molto. Perciò se non hai letto "Sound Music Camp" sciò e torna quando l'avrai fatto :))
Ho finito con la presentazione, vi saluto e vi auguro buon divertimento e buona lettura!
 

 
1. LA PARTENZA
 
 

POV BAEKHYUN
 

Tik tok.
Il suono del metronomo era l’unico rumore presente in aula. Tanto spesso aveva scandito le mie esecuzioni, ma quel giorno non lo potevo proprio sopportare. Alzai ancora una volta gli occhi verso l’orologio e il professor Kim se ne accorse. Per mia fortuna si limitò ad ammonirmi con lo sguardo, ma avevo capito il punto: dovevo avere pazienza e seguire la lezione.
Tik tok.
Forse era così che si diventava pazzi, quando un suono continuo ti faceva venire voglia di uccidere qualcuno.
Stavo per sbuffare, ma non era il caso: mi avrebbero sentito sicuramente.
Ancora qualche minuto, dovevo resistere solo qualche…
Al suono della campanella scattai in piedi e, afferrato il mio pesantissimo zaino, mi fiondai fuori dalla classe. Ormai percorrevo i corridoi di corsa ogni giorno alla fine delle lezioni, perciò tutti si erano stancati di dirmi che non si fa.
A bidelli e insegnanti bastava che non investissi nessuno.
Spalancai la grande e pesante porta e in un attimo il forte sole di Seoul mi accecò. Era una splendida giornata di inizio maggio e il sole già scottava la pelle.
Sentii la sua risata ancora prima di vederlo. Stava sicuramente chiacchierando con qualcuno, ma a me non importava di interromperlo: adesso ero arrivato ed era tutto mio.
Si accorse che gli stavo correndo incontro appena in tempo per posare a terra i due bubble tea e afferrarmi al volo, mentre gli saltavo in braccio.
– Gigante! Questa giornata non finiva mai!
Chanyeol scoppiò a ridere, senza fiato: - Sai, quando mi salti in braccio dovresti almeno lasciare lo zaino prima.
Ridacchiai, in imbarazzo. Io faticavo a tenere solo lo zaino, mentre lui teneva sia quello che me.
Forse un po’ di palestra avrebbe fatto bene anche al sottoscritto.
– Scusa – dissi, quando mi rimise a terra – Me ne ricorderò la prossima volta.
Chanyeol non rispose e si piegò a prendere i due bubble tea, poi li passò a me e io gli passai il mio pesante zaino.
Gli presi la mano, mentre attraversavamo la strada e lui si voltò a salutare la persona con cui stava parlando. Riconobbi la vicepreside e alzai gli occhi al cielo.
Ormai Chanyeol era diventato l’Hachiko della Seoul Academy of Art: ogni giorno, con il bel tempo o il cattivo tempo, lui aspettava il suo padrone, cioè io, fuori dalla scuola.
Sempre puntuale e sempre con due bubble tea.
Lo conoscevano tutti ormai e, durante l’inverno, molto spesso gli inservienti l’avevano fatto entrare perché non si congelasse. Inutile dire che Chanyeol aveva fatto amicizia con tutti, davvero tutti. Dal preside, che stravedeva per lui, al custode, agli insegnanti, fino ad arrivare alla vicepreside, che aveva chiaramente un debole per lui.
Lo adoravano tutti, studenti compresi, e io non potevo che essere orgoglioso di lui.
Lo so, avrei dovuto impazzire di gelosia e invidia per tutte le attenzioni e le premure che gli davano, ma ormai non ero più così. Ero cambiato. Ero una versione nuova e meno psicopatica di Baekhyun.
O, come mi conoscevano tutti: il ragazzo di Chanyeol. Nella mia scuola, dove avrei dovuto essere la stella più brillante, conoscevano il mio ragazzo e non me.
– È andata bene oggi? – mi chiese il gigante, mentre andavamo verso casa sua.
Annuii: – Sì, il test di canto è andato bene, ma sono stato tra i primi perciò poi l’ora non finiva più.
Chanyeol scosse la testa, ridacchiando: – Beh, ora è finalmente finita e…
– Abbiamo la serata tutta per noi. – completai la sua frase e lanciai in un cestino il bicchiere vuoto del bubble tea, che avevo già trangugiato.
– In realtà noi dovremmo parlare di una cosa.
Gli rubai il suo bicchiere e bevvi anche la sua bevanda, scuotendo la testa. Sapevo perfettamente di cosa voleva parlare, ma non ero ancora pronto.
Io e Chanyeol ci eravamo conosciuti nel campo estivo musicale più schifoso che la mente umana potesse concepire. O almeno, questa era la mia opinione su quel posto appena c’ero arrivato. Vedevo solo una gran quantità di insetti e ragazzi sfigati.
Ma poi avevo conosciuto dei tipi davvero strani e simpatici e, non so ancora bene come, sono diventati i miei migliori amici. Kyungsoo e Chen ora venivano spesso a casa mia e facevamo gare di canto che non rendevano per nulla felici i vicini.
Suho a volte partecipava, ma solo per fare da arbitro, e quando c’era lui dovevamo seguire le regole e fare i bravi bambini.
Al campo estivo avevo poi conosciuto anche Jongin, il fidanzato di Kyungsoo; Xiumin, che si era messo con Chen e ormai parevano una coppia sposata, se non peggio; Lay, che mi chiedo ancora se venga dal nostro stesso pianeta; e poi Sehun che… avete presente una statua greca, candida e perfetta? Ecco, Sehun.
Tutti loro erano diventati miei amici e, a parte Sehun che era partito per Los Angeles, li avevo visti moltissime volte dopo il campo estivo: il Sound Music Camp.
In quel campo avevo iniziato malissimo, ma poi mi aveva conquistato e un pezzetto del mio cuore era rimasto tra quegli alberi.
Lì, poi, avevo conosciuto quello che sarebbe diventato il mio elfo gigante preferito: Chanyeol.
Era in tutto e per tutto il mio tipo ideale fisicamente: alto, moro, occhi scuri, voce bassa e roca, mani enormi, addominali scolpiti… ma odiavo con tutto me stesso il suo carattere troppo allegro, invadente, appiccicoso, romantico.
Mi venivano i brividi. Ma da bravo gigante elfico era riuscito con chissà quale malvagio incantesimo a farmi innamorare perdutamente di lui e quindi eccoci qui, mano nella mano, diretti a casa sua per una serata di sesso sfrenato.
Almeno questo era quello che speravo, ma Chanyeol voleva che parlassimo della Cosa che non doveva essere nominata, cioè il suo ritorno anticipato al Sound Music Camp.
L’estate prima Leeteuk, il direttore del campo, aveva proposto a Chanyeol di diventare insegnante di chitarra e lui aveva accettato. Ciò comportava che partisse un mese prima di me per andare lì a preparare tutto prima dell’arrivo degli studenti.
Era infantile che io ne soffrissi, ne ero perfettamente consapevole, ma era più forte di me: non volevo separarmi da lui per un intero mese.
Non riuscivo a fare a meno della sua risata inquietante, del suo sorriso ogni volta che mi vedeva, del suo abbraccio … non ce la facevo.
– Baek, dobbiamo parlare.
– Non ti sto ascoltando. – gli lasciai la mano e camminai qualche passo davanti a lui.
– Non fare così, sapevi che sarebbe successo.
Certo che lo sapevo e avevo sperato che quel momento arrivasse più tardi possibile.
– Baek – Chanyeol mi afferrò il braccio e, preso il bicchiere vuoto che tenevo ancora in mano, lo buttò facendo canestro nel cestino più vicino – So che non vuoi parlarne, ma dobbiamo. Oggi era l’ultimo giorno che venivo ad aspettarti fuori da scuola.
Ahi! Questa frase aveva fatto male.
– L’ultimo? – chiesi a bassa voce – Proprio l’ultimo.
Chanyeol sospirò e mi lasciò il braccio: – Sì. Devo fare gli ultimi preparativi e parto tra tre giorni.
Questa frase aveva fatto ancora più male.
– Ma… – sapevo che non potevo farci niente, ma tentar non nuoce: misi il broncio, perché sapevo che Chanyeol lo trovava adorabile e non mi resisteva mai quando lo facevo.
Ma quella volta era diverso.
– Non funziona, piccoletto. Ti prego, non mettermi in una brutta posizione.
Abbandonai ogni sguardo da cucciolo e gli lanciai un’occhiataccia: – Avevi detto che saresti rimasto per il mio compleanno.
– Infatti è così, parto il giorno dopo.
Ecco, lo sapevo, stavo per mettermi a piangere. Eh no, non avrei fatto il frignone davanti a Chanyeol.
Avrei aspettato di essere nella mia cameretta.
– Sai che ci sentiremo spesso – Chanyeol mi prese la mano e sorrise – Ho anche comprato un computer apposta per le videochiamate. Leeteuk ha già detto che mi lascerà usare il suo collegamento a internet.
Annuii e feci un passo verso di lui, posando poi la testa sul suo petto.
– Vedrai che il tempo passerà velocemente – disse ancora, parlando con le labbra delicatamente posate sulla mia testa – Non ti accorgerai nemmeno che passerà un mese e quando ti videochiamerò una volta a settimana…
Spostai la testa di scatto e lo guardai fisso in quei suoi enormi occhi: – Non ci provare, Park! Ogni giorno.
– Baek, non so se Leeteuk…
– Ogni giorno, Yeol! - sbottai ancora e mandai mentalmente al diavolo la mia voce che aveva iniziato a tremare – Avevi promesso!
Chanyeol sospirò, ma poi mi sorrise dolcemente: – Va bene, hai vinto piccoletto. Ogni giorno.
Sorrisi e lo abbracciai con quanta più forza avevo, cioè non molta, e lui mi strinse subito a sé. Eravamo un’accoppiata assurda e in molti non avrebbero scommesso un centesimo su di noi. Ma invece eravamo qui: più innamorati che mai.
– Adesso possiamo andare a fare sesso? – chiesi a voce forse troppo alta.
Chanyeol scoppiò a ridere con quella sua orribile e stupenda risata spaventosa e mi seguì, senza accennare più alla sua partenza.
 
***
 
Il mio compleanno fu indimenticabile: i miei genitori avevano organizzato una festa pazzesca nel locale più alla moda di Seoul e tutti, o quasi, i miei amici erano riusciti a venire. Urlai di gioia quando vidi entrare il professor Luhan, che era tornato da Los Angeles. La mia felicità fu però presto sostituita dalla tristezza: c’era un motivo per cui era potuto venire e cioè che sarebbe anche lui partito il giorno dopo per il campo estivo, come Chanyeol.
Mancava infatti Sehun, che aveva ancora qualche settimana di lezione prima di partire per tornare a casa.
Ci divertimmo come dei pazzi e, a parte mia madre che come suo solito ci provava spudoratamente con Chanyeol, fu una serata stupenda.
Avevo la sensazione di vivere l’ultimo pezzetto di felicità prima che arrivasse il tanto temuto mese da solo.
Quella notte non dormii e rimasi accoccolato tra le braccia di Chanyeol, imprimendomi bene nella mente quella sensazione.
Era da stupidi, lo so, ma quel gigante mi aveva rammollito e ora ero tutto sdolcinato. Non ci potevo fare niente e nemmeno volevo. Ero innamorato per la prima volta in vita mia e, sempre per la prima volta, una mia relazione stava durando più di una notte di sesso.
Era un traguardo per me e ne andavo fiero.
Quando il sole sorse all’orizzonte, gli feci il dito medio e provai a intrappolare Chanyeol tra le mie braccia, ma era uno sforzo inutile.
Lo guardai chiudere la sua valigia e la custodia della chitarra, tutto senza che ci rivolgessimo quasi la parola.
Sapevo che era perché eravamo consapevoli che saremmo scoppiati a piangere e nessuno dei due voleva fare la figura della femminuccia isterica. Anche se quello era già il mio ruolo.
– Ho preso tutto? – si chiese ad alta voce, come se un altro Chanyeol potesse rispondergli.
Avevo valutato di nascondergli la valigia, ma era meglio evitare i comportamenti immaturi. Sapevo che anche a Chanyeol non andava a genio l’idea di separarci per un mese intero, ma si stava sforzando di essere forte, perché aveva capito quanto io invece ero in crisi.
Lui aveva lottato per farmi innamorare di sé, mi aveva aspettato e aveva avuto la pazienza di un santo. Era lui quello appiccicoso tra i due, ma in questo caso mi stavo rivelando io quello più terrorizzato dalla lontananza.
Accidenti, mi aveva davvero reso un pappamolle!
– Se hai dimenticato qualcosa posso portartela io quando vengo. – dissi, alzandomi dal letto.
Chanyeol sorrise e allungò una mano verso di me. Io scossi la testa.
– No, niente romanticismi o addii smielati. Tanto ci vediamo tra un mese e tu userai quel maledetto computer per chiamarmi. Sarà facile, vedrai.
Quelle parole erano più per me che per lui. Chanyeol lo sapeva, ma non fece commenti. Si mise in spalla la chitarra e prese la valigia con una mano.
– Ora però avrei bisogno del tuo aiuto – disse, indicandomi con un cenno della testa l’altra sacca che aveva preparato.
Alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia sul petto: – Spero tu stia scherzando! Devo anche portarti i bagagli? Ma che sono, il tuo valletto? Non mi risultava fossi diventato Lord Park.
Chanyeol scoppiò a ridere e, prima che facessi in tempo a spostarmi, mi schioccò un bacio sulla testa.
– Potrei prenderla io – disse, muovendo la mano destra, che aveva ancora libera – Ma questa voglio usarla per tenere la tua mano.
Ecco, queste erano le frasi ad effetto che sganciava ogni tanto e che mi facevano sciogliere sul pavimento.
Sbuffai, ma stavo già sorridendo. Presi la sua sacca e la mia mano andò subito a unirsi a quella di Chanyeol, come era successo molte, moltissime volte.
Scendemmo al parcheggio dove Chanyeol lasciava solitamente la sua auto.
Oh sì, il gigantesco elfo aveva comprato una macchina con gli spiccioli che gli erano avanzati dopo aver comprato il computer. E non sto scherzando, doveva davvero averla pagata una miseria, perché era l’auto più vecchia, malandata e pericolosa che avessi mai visto. Era di un orrendo colore grigio topo ed era così piccola che Chanyeol doveva tenere il sedile completamente spinto all’indietro per starci con le gambe e poter guidare. Il cambio grattava, non aveva il climatizzatore né il riscaldamento e a volte la radio partiva da sola. Ma sapevo che l’aveva presa per fare tante gite con me, per portarmi al ristorante o a scuola quando pioveva. Io potevo tranquillamente dirgli di no, perché la mia auto con autista era cento volte meglio, ma davvero vogliamo paragonare dei sedili in pelle nera, la musica classica soffusa e un uomo gentile che ti apre la portiera, con Park Chanyeol bagnato dalla pioggia, che ti posa la sua manona sulla gamba mentre guida e riceve insulti dagli altri automobilisti per il suo schifo di macchina?
Park Chanyeol tutta la vita.
– Ecco, Luhan è già arrivato. – disse e io mi risvegliai dai miei pensieri.
Luhan era dove si erano accordati di incontrarsi, perché così sarebbero andati al campo estivo insieme.
– Ciao, Lu. – lo salutai, ma lui sbuffò.
– Baekhyun, non dovresti parlarmi in modo così informale. Sono pur sempre un tuo insegnante.
– Tecnicamente, non studio flauto perciò non sei un mio insegnante – ribattei e il ragazzo cinese sembrò restarci male – Secondo, io e te siamo amici, no?
Luhan sorrise, arrendendosi all’evidenza: – Hai ragione, siamo amici. Ma non farlo sapere ai miei studenti al campo.
Ridacchiai e annuii, sapendo che comunque avrei fatto ciò che volevo.
Chanyeol, che era stato zitto fino a quel momento, gli chiese come stava Sehun.
– Ha gli esami finali. Mi dispiace non essere lì con lui in questo momento dell’anno, ma diventa così silenzioso quando è agitato che sarebbe stato come vivere da solo – spiegò Luhan, guardando poi l’orologio – È meglio andare.
Sentii la mano di Chanyeol stringersi più forte alla mia e anch’io mi aggrappai a lui: non sapevo se ce l’avrei fatta a lasciarlo andare.
Quando Chanyeol gli indicò la sua macchina, Luhan rabbrividì visibilmente e io gli feci un sorriso incoraggiante. Avevo rischiato la vita in quella macchina tante volte, adesso avrebbe provato l’esperienza anche lui.
Caricarono i bagagli e a fatica la chitarra di Chanyeol, che sembrava non starci. Il momento dei saluti si avvicinava sempre di più e fui tentato di voltarmi e scappare via per non doverlo salutare, ma non avevo la forza di farlo davvero.
Luhan mi abbracciò stretto: – Ci vediamo tra qualche settimana.
– Non vedo l’ora. – risposi e mi chiesi se anche lui e Sehun erano stati così tristi quando si erano salutati a Los Angeles.
Luhan poi salì in auto, per lasciarci un po’ di privacy e Chanyeol si avvicinò a me, con l’intento di abbracciarmi. Io però feci un passo indietro.
– Attento a te, Yeol! – sbottai, accentuando la mia frase con un movimento del dito indice - Se quando arrivo scopro che ti sei innamorato di qualcun altro, giuro che ti stacco quelle parabole che hai al posto delle orecchie e le butto in mezzo al lago.
Chanyeol faticò a trattenere le risate: – Ti ricordi, vero, che sto andando al Sound Music Camp?
– E allora?
– Lo ricordi? Tante zanzare, pochi ragazzi carini.
– L’estate scorsa sono arrivato io, perciò chissà…
– Tu piuttosto, fai il bravo e non sostituirmi con qualche ragazzo viziato e ricco della SAA. – ribatté Chanyeol, ma la sua voce aveva avuto un leggero tremito, che io avevo colto perfettamente.
Non resistetti più e mi fiondai tra le sue braccia: – Maledetto gigante, con chi cavolo vuoi che ti sostituisca?
Eccole, le tanto trattenute lacrime avevano superato tutte le mie barriere. Scoppiai a piangere e affondai il viso sul petto di Chanyeol.
– Ehi, non piangere. Un mese passerà in un attimo.
– Mi mancherai tanto. – singhiozzai. Che piagnone!
– Anche tu, piccoletto, ma vederti ogni giorno per videochiamata ci aiuterà a far passare prima il tempo. Ora hai gli esami finali e dovrai concentrarti così tanto che non penserai nemmeno a me.
– Col cavolo che non penserò a te! – sbottai e Chanyeol scoppiò a ridere.
Mi prese il viso tra le mani, così che potessi guardarlo negli occhi. Occhi che, come i miei, erano pieni di lacrime.
– Devi pensare solo che quest’estate sarà bellissima e la passeremo insieme. Certo, non saremo nella stessa classe, ma ricordi cosa abbiamo detto: questa volta avrò una camera tutta per me e tu potrai venire quante volte vuoi.
– Stai cercando di consolarmi facendomi pensare a tutto il sesso che faremo?
– Sta funzionando?
Ci pensai: beh, in effetti…
Chanyeol sorrise e mi posò un bacio sulla fronte: – Ti amo, piccoletto, e non vedo l’ora che questo mese passi.
– Anch’io non vedo l’ora. Farò il bravo qui, te lo prometto.
– Bene. - Chanyeol mi diede un buffetto sulla guancia e fece un passo verso l’auto, ma lo afferrai per il braccio e, dopo essermi alzato in punta di piedi, posai le labbra sulle sue.
Mi sarebbe mancato tantissimo, più di quanto osavo ammettere con me stesso, ma l’idea dell’estate che ci aspettava mi faceva stare un po’ meglio.
Solo un mese e sarei tornato al Sound Music Camp. Un mese e avrei rivisto il mio gigante. Avrei ripreso le lezioni con la professoressa Taeyeon, con il professor Henry e quest’anno con l’insegnante di composizione musicale. Chissà chi era.
Avrei incontrato lì i miei amici: Chen, Kyungsoo, Suho e tutti gli altri.
Sussurrai a Chanyeol che lo amavo anch’io, frase che ormai riuscivo a pronunciare senza che mi venisse l’orticaria, e lo guardai salire in auto. Pregai che non li abbandonasse in mezzo ai monti e sorrisi.
Ci vediamo tra un mese.


 




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